19 Giugno 2000 - IO come la Terra primordiale

Mostrano come doveva essere la Terra nel suo passato più remoto, le ultime immagini dei vulcani in eruzione su Io, l'incandescente luna di Giove, inviate dalla sonda della Nasa "Galileo" quando, l'11 ottobre, si trovava a 611 chilometri di altezza. Le incredibili immagini hanno dimostrato che sul satellite l'attività eruttiva è maggiore di quanto si pensasse. E non è poco, dal momento che Io è conosciuto come il corpo celeste con il maggior numero di vulcani attivi e i dati della sonda testimoniano che attualmente sono più di 100 quelli in eruzione. Secondo gli studiosi che hanno preso in visione le immagini, la Terra ha registrato eruzioni così violente circa 15 milioni di anni fa, ma bisogna tornare indietro di almeno due miliardi di anni per trovare un picco di calore della lava analogo a quello riscontrato su Io. L'opportunità di studiare i vulcani del satellite è dunque molto importante, soprattutto perché nel resto del Sistema Solare sono da tempo scomparsi fenomeni vulcanici attivi. La sonda Galileo ha osservato in particolare tre vulcani, Pele, Loki e Prometeo, rilevando grandi colate ed enormi laghi di lava. A pochi minuti dall'eruzione, la lava che fuoriesce dal cratere di Pele forma un'ansa di 10 chilometri, sprofondando di 50 metri nel terreno, mentre Loki, il maggior vulcano del Sistema Solare, emette da solo più calore di tutti quelli in attività sulla Terra."Galileo" non ha osservato soltanto i vulcani di Io. La luna gioviana è famosa anche per le sue altissime montagne, che svettano oltre i 16 chilometri. Le immagini inviate dalla sonda, pur non avendo svelato la loro origine, hanno permesso ai ricercatori di capire in che modo muoiono. Infatti, enormi creste concentriche intorno alle montagne o agli altipiani testimoniano il loro collassamento causato dalla forza di gravità. Alla Nasa sperano di capire di più sui vulcani e sulle montagne collassate con i nuovi dati inviati dalla sonda che si è ulteriormente abbassata, scendendo a 300 chilometri sulla superficie. Sempre che le intense radiazioni emesse da Giove e che raggiungono la sua luna, non abbiano in qualche modo danneggiato le delicate apparecchiature della sonda.


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