26 Luglio 2000 - Il CICAP, traumatico l'incontro con ET
da Il Giorno del 22-7-00. Come sarà il nostro futuro nello spazio? Per il fisico
Steno Ferluga, presidente del Cicap (Comitato italiano per il controllo sul paranormale) e
docente all'ateneo di Trieste, dobbiamo partire dalla Stazione spaziale internazionale, in
fase di costruzione: questa è il nostro futuro (anzi, presente), ma tra un secolo non
sarà che un pezzo da museo.
Prevedere oggi il futuro è rischioso. Pensiamo a come la Terra del 2000 veniva vista
negli anni Sessanta, con uomini che volavano con elicotteri personali, cucine robotizzate,
mezzi fantascientifici e - d'altra parte - con clamorosi sbagli, quali la diffusione
dell'informatica non prevista e così via. "La colonizzazione dello spazio è una
frontiera molto lontana, faticosissima - dice Ferluga - ma non è da escludere che prima o
poi possa diventare necessaria per far vivere meglio la razza umana, anche se questo
costerà investimenti enormi".
Pensare la vita quotidiana sulla Stazione spaziale internazionale non è però
allettante...
"Sicuramente - dice Ferluga - dovremo creare stazioni in grado di simulare la
gravità terrestre, e probabilmente faremo grandi cilindri programmati per ruotare su se
stessi. Il movimento creerà una forza verso il basso capace di simulare la gravità.
Questo 'mondo nuovo' forse non potrà necessariamente esserci; basterebbe una bomba per
aprire uno squarcio e farla esplodere. Ma solo strutture che ospiteranno enormi quantità
di persone saranno in grado di assicurare vita e sostentamento di buon livello. Ma
torniamo a pensare alla Luna. L'abbiamo conquistata nel 1969, probabilmente il passo
successivo alla Stazione spaziale internazionale, sarà la creazione di una base stabile
sulla Luna".
I progetti per andare ad abitare sul nostro satellite naturale sono numerosi, quali sono
più credibili?
"Tra quelli ipotizzati, interessante è quello che comprende anche una sorta di
città che ha una specie di 'cannone' in grado di spedire sulla Terra materiali di tutti i
tipi. Interessante sarebbe avviare un progetto sul cratere lunare Copernico, dove con una
cupola enorme sarebbe possibile attuare un 'terraforming', con la creazione di atmosfera e
nascita di piante e animali. Ma creare una seconda Terra sulla Luna è meno semplice che
su Marte, dove sarebbe sufficiente creare più atmosfera, maggiore effetto serra e alla
fine una vera e propria Terra".
E per questo è fondamentale la ricerca dell'acqua su Marte?
"Sì, le sorprese che si hanno osservando le foto sono straordinarie. Si vedono
canali incisi sulla superficie, tipici dei corsi d'acqua. Il liquido in parte si assorbe
nel terreno, in parte diventa ghiaccio, in gran parte evapora perché su Marte l'acqua
allo stato liquido dura veramente molto poco".
Come possiamo essere sicuri che l'acqua esista veramente?
"A farci sperare che esista ci sono non solo le foto dei canali, ma anche dei
crateri, sui cui bordi appaiono conformazioni con massi da cui sgorga qualcosa di scuro.
Si vedono anche massi che rotolano, ma non necessariamente si troverà acqua come noi la
immaginiamo. Altri crateri hanno bordi 'tormentati', il materiale nel quale gli asteroidi
sono caduti dovevano essere fluido (ovviamente all'epoca dell'impatto e non oggi). I
problemi sono spesso collegati alla datazione della presenza dell'acqua: quando osserviamo
questi canali, possiamo dire che si sono formati un anno fa o qualche milione di anni fa?
I canali fotografati dalle missioni della Nasa presentano segnali molto interessanti, come
zone chiare e scure, ammassi di ghiaia, tipiche manifestazioni di acqua ghiacciata. Poi ci
sono situazioni interessanti quando compaiono le dune. Queste, come noto, si spostano per
l'effetto del vento. In alcuni casi le dune sono interrotte dalla ghiaia, e questo accade
solo se interviene l'acqua".
Anche gli asteroidi sono importanti?
"Dovremmo occuparci di asteroidi per tante ragioni: hanno materiali preziosi,
utilissimi per fare nuove basi ed anche sulla Terra, ma anche perché in certi casi
possono venirci addosso. In tal caso occorrerà deviarne la traiettoria senza perdere
tempo. Il mondo degli asteroidi è straordinario, è un universo in miniatura. Eros,
l'asteroide fotografato dalla sonda Near pochi mesi fa, è di soli quindici chilometri per
trenta e tra qualche milione di anni ci verrà addosso. Conoscerlo è importante fin da
ora".
Che accadrà quando ci imbatteremo in altre civiltà?
"Secondo me - conclude Ferluga - se si trovasse qualcosa, allora l'umanità finirebbe
di esistere di essere quella che è stata prima. Non parlo di trovare batteri, parlo del
contatto con esseri più evoluti. Tutto il nostro studiare e progredire, nonché faticare,
verrà annichilito da altri esseri che sono già arrivati alle risposte che noi cerchiamo.
Noi avremmo a che fare con un'altra civiltà superiore che 'sa già' e non potremmo che
essere annientati, come capita quando gli aborigeni vengono in contatto con noi. E' nella
naturale conseguenza delle cose che accada così".
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