12 Aprile 2001 - Gagarin, 40 anni di leggenda

Accadde oggi. Il 12 aprile 1961, il giovane ufficiale gentiluomo dell’aeronautica sovietica, Jurij Alekseevic Gagarin entrò nella leggenda. Alle 09.04 di un mattino che sembrava essere uguale a tanti altri, nel cosmodromo di Baikonur, in Kazakhstan, la navicella Vostok, cominciò a sollevarsi nell’aria. Destinazione: lo spazio aperto.
Era l’epoca della guerra fredda, in cui le due superpotenze Usa e Urss si fronteggiavano su ogni cosa potesse concedere il minimo vantaggio sulla rivale. Erano gli anni della rincorsa agli armamenti e della grande ricerca scientifica. Lo spazio era ancora inviolato. Neil Armstrong e l’equipaggio dell’Apollo 11 non avevano neanche in mente che, passati 8 anni, avrebbero copiuto “il piccolo passo per l’uomo, ma grande per l’umanità” nel suolo lunare.
La Vostok I volò ad una velocità di 27.400km/h, su territori inviolati a 200 km di altitudine. Gagarin fu l’uomo immagine di quella missione, oltrepassando il limite massimo del tempo, diede all’umanità nuovi orizzonti e nuova consapevolezza delle proprie capacità. “Vedo le rive dei continenti, le montagne e l'ombra delle nuvole sulla nostra cara terra. È bellissimo!", disse, usando parole sovietiche.
E dopo ogni salita c’è una discesa. Dopo 108 minuti, alla velocità di 8 km al secondo, la Vostok si posò al suolo. La contadina Anna Akimovna Toktorova fu la prima persona che vide quell’ufficiale, che intanto era già stato promosso maggiore. “Mi guardava e sorrideva. Aveva un sorriso così incantevole che la paura mi passò. Hai fame? Posso darti del latte” chiese timidamente la contadina. Ma l’astronauta rispose con tono pacato, quasi irreale: “Non vi preoccupate. L'unica cosa che vorrei è un telefono”.
Krusciov in persona andò a prenderlo all'arrivo con l'elicottero. Per Jurij Alekseevic Gagarin, figlio di un carpentiere, fu il giorno di iniziazione per entrare nella storia dei grandi. Diventò deputato del Soviet Supremo e membro autorevole del Comitato centrale, ma la sua passione rimase il volo. Una passione che gli costò la vita. Il 27 marzo 1968 il suo Mig 15, infatti, si schiantò al suolo nei pressi dell’aereoporto di Mosca. Oggi a quarant’anni dal giorno della Vostok, Jurij Gagarin avrebbe 67 anni e qualche ruga in più rispetto ad allora, ma, c’è da scommetterci, avrebbe ancora quello stesso sorriso di 40 anni fa.

Fonte: TiscaliNet Canale Scienza

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