13 Aprile 2001 - Piramidi, di tutto, di più.

di Giuseppe Colamine', CUN Napoli

Nel corso della puntata della trasmissione televisiva STARGATE, trasmessa su TMC Domenica 8 aprile 2001, si è svolto un interessante dibattito sulle possibili tecniche messe in atto dagli Egizi nella costruzione della piramide di Cheope. Il Prof. Diomedi ha illustrato la sua teoria, peraltro ben vista da Zahi Hawass, sovrintendete alle antichità della piana di Giza. Stando a questa ipotesi, i massi utilizzati nell'edificare la costruzione in argomento, sarebbero stati trasportati dalle cave alla piana lungo binari in legno lubrificati con grasso animale. I legni corti, citati da Erodono, sarebbero stati gli assi trasversali dei binari e così l'enigma sarebbe risolto. Diomedi ha anche dimostrato con un esperimento in vivo come ciò sia non solo possibile ma anche facile. Per l'occasione sono stati trainati in piano massi di circa una tonnellata. Il Prof. Hawass ha anche affermato che il peso massimo dei blocchi è di una tonnellata e non di più. A tale proposito esistono studi condotti da Graham Hancock che attribuiscono ai blocchi posti più in alto sulla piramide un peso di ben 11 tonnellate. Questa discrepanza di dati non convince e ancora di meno convince il fatto che l'affermazione di Hawass è del tutto nuova, caduta a sostegno della teoria di Diomedi con un tempismo a dir poco eccezionale.

Ovviamente il Prof. Tiradritti, Egittologo ortodosso, ha garbatamente respinto anche la nuova tesi, affermando che gli Egizi non avevano grandi disponibilità in fatto di legnami e che la tesi delle rampe costruite in mattoni crudi è tuttora la più valida. Apparentemente è strano che un Egittologo contrasti implicitamente una tesi avallata da Zahi Hawass, ma appare chiaro che Tiradritti ha inteso prevenire critiche da parte degli studiosi cosiddetti eretici, i quali avrebbero impiegato poco sforzo a mettere in crisi la tesi di Diomedi. A questo proposito Tiradritti si è anche affrettato a chiarire che le tre piramidi della piana di Giza vennero costruite su piccole colline preesistenti e che quindi l'altezza effettiva della piramide di Cheope sarebbe di 40 metri, considerando che il rilievo di base è alto circa 100 metri.

Giusto e logico appare l'intervento del Prof. Gennaro, docente presso la facoltà di Ingegneria dell'Università di Napoli, secondo il quale non esistono attualmente spiegazioni logicamente accettabili circa la tecnica edile usata dagli Egizi. Al di là dei limiti fisici infatti, esiste un limite cronologico dato dal fatto che, volendo edificare la piramide di Cheope nei circa 23 anni di regno del faraone, sarebbe stato necessario trasportate un masso ogni 5 minuti, ogni giorno, nell'arco totale delle 24 ore.

Che meraviglia! Abbiamo davvero molto da imparare dai lavoratori dell'antico Egitto, disposti ad operare ininterrottamente per 23 anni, giorno e notte, senza riposo, senza festività, senza ferie! Dov'erano i sindacati a quell'epoca' Chi ha detto che in Egitto non esisteva la schiavitù? Una triade di faraoni, decide di impegnare il popolo del Nilo in un lavoro cinquantennale che paralizza le attività quotidiane, concentrando la disponibilità globale delle risorse di stato in uno sforzo immane, destinato a dare una semplice tomba ai regnanti. Religiosità e timore di Osiride a parte, il tutto appare davvero un'assurdità. Non risulta che gli Egizi fossero creature extraterrestri e quindi non si spiega la presunta compiacenza di questo popolo alle voglie dei suoi sovrani. I più feroci tiranni della storia sono stati detronizzati per molto di meno, anche se affermavano di agire per mandato divino.

Al di là delle considerazioni scherzose, mi sembra giusto aggiungere qualche osservazione tecnica che non necessita di grosse conoscenze in materia di scienza delle costruzioni.

E' stata dimostrata la trasportabilità di massi del peso di una tonnellata su di un binario piano, ma non è stata sfiorata la possibilità di un trasporto in salita. Anche ammettendo che la piramide sia stata edificata su di un rilievo tozzo di 100 metri e che occorresse edificare in altezza per soli 47 metri, vanno messi in bilancio i seguenti aspetti:

trasporto dei massi fino alla sommità della collina.
trasporto da quest'ultima alla sommità della piramide.

L'immagine che si ricava dall'asserzione del Prof. Tiradritti è a cavallo fra l'apocalittico ed il grottesco.
Un folto gruppo di volontari, divisi in squadre che si alternano in un turno di servizio che impegna 23 anni della loro vita, modella i contorni di una collina, squadrandoli con precisione geometrica fino ad ottenere un tronco di piramide. Calcolando che la base della collina aveva un lato di 230 metri ed una superficie di 52900 metri quadri, ad un'altezza di 100 metri, si sarebbe ottenuta una superficie piana di circa 77 metri quadrati, pari ad una superficie di 5929 metri quadri.

Fissiamo un primo punto: modellare una simile struttura sui lati è un'impresa già titanica; ugualmente lo è quella di spianare la sommità della collina, ma non basta. Gli operai dovranno scavare nella collina dei cunicoli, rivestirli di massi pesanti tonnellate, creare un sistema di camere e poi, erigere un'altra struttura di 47 metri, con massi pesanti comunque almeno una tonnellata.

Come portare questi massi così in alto?

Il modello Diomedi vale tuttalpiù per un'operazione in pianura; quando viene applicato in salita le cose cambiano radicalmente. In salita il peso del masso aumenta per effetto della gravità, il binario deve essere piazzato su di un terrapieno per non cedere sotto il peso dell'oggetto trasportato, il terrapieno deve essere poco inclinato per ridurre al massimo possibile lo sforzo di trazione. Ciò vuol dire erigere una rampa in salita che sia molto lunga, quindi, a conti fatti, una struttura volumetricamente assai maggiore della piramide stessa. Il lubrificante usato diviene un impedimento in salita, poiché favorisce la scivolata verso il basso del masso trainato, aumentando quindi lo sforzo degli operai. Lo stesso discorso è applicabile per le altre rampe ipotizzate dall'egittologia ufficiale e particolarmente per quelle cosiddette a spirale. Infatti, avvolgendo la costruzione al centro di una sorta di scala a chiocciola, fatta ovviamente in legno, poggiante su terrapieni, bisogna fare i conti non solo con l'aumento di peso del masso dato dall'inclinazione, ma anche dalla forza di inerzia che tende a mantenere rettilinea la direzione di marcia. In altre parole, il masso tende a cadere anche sul lato quando viene portato lungo una rampa curva.

Sembrava tutto facile? Altroché!

Siamo sempre allo stesso punto; delle numerosissime tesi proposte nessuna si presenta accettabile sul piano fisico, considerando il livello tecnologico degli Egizi. Anche la teoria idraulica, proposta da coraggiosi ricercatori, ha delle grosse stranezze. Si è ipotizzato che i massi fossero stati portati dalle cave al cantiere su canali ricavati dal Nilo. Si è arrivati a pensare che la piramide stessa fosse stata edificata posizionando i massi intorno ad una enorme vasca centrale in cui il livello dell'acqua arrivava fino ad un'altezza prossima a quella della sommità. Questo risultato poteva essere ottenuto con il cosiddetto principio dei vasi comunicanti. In pratica, tenendo conto che il Nilo, come tutti i fiumi, scorre in lieve pendenza verso il mare, si poteva calcolare il punto a monte in cui il livello dell'acqua equivalesse ai 147 metri della piramide da edificare. Questo punto doveva essere posto diversi chilometri più a sud e se da lì fosse stato ricavato un canale sotterraneo che fosse arrivato fino a Giza, si sarebbe potuto ottenere un livello di acqua sufficiente al bisogno. I massi, incanalati nel dotto sotterraneo, sarebbero affiorati al centro del cantiere, spinti dalla pressione idrica e da lì sarebbero stati raccolti senza dover essere trainati in salita e posizionati opportunamente.

L'idea appare geniale ma la realizzazione indaginosa, se si tiene conto che per realizzarla sarebbe stato necessario prima creare un acquedotto lungo chilometri. Questo lavoro avrebbe richiesto degli anni, diciamo approssimativamente 5, calcolando ottimisticamente un chilometro di scavo all'anno. Restavano circa 17 anni, durante i quali sarebbe stata edificata la piramide, stavolta non più al ritmo di una pietra ogni 5 minuti ma un po' più velocemente, sempre mantenendo un ritmo serrato che coprisse l'intero arco delle 24 ore.

Anche qui l'immagine del cantiere supera le capacità creative dei maggiori registi di Kolossal prodotti sull'argomento.

Giza, terzo millennio a.C. - Ai margini di una enorme vasca, una folla di operai raccoglie massi che emergono via via dall'acqua. Li sposta, li taglia, li modella, li posiziona secondo precisi schemi, il tutto in un inferno di fango, polvere e acqua, di giorno sotto un sole cocente e di notte alla luce di una miriade di fiaccole. Steven Spielberg avrebbe davvero molto da imparare dagli Egizi in fatto di scenografia.

Il Centro Ufologico Nazionale non si occupa direttamente dei misteri legati all'antico Egitto; la paleoastronautica è solo una delle vie di ricerca di vita intelligente aliena e, per quanto riguarda le piramidi di Giza, non vi sono a tuttoggi elementi sufficienti per ricollegarle ad un'interferenza diretta da parte di creature aliene. Va tuttavia riconosciuto che non esiste una spiegazione razionalmente accettabile all'enigma derivato dall'edificazione di un monumento tecnicamente irrealizzabile con i mezzi di cui disponevano gli Egizi nel 2500 a.C.

Rimane solo da pensare che i costruttori delle tre piramidi di Giza abbiano usufruito di tecnologie avveniristiche rispetto ai loro tempi ed a questo punto è necessario ammettere che nei millenni precristiani ALCUNI INDIVIDUI erano in grado di fruire di metodiche almeno pari a quelle attuali.

Chi erano questi esseri?
Da dove traevano le loro conoscenze?
Quali rapporti avevano con le popolazioni diffuse sul pianeta?
Dove sono finiti successivamente?

Lasciamo le risposte di questi interrogativi allo sviluppo della ricerca, ma anche alla logica ed al buon senso dei lettori.

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