10 Maggio 2001 - Trovati batteri extraterrestri ?
Dal Giorno del 9-5-01: "L'Italia "resuscita" gli extraterrestri
Un'équipe di ricercatori dell'Università di Napoli ha scoperto batteri all'interno di
rocce e meteoriti vecchie miliardi di anni. Lo studio confermerebbe la teoria che la vita
non è nata sulla Terra. Ricercatori italiani resuscitano la vita extraterrestre.
All'interno di rocce e meteoriti vecchie miliardi di anni vi sono infatti batteri in grado
di riacquistare mobilità e riprodursi. La scoperta, che viene da un gruppo di ricercatori
dell'Università di Napoli Federico II, in collaborazione con l'Istituto Geomare-Sud del
Cnr di Napoli, doveva essere annunciata ufficialmente mercoledì pomeriggio in una
conferenza stampa a Roma, ma c'è stata una fuga di notizie da parte di qualcuno che l'ha
anticipata martedì sera alla stampa.
La scoperta.
Confermerebbe la teoria che la vita non sia nata sulla Terra. I microorganismi scoperti
sono dei minuscoli batteri che, una volta estratti dalle loro matrici rocciose in cui sono
inclusi, riacquistano rapidamente mobilità ed iniziano a riprodursi, dando così credito
alla teoria della panspermia, secondo la quale la vita è giunta trasportata da meteoriti
o comete. A fare la scoperta, che testimonierebbe la prima forma di vita extraterrestre,
sono stati Bruno D'Argenio e Giuseppe Geraci della facoltà di Scienze dell'Università
Federico II di Napoli in collaborazione con Rosanna del Gaudio della Federico II e
l'Istituto Geomare-Sud del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Napoli.
Gli studi.
Analizzando 50 diversi campioni di rocce sedimentarie, ignee e metamorfiche, di minerali,
di vetri vulcanici e di altri materiali solidi naturali, con età comprese tra meno di un
milione e 2,3 miliardi di anni, i ricercatori dell'università sono riusciti a individuare
microbi vitali (cristallomicrobi o 'cryms'), di dimensioni prossime al millesimo di
millimetro o anche inferiori e straordinariamente resistenti alle più ostili condizioni
ambientali, quali temperature estreme (anche dell'ordine del migliaio gradi) o pressioni
elevatissime (alcune migliaia di atmosfere); così resistenti da riacquistare, una volta
estratti, la mobilità e, soprattutto, la capacità di riprodursi. Ciò indica, secondo i
due ricercatori, l'esistenza di interazioni tra energia e vita attualmente non conosciute.
Il DNA dei cryms, analizzato al Laboratorio di Biologia Molecolare dell'Università
Federico II, ha evidenziato una sostanziale somiglianza con quello dei microbi attuali,
che sono soltanto leggermente più grandi, ed anche una sensibilità simile agli
antibiotici.
Gli scienziati.
Per Bruno D'Argenio, direttore dell'Istituto Geomare-Sud del Cnr di Napoli, e Giuseppe
Geraci, ordinario di Biologia molecolare, "la capacità dei cryms di sopravvivere per
un tempo indefinito in condizioni ambientali estreme è una chiara indicazione del fatto
che la vita seppure allo stato quiescente può esistere ovunque nel Sistema Solare e, allo
stato attivo, su tutti quei corpi dove è ipotizzabile la presenza di acqua allo stato
liquido". La scoperta dei ricercatori napoletani si inserisce nel dibattito
sull'origine della vita sulla Terra, da molti anni al centro dell'interesse scientifico.
Un dibattito che trae origine dalla constatazione che l'intervallo di tempo trascorso tra
la formazione di una crosta stabile sul nostro pianeta (avvenuta oltre 4 miliardi di anni
fa) e l'evidenza indiretta dell'apparizione delle prime forme di vita (poco meno di 4
miliardi di anni fa) appare troppo breve per passare dal mondo inorganico alle prime forme
elementari di vita (procarioti).
Le ipotesi.
Una di quelle avanzate per risolvere tale contraddizione è che la vita non si sia formata
sul nostro pianeta, ma in qualche altro luogo dell'Universo (dove il processo di
aggregazione spontaneo e casuale delle molecole come prevede la bioastronomia avrebbe
avuto a disposizione il tempo necessario) e che sarebbe poi stata disseminata da vettori
cosmici quali i meteoriti e le comete (panspermia). Un'ipotesi peraltro suffragata sia
dalla scoperta di
molecole organiche complesse nelle chiome cometarie e nelle grandi nubi molecolari che si
osservano nello spazio interstellare, che dalla Biologia molecolare, che ha permesso di
individuare i requisiti necessari alla transizione abiotico-prebiotico-biotico. La
scoperta non mancherà di aprire nuove prospettive verso le ricerche di vita
extraterrestre".
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