19 Giugno 2001 - Per l'Universo una fine lenta ed indolore
L'energia oscura porterà il cosmo alla rarefazione
L'Universo cesserà di esistere tra 10 mila miliardi di miliardi di anni, con un debole
lamento. L'ipotesi è "azzardata" dagli astrofisici americani che, in base alle
scoperte degli ultimi anni, hanno calcolato le componenti del cosmo, divise tra energia,
materia oscura e corpi visibili. Il 60% dell'Universo sarebbe costituito dall'energia
oscura e il 35% dalla materia oscura.
Resta un piccolo 5 per cento, di cui abbiamo la prova perché è l'Universo conosciuto,
formato da stelle, pianeti e galassie che guardando il cielo possiamo ammirare. Tuttavia
le incognite sulla natura dell'energia oscura, generata dal vuoto, rimangono. Di certo si
sa che esiste. La sua presenza è stata confermata nei mesi scorsi grazie ad un'importante
scoperta, secondo la quale l'Universo non solo si espande ma accelera sempre di più la
sua fuga, allontanandosi dal luogo di nascita dove il Big bang ha dato origine circa 15
miliardi di anni fa a quello che conosciamo.
Prima si riteneva che le galassie nella loro corsa decelerassero perché la gravità che
esercitavano produceva il loro effetto rallentando la velocità. Invece, analizzando astri
vecchi di un paio di miliardi di anni, si è scoperta la strana accelerazione frutto della
misteriosa "forza oscura", una forza anti-gravità che ha la meglio su stelle e
galassie trascinandole verso l'infinito, verso la fine.
Così l'Universo, secondo gli scienziati, diventerà sempre più rarefatto. La materia
disperdendosi non favorirà più la nascita di altre stelle. Gli astri più grandi, più
di tre volte il nostro Sole, secondo le leggi conosciute alla fine della loro vita
collasseranno, diventando buchi neri, mentre gli astri minori si trasformeranno in nane
nere, cioè stelle senza alcun raggio di luce, disperse nel buio cosmico.
L'Universo, conosciuto o ancora ignoto, diventerà sempre più freddo e inanimato, con
relitti di materia dispersi in un vuoto sempre più vuoto, nel quale navigano sempre più
lontani fra loro anche i "mostri" del cielo, i buchi neri. Questa è la
prospettiva cosmica che oggi gli astronomi dipingono.
Ora la conferma definitiva si aspetta dalla prossima settimana, quando la Nasa spedirà
nello spazio un potente satellite (Hete). Le sue indagini dovranno coronare 70 anni di
storia di ricerche astrofisiche, spazzando via tante incertezze. Ma grandi cervelli come
Stephen Hawking lasciano ancora spazio a dubbi. "Forse - sostiene Hawking - qualche
particella riesce a sfuggire comunque dai buchi neri e così qualcosa di inaspettato
potrebbe accadere. In fondo la scienza è fatta di sorprese e non sempre sono sgradevoli
come un gelido e rado universo".
Fonte: TiscaliNet Canale
Scienza
CUSI - Centro Ufologico della Svizzera Italiana