20 Gennaio 2002 - Prove generali di esplorazione extraterrestre.

L'obiettivo è costituito dagli oceani di Europa, uno dei satelliti di Giove

Uno dei mondi attualmente al centro dell'interesse degli astronomi e degli esobiologi è Europa, un satellite di Giove, per via degli oceani che si pensa vi si nascondano sotto uno spesso strato di ghiaccio. Mentre atterrare sulla superficie del satellite sarebbe relativamente semplice, riuscire a esplorare i suoi oceani rappresenta una sfida totalmente diversa. Ora la NASA ha però condotto in un ghiacciaio una prova sul campo di una sonda destinata proprio svolgere questo compito.
I ricercatori della NASA, insieme a un gruppo proveniente dal Norwegian Polar Institute, hanno condotto i primi test del Cryobot sul ghiacciaio dell'isola di Spitsbergen, all'interno del Circolo Polare Artico. Nonostante alcuni inconvenienti di minor conto, il robot è stato in grado di aprirsi un varco nel ghiaccio fino a una profondità di 23 metri.
Secondo il direttore del progetto, Lloyd French, "la prova ha mostrato che l'idea è realizzabile. Nell'esplorazione dei pianeti esterni abbiamo compiuto osservazioni da due ambienti diversi: l'orbita e la superficie. Ora ne abbiamo un potenziale terzo: il sottosuolo".
Il progetto del Cryobot, fu sviluppato presso il Jet Propulsion Laboratory di Pasadena a partire dal 1995, quando la sonda Galileo iniziò a fornire prove su prove dell'esistenza di oceani sotto i ghiacci di Europa, rendendo il satellite una possibile sede di vita extraterrestre. In realtà, però, lo stesso concetto può essere utilizzato per studiare i ghiacci terrestri, senza la necessità di un costoso prelievo di campioni in profondità, o anche le calotte polari marziane.
Il primo prototipo consiste di un cilindro lungo circa un metro e del diametro di 12 centimetri. Il ghiaccio viene sciolto riscaldando l'estremità inferiore e la propulsione viene fornita dalla gravità. A bordo sono presenti una telecamera e altri strumenti che analizzano gli strati di ghiaccio attraversati, mentre un cavo permette il collegamento con la sonda e la sua alimentazione.

Fonte: Le scienze Online

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