15 Marzo 2002 - Non c'è acqua su Marte.
È la CO2 a incidere i canyon
Un'immagine di Marte ripresa dal telescopio Hubble. |
È durata poco la felicità degli scienziati del Progetto Mars Odissey che intorno
all'8 marzo avevano creduto di scoprire una grande quantità di idrogeno ghiacciato al di
sotto della calotta polare sud di Marte. La scoperta aveva convinto anche parte della
comunità scientifica mondiale della possibile presenza di forme di vita sul Pianeta
Rosso.
"Siamo entusiasti della qualità dei dati che stiamo ricevendo - aveva dichiarato al
settimo cielo Steve Saunders, a capo del team che dal Jet Propulsion Laboratory della Nasa
governa la sonda Odissey. Adesso possiamo realmente vedere l'acqua e non limitarci a
indovinare dov'è o dov'era".
Ma le immagini inviate dalla Odissey avevano lasciato perplessi i geologi di un team
australiano-statunitense. Dalle ultime osservazioni effettuate sul grande bacino di
Hellas, a sud della regione di Syrtis Major (l'area a forma di pinna), infatti gli
scienziati hanno dedotto che gole e canali scolpiti sulla superficie del Pianeta Rosso non
sono opera dell'acqua ma dell'anidride carbonica.
Calcolando l'altezza e l'inclinazione delle pareti dei canyon, gli specialisti
dell'Università di Melbourne hanno potuto dedurre che quella particolare erosione non
poteva essere stata prodotta dall'azione combinata di idrogeno e ossigeno combinati
(componenti dell'acqua), ma dell'anidride carbonica liquida, un componente chimico che da
solo non può significare la possibile presenza di vita sul Pianeta Rosso.
La superficie di Marte assomiglia a quella dei deserti terrestri, il colore rosso è
dovuto alla forte presenza di ossidi di ferro. Anche il Pianeta Rosso è diviso in 2
emisferi: quello sud, il più vecchio, mostra una struttura simile alle terre lunari, con
elevati altipiani, un'alta densità di crateri e alcuni grandi bacini da impatto come
Hellas Planitia (2.000 km di diametro). Quello nord, la cui superficie è stata ricoperta
da effusioni laviche relativamente recenti (alcune centinaia di milioni di anni), appare
più liscio e pianeggiante, con una densità di crateri cinque volte inferiore a quella
delle terre dell'emisfero sud.
La diversa storia geologica fra i 2 emisferi appare meglio in corrispondenza dei loro
margini d'accostamento. Qui la presenza di un imponente sistema di faglie e di fratture
documenta i processi di lacerazione dai quali la superficie marziana è stata sconvolta
nel corso della sua differenziazione. La testimonianza maggiore di questo processo è la
Valles Marineris, impressionante canyon che si estende per oltre 5000 km con larghezze e
profondità fino a 120 km e 6000 metri. Il più grande vulcano su Marte si chiama Olympus
Mons e si estende su un diametro di 700 km, elevandosi per 27 km sulle pianure circostanti
(3.5 volte più alto dell'Everest).
Fonte: TiscaliNet Canale
Scienza
CUSI - Centro Ufologico della Svizzera Italiana