31 Agosto 2002 - In viaggio verso il pianeta più lontano

di S. Alan Stern

Fino a circa 10 anni fa, la maggior parte dei planetologi considerava Plutone alla stregua di una stranezza. Tutti gli altri pianeti avevano un posto preciso in ciò che si sapeva dell’architettura del sistema solare: quattro piccoli pianeti rocciosi nelle orbite più interne e quattro giganti gassosi in quelle più esterne, con in mezzo una fascia di asteroidi.
Plutone era un enigmatico pianeta ghiacciato che percorreva un’orbita peculiare oltre quella di Nettuno. Alcuni ricercatori, fra cui Gerard Kuiper, proposero negli anni quaranta e cinquanta che Plutone fosse semplicemente il più brillante di una vasta famiglia di oggetti orbitanti in quella regione. Per decenni, l’ipotesi della fascia di Kuiper ricomparve nella letteratura scientifica, ma le ricerche di questa popolazione di mondi ghiacciati non diedero risultati. Alla fine degli anni ottanta, tuttavia, gli astronomi stabilirono che qualcosa di simile alla fascia di Kuiper era necessario per spiegare come mai tante comete di breve periodo orbitino vicine al piano del sistema solare.
Nel 1992, gli astronomi che lavoravano presso il Mauna Kea Observatory, nelle Isole Hawaii, scoprirono il primo oggetto della fascia di Kuiper , che si rivelò circa 10 volte più piccolo e 10.000 volte più debole di Plutone. Da allora sono stati scoperti più di 600 oggetti, con diametri compresi fra 50 e quasi 1200 chilometri.
Estrapolando i dati relativi alla piccola frazione di cielo finora studiata, si stima che la fascia di Kuiper possa contenere circa 100.000 oggetti con diametro maggiore di 100 chilometri. In pratica, la fascia di Kuiper si è rivelata come una versione ingigantita di quella degli asteroidi, con massa e numero di oggetti ben superiori e un quantitativo più ingente di materia antica, organica e ghiacciata, che rappresenta il residuo della nascita del sistema solare.
Da oltre 10 anni gli astronomi fanno pressione sulla NASA perché inserisca Plutone nella sua agenda di esplorazione spaziale. L’agenzia ha studiato varie ipotesi di missioni, prevedendo di impiegare sia sonde relativamente grandi e cariche di strumenti come Cassini, sia miniveicoli in grado di trasportare solo una telecamera. Alla fine degli anni novanta la NASA optò per una via di mezzo chiamata Pluto-Kuiper Express, che doveva essere costruita dal Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, in California. Ma il costo previsto crebbe fino a 800 milioni di dollari, che era più di quanto la NASA intendesse spendere. Come risultato, nell’autunno del 2000 la missione Pluto-Kuiper Express venne infine annullata.
Nel novembre scorso, dopo un laborioso processo di selezione, la NASA ha scelto il nostro gruppo, chiamato New Horizons, per svolgere la missione verso Plutone. New Horizons è diretto dal Southwest Research Institute, con sede a San Antonio, nel Texas, e dall’Applied Physics Laboratory (APL) della Johns Hopkins University. Adottando metodi meno costosi di quelli tradizionali per costruire e far funzionare una sonda adatta all’esplorazione del sistema solare esterno, New Horizons ha soddisfatto le condizioni imposte della NASA: il costo totale della missione è di 488 milioni di dollari, e la sonda potrebbe raggiungere Plutone già nell’estate del 2015.

Fonte: Le scienze Online

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