30 Novembre 2003 - Le montagne metalliche di Venere

Studiando i depositi di piombo e le abbondanze isotopiche si potrebbe stimare l'età del pianeta

Secondo alcuni scienziati planetari dell'Università di Washington di St. Louis, le montagne di Venere sarebbero ricoperte da una "brina" di metallo pesante. Essendo la superficie abbastanza calda da fonderli, i metalli vaporizzano e si condensano ad altitudini più fredde ed elevate. Ciò spiegherebbe perché le osservazioni radar fatte dalle navette orbitanti mostrano che le montagne sono estremamente riflettenti. Secondo calcoli dettagliati, che saranno pubblicati sulla rivista "Icarus", l'aspetto lucente e metallico di Venere sarebbe dovuto soprattutto a piombo e bismuto.
Pur avendo dimensioni simili alla Terra, la maggior vicinanza al Sole fa di Venere un pianeta inabitabile: la sua densa atmosfera, composta per lo più da biossido di carbonio, produce un intenso effetto serra, e la radiazione solare intrappolata riscalda la superficie del pianeta fino a una temperatura media di 467° Celsius. Inoltre, la pressione è circa 90 volte maggiore di quella presente alla superficie terrestre.
Il solo modo per osservare cosa si trova al di sotto delle nubi opache è quello di usare i radar: diverse missioni hanno orbitato intorno al pianeta per fotografarlo, in particolare la sonda Magellano dal 1990 al 1994. Le immagini di Magellano avevano sorpreso gli astronomi, mostrando che alcune montagne erano anormalmente brillanti e riflettevano maggiormente i raggi radar rispetto alle regioni più basse.
Fra le possibili spiegazioni, si era ipotizzata la presenza di una copertura di metallo, in particolare di tellurio. La teoria afferma che alle altitudini più basse il calore vaporizzerebbe ogni tipo di metallo e che solo ad altezze elevate questo sarebbe in grado di condensare e di formare sul terreno uno strato sottile e riflettente. Grazie a calcoli chimici dettagliati, Laura Schaefer e Bruce Fegley hanno ora concluso che il metallo responsabile non è il tellurio, ma probabilmente il piombo e forse il bismuto.
I ricercatori stimano che il tempo necessario per la copertura delle alture vada da poche migliaia ad alcuni milioni di anni, a dimostrazione che si tratta di un processo attivo. Se fosse possibile esaminare i depositi di piombo mediante l'atterraggio di una navetta, e studiare l'abbondanza relativa di determinati isotopi, gli astronomi potrebbero stimare l'età del pianeta.

Fonte: Le scienze Online

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