10 Gennaio 2005 - Nuove ipotesi sui quasar
La radiazione degli oggetti distanti viene modificata dalla polvere interstellare
La scoperta di un
nuovo tipo di microscopica polvere interstellare potrebbe condurre a nuove stime del
numero di quasar presenti nell'universo e della quantità di luce che emettono. Lo
sostengono alcuni astronomi dell'Università del Nebraska di Lincoln in un articolo
pubblicato sulla rivista "Astrophysical Journal".
I ricercatori, guidati da Martin Gaskell, hanno presentato le prove dell'esistenza di un
tipo di polvere interstellare mai osservato in precedenza. Le caratteristiche individuate
da Gaskell e colleghi, infatti, differiscono da quelle finora note: la polvere ha
l'interessante proprietà di far apparire più rossa la luce visibile degli oggetti,
assorbendo preferibilmente le frequenze più alte. Inoltre, a differenza di altri tipi di
polvere interstellare già conosciuti, non modifica la forma dello spettro ultravioletto.
"Quando la radiazione emessa da un oggetto viaggia nello spazio per milioni di anni
luce, deve passare attraverso gas e polvere, - spiegano gli scienziati - e la polvere
lascia un'impronta caratteristica nello spettro". La maggior parte dei dati
utilizzati nello studio proviene dai lavori pubblicati nei tardi anni novanta
dall'astronomo Joanne Baker dell'Università di Oxford, in Inghilterra.
L'identificazione di questo nuovo tipo di polvere ha importanti implicazioni per la
comprensione del mistero dei quasar, le più luminose e compatte sorgenti stabili di
energia nell'universo. Questi oggetti, che irradiano enormi quantità di energia in tutte
le lunghezze d'onda, sono alimentati da giganteschi buchi neri al centro delle galassie
che attirano la materia nelle immediate vicinanze, riscaldandola a temperature così
elevate da emettere molta radiazione.
Per ragioni non ancora del tutto comprese, alcuni buchi neri molto massivi espellono
lunghi getti energetici, mentre altri no. Poiché gli astronomi captano meno emissioni
ultraviolette dai quasar con getti prominenti, è stato ipotizzato che i due tipi di
quasar liberino energia in modo diverso (quelli privi di getti inghiottendo materia, gli
altri rallentando la rotazione del buco nero). "I nostri risultati - afferma Gaskell
- suggeriscono invece che le emissioni di quasi tutti i buchi neri supermassivi siano
fondamentalmente simili. Anche se questi oggetti appaiono differenti, non è detto che lo
siano davvero: potrebbe trattarsi solo della polvere presente fra noi e loro. Tenendo
conto degli effetti della polvere, quello che avviene attorno a un buco nero grande è
molto simile a quello che avviene attorno a uno piccolo".
La quantità di polvere attorno a un quasar dipende da quanto questo è luminoso: secondo
i ricercatori, i quasar più luminosi avrebbero distrutto una parte maggiore della propria
polvere. Questa ipotesi potrebbe influenzare anche il calcolo del numero dei quasar
nell'universo: troppa polvere potrebbe nascondere gli oggetti meno brillanti.
Fonte: Le scienze Online
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