10 Gennaio 2005 - Nuove ipotesi sui quasar

La radiazione degli oggetti distanti viene modificata dalla polvere interstellare

scheda627.jpg (2202 byte)La scoperta di un nuovo tipo di microscopica polvere interstellare potrebbe condurre a nuove stime del numero di quasar presenti nell'universo e della quantità di luce che emettono. Lo sostengono alcuni astronomi dell'Università del Nebraska di Lincoln in un articolo pubblicato sulla rivista "Astrophysical Journal".
I ricercatori, guidati da Martin Gaskell, hanno presentato le prove dell'esistenza di un tipo di polvere interstellare mai osservato in precedenza. Le caratteristiche individuate da Gaskell e colleghi, infatti, differiscono da quelle finora note: la polvere ha l'interessante proprietà di far apparire più rossa la luce visibile degli oggetti, assorbendo preferibilmente le frequenze più alte. Inoltre, a differenza di altri tipi di polvere interstellare già conosciuti, non modifica la forma dello spettro ultravioletto.
"Quando la radiazione emessa da un oggetto viaggia nello spazio per milioni di anni luce, deve passare attraverso gas e polvere, - spiegano gli scienziati - e la polvere lascia un'impronta caratteristica nello spettro". La maggior parte dei dati utilizzati nello studio proviene dai lavori pubblicati nei tardi anni novanta dall'astronomo Joanne Baker dell'Università di Oxford, in Inghilterra.
L'identificazione di questo nuovo tipo di polvere ha importanti implicazioni per la comprensione del mistero dei quasar, le più luminose e compatte sorgenti stabili di energia nell'universo. Questi oggetti, che irradiano enormi quantità di energia in tutte le lunghezze d'onda, sono alimentati da giganteschi buchi neri al centro delle galassie che attirano la materia nelle immediate vicinanze, riscaldandola a temperature così elevate da emettere molta radiazione.
Per ragioni non ancora del tutto comprese, alcuni buchi neri molto massivi espellono lunghi getti energetici, mentre altri no. Poiché gli astronomi captano meno emissioni ultraviolette dai quasar con getti prominenti, è stato ipotizzato che i due tipi di quasar liberino energia in modo diverso (quelli privi di getti inghiottendo materia, gli altri rallentando la rotazione del buco nero). "I nostri risultati - afferma Gaskell - suggeriscono invece che le emissioni di quasi tutti i buchi neri supermassivi siano fondamentalmente simili. Anche se questi oggetti appaiono differenti, non è detto che lo siano davvero: potrebbe trattarsi solo della polvere presente fra noi e loro. Tenendo conto degli effetti della polvere, quello che avviene attorno a un buco nero grande è molto simile a quello che avviene attorno a uno piccolo".
La quantità di polvere attorno a un quasar dipende da quanto questo è luminoso: secondo i ricercatori, i quasar più luminosi avrebbero distrutto una parte maggiore della propria polvere. Questa ipotesi potrebbe influenzare anche il calcolo del numero dei quasar nell'universo: troppa polvere potrebbe nascondere gli oggetti meno brillanti.

Fonte: Le scienze Online

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