22 Febbraio 2005 - Maremoti e antichi fossili
Nuove ipotesi confermano la teoria dell'asteroide che uccise i dinosauri
Una delle poche obiezioni che ancora resistono all'ipotesi di un asteroide che avrebbe
ucciso i dinosauri è stata forse messa a tacere da uno studio pubblicato sulla rivista
"Geology". Il gigantesco maremoto causato dall'impatto avrebbe infatti mescolato
alla rinfusa molte testimonianze fossili, spiegando così alcuni incomprensibili
ritrovamenti secondo i quali la caduta dell'asteroide e l'estinzione di massa non
sarebbero legate fra loro.
Diversi geologi sostengono che il periodo del Cretaceo ebbe termine quando un asteroide
largo 10 chilometri precipitò nel golfo del Messico, al largo delle coste dello Yucatan.
Quel momento storico presenta tutte le caratteristiche di un disastro globale:
un'estinzione di massa, un gigantesco cratere, detriti dell'impatto quali gocce di roccia
solidificate, e tracce di iridio tipiche di un asteroide. Tuttavia, fossili della fine del
Cretaceo sono stati trovati al di sopra di strati di roccia associati all'impatto, e Gerta
Keller dell'Università di Princeton ha usato queste prove per ipotizzare che l'estinzione
sia avvenuta 300.000 anni dopo l'impatto.
Ora Tim Lawton della New Mexico State University di Las Cruces e colleghi hanno dimostrato
che i reperti fossili potrebbero essere stati "mescolati" dal gigantesco tsunami
successivo all'impatto. Indizi precedenti avevano suggerito che le onde potrebbero aver
raggiunto i 150 metri di altezza, portando acqua fino a 300 chilometri dalle coste. Il
gruppo di Lawton ha studiato rocce nel bacino di La Popa, in Messico, scoprendo depositi
stratificati che contengono un miscuglio di detriti provenienti dall'impatto
dell'asteroide e fossili di diversi organismi che vivevano negli ambienti più disparati.
"Si tratta di organismi - spiega Lawton - che in origine non vivevano di certo
insieme".
Fonte: Le scienze Online
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