12 Marzo 2005 - Come i buchi neri attraggono la materia
Il fenomeno è governato dai campi magnetici e dalla gravità relativistica
Da oltre trent'anni gli astrofisici sanno che i buchi neri sono in grado di inghiottire
la materia vicina e liberare come risultato una tremenda quantità di energia. Fino a poco
tempo fa, tuttavia, il meccanismo che portava la materia in prossimità del buco nero era
poco compreso, e molti dettagli del processo sfuggivano agli scienziati. Ora, però, nuove
simulazioni al computer sviluppate da alcuni ricercatori forniscono finalmente una
risposta ad alcune di queste questioni, e contraddicono alcune assunzioni sulla natura di
questo fenomeno.
"Due membri del nostro team di ricerca, John Hawley e Jean-Pierre De Villiers
dell'Università della Virginia - spiega l'astrofisico Julian Krolik della Johns Hopkins
University - hanno creato un programma abbastanza potente da tener conto di tutti gli
aspetti dell'accrescimento di un buco nero, dalla turbolenza ai campi magnetici fino alla
gravità relativistica. Queste simulazioni aprono una nuova finestra sul complicato
fenomeno della caduta della materia nei buchi neri, rivelando per la prima volta come i
campi magnetici interlacciati e la gravità Einsteiniana si combinino per produrre
un'ultima esplosione di energia dalla materia destinata al confinamento infinito in un
buco nero".
Nei pressi del limite esterno del buco nero, dove la descrizione Newtoniana della gravità
viene meno, le orbite ordinarie non sono più possibili. In quel punto - almeno così era
stato ipotizzato negli ultimi tre decenni - la materia precipiterebbe rapidamente e
silenziosamente nel buco nero. Ma i calcoli effettuati dai ricercatori sembrano
contraddire questa visione e mostrano, per esempio, che la vita nelle vicinanze di un buco
nero è tutt'altro che calma e quieta. Gli effetti relativistici che spingono la materia a
precipitare al suo interno favoriscono i moti casuali creando notevoli disturbi nella
densità, nella velocità e nella forza dei campi magnetici, e dando origine a violente
onde di materia con conseguenze osservabili.
Lo studio, finanziato dalla National Science Foundation, è stato pubblicato in una serie
di quattro articoli sulla rivista "Astrophysical Journal" (De Villiers et al
2003, ApJ 599, 1238; Hirose et al. 2004, ApJ 606, 1083; De Villiers et al. ApJ 620, 879;
Krolik et al. April 2005 ApJ in stampa). Le simulazioni sono state effettuate presso il
San Diego Supercomputer Center.
Fonte: Le scienze Online
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