6 Novembre 2005 - Tecnologia bluetooth per le sonde spaziali
Milioni di antenne minuscole potrebbero funzionare meglio di parabole gigantesche
Tenersi in contatto con le sonde inviate nello spazio potrebbe essere molto più
semplice ed economico se le agenzie spaziali utilizzassero schiere di milioni di piccoli
trasmettitori basati sulle attuali tecnologie wireless. Questa, almeno, è la proposta di
Louis Scheffer, ingegnere elettronico della Cadence Design Systems, un'azienda di
elettronica e di software di San Jose, in California.
Attualmente la NASA comunica con le sue navicelle - come la sonda Cassini ora in orbita
attorno a Saturno - usando il Deep Space Network costituito da tre antenne radio in tre
diverse località in Spagna, in Australia e in California. Queste antenne hanno
giganteschi riflettori parabolici manovrabili, con diametri fino a 70 metri, che
focalizzano i fasci di microonde contenenti i messaggi scambiati fra lo spazio e la Terra.
Il network consente anche di studiare mediante radar i pianeti e gli asteroidi.
In un articolo pubblicato sulla rivista "Radio Science", Scheffer sottolinea che
il sistema - pur essendo efficace - presenta alcuni gravi svantaggi: costruire grandi
strutture d'acciaio orientabili è molto costoso, e le eventuali riparazioni possono
rendere un'antenna inutilizzabile per settimane. La capacità sia di trasmettere che di
ricevere microonde, inoltre, richiede filtri speciali per assicurarsi il piatto non si
assordi da solo con i propri segnali in uscita, e questi filtri limitano le prestazioni in
ricezione.
Scheffer sostiene invece che sarebbe più semplice ed economico usare una schiera di
antenne in miniatura, simili ai chip bluetooth che si trovano nei telefoni cellulari e nei
computer laptop. Su una scheda standard di 25 centimetri quadrati si potrebbero stampare
circa 100 antenne, controllate da un microprocessore. Anche se ogni antenna produrrebbe
soltanto 10 milliwatt di potenza, basterebbe collegarne 50 milioni per raggiungere il
doppio della potenza del grande trasmettitore di Arecibo, a Porto Rico.
Fonte: Le scienze Online
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