24 Novembre 2005 - Una galassia per il quasar solitario
Sarebbe semplicemente troppo piccola e poco luminosa
A settembre, un
team internazionale di astrofisici guidato da Pierre Magain dell'Università di Liegi, in
Belgio, aveva annunciato la scoperta di un insolito quasar (HE0450-2958) che sembrava
privo di galassia ospite.
I quasar sono emissioni luminose estremamente potenti, che si ritiene siano dovute alla
materia che precipita in un buco nero supermassivo al centro di una galassia. Finora non
era mai stato osservato un quasar senza una galassia compagna, e la scoperta aveva aperto
molte questioni sulla natura dell'oggetto individuato dagli scienziati. Magain aveva
ipotizzato che il buco nero potesse essere alimentato dalla materia oscura circostante,
invisibile agli strumenti terrestri.
Ora, però, l'astrofisico David Merritt del Rochester Institute of Technology di New York
ha avanzato l'ipotesi che il quasar possa avere, dopo tutto, una galassia. Semplicemente
questa sarebbe troppo fioca per essere osservata.
Secondo Merritt e colleghi, il quasar sarebbe molto più luminoso della sua galassia
ospite, rendendo questa estremamente difficile da individuare. Per esempio, potrebbe
trattarsi di un oggetto "Seyfert di tipo 1" (caratterizzato da linee sottili
nello spettro dell'idrogeno), ovvero un quasar generato da un buco nero piccolo ma
particolarmente vorace all'interno di una galassia minuscola.
Il gruppo di Magain aveva inizialmente calcolato che, se la galassia ospite esistesse,
sarebbe dovuta essere sei volte più fioca del previsto per un quasar così luminoso. Ma
Merritt e colleghi hanno determinato che, se si trattasse di un Seyfert 1, allora il buco
nero e la galassia circostante potrebbero essere addirittura fino a 10 volte più piccoli
di quelli di un normale quasar.
Il telescopio spaziale Hubble mostra inoltre una bolla di gas che fluttua vicino al
quasar. Secondo Merritt, è possibile che si tratti di parte di un braccio a spirale della
galassia ospite. Lo studio è stato inviato per la pubblicazione alla rivista
"Monthly Notices of the Royal Astronomical Society".
Fonte: Le scienze Online
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