Bollettino informativo del CUSI - Aprile, Maggio, Giugno 2001
Editoriale
Carissimi Amici
Parlare di ufologia oggi nella Svizzera Italiana sembrerebbe meno difficile di qualche
anno fa, quando il CUSI nel 1995 inizio la sua lotta per l'informazione ufologica in una
nazione a dire democratica, ma che in merito alla realtà ufologica si mostra a tuttoggi
ostile e disinteressata ad intraprendere la via dell'informazione ufficiale e corretta,
cosa che dovrebbe essere un atteggiamento naturale in un paese evoluto come la
Confederazione Elvetica.Il CUSI non intende gettare la spugna, nonostante le difficoltà
ed i problemi economici nel gestire il nostro centro libero ed apartitico, anche se non
gode di nessun genere di finanziamento. Continuiamo il nostro lavoro di sensibilizzazione
e siamo regolarmente presenti a Rete 3, Radio Ticino ed Espansione TV in Como, che
francamente da più di tre anni si mostra tollerante nei nostri confronti e dove ci sono
stati concessi spazi televisivi comprendenti programmi a tema sull'ufologia per una durata
di quasi un'ora. Con piacere abbiamo constatato che a livello personale si sono mosse
persone attive all'interno delle strutture amministrative cantonali. Siamo stati invitati
lo scorso mese di dicembre dall'ing. Lino Sciaroni, capo della Protezione Civile di
Bellinzona, per tenere una conferenza informativa sull'ufologia durante un corso di Stato
Maggiore per i capi servizio, cosa che ha trovato ampio interesse e consenso. Abbiamo
realizzato conferenze pomediriane in diverse scuole, per esempio nei licei di Bellinzona e
Lugano ed in diverse scuole superiori di formazione professionale. Numerose nostre
conferenze e centinaia di comunicati tramite i mass media, soprattutto radio e
televisione, hanno sicuramente reso più sensibile un pubblico tuttavia difficile e alle
prese con molteplici problemi quotidiani. A livello di informazione pubblica siamo
attualmente un po' "fermi" per ciò che concerne la divulgazione radio e
televisione, ma riprenderemo nelle prossime settimane. Siamo stati invitati dal CUN al
convegno nazionale di Tarquinia, vicino a Roma, il 05 maggio 2001, dove abbiamo esposto la
realtà ufologica ticinese e diversi filmati. Il nostro intervento è stato apprezzato per
la sua chiarezza. Sono intervenuti diversi studiosi italiani, tra cui il giovanissimo
Enrico Baccarini del CUN Firenze. Enrico è uno studente in biologia che ha esposto in
maniera brillante una relazione sui viaggi interstellari, basandosi su nozioni di fisica
quantistica che meritano indubbiamente essere considerate. Sul prossimo bollettino
publicheremo la sua relazione. Ringrazio molto Dario Mammoliti per il suo articolo sui
Dogon, Maurizio Beccarini per la stampa e la divulgazione su internet di tutti i nostri
lavori e poi ancora Cinzia Furrer la nostra brava e gentile segretaria e tutti gli altri
Soci, Edgar Prêtre, Renato Piattini, Alberto Fumagalli, che si impegnano affinchè le
nostre conferenze abbiano una buona riuscita, e tutti coloro che hanno partecipato alla
realizzazione di questo bollettino.
Vostra amica e presidente
Candida Mammoliti
IL
POPOLO DEI DOGON E IL MISTERO DI SIRIO
Marcel Griaule (1898-1956)
Di tanto in tanto si sente parlare della misteriosa compagna di Sirio (Sirio B) e spesso
ci si dimentica di mensionare il popolo dei Dogon che nella loro tradizione tramandano la
conoscenza dell'esistenza di Sirio B, questa conoscenza si perde nella notte dei tempi.
Gli astronomi hanno scoperto l'esistenza di Sirio B soltanto nell'ultimo trentennio e
utilzzando apparecchiature sofisticatissime. Ora ci chiediamo,un popolo come i Dogon che
in fatto di tecnologia era a livello zero, come poteva sapere di un fenomeno che (come
detto prima) solo recentemente è stato scoperto. Il popolo dei Dogon non aveva una lingua
scritta e pertanto tutte le conoscenze son state tramandate da padre in figlio per via
orale e tramite dei disegni primitivi che indicano chiaramente l'esistenza della compagna
di Sirio e narrano di esseri venuti da "Po", così chiamavano la compagna di
Sirio, inoltre raccontano di aver visto dei vascelli solcare il cielo e dirigersi verso
Est. Oggi sappiamo che a Est del Mali c'è l'Egitto. Solo un caso? Forse. La popolazione
dei Dogon venne visitata da Marcel Griaule durante una missione che durò due anni,dal
1931 al 1933.
Quando la spedizione giunse a Sanga, un villaggio dell'altopiano, accadde un fatto mai
prima di allora verificatosi: la missione ebbe il permesso di assistere al caratteristico
funerale di un cacciatore. Tale avvenimento dette l'avvio a una serie di studi sugli usi
funerari Dogon e sulle maschere indossate durante il cerimoniale religioso in onore del
defunto. Durante questa visita fu fatta la sorprendente scoperta della conoscenza di Sirio
B. Di seguito riportiamo la decrizione e la storia del popolo Dogon come riportata sul
libro di Salvatore Saccone "I DOGON NEL MALI" le ricerche di Marcel Griaule,
Editore Clueb Bologna e Il Mistero di Sirio di Robert Temple, Edito dalla Piemme Pocket.
IL POPOLO DEI DOGON
La popolazione Dogon vive nel territorio della Repubblica del Mali, nelle zone
amministrative di Bandiagara e Douentza, a sud dell'ansa del fiume Niger. Si tratta
approssimativamente di un nucleo di circa 220.000 abitanti. Su questo numero non esistono
sicure verifiche, poiche non si sono compiute recenti rilevazioni di censimento 58. Sono denominati
anche Habba o infedeli dai Fulbe 59, pastori sudanesi di probabile origine etiopica 60.
Tale denominazione fu attribuita per la loro ferma opposizione alla religione islamica. Si
ritiene si siano stabiliti in questa regione provenienti dalla Guinea dei Mande sotto la
pressione dei popoli Mossi tra il XII e XIV secolo e spinti nella fascia rocciosa detta
massiccio di Bandiagara. Oltre che nella fascia rocciosa, la popolazione si sparse anche
nell'altopiano e nella pianura . La zona rocciosa, per la caratteristica del terreno
impervio, ha costituito per secoli una barriera naturale alle invasioni ad opera degli
Arabi da nord, permettendo ai Dogon di isolarsi e mantenere il loro mondo quasi intatto
dalle influenze straniere. Ciò non esclude del tutto il pericolo di invasioni ed assalti,
che nell'arco di quasi sei secoli i Dogon dovettero subire, a cominciare dai Mossi e dai
Kouroumba dell' Alto Volta, dai Songhay di Gao verso il 1475, dai Bambara di Segu e di
Kaarta attorno al 1700, dai Peul di Macina verso il 1830, dai Toucouleur verso il 1850 ed
infine dall'armata francese di Archinard nel 1893. Con la colonizzazione francese ebbero
termine le lotte che impedivano una reale convivenza fra le varie popolazioni, favorendo
il ritorno dei Dogon ai più fertili territori della pianura. Al loro primo approdo alla
fascia rocciosa, i Dogon trovarono la stessa abitata da un popolo mitico, gli Andoumboulou
o Adambula, appartenenti a una razza di piccola statura, che vivevano lungo i bordi della
scarpata da tempi antichissimi. Ad essi succedettero uomini di grande statura, i Tellem,
forse una stirpe dei Kouroumba dell'Alto Volta. L'originario contatto fra queste due
popolazioni spiega quindi la profonda affinità esistente fra la produzione artistica
Dogon e quella dei Kouroumba. Il mitico popolo Tellem avrebbe insegnato ai Dogon l'arte
della costruzione della casa e il mestiere del fabbro, legato ad origini semi-divine, la
cui importanza è massima nello studio della cosmogonia locale. Quattro tribù componevano
il popolo dogon: gli Arou, gli Ono, i Dion e i Dommo.Grazie all'opera di ricerca di
Griaule e degli altri studiosi francesi da lui ispirati , si è venuti a conoscenza di
numerosi miti dell'origine della stirpe dei Dogon, del loro modo di vita e del loro credo
religioso. Dallo studio di queste primitive concenzioni religiose, si può riuscire a
comprendere la loro forma di espressione più feconda: la creazione artistica, legata
incessantemente al vivere quotidiano e a tutte le manifestazioni collaterali che
accompagnano la vita di questo popolo.
Dal libro di Robert Temple "IL MISTERO DI SIRIO" edito dalla Piemme Pocket,
leggiamo quanto segue:
IL MISTERO DI SIRIO OGGI
Com'è possibile che le antiche e segrete tradizioni di una tribù africana contengano
informazioni astrofisiche molto precise su stelle invisibili entro il sistema astrale di
Sirio, informazioni ottenute solo di recente dagli scienziati moderni, mezzo secolo dopo
la loro registrazione da parte degli antropologi che studiavano la tribù?Da quando venne
pubblicata la prima edizione de Il mistero di Sirio, nel 1976, la situazione è
cambiata in maniera radicale1. Allora, gli astronomi non potevano confermare le nozioni
perpetuate dalla tribù dei Dogon secondo cui nel sistema di Sirio esiste una terza
stella. Alcuni critici dissero che ciò dimostrava l'inconsistenza dell'ipotesi su cui si
basava il mio libro. Se la Terra era stata visitata nel lontano passato da esseri
intelligenti provenienti dal sistema astrale siriano, lasciandoci informazioni precise su
tale sistema, il fatto che la tribù insistesse sull'esistenza di una terza stella, la
Sirio C, che gli astronomi moderni non potevano suffragare, rendeva falso e inaffidabile
l'intero racconto. Ora, però, è stato dimostrato che una Sirio C esiste
effettivamente.La scienza si basa su questo procedimento: si avanza un'ipotesi che
contiene una previsione e si cerca poi di vedere se la previsione viene verificata o
confutata; se la verifica dà esiti positivi, l'ipotesi deve ritenersi appurata. Se alzate
lo sguardo al cielo, la stella più brillante che potete vedere è Sirio. Spesso Venere e
Giove sono ancor più luminosi, ma non sono stelle, bensì pianeti che ruotano attorno al
nostro sole, che è un astro a se. Ora, nessun astronomo vi dirà che c' è un motivo
particolare che giustifichi l'esistenza di una vita intelligente nella regione di Sino. La
ragione per cui questa stella è tanto luminosa dipende dalla sua viCinanza e dalle sue
notevoli dimensioni, superiori a quelle del sole e alla manciata degli altri astri
limitrofi. Tuttavia, un astronomo perspicace vi dirà che forse esiste una forma di vita
intelligente sui pianeti dei sistemi di T au Ceti o di Epsilon Eridani, astri piuttosto
simili al nostro sole. L 'ipotesi è valida. Eppure, fra le stelle in cui si postula la
possibile esistenza di forme di vita non viene inclusa Sirio. Questa scelta non è per
nulla "ovvia".Il progetto Ozma nd 1960 e altri tentativi via radio eseguiti in
anni più recenti hanno cercato la presenza di vita intelligente nello spazio, ascoltando
se provenivano segnali significativi da T au Ceti o da Epsilon Eridani. Nessun risultato
tangibile. Ciò non vuoI dire nulla, tranne che alcuni astronomi di buon senso ritenevano
che esse rappresentassero un luogo adatto per la presenza di vita intelligente nello
spazio più vicino a noi. Il progetto Ozma focalizzò l'ascolto sulle due stelle per
vedere se si potevano captare segnali su una certa lunghezza d'onda, in un determinato
periodo, e con una certa quantità di energia. Nessun risultato. In seguito, si tentò di
ampliare la portata e l'intervallo di ricezione dei segnali, anche se gli astronomi non
nascosero di brancolare nel buio e i loro sforzi sembravano più che altro un gesto
gratuito, una bravata per sfidare le enormi probabilità contrarie. Peraltro, non si può
essere mai certi di accostarsi al compito nd modo giusto, si può solo sperare di fare del
proprio meglio. Dopo tale progetto, venne attivato il gigantesco radiotelescopio di
Arecibo, a Porto Rico, il più grande del mondo, per ascoltare selettivamente diverse
stelle, ma non Sirio... lo mi auguro che le prove addotte in questo libro siano
sufficienti per stimolare ricerche astronomiche sul sistema di Sirio più complete di
quelle svolte finora, magari basandosi sugli studi di I. Lindenblad.
Spero anche che si vari un programma che incentivi l'uso di un grande radiotelescopio per
prestare ascolto ai segnali provenienti da Sirio indicatìvi di una vita intelligente. La
possibilità che lo spazio alberghi forme di vita intelligente capaci di mettersi in
contatto con la vita del nostro pianeta è sempre stata oggetto di speculazione e c' è
chi ha ipotizzato che una società evoluta di una qualche zona dell'Universo lo abbia già
fatto'. Ora, io sostengo qui la possibilità che il nostro pianeta sia stato in contatto
con una cultura proveniente dalla regione di Sirio. Sembrano infatti esserci prove
convincenti di un'interazione avvenuta in tempi relativamente recenti: fra 7.000 e 10.000
anni fa.
Ogni altra interpretazione dei dati disponibili sarebbe meno persuasiva.Ma, prima di
vagliare le prove, devo aggiungere qualcos' altro su Sirio. Verso la metà del secolo
scorso, un astronomo che stava posando la sua attenzione su tale stella si seccò perche
essa non stava ferma. In effetti, vibrava. Non riuscendo a spiegarsi il fenomeno, ne
dedusse che ci doveva essere un'altra stella molto pesante che le orbitava attorno, unica
possibile causa della vibrazione. Il guaio era però che non esisteva alcuna stella di una
certa grandezza che ruotava attorno a Sirio! Al contrario, si scoprì esserci un piccolo
oggetto che compiva un'orbita ogni 50 anni, per cui si decise di chiamare Sirio A l'astro
principale e Sirio B il piccolo oggetto. Per quanto se ne sapeva allora, Sirio B era unica
nell'Universo. Ultimamente, si sono scoperti centinaia di tali oggetti sparsi nella volta
celeste e ve ne sono altre migliaia che non possono localizzare neppure i telescopi più
potenti, tanto sono minuscoli e tanto è debole la luce che emettono. Essi vengono
chiamati stelle nane bianche'. Le nane bianche sono particolari perche, pur essendo
deboli, sono molto forti, cioè non mandano molta luce ma hanno un potere gravitazionale
fortissimo. Su una nana bianca non saremmo alti neanche un centimetro. Saremmo piatti,
schiacciati dalla gravità. Un piede cubo di materia appartenente a Sirio B peserebbe
2.000 tonnellate. Una scatola di fiammiferi riempita con materia della stella peserebbe
una tonnellata e un quarto. Ma una scatola di fiammiferi piena di materia del suo nucleo
centrale arriverebbe a pesare fino a 50 tonnellate. Essa è 6.5.000 volte più densa
dell'acqua, mentre il nostro sole ha una densità pressappoco uguale a quella dell'acqua.
L "'enorme" stella che si riteneva necessaria per far vibrare Sirio A si rivelò
essere una piccola cosa, anche se la sua pesantezza equivaleva a quella di una normale
stella di dimensioni molto più grandi. Per farla breve, si tratta di un astro così denso
e compatto che non possiamo considerare normale la materia che lo compone. Esso è
composto di materia "degenerata" o "superdensa", in cui gli atomi sono
pressati e gli elettroni schiacciati. Tale materia è talmente pesante che non la si può
concepire in termini ordinari e familiari.
Figura 8: Da sinistra, l'orbita della Digitaria (Sirio B) intorno a Sirio come la raffigurano graficamente i Dogon sulla sabbia. A destra, un moderno diagramma astronomico dell'orbita di Sirio, con gli anni che indicano le posizioni di Sirio B in quelle date. Si noti che i Dogon non collocano Sirio al centro del disegno ma 10 situano vicino a un fuoco della loro approssimata ellisse, uno dei tratti più straordinari della loro informazione, il che fa combaciare il tutto col diagramma a destra a un livello portentoso.
Nel nostro sistema solare non vi è nulla di simile, almeno per quanto se ne sa. I fisici, però, la stanno studiando a livello teorico e nel nostro secolo sono stati fatti dei progressi nella sua comprensione. Certi astronomi hanno perfino ipotizzato che nel sistema di Sirio esista una terza stella, chiamata conseguentemente Sirio C. Fox affermò di averla vista ne1 1920, e ne1 1926, 1928 e 1929 dissero di averla avvistata Van den Eos, Finsen e altri dello Union Observatory.Poi, però, quando avrebbe dovuto essere visibile, non la notò più nessuno per diversi anni. Zagar e Volet si dichiararono certi della sua presenza perche alcune vibrazioni sembravano orientate verso di essa. Inoltre, come già precedentemente detto, nel 1995 Eenest e Duvent confermarono la sua esistenza. I.W. Lindenblad del Naval Observatory di Washington eseguì uno studio molto ampio del sistema di Sirio. Dopo aver studiato il sistema di Sirio per sette anni, egli non aveva ancora trovato prove della presenza di Sirio C, come scrisse: "Non abbiamo dati astrometrici che attestano l'esistenza di un compagno di Sirio A o B" Ciononostante, un altro astronomo, D. Lauterborn continuò a crederci e, come sappiamo oggi, aveva ragione. In effetti, il sistema di Sirio è interessante e alquanto complicato. Solo nel nostro secolo siamo riusciti a elaborare qualche nozione sulla composizione della materia degenerata, e la fisica nucleare ci permette oggi di capire le nane bianche. Pertanto, non dovremmo sorprenderci se scienziati sprovvisti delle moderne conoscenze non riuscirono a saperne quanto noi su Sirio. Solo un astronomo rigido e pessimista può ancora seriamente dubitarè che vi siano innumerevoli civiltà , sparse nell'Universo, su altri pianeti che orbitano attorno ad altre stelle. La posizione di chi asserisce che l'uomo è l'unica forma di vita intelligente nel cosmo è oggi insopportabilmente arrogante, anche se nel 1950 poteva essere considerata normale. Chi però continua a sostenerla ai nostri giorni equivale, fortunatamente per coloro che credono nel progresso delle concezioni umane, a quegli eccentrici intellettuali che credevano nella Terra Piatta. Melvin Calvin, della Facoltà di Chimica dell'Università di Berkeley, ha detto: "Nell'Universo visibile ci sono almeno 100 milioni di pianeti che erano, o sono, simili alla Terra... ciò significa che non siamo soli nel cosmo. Siccome l'esistenza umana sul pianeta Terra non occupa che un istante del tempo cosmico, è evidente che la vita intelligente è progredita ben oltre il nostro livello su alcuni di questi 100 milioni di pianeti". Ha scritto Su-Shu Huang, del Centro Goddard per i Voli Spaziali, Maryland: "I pianeti si sono formati attorno alle stelle della sequenza principale di tipi spettrali dell'F5. Così, i pianeti si formano proprio là dove c'è la più alta possibilità che fiorisca la vita. Su questa base possiamo prevedere che quasi tutte le stelle della sequenza principale di tipo spettrale inferiore a F5 e forse superiore a K5 abbiano una buona probabilità di ospitare la vita sui loro pianeti. Poichè esse, rispetto a tutte le altre, sono percentualmente abbastanza numerose, la vita dovrebbe essere un fenomeno comune dell'Universo". A.G.W. Cameron, professore di astronomia alla Yeshiva University, ha studiato le stelle Tau Ceti ed Epsilon Eridani, ritenendole i due più probabili siti che, nel nostro spazio circostante, possono ospitare vita intelligente {esse si trovano a cinque parsec da noi, essendo il parsec un'unità di distanza astronomica). Egli ha tuttavia aggiunto: "Ma ci sono circa altre 26 singole stelle di massa più piccola entro tale ambito, intorno a ognuna delle quali c' è la relativa probabilità che orbiti un pianeta, che potrebbe ospitare una forma di vita, secondo le analisi fino a oggi compiute". R.N. Eracewell del Radio Astronomy Institute di Stanford ha detto: Poichè le stelle della nostra Galassia sono circa un miliardo, il numero dei pianeti sarà approssimativamente dieci miliardi... Ora, non tutti questi mondi saranno abitabili, alcuni saranno troppo caldi e altri troppo freddi, a secondo della loro distanza dalla stella centrale; cosicche, in generale dobbiamo rivolgere la nostra attenzione soltanto a quei pianeti che si trovino in una posizione più o meno corrispondente a quella che ha la nostra Terra rispetto al sole. Possiamo defmire una simile posizione come zona abitabile. Ciò non significa che non si possa trovare vita al di fuori della zona abitabile.Potrebbero esserci certamente cose viventi che esistono nelle più difficili condizioni fisiche... Dopo aver eliminato i pianeti gelati e quelli resi sterili dal calore, riteniamo che vi siano all'incirca 10.000 milioni di pianeti nella Galassia in condizioni favorevoli (allo sviluppo della vita)... Di questi 10.000 milioni di pianeti, noi francamente non sappiamo quanti ospitino vita intelligente. Perciò, prendiamo in esame ogni possibilità, a cominciare da quella che la vita intelligente sia ampiamente diffusa e in realtà si presenti praticamente su ogni pianeta. In questo caso, la distanza media tra una comunità intelligente e un'altra è di l0 anni luce. Per poter stabilire un paragone, diciamo che la stella più vicina, di qualunque tipo, è distante circa un anno luce. Dieci anni luce sono una bella distanza. Un segnale radio impiegherebbe dieci anni per coprirla... Di conseguenza, comunicare con qualcuno che sia lontano dieci anni luce non sarebbe certo come conversare per telefono...e siamo sicuri di poter inviare un segnale radio a un obiettivo distante dieci anni luce? A questa domanda può essere fornita una risposta precisa. Ora, la fonte della nostra prima avvincente informazione sono le popolazioni dell' Africa subsahariana. Si tratta in particolare dei Dogon, che vivono nel moderno Stato del Mali. Le città più vicine alla regione in cui essi sono stanziati sono Timbuctù (ora scritta spesso anche "Tombuctù"), Eamako, e Ouagadougou {in Eurkina Faso, ex Alto Volta) . Le mie ricerche scaturirono proprio da un articolo sui Dogon che lessi su una rivista francese, e redatto dagli antropologi Griaule e Dieterlen, dal seguente titolo: A Sudanese Sirius System. I Dogon ritengono che la stella più importante del cielo sia Sirio B, che è invisibile. Lo ammettono loro stessi. Allora, come fanno a sapere che esiste? Dicono Griaule e Dieterlen: "Il problema di come facessero uomini senza strumenti a disposizione a conoscere i movimenti e certe caratteristiche di stelle virtualmente invisibili non è stato ancora chiarito, e peraltro neanche mai posto". Tuttavia, gli antropologi francesi insistono nel reputare Sirio B "virtualmente invisibile", mentre noi sappiamo che lo è totalmente, a meno che non si abbia un potente telescopio. Griaule e Dieterlen dicono che per i Dogon la grande e luminosa stella Sirio non è altrettanto importante della minuscola Sirio B, che essi chiamano po tolo (tolo vuol dire "stella"). Po è il seme del cereale che in Africa occidentale definiscono fonio e il cui nome botanico ufficiale è Digitaria exilis. Riferendosi alla stella po, i due antropologi la denominano stella Digitaria, o semplicemente Digitaria. il fatto rilevante è che il chicco po è il seme più piccolo noto ai Dogon, veramente minuscolo, e sconosciuto sia in Europa che in America. Per tale tribù questo seme infinitesimale rappresenta l'astro più piccolo che c'è: ecco perche quest'ultimo viene detto po.Nell'articolo, leggiamo anche: "Tuttavia, Sirio non costituisce la base del sistema: è solo uno dei fuochi dell'orbita della piccola Digitaria, po tolo... che... attira l'attenzione dei maschi iniziati". Questa citazione è piuttosto inquietante. il lettore può forse non accorgersi di quanto sia strano per una tribù africana esprimersi in questi termini. L' orbita della Digitaria, che i Dogon descrivono altrove come ellittica o a forma di uovo (vedere figure 8 e 9), viene definita con precisione e la stella principale Sirio è "uno dei due fuochi della (sua) orbita". È evidente che sono stati gli antropologi a inserire il termine preciso ("fuoco"), ma lo fecero per rendere in modo fedele il significato della parola dogon. E ciò che i Dogon dicevano, spiegandolo ancor meglio con le rappresentazioni grafiche dei loro disegni (vedere figure 4 e 8), è che l'orbita di Sirio B attorno a Sirio A obbedisce a una delle leggi del moto planetario enunciate da Keplero, valide anche per altri corpi orbitanti. Fu infatti J. Keplero (1571-1630) a rilevare per primo che i corpi celesti non si muovono lungo traiettorie perfettamente sferiche. Egli intuì brillantemente che, nel loro moto attorno al sole, i pianeti seguono un cammino ellittico, con il sole che si fissa in uno dei due fuochi dell'ellisse. Come mai i Dogon, che non avevano accesso alle teorie di Keplero o dei suoi successori, sono al corrente di simili nozioni? Keplero visse nel XVI secolo e sappiamo che i Dogon non ebbero mai informazioni dal mondo occidentale, se non dopo il 1920. Prima della permanenza di Griaule e Dieterlen presso di loro, che risale al 1931 , essi non furono mai raggiunti da alcun missionario, in che modo si fecero venire l'idea dell'esistenza di orbite ellittiche, invece che circolari, applicandola addirittura a una stella invisibile lontana nello spazio, e azzeccandoci nel dire che Sirio A è uno dei due fuochi, e non disperso chissà dove nell'ellisse? E neanche nel puntocentrale? Non sarebbe normale per un primitivo, anche sapendo dell'orbita ellittica, ritenere che Sirio si situi proprio al centro? E invece no! Ne sapevano troppo per fare un errore del genere. Perche l'idea fondamentale della Legge di Keplero non consiste tanto nel definire l'ellitticità delle orbite, quanto nel fissare la condizione secondo cui il sole si trova sempre in uno dei due fuochi, altrimenti tutto il resto non funziona. Le orbite ellittiche sono una verità universale, valida qui da noi come in altre zone della Galassia, e in tutto il cosmo galattico. Keplero ha scoperto un principio naturale. Quindi, i Dogon non avevano nessuna necessità di conoscerlo personalmente. Cosi abbiamo una teoria dogon su Sirio B che corrisponde esattamente ai fatti scientifici appurati, oltre a contenere informazioni che noi moderni non abbiamo ancora scoperto. I Dogon definiscono Sirio B la stella "infinitamente piccola". Da quanto sappiamo, essa è un nana bianca, il più minuscolo astro visibile del cosmo, Ma l'affermazione più strabiliante di questa tribù è la seguente: "La stella ritenuta la più piccola del cielo è anche la più pesante: "La digitaria è la cosa più minuscola che c'è. Essa è la stella più pesante", E composta da un metallo detto sagala un po' più lucente del ferro e così pesante "che tutte le cose terrene messe insieme non possono sollevarlo". In effetti, la stella ha un peso pari... a quello di tutti i semi, o di tutto il ferro della Terra" (citazione tratta sempre dall'articolo di Griaule e Dieterlen ).Così abbiamo una teoria dogon su Sirio B che corrisponde esattamente ai fatti scientifici appurati, oltre a contenere informazioni che noi moderni non abbiamo ancora scoperto. Questa è la tradizione più sacra e segreta che coltivano i Dogon, la base della loro religione e della loro vita.
Figura 9: l'estensione lineare sulla destra è scientificamente affidabile e basata sulle misurazioni della velocità di rotazione di Sirio B attorno a Sirio A. L'estensione lineare sulla sinistra non è scientifica si tratta di una correlazione presunta, dato che dalle informazioni dei Dogon non c'è modo di sapere con certezza la velocità di rotazione della Digitaria. Pertanto, queste estensioni lineari non costituiscono una prova certa di una correlazione esistente. Tuttavia, è probabile che il rapporto esista perchè si presume che la Digitaria si muova a una velocità che ha un senso astronomico (poichè se corrispondono la forma dell'orbita e la distanza, dovrebbe corrispondere anche il periodo).
Viene inoltre riferito che "per i Dogon esiste un gran numero di stelle e di mondi
dal moto a spirale". Essi distinguono nettamente fra tre tipi di astri tolo: "Le
stelle fisse fanno parte della "famiglia di stelle che non ruotano" (attorno a
un'altra)... i pianeti appartengono alla "famiglia di stelle che girano"
(attorno a un'altra stella)... i satelliti sono detti tolo gonoz(' "stelle che
descrivono il cerchio"". Il moto dei corpi celesti viene equiparato alla
circolazione del sangue: pianeti, satelliti e altri compagni sono "sangue che
circola". Ciò ci mette al corrente del fatto straordinario per cui, grazie alla loro
tradizione, essi conoscono il meccanismo della circolazione sanguigna. Nella nostra
cultura, fu l'inglese William Halvey (1578-1657) a scoprirla. Per quanto ci possa apparire
strano, nel mando occidentale prima di lui nessuno ne aveva rilevato il funzionamento. J.
Aubrey, autore di Brief Lives , il quale conobbe bene Harvey, scrisse: "Ho sentito
raccontare da lui che, dopo la pubblicazione del suo Circulation of the Blood, "il
popolino credeva che egli fosse pazzo"". Presso i Dogon, invece, la gente comune
non crede che i loro sapienti siano matti. Ecco la teoria della circolazione del sangue
come la espongono loro:
Il movimento nel corpo del sangue che circola all'interno degli organi del ventre, da un
lato sangue "chiaro", dall'altro quello grasso, le tiene ambedue unite (le
parole dell'uomo): è il progredire della parola Il sangue-acqua, o chiaro, passa per il
cuore, poi nei polmoni, nel fegato e nella milza; il sangue grasso scorre nel pancreas,
nei reni, negli intestini e nei genitali.
Furono i Cinesi a scoprire per primi la circolazione sanguigna, ma noi occidentali ne
siamo venuti a conoscenza solo nel 1546, quando vi fece cenno Michele Serveto (in effetti,
lui, Giordano Bruno e due altri precedettero Harvey). Nel classico testo di medicina The
Yellouw Emperor's Manual of Corporeal Medicine, risalente al II secolo a.C., i Cinesi
divulgarono la teoria che si ritiene sia stata enunciata originariamente nelVI secolo a.C.
Essa non superò i confini della Cina per due millenni, ed è improbabile che sia
penetrata in Africa occidentale. I Dogon dicono: "...il cibo che mangiamo, le bevande
che ingeriamo, tutto ciò viene trasformato da Amma in sangue rosso; il sangue bianco è
una cosa negativa". Essi sanno che "l'essenza del nutrimento passa nel
sangue", oltre a sapere che il sangue raggiunge i vari organi interni "partendo
dal cuore"; Sembra che conoscano anche quale sia il ruolo dell ' ossigeno, o
perlomeno dell ' aria, che penetra nel flusso sanguigno, dato che paragonano l'aria alla
"parola", che secondo loro entra nel circolo sanguigno apportando il
"nutrimento all'interno" tramite "l'impulso dato dal cuore". "L
'assorbimento della "parola" (aria) nel corpo ha a che fare inoltre con il cibo
che nutre il sangue. In questo processo di assorbimento sono associati tutti gli organi
della respirazione e della digestione" La Via Lattea, paragonata alla circolazione
sanguigna, come già detto, viene descritta ulteriormente così: "Il termine yalu ulo
designa la Via Lattea della nostra Galassia, che comprende tutto il mondo astrale di cui
fa parte la Terra, e che vortica a spirale...(essa include) lo sviluppo e la
moltiplicazione, quasi all'infinito, dei mondi astrali dal moto spiraliforme creati da
Amma... (vi sono) mondi a spirale che riempiono il cosmo, infinito eppure misurabile"
Presso i Dogon, Amma è il dio supremo, il creatore dell'Universo. Il racconto della
creazione è molto interessante: "La fermentazione della birra ricorda loro il ruolo
attivo della fermentazione al tempo della creazione... il processo fermentativo del
liquido costituisce una "resurrezione" dei cereali distrutti in tale processo.
Essi paragonano la vita... a una fermentazione. Al momento della creazione, "dentro
di Amma stavano fermentando molte cose"". Così: "Danzando e vorticando,
Amma creò tutti i mondi stellari dell'Universo che ruotano a spirale" e: "Amma
compì la sua opera in modo progressivo, realizzando in questo modo l'Universo composto da
parecchi mondi astrali che girano a spirale". I Dogon non hanno difficoltà a
concepire la presenza di vita intelligente in tutto il cosmo. Essi dicono: I mondi delle
stelle a spirale erano universi popolati; infatti, nel creare le cose, Amma diede forma e
movimento al mondo e generò le creature viventi. Vi sono creature che vivono su altre
"Terre", oltre che sulla nostra; questa proliferazione di vita è illustrata da
una spiegazione del mito in cui si dice: l'uomo è sulla quarta Terra, ma sulla terza ci
sono "uomini con corna", inneu gammurugu; sulla quinta "uomini con la
coda", inneu dullogu; sulla sesta "uomini con ali", inneu bummo, e così
via [È possibile vedere un,'antica statuetta in ferro di questi "uomini con
ali" nella tavola 9]. Ciò mette in evidenza la non conoscenza di quale vita ferva
negli altri mondi, ma anche la certezza che tale vita esiste.
La Storia dei files Fascisti (Parte seconda)
Autore: Alfredo Lissoni
L'INCHIESTA
D'ORDINE DEL DUCE: 'TACITARE' I TESTIMONI
Nuove ricerche d'archivio dimostrano in maniera inequivocabile la connection fra Guglielmo
Marconi ed i professori del Gabinetto RS/33. Ed intanto si scopre che all'epoca degli
avvistamenti UFO il Duce ordinò che sparissero tutti i testimoni. Con le buone o con le
cattive...
A seguito del clamore suscitato dai files fascisti su molti media nazionali, ai primi di
maggio chi scrive riceveva una richiesta di incontro da un pilota militare di Milano,
incuriosito dai carteggi del Gabinetto RS/33. Al colloquio partecipava anche il collega
Gigi Barone, mio braccio destro nella gestione della sezione milanese del CUN. Il nostro
interlocutore, del quale ovviamente rispettiamo la richiesta di anonimato, era non solo un
esperto di Intelligence militare, ma anche un appassionato di storia contemporanea e
collezionista di documenti del Ventennio. Era dunque in grado di poterci fornire utili
indicazioni sui carteggi mussoliniani. Gli mostrammo i documenti e questi ci confermò
l'esattezza di alcune procedure, come ad esempio la dizione lampo, realmente in vigore
presso i militari, come indicazione d'urgenza di un documento; ma rimase scettico sul
grado di segretazione dei telegrammi Stefani e della nota personale del Senato,
etichettati riservatissimi e riferiti all'atterraggio di un UFO in Lombardia; il nostro
interlocutore ci fece notare che per eventi di quel tipo sarebbe stato più appropriato un
grado di copertura assai più severo, quali segreto o segretissimo, e ci fece presente
che, a tutt'oggi, queste classifiche non sono che le più basse, in quanto ne seguono
almeno altre dieci ancor più imperscrutabili.
LA RUOTA VOLANTE TEDESCA
Chi scrive, stimolato dalla considerazione, ha deciso di puntare parte delle proprie
indagini in quella direzione. Appariva difatti palese, sulla falsariga di quanto accadde
molti anni dopo a Roswell, che le autorità governative inizialmente non avessero valutato
appieno l'importanza dell'evento ufologico. E, pur operandone una pronta censura, non
avevano adottato misure di segretezza ancor più rigorose, come sarebbe stato invece
militarmente imponibile. In realtà questo atteggiamento un po' contraddittorio, grazie al
quale vi sono state le fughe di notizie che ci hanno permesso di ricostruire la faccenda
seppure con 67 anni di ritardo, era stato confermato anche dal fantomatico Mister X. Egli,
in una lettera inviata ad un'altra pubblicazione del settore, dichiaratasi scettica sui
files, aveva sottolineato che solo occasionalmente il Gabinetto RS/33 aveva sposato
l'oltremodo destabilizzante tesi degli UFO; la credenza dominante era che i misteriosi
velivoli non convenzionali altro non fossero che armi segrete di qualche potenza
straniera. Ma quale? Il fatto che nei telegrammi Stefani sul recupero di un disco in
Lombardia comparisse la dicitura riservatissimo anziché segretissimo poteva essere
spiegato solo con la credenza che l'UFO fosse stato scambiato per un'arma sconosciuta,
italiana oppure tedesca. Per avvallare questa tesi avevo bisogno di prove, che,
puntualmente, sono arrivate. Dopo una massacrante ricerca libraria chi scrive ha rinvenuto
un tomo del 1930, a firma E. Roggiero ed edito per i tipi della milanese Hoepli, dal
titolo "Enimmi della scienza moderna". Il volume, che si occupa della tecnologia
all'epoca del Fascio, ad un certo momento accenna alla colonizzazione dello spazio, che
sarebbe stata resa possibile grazie... ad un disco volante tedesco! "Il tedesco
Nordung propone in un suo libro di impiegare la forza motrice del sole, catturata per
mezzo di specchi raccoglitori dei suoi raggi, per innalzare nelle regioni supreme una
ruota volante che potrà contenere nel suo interno viaggiatori aerei", commentava
brevemente il testo, che però presentava due disegni dell'ordigno, dalla forma
inequivocabile. Essendo il libro del 1930 era chiaro che il prototipo tedesco, in tutto e
per tutto simile ad un moderno UFO, fosse antecedente a quella data. La Regia Aeronautica
Militare italiana, che della Germania era buona amica, era certamente al corrente
dell'esistenza di questo ordigno; è lecito dedurne che quando l'UFO lombardo atterrò sul
nostro suolo, le alte sfere del fascismo che ordinarono il recupero pensassero a qualche
prototipo proveniente dalla vicina Germania (in linea d'aria nemmeno troppo distante
dall'Alta Italia). Ciò spiegava le procedure di segretezza non particolarmente
restrittive, come pure le fughe di notizie. Non solo. Nello stesso periodo (per la
precisione il giorno precedente l'atterraggio lombardo) la rivista "Il Balilla"
aveva pubblicato le foto di un curioso prototipo nostrano, l'aeroplano tubolare di un
certo ingegner Stipa, dalla forma assai dissimile dagli aerei tradizionali. Forse vi fu
chi, trovandosi di fronte al disco della Lombardia, pensò a qualche nuova diavoleria
nostrana.
FAR SPARIRE I TESTIMONI
La disillusione sarebbe però arrivata da lì a poco, quando i servizi segreti del Duce si
sarebbero trovati dinanzi a qualcosa di veramente alieno alla nostra cultura (mai termine
fu più appropriato). E lo si ricava dal violento cover up imposto subito dopo: rifusione
di piombi giornalistici; completa censura della notizia sulla stampa nazionale; arresto
dei testimoni, allerta di tutti gli uomini dell'OVRA lungo tutta la penisola. E
soprattutto, pesanti sanzioni e procedimenti contro chi si fosse azzardato a spifferare
qualcosa. E così il prefetto Bruno di Milano veniva tutt'a un tratto "promosso e
spostato" e sostituito dal triestino Gaetano Laino; assai più sfortunato tale
Moretti, al quale si accenna in una missiva Stefani rilasciata da Mister X ed indirizzata
ad un certo Alfredo; Moretti presumibilmente fece una brutta fine (nel testo si accenna
anche ad un "caso analogo precedente conclusosi col ricovero in manicomio"). Di
quest'ultimo, possiamo dire di averlo identificato con buona approssimazione. Si chiamava
Ugo Moretti, viveva a Roma, era un giornalista palesemente di regime (e questo spiega come
potesse essere al corrente dell'esistenza del Majestic 12 fascista); scriveva per un
giornale per ragazzi, intitolato "Anno XII" (poi "Anno XIII").
Evidentemente, pensando di non combinare nulla di male, ebbe a scrivere del Gabinetto
RS/33 o degli avvistamenti UFO; che fine fece non lo sappiamo, ma la lettera divulgata da
Mister X adombra i sospetti più cupi: se ne doleva, nella missiva, un cronista della
Stefani (la cui firma è peraltro la stessa dei telegrammi dell'atterraggio del '33 e
della lettera a Ciano circa gli avvistamenti veneti del '36) a quell'Alfredo,
probabilmente un collega di Milano, forse pure egli collaboratore di "Anno XII".
Abbiamo controllato la lista degli "Alfredo" collaboratori di "Anno
XII": ne esistevano solo due, uno a Milano, Alfredo Liotto; ed uno a Messina, Alfredo
Occhio. Una brutta fine deve aver fatto anche il pilota francese che sulle Alpi Marittime
ebbe a filmare o fotografare un UFO (qui Mister X è stato evasivo). L'anonimo divulgatore
dei files fascisti ha difatti inviato ad altra pubblicazione, a mo' di sfida, un ritaglio
di giornale senza data, che smentiva "ipotesi straniere sulla scomparsa di un
aviatore". "In seguito alla scomparsa di un sergente aviatore francese, che non
ha fatto ritorno da una gita sulle Alpi Marittime, alcuni giornali stranieri hanno
avanzato l'ipotesi che egli, avendo sconfinato in territorio italiano, sia stato tratto in
arresto dalle nostre autorità confinarie", riferiva il quotidiano. Aggiungendo:
"Siamo in grado di smentire tali voci fantastiche, nessun arresto del genere essendo
stato operato dai nostri reparti di frontiera". Mister X chiedeva all'ufologo di
"dimostrare a sé qual è la sua stoffa di ricercatore. Dia un'occhiata alla
fotocopia dell'articoletto che le invio. É dell'estate del 1933: riesce a scorgere
l'anello che lo collega all'affaire del Gabinetto RS/33? La risposta sarà tanto
sbalorditiva, inquietante ed intrigante che si complimenterà da solo per esserci riuscito
(se ci sarà riuscito...)". Non ci risulta che il collega scettico ce l'abbia fatta.
Ma noi del CUN, che siamo dei mastini, sì. Ed abbiamo trovato copia della notizia, che
altro non è che (guarda caso!) un dispaccio Stefani, apparso sui giornali
"L'Italia", "La sera" e "Regime fascista", rispettivamente
del 13, 14 e 15 agosto 1933. Avendo scoperto poi che nel dossier che Mister X aveva
inviato nel 1996 al "Resto del Carlino" erano elencati tutti gli avvistamenti
fra il '33 ed il '40, compresi i casi fotografici sulle Alpi, era stato sin troppo facile
capire quale fosse la colpa del misterioso gitante francese scomparso nel nulla: avere
documentato il passaggio di un UFO. A titolo di mera curiosità riporterò infine il fatto
che quando Italo Balbo, uno dei vertici del Gabinetto RS/33, venne per sbaglio abbattuto
dalla contraerea italiana durante un volo, vi fu chi insinuò che si fosse trattato di un
evento premeditato ordinato segretamente dal Duce, in quanto il pilota italiano era
palesemente antigermanico. Curiosamente nei files fascisti si accenna, con rammarico,
proprio alla progressiva germanizzazione del Gabinetto RS, con tanto di esclusione degli
italiani, a cominciare dai cronisti Stefani. Altra curiosità, Balbo, sin dal 1932,
collaborava gomito a gomito con il professor Filippo Eredia, direttore dell'Ufficio
Presagi della Regia Aeronautica (ovvero l'Ufficio Meteo); curiosamente quest'ultimo nel
dopoguerra divenne uno dei classici UFOscettici d'ufficio...
LA CAMPAGNA STAMPA
Ma nelle mie ricerche d'archivio non ho trovato solo traccia delle sparizioni degli
UFOtestimoni e dei giornalisti coinvolti negli eventi di quella travagliata epoca; ho
trovato anche molte affermazioni che oggi si potrebbero rileggere come un ben preciso
progetto di cover up portato avanti di pari passo con un apparentemente contraddittorio
training ufologico, ovvero una progressiva acculturazione delle masse verso l'accettazione
dell'idea dell'esistenza degli extraterrestri. Questo tentativo, messo in atto in questi
ultimi anni dagli americani, era forse stato attuato a casa nostra già negli anni Trenta!
Segno forse che la fazione extraterrestrialista del Gabinetto RS/33 premesse per una
rivelazione diretta, pur se controllata e centellinata, mentre altri si opponevano. Non fu
soltanto la "Cronaca prealpina" del 20 giugno del '33 a riferire, pochi giorni
dopo il recupero del disco in Lombardia, dell'esistenza dei marziani (vedasi "UFO
Notiziario" di marzo); la notizia era stata riportata, in maniera assai più
circostanziata, anche sul quotidiano cattolico "L'Italia" del 21 giugno ed era
palesemente un press release, un dispaccio stampa; dunque ripreso da più giornali per
ordine del Duce! Nello stesso periodo diverse pubblicazioni allineate (e quali non lo
erano?) avevano cominciato a bombardare i lettori con notizie astronomiche e di vita sugli
altri pianeti, come la rivista "Il Balilla" che fra giugno e luglio del '33
dedicò all'argomento diversi servizi (e nel numero del 20-7-33 accennò chiaramente
all'esistenza di "uomini su altri mondi"); o come "L'italiano", che
nel settembre dello stesso anno pubblicò la notizia che Marte era abitato. Ma, quasi a
voler creare a bell'apposta confusione, da altre parti fioccarono anche le smentite (la
rivista "L'Illustrazione italiana" del 3-9-33 pubblicò un romanzo di Lucio
D'Ambra, "Angioli della fine di giornata", che derideva la vita negli altri
pianeti) e le insinuazioni sull'esistenza di armi segrete, custodite in hangar altrettanto
occulti, come il pezzo apparso a pagina tre de "La Stampa" del 17 giugno del
1933 ed intitolato "I rifugi degli aerei, hangars nascosti". Questa era
certamente la fazione militarista (Balbo in testa?) che propagandava il mantenimento della
credenza della supremazia aerea dell'Italia fascista; ed esultava nel leggere titoli quali
"L'ammirazione francese pel successo delle Ali fasciste", apparso su "La
Stampa" due giorni dopo la scomparsa nel nulla del pilota UFOtestimone. Essi non
potevano certo tollerare che si mettesse in discussione la nostra supremazia aerea.
Qualsiasi evento contrario andava negato, i testimoni fatti scomparire.Ma a sparire in
quegli anni furono anche i carteggi.
OCCULTARE I DOCUMENTI
Nei diari di Ciano, che peraltro vanno dal 1939 al 1943, non vi è traccia del Gabinetto
RS/33. Comprensibile, trattandosi di una commissione segreta. Più facile invece che ve ne
fosse accenno in quelli della Petacci, che era solita annotare fedelmente il contenuto di
tutte le conversazioni avute con il suo amante, Mussolini. Tale materiale (due scatoloni
contenenti duecento lettere del Duce ed un diario comprendente eventi storici dal '33 al
'45) è stato sequestrato nel 1950 dai carabinieri e tutti gli incartamenti sono stati
segretati dal governo dell'epoca; nonostante le vibrate proteste degli storici (Luciano
Garibaldi ed Alessandro Zanella in testa) nonché degli eredi della famiglia Petacci, su
quelle carte è calato un incomprensibile velo di segretezza; una sentenza della Corte di
Cassazione del 12 aprile 1956 ha attribuito le carte allo Stato "in quanto contengono
riferimenti alla politica estera ed interna in Italia" (e dunque anche alla
commissioni segrete!) ed un decreto (dpr) del Presidente della Repubblica, datato 30
settembre 1963, ha stabilito in 50 anni la durata dei "segreti di stato". In
realtà quel lasso di tempo è già trascorso ed ora sarebbe possibile visionare queste
carte interessantissime, che potrebbero forse fornire ulteriori indizi anche a questa
intricata vicenda; ma sfortunatamente quando gli storici Garibaldi e Zanella il 18 aprile
1995 hanno rivolto istanze all'Archivio di Stato ed ai ministeri dei Beni Culturali e
dell'Interno, si sono sentiti rispondere dall'allora ministro dell'Interno Giorgio
Napolitano (PDS) che "le carte contenevano situazioni puramente private di persone,
per le quali il dpr stabilisce una segretazione ancor più severa: 70 anni" (avevo
avuto conferma dell'esistenza di queste procedure all'epoca delle mie ricerche presso
l'Archivio di Stato di Milano). Garibaldi e Zanella non si sono arresi ed hanno chiesto
ripetutamente di visionare dunque i soli diari, rivolgendo ulteriori richieste ai ministri
del governo Dini, ma la risposta è stata sempre negativa, l'ultima volta con il pretesto
che, a seguito di un'istruttoria (condotta da chi? e quando?) "non erano state
individuate notizie attinenti al campo di ricerca degli studiosi"! (Palese bugia.
Fonti indipendenti quali lo storico Ricciotti Lazzero confermano che nei diari si trattava
addirittura degli accordi segreti con Winston Churchill). L'esistenza del Gabinetto RS/33
è probabilmente documentata in quelle carte, la cui derubricazione in passato venne
caldeggiata, invano, anche dal celebre Enzo Tortora. Garibaldi e Zanella, che peraltro non
si occupano di UFO, hanno dichiarato che "Claretta Petacci era una meticolosa
annotatrice di ogni frase, di ogni parola del suo uomo; confidava al suo diario ciò di
cui via via veniva a conoscenza" (e lo passava alla Gestapo, si è poi scoperto...).
Facile che si parlasse anche degli UFO. Sfortunatamente la ricerca di documenti
dell'epoca, indipendenti dai files di Mister X, è oltremodo spinosa; molti carteggi sono
stati confiscati dai vari governi (nazista, americano, italiano del Dopoguerra); il resto
è andato distrutto nei bombardamenti aerei (come i registri della questura di Milano o
dell'aeroporto milanese di Bresso, presumibilmente coinvolti nel recupero UFO del '33).
IL MAJESTIC FASCISTA
Ulteriori ricerche, più fortunatamente, mi hanno però permesso di provare in maniera
inequivocabile il legame fra Marconi ed il clan dei professori che studiavano gli X-files
fascisti. Di questa insolita connection, occorre dirlo, Mister X non ha sinora fornito
prove, non ha esibito alcun carteggio dell'epoca; semplicemente, nel settembre dell'anno
scorso, aveva inviato all'ufologo scettico - reo di averlo stroncato sulla stampa - una
memoria battuta al computer, contenente i nomi dei membri del Gabinetto RS/33. Nel foglio
si leggeva: "Altri componenti furono, nel corso del tempo, i professori Dallauri,
Pirotta, Crocco, Debbasi, Severi, Bottazzi e Giordani". Bisognava credere alla parola
dello scrivente, non esistendo veline dell'epoca. Nei numeri di marzo e aprile di
"UFO Notiziario" avevo poi sottolineato il fatto che due di questi nomi fossero
stati scritti in maniera errata: Dallauri per Vallauri e Debbasi per De Blasi (segno che
la memoria storica di Mister X non era infallibile). Nuove scoperte mi hanno dato ragione,
dimostrando in più che Marconi era effettivamente in relazione con questi personaggi.
Vediamo cosa è emerso dalle ricerche sui giornali dell'epoca. Il 14 agosto 1933, subito
dopo la misteriosa scomparsa dell'aviatore francese UFOtestimone, il Gabinetto RS/33 aveva
convocato una riunione straordinaria a Roma. La versione ufficiale data alla stampa per
quell'incontro al vertice fu di una riunione dei "membri dell'Accademia d'Italia per
la divulgazione di una memoria sulla propagazione di microonde a notevole distanza"
(ovvero, sulla radiotelegrafia). Ma si parlò, probabilmente, anche del caso fotografico
delle Alpi Marittime (non si spiegherebbe altrimenti l'urgenza della riunione, proprio il
giorno dopo il fatto). A riprova che Marconi fosse in stretto contatto con il clan dei
professori c'erano gli articoli apparsi sui quotidiani "Il mattino" e
"L'Italia" del 15 agosto, che titolavano: "Si è riunita in seduta
straordinaria la classe di scienze fisiche, matematiche e naturali della Reale Accademia
d'Italia. Erano presenti le LL. EE. Vallauri, vicepresidente, Pirotta, Bottazzi, Severi,
De Blasi, Giordani e Crocco. Assistevano anche il vicepresidente anziano Formichi ed il
segretario generale Volpe. Presiedeva S.E. Marconi...". A quali conclusioni giunse,
dopo sette anni di studi segreti, il Gabinetto RS/33 non ci è dato di saperlo. Se fosse
ancora vivo il colonnello Corso forse ci parlerebbe di retroingegneria aliena del
Ventennio; certo, un'esagerazione, ma comunque stupisce il fatto che uno dei Majestic
fascisti, Gaetano Arturo Crocco, caldeggiasse in quegli anni e nell'immediato dopoguerra
la possibilità fattiva e a suo dire dimostrata di volare nello spazio; come cosa fatta.
Con un sin troppo sospetto ottimismo egli, secondo quanto riferisce lo storico della
scienza Franco Fiorio, "dimostrò sin dal 1950 (!) come, mediante uno sfruttamento
più efficiente della fusione nucleare, fosse possibile raggiungere velocità quasi-luce e
varcare i confini del nostro sistema solare; fino a distanze equivalenti a 34 anni-luce,
contenenti circa 480 stelle come il nostro sole, ciascuna delle quali rappresenta un
sistema comprendente molti pianeti". Prima ancora che esplodesse il fenomeno dei
dischi volanti, Crocco ne conosceva già un plausibile funzionamento. Solo per
coincidenza? Ne dubito...
Fine seconda parte
Intervista a Paola Harris di Florinda Balli
Paola Harris: gli ufo annunciano un mondo nuovo
Paola Harris americana, da anni residente in Italia, è una nota esperta di ufologia. Il
suo lavoro di giornalista l'ha portata ad avvicinare personaggi importanti coinvolti nello
sconcertante problema dei contatti con gli alieni. Con alcune di queste persone ha stretto
legami di personale amicizia. Paola Harris, collabora con varie riviste specializzate tra
cui Dossier Alieni e Nexus Magazine.
Come è arrivata a occuparsi di ufologia?
Tutto è cominciato quando ho visto il film di Spielberg "Incontri ravvicinati del 3.
tipo". Ne sono rimasta molto commossa, soprattutto dalla scena in cui alla fine del
film, la grande astronave scende e il ricercatore incontra gli extraterrestri. Osservando
i nomi delle persone che avevano collaborato con Spieberg ho notato che tra questi
figurava un astronomo, un certo dottor J. Allen Hyneck. In seguito sono capitata per caso
a Chicago, dove lui lavorava e l'ho conosciuto di persona. Ho scoperto così che Hyneck
era stato incaricato dall'Aeronautica americana di realizzare un progetto denominato
"Blue Book". Il progetto in questione prevedeva lo studio e la spiegazione di
tutti i casi di avvistamento di UFO. Nel corso del lavoro Hyneck si era però accorto che
non tutti i casi risultavano spiegabili; così aveva abbandonato il progetto per dedicarsi
ad una sua personale ricerca. In seguito al nostro incontro il dottor Hyneck mi chiese di
collaborare con lui. Voleva che gli traducessi in inglese tutti i documenti concernenti
gli avvistamenti avvenuti in Italia, che erano moltissimi. Ho cominciato a lavorare con
Hyneck nel 1980 e ho proseguito fino alla sua morte nel 1986. Poi, nel 1992, mi sono
trasferita a Roma e ho iniziato una collaborazione giornalistica su argomenti ufologici.
Che cosa sono per lei gli extraterrestri? Abitanti di altri pianeti o esseri
provenienti da altre dimensioni e forse in certi casi spiritualmente più progrediti di
noi?
All'inizio non pensavo assolutamente ad esseri extraterrestri. Mi interessava sapere che
cosa fosse il fenomeno UFO. Il fatto che fosse reale non faceva ombra di dubbio per me. Ho
visto spesso documenti relativi ad avvistamenti presentati in basi militari, e se
l'esercito si interessa a qualcosa, vuol dire che si tratta di un fatto reale. In seguito,
quando ho conosciuto più persone e ho cominciato a mettere insieme i pezzi del puzzle, ho
capito che l'ufologia non è la ricerca di veicoli spaziali, ma l'interrogarsi sul
significato di questo contatto con altri mondi, con esseri che possiamo definire sia
interplanetari che interdimensionali. Questo è l'aspetto più importante dell'ufologia:
chiederci chi sono e da dove provengono e anche chiederci chi siamo noi e quale è il
legame che ci unisce a loro.
Un altro interrogativo interessante è quello che riguarda il rapporto tra
parapsicologia e fenomeno UFO. Perché, dopo molti anni di ricerca, sono arrivata alla
conclusione che è tutto collegato. Quindi è difficile stabilire una linea di
demarcazione precisa tra casi di ampliamento della coscienza e contatti con UFO?
Infatti ci sono molti punti comuni: ad esempio il fatto che gli alieni, siano essi i
cosiddetti "grigi" , oppure esseri di luce, hanno tutti la facoltà di
attraversare la materia. Questo avviene anche con quelli che noi chiamiamo
"spiriti" e di cui si occupa la parapsicologia. In altri termini, si tratta di
esseri che hanno un rapporto diverso con la materia rispetto a noi. Potremmo anche dire
che sono in grado di modificare la materia, il che viene ritenuto impossibile dalla nostra
scienza, ma in realtà è stato fatto anche da esseri umani che noi consideriamo
santi
e non soltanto da loro. Il colonnello Philip Corso (uno dei testimoni del caso
Roswell n.d.r.) mi ha parlato di un esperimento incredibile compiuto nel 1942 e chiamato
"Philadelphia". L'esperimento è consistito nel trasportare un'intera nave da un
luogo all'altro tramite una manipolazione della materia. Quindi potremmo supporre che
anche noi abbiamo le facoltà di cui ci danno dimostrazione sia gli alieni che gli
spiriti. Solo che non sappiamo più usarle. O meglio ci è stato vietato di usarle perché
chi ha poteri del genere non può essere tenuto facilmente sotto controllo. Quindi noi
come umani non arriviamo mai a scoprire che abbiamo queste capacità. Conosco una persona
di un'intelligenza eccezionale, il dottor Michael Wolf, un grande scienziato che è anche
un artista e un poeta. Secondo lui, se utilizzassimo il 100% del nostro cervello invece
del 10% come facciamo ora, noi saremmo veramente delle persone incredibili.
Questo ulteriore sviluppo dell'umano sarebbe in qualche modo collegato con i
contatti con gli esseri provenienti dallo spazio o da altre dimensioni?
A quanto pare non tutti gli extraterrestri sono uguali, ma sembra che esista una razza il
cui obbiettivo è di promuovere un salto spirituale negli umani. Questi esseri vogliono
tra l'altro far capire agli uomini che il pianeta è un essere vivente, cosa che i nativi
d'America hanno sempre saputo. Essi vogliono inoltre che prendiamo coscienza delle nostre
radici divine. Il messaggio che alcuni contattisti hanno ricevuto è che la tecnologia che
noi consideriamo come nostra ci è stata data per salvare il mondo, mentre noi l'abbiamo
usata per fini distruttivi. Quindi questi esseri vengono a dirci di assumerci la
responsabilità dei nostri atti e questo può avvenire solo attraverso un ampliamento
della coscienza. Di questo ampliamento di coscienza parlano un po' tutti, a cominciare dai
nativi d'America come Standing Elk, Robert Morning Sky, o la tribù degli Hopi. Tutti
accennano a un ritorno alla spiritualità e a una fusione fra anima e corpo. Se questo non
avverrà sembra che succederanno spaventose catastrofi sia a livello ambientale che
monetario, istituzionale e sociale.
E quali sono le speranze che si verifichi effettivamente questo salto
spirituale?
E' difficile dirlo. Il defunto colonnello Corso si è spesso dichiarato pessimista e
impressionato dall'indifferenza dell'umanità. Lo stesso afferma anche il dottor Wolf, che
è molto addolorato dagli avvenimenti terribili che si stanno verificando. Ma forse tutto
ciò è dovuto a una specie di esasperazione che precede il cambiamento.
Infatti, sembra che ci sia una sempre maggiore polarizzazione: avvenimenti
incoraggianti, ma anche fatti molto negativi. Lei ha dichiarato durante la conferenza a
Lugano che c'è una battaglia fra il bene e il male a tutti i livelli. Che cosa intendeva
dire?
Credo che la battaglia avvenga soprattutto a livello di governi. Penso anche che in
ambienti come la Nasa ci siano persone che vogliono dire tutta la verità su cose che sono
state taciute finora. Questo vale naturalmente anche per le autorità religiose.
Siamo arrivati a un punto critico della nostra evoluzione. Penso anche ai giovani: o
prendono coscienza della loro divinità, o cadono preda della droga e di altre abitudini
distruttive.
Come possiamo prendere coscienza di questa nostra divinità?
Secondo persone come il dottor Wolf non serve la religione, nessuna religione; non servono
i libri, i guru. Dobbiamo cercare dentro di noi, chiedendo a Dio di illuminarci.
Si parla anche di un passaggio dimensionale che faciliterebbe questa presa di
coscienza
E' vero. Ne parlano molto i nativi d'America in base a congiunzioni astrali ed altri dati
astronomici. Inoltre i Sioux hanno visto nascere recentemente un bisonte bianco, il che
per loro è un segno del ritorno di una divinità femminile: Donna Bisonte Bianco,
appunto. Secondo i Sioux l'era maschile, della guerra e del potere imposto con la forza
sta per finire. A partire dal 5 marzo 2000 entreremo in un'era femminile, di pace e di
maggiore tranquillità. Essi dicono anche che il pianeta entrerà in un'altra dimensione,
il quinto mondo.
E questi dati sono suffragati anche da scienziati se non sbaglio.
Infatti. Un ricercatore americano, Richard Hoagland, parla di un passaggio
iperdimensionale basandosi sui calcoli fatti grazie alla geometria del tetraedro che a
quanto risulta è addirittura più antica dell'antico Egitto.
Ma l'umanità come vivrà questo passaggio?
Le persone spiritualmente pronte non se ne accorgeranno nemmeno, mentre per gli altri
saràcome una morte; ma lo sarà perché lo vorranno vivere così. In un certo senso sarà
come dice la fisica quantistica: l'osservatore influisce sulla qualità dell'osservato. E
qui credo stia il compito di chi ha preso coscienza: dobbiamo dire a tutti che la scelta
è soltanto nostra. Dobbiamo solo svegliarci da un sonno durato chissà quanto
Florinda Balli
NON SIAMO SOLI
Tratto da: laretecun@yahoogroups.com
Se il fenomeno dei dischi volanti esplose mediaticamente nel 1947, anno in cui in America
un pilota civile disse di averne visti nove, è in realtà un dato di fatto che gli UFO
siano presenti su questo pianeta da tempo immemorabile. In tutto il mondo quadri,
incisioni e cronache librarie riportano dell'apparizione di carri volanti sulle principali
città del pianeta. Ciò esclude a priori qualsiasi interpretazione convenzionale: miti,
burle, allucinazioni,a rmi segrete; e conferma l'ipotesi extraterrestre come una delle
più valide spiegazioni per la fenomenologia degli UFO. Una simile risposta, però,
inevitabilmente reca con sé mille altri interrogativi. È possibile che gli
extraterrestri stiano studiando la Terra già da molti secoli? E che magari abbiano
addirittura creato l'uomo? Di quest'idea sono i convinti sostenitori di una rivoluzionaria
branca ricerca, nota come archeologia spaziale. Se ripercorriamo la storia passata con gli
occhi aperti, ci imbattiamo in una quantità di prove che indicano che in passato alcuni
cosmonauti hanno visitato la Terra. Questa è almeno l'idea dello studioso di mitologia
tedesco Rudolf Steinhäuser, che dichiara: "Questi cosmonauti hanno soggiornato sulla
Terra, hanno insegnato agli uomini, hanno trasmesso loro conoscenze, li hanno portati con
loro e in certi casi si sono mescolati a noi, mentre altre volte ci hanno annientato, come
nel caso di Sodoma e Gomorra. Mitologia? No, ci troviamo dinanzi a indicazioni che non
sono prove conclusive e che a tutta prima sembrano frutto di un'immaginazione sfrenata, ma
poi, dopo una matura riflessione, queste diventano illuminanti". L'idea basilare di
quella che è stata ribattezzata anche fantarcheologia e archeologia misteriosa è che nel
passato remoto visitatori da altri pianeti siano scesi sulla Terra per portare la civiltà
ai nostri barbari antenati. Questi ultimi, ovviamente privi di qualsiasi cognizione
scientifica, scambiarono gli astronauti alieni per divinità a bordo di carri volanti e si
prostrarono in adorazione. E quando gli spaziali se ne andarono, i terrestri costruirono
idoli e monumenti che ricordavano i "carri degli Dei". "Un fenomeno del
genere", ha dichiarato il documentarista tedesco Harald Reinl nel video "Gli
extraterrestri torneranno", "si è ripetuto durante la Seconda Guerra Mondiale,
quando alcuni piloti americani atterrarono in certe isole del Pacifico, tagliate fuori dal
mondo, e costruirono basi di rifornimento e campi di atterraggio avanzati. Alla fine della
guerra i soldati se ne andarono, ma gli indios, che erano fermi all'età della pietra e
che avevano scambiato gli americani per divinità, costruirono dei feticci di paglia e
bambù, sperando di richiamare in questo modo gli dèi con le loro fortezze volanti".
Questo curioso fenomeno antropologico è stato ribattezzato culto dell'aereo o culto cargo
e, secondo diversi ufologi, si sarebbe ripetuto infinite volte nella nostra storia
passata, al punto che moltissime costruzioni e raffigurazioni sparse per il mondo
testimonierebbero il ricordo mitizzato di questi antichissimi incontri ravvicinati. Fra le
molte testimonianze presunte di questo tipo, i cultori dell'archeologia spaziale citano un
razzo con alettoni inciso sulla pietra tombale del nobile Katsuhara a Matsubase in
Giappone, il "trono di Dio" apparso al profeta Ezechiele nel deserto, il carro
volante che rapì Elia nel cielo, la strana sagoma di astronauta incisa in una pietra
tombale a Palenque in Messico. Sfortunatamente molte di queste testimonianze ben
difficilmente possono essere considerate prove di un incontro ravvicinato nel passato.
Troppi secoli e troppa fantasia ci separano dai nostri antenati. "Occorre fare
pulizia di tutte le false informazioni", ha dichiarato lo studioso rumeno Ion Hobana,
uno dei più seri e documentati esperti della materia, "cercando di risalire alle
fonti originali. É quello che io ho fatto nel mio libro 'Enigme pe cerul istoriei'. Ho
cominciato con l'eliminare tutti i falsi enigmi, quindi ho cominciato a selezionare e a
catalogare le restanti centinaia di avvistamenti UFO nel passato, presenti soprattutto
nelle riviste di astronomia del Settecento e dell'Ottocento. Il mio lavoro di pulizia si
ferma qui. Una volta puntualizzati i casi più credibili, tocca agli scienziati dare una
spiegazione o una risposta definitiva". Fra le testimonianze attendibili, Hobana cita
il "diluvio di stelle" che il 1º gennaio 1254 terrorizzò gli abitanti di Soun
Albans, nel Middlesex; l'apparizione di due giganteschi scudi volanti sopra Amburgo, il 4
novembre 1697; il fuso volante avvistato in St.James Park, Londra, il 16 dicembre 1742 da
un membro della Reale Società di Westminster. Questo tipo di ricerca seria, nato dalle
ceneri dell'archeologia spaziale, ha preso il nome di clipeologia, un neologismo tratto
dai clipei ardentes, gli scudi infuocati che sorvolavano la Roma imperiale e che vennero
descritti nelle cronache di Tito Livio e nel catalogo di Giulio Ossequente. Quest'ultimo
studioso, vissuto nel IVº secolo dopo Cristo, ha raccolto centinaia di eventi anomali e
63 apparizioni celesti, che oggi chiameremmo ufologiche, nel "Libro dei
prodigi". Vediamo alcuni esempi. "Nel 167 a.C. sopra Lanuvio fu vista una torcia
nel cielo; nel 163 a.C. a Capua fu visto il sole la notte, mentre a Fiorini la gente
scorse due soli nel cielo; nel 154 a Compsa furono viste in cielo schiere armate; torce
volanti comparvero a Preneste e Frosinone nel 137 e 127 a.C.". Molto interessanti
sono poi le decine di raffigurazioni medievali e rinascimentali presenti in quadri, arazzi
e pale lignee, che mostrano ordigni straordinariamente simili ai moderni dischi volanti.
In un arazzo in lana e seta del 1303, ad esempio, si nota un classico UFO in volo sopra la
città, alle spalle di tre nobildonne. L'arazzo è attualmente conservato nella Basilica
di Notre-Dame a Beaune, in Francia. Un globo infuocato guardato con attenzione da una
guardia a cavallo è riprodotto in una Bibbia Urbinate del XVº secolo conservata in
Vaticano e globi altrettanto strani, che il senso comune identifica nella "nuvola di
Dio", compaiono in due quadri, la "Madonna con Bambino" di Filippino Lippi
e la "Annunciazione" di Carlo Crivelli (ma potrebbe trattarsi effettivamente
della nube di Dio di cui parla la Bibbia). E infine, in un medaglione dipinto nel Seicento
da Charles Le Brun per Luigi XIV di Fiandra si vede un razzo in volo. Sul medaglione c'è
una scritta curiosa in latino, splendet et ascendit, splende e sale... Queste
raffigurazioni sono presenti in tutte le culture. Gli UFO dell'antichità venivano visti
in tutto il mondo. I romani, che erano un popolo guerriero, li chiamavano scudi volanti, i
cristiani croci infuocate, i persiani tappeti volanti; i tibetani parlavano di cubi magici
chiamati duracapalam e i popoli mesopotamici vedevano gli dei in volo su un paio di
gigantesche ali. Venendo a tempi più recenti, Benvenuto Cellini, nell'ottantaquattresimo
capitolo della sua autobiografia, descrive minuziosamente la comparsa di una gran trave di
fuoco sopra Firenze. Un ordigno pressoché identico venne scorto in Spagna il 19, 20 e 21
febbraio 1465. E nella "Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum" del venerabile
Beda, un monaco erudito del VIIº secolo, si racconta di quando, una notte del 664, il
monastero di Barkong sul Tamigi venne messo in agitazione da una strana luce scesa dal
cielo. Alcune monache che stavano pregando accanto al cimitero scapparono terrorizzate,
dopo che dal misterioso disco partì un fascio di luce che le investì in pieno. Lo studio
di questa e di molt'altra casistica ha spinto molti studiosi ad affermare non solo che gli
UFO ci abbiano visitato sin nei secoli più lontani, ma che addirittura l'uomo sarebbe
stato creato dagli extraterrestri. Di questa idea si è detto sicuro, nel 1990, un
cattedratico sovietico, il professor Vladimir Shcherback, un bizzarro personaggio convinto
che l'uomo di Neanderthal provenisse da Atlantide, che ha dichiarato alla stampa: "Ho
studiato l'immagazzinamento delle informazioni genetiche nel nostro organismo e ho
scoperto che il nostro DNA si combina in base ad una sequenza vecchia di tre miliardi e
mezzo di anni e che per questo anteriore alla comparsa della nostra stessa vita sul
pianeta. Dunque, la nostra struttura genetica viene da fuori. In altre parole, l'uomo è
stato programmato nello spazio dagli extraterrestri".
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CUSI - Centro Ufologico della Svizzera Italiana