Bollettino informativo del CUSI - Aprile, Maggio, Giugno 2002

La storia dei files fascisti (parte quinta)
da UFO Notiziario di novembre - 2000. Articolo di Alfredo Lissoni

FILES FASCISTI, TROVATO L'HANGAR DEL DISCO

Le ricerche sugli X-files di Mussolini vanno avanti ed ogni giorno nuovi elementi confermano l'autenticità dei documenti, delineando parimenti un quadro sempre più completo ed intrigante, composto da insabbiamenti, azioni di guerriglia e trame tessute per mettere a tacere una scomoda verità. Oggi i mass media, brutalmente censurati negli anni Trenta, si sono presi una rivincita "morale" dando ampio risalto a questo giallo del Ventennio: i documenti fascisti sono stati mostrati dal nostro Roberto Pinotti nello Speciale Tg1 andato in onda sabato 30 settembre ed interamente dedicato agli UFO, durante il quale, fra l'altro, l'Aeronautica Militare ha aperto i propri dossier. E la rubrica Tentazioni de "Il Giorno" ai files fascisti ha dedicato un'intera pagina il 7 settembre scorso, con una dettagliata inchiesta del giornalista Gabriele Moroni. É stato proprio "Il Giorno" il primo ad ipotizzare, su mia indicazione, che il disco volante recuperato dai fascisti all'alba del 13 giugno del '33 fosse stato nascosto negli stabilimenti della Siai Marchetti di Vergiate o Sesto Calende, due località confinanti in provincia di Varese. Sono giunto all'identificazione del posto grazie ad una serie di elementi combacianti. In primo luogo, la zona dell'atterraggio doveva essere nel milanese o in Lombardia; lo dimostrava il fatto che le veline Stefani che riferivano del recupero partissero dall'Ufficio Telegrafico di Milano e non, ad esempio, da Roma o da una sede giornalistica periferica; Vergiate si trova in provincia di Varese; a cinque minuti di macchina c'è Sesto Calende, sul fiume Ticino, al confine con Novara. A Sesto Calende e a Vergiate (e nella vicina S.Anna) la Siai Marchetti aveva i propri stabilimenti ove venivano costruiti gli aerei militari. A Sesto vi erano gli uffici dirigenziali, a Vergiate gli stabilimenti veri e propri, a S.Anna i cantieri che in seguito ospiteranno la Decima Mas. A Sesto e Vergiate erano di casa Italo Balbo e Filippo Eredia, suo braccio destro. Balbo, lo apprendiamo dai documenti fascisti, era uno dei vertici del Gabinetto RS/33 (ed era in stretto contatto con Marconi, come dimostra un articolo su "La Sera" del 15-7-33, circa alcuni telegrammi amichevoli fra i due personaggi). La storia ufficiale ci dice che Balbo "era solito partire per le sue imprese aviatorie proprio da Sesto Calende" (meglio ancora: dal campo di volo dell'adiacente Vergiate). Filippo Eredia, responsabile dell'Ufficio Meteorologico di Stato (forniva a Balbo le condizioni atmosferiche per le trasvolate oceaniche) era di casa negli stabilimenti della Marchetti (vi sono foto che lo ritraggono a S.Anna). Dopo la guerra quest'ultimo divenne, curiosamente, uno dei più strenui scettici d'ufficio del fenomeno UFO. Ancora, altre indicazioni spingevano la mia attenzione nella zona di Varese. In primo luogo, il fatto che, dopo il recupero del disco, era stato proprio un giornale varesino, la "Cronaca Prealpina" del 20 giugno, a dare notizia con enfasi dell'esistenza di forme di vita su Marte in contatto con uomini della Terra; in secondo luogo il fatto che negli anni immediatamente successivi il dopoguerra continuasse a circolare nella zona la voce che a Vergiate fossero custoditi dischi volanti terrestri. Ho personalmente reinchiestato il caso di Tradate di Varese. Nel 1950 l'operaio Bruno Facchini di Abbiate Guazzone s'imbatté, in un bosco, in un disco volante sceso al suolo e nei suoi occupanti. A ricordo di quell'esperienza, Facchini portò sempre sull'addome gli effetti (da scossa elettrica) provocatigli da un fascio di luce sparatogli contro dagli alieni; conservò inoltre frammenti del disco volante, lasciati a terra dagli extraterrestri, intenti ad effettuare sul disco un lavoro di saldatura. Ciò che pochi sanno è che quando Facchini si imbatté nel disco, pensò subito fosse un prototipo americano custodito a Vergiate. Proprio gli americani, che durante la guerra bombardarono ben nove volte lo stabilimento Marchetti di Vergiate tentando di distruggere qualcosa a tutti i costi, risparmiarono Sesto Calende, sebbene sorgesse accanto ad uno strategico ponte in ferro sul Ticino. Forse gli americani, venuti a conoscenza del fatto che negli uffici della Marchetti vi erano preziosi incartamenti, decisero di risparmiare Sesto. E a guerra finita, negli anni Cinquanta, l'US Air Force si affrettò a mettere le mani sugli stabilimenti di Vergiate, improvvisamente adibiti ad hangar manutentivi per gli aerei americani. Altri elementi ancora mi spingevano ad investigare in questa direzione. Va detto che negli ultimi mesi diverse teorie sui files fascisti sono state veicolate su pubblicazioni varie; riguardavano in parte il crash (sebbene nei documenti si parlasse solo di atterraggio) del disco volante del '33; veniva avanzata l'ipotesi di un guasto causato da un fulmine, chiaramente ispirandosi al crash di Roswell. Sin dall'inizio della mia indagine era bastato controllare il bollettino meteo dell'Osservatorio di Milano Brera per escludere a priori questa ipotesi: quel giorno il cielo era semicoperto, occasionalmente piovoso. Non vi erano stati furiosi temporali. Ma proprio per questo motivo saltava subito agli occhi come una forzatura, una bugia male orchestrata, la notizia che un misterioso lampo di luce schiantatosi nella notte sullo "stradale tra Magenta e Novara" fosse un banale fulmine. L'unica pubblicazione che si azzardava a riportare la notizia (con un certo ritardo) era la Domenica del Corriere del 9 luglio; riferiva assai stringatamente di ben cinque operai, uno dei quali ferito molto gravemente, colpiti... da un unico fulmine!. Non poteva sfuggirmi la connessione con il documento senatoriale del Gabinetto RS/33 che imponeva di ricondurre il "fenomeno" ad una spiegazione astronomica. Non ho mai scritto prima di questa scoperta perché volevo esserne sicuro (in fondo, nei giorni immediatamente precedenti o successivi l'atterraggio dell'UFO vi erano state diverse convenzionalissime cadute di fulmini). Solo qualche mese fa ho potuto finalmente avere le prove definitive che da tempo cercavo. Un amico militare mi aveva fornito una mappa dell'Aeronautica americana che indicava la dislocazione tattica dei principali aeroporti italiani negli anni Quaranta. Nel Nord Italia la più grande concentrazione era proprio attorno al milanese. Era evidente che qualunque ordigno fosse stato recuperato in zona, sarebbe stato occultato nel più vicino hangar aeronautico di fiducia. Vergiate era legato a doppio filo con il Gabinetto RS/33. Non solo. Grazie ad una preziosa collaborazione potei scoprire che negli uffici dirigenziali di Sesto Calende lavorava un funzionario a nome Aldo Moretti. Ricordate il misterioso "caso Moretti" del quale i carteggi fascisti dicevano che "non si poteva parlare se non a quattr'occhi data la delicatezza e la particolarità della vicenda"? Moretti veniva citato in una velina Stefani indirizzata ad un misterioso Alfredo (ipotizzai potesse essere un giornalista di "Anno XIII"). "Se mi chiedi un consiglio, eccolo: non dire a nessuno, ripeto a nessuno e ciò comprende i parenti più stretti, quanto hai visto", consigliava la missiva. Un Moretti è tra i funzionari della Siai Marchetti. Il suo nome viene indicato in un bollettino parasatirico del dopolavoro della Siai Marchetti, lo Zic (1). Viene indicato come "funzionario della D.O.", probabilmente della Direzione Operativa. Cosa aveva mai combinato questo Moretti per diventare un innominato? Aveva incendiato l'hangar che custodiva il disco volante (o quanto ne restava)! Negli archivi dei repubblichini il solerte e fedele funzionario veniva improvvisamente disegnato come un pericoloso partigiano; i carteggi che lo riguardavano erano però volutamente fumosi, quasi si stesse cercando di cancellarne per sempre l'identità (come consigliavano le veline Stefani). Lapidaria la citazione nei documenti della Guardia Nazionale Repubblicana di Varese, circa "alcuni elementi entrati nella clandestinità, certi Moretti e Tiferi da Sesto Calende". La conversione di Moretti dovette avvenire dopo il 1940. Sino al 6 settembre di quell'anno Aldo Moretti era ancora uno stimato dirigente di regime; sembra collegato il fatto che proprio nel 1940 il Gabinetto RS/33 terminasse le investigazioni sugli UFO e passasse l'intera documentazione ai nazisti. Tre anni dopo Moretti decise di ribellarsi. L'incendio del capannone della Siai di Vergiate è datato 17 marzo 1943. Quanto danno fece quell'incendio doloso non è dato di saperlo. Non è detto, nei carteggi RS/33, quanta documentazione (o reperti) le avide mani dei nazisti ci abbiano lasciato dopo il 1940. Non possiamo quindi stabilire se a Vergiate, all'epoca dell'incendio, vi fosse ancora il disco, o semplici frammenti di UFO, o ancor più banalmente carteggi segreti, fotografie e schizzi del velivolo. Questo materiale è probabilmente andato distrutto per sempre, sebbene vi sia una speranza che ne possa esistere copia. Un nostro collaboratore ricorda una mostra di disegni del dopoguerra, realizzati (prima del 1947) da "malati di mente" d'Italia. Fra i tanti bizzarri schizzi, alcuni raffiguravano chiaramente lo spaccato di un disco volante, disegnato da un matto prima che si cominciasse a parlare di UFO. Li aveva realizzati il misterioso personaggio citato nei carteggi fascisti come "il caso analogo conclusosi con il ricovero in manicomio"? Identificare nella zona di Sesto e Vergiate i luoghi del primo cover up UFO dell'età contemporanea ci spinge ad alcune riflessioni. In primo luogo, Sesto Calende si trova sul Ticino. Ed i nostri lettori sanno che da tempo immemorabile il "triangolo" che va dal Ticino pavese a quello novarese e comprendente la punta varesina è zona di intensissima attività ufologica. Il dossier al riguardo è voluminosissimo. É solo un caso? O c'è un legame con i fatti del 13 giugno del '33? Una teoria analoga è stata proposta per Hessdalen; anche in quell'occasione le ripetute e continuate apparizioni UFO sono state spiegate da alcuni con un incidente alieno. Siamo nel campo delle supposizioni; sappiamo però che nei giorni successivi il recupero la vita dei funzionari delle località coinvolte venne improvvisamente stravolta. I dirigenti della Macchi varesina, l'altra società che costruiva aerei militari assieme alla Marchetti, venivano spostati e sostituiti da tale ingegner Paolo Foresio, un fedelissimo che proveniva dal Genio Navale (2); a Milano il questore Pietro Bruno veniva rimosso e rimpiazzato dal questore di Trieste Gaetano Laino; il 26, "alla presenza di S.E il Prefetto, gr. uff. Fornaciari", il Segretario Federale del Fascio console Erminio Brusa (che evidentemente sapeva troppo) veniva trasferito e sostituito "dal nuovo segretario federale Rino Parenti (3)". Non solo. Probabilmente la milizia fascista aveva rastrellato tutta la zona incriminata; non si spiegherebbe altrimenti l'improvvisa mobilitazione di fedelissimi da Cuggiono (VA), da Como e dalla Brianza. Cercavano qualcosa? O nascondevano qualcosa? Fatto sta che la stampa dell'epoca riferisce che il 17 giugno venivano allertati "i Comandanti di Fascio, i Capi Centurie e gli aiutanti in seconda dei Fasci Giovanili di Combattimento" della cittadina di Cuggiono, che guarda caso è proprio tra Varese e Milano; e veniva messa in allarme la sede del Fascio di Carate in Brianza (4); la mobilitazione si estendeva sino a Como, ove il 23 giugno si approntava un imponente raduno di camice nere (5). E ancora, pochi giorni dopo l'atterraggio UFO, si precipitava a Milano, inaspettatamente, nientemeno che la Regina (6). La versione ufficiale fornita dalla stampa fu che intendesse all'improvviso semplicemente visitare l'Ospedale Maggiore di Milano. Forse per incontrare i cinque viandanti feriti dalla caduta del disco volante? Alla luce di questi nuovi elementi assume un diverso significato il martellante bombardamento mediatico con cui il Regime cercava, a mezzo stampa, di convincere e di convincersi che la propria Aeronautica fosse ancora la migliore del mondo. Ciò avveniva persino sulle riviste femminili, solitamente interessate a ben altri argomenti; anche là il lavaggio del cervello era continuo, da "Eva" alla cattolicissima "Alba" (che il 16 luglio '33 dedicava la copertina alle "Ali d'Italia") a "Lei" (con un pezzo sulle "aviatrici"). Il regime temeva chiaramente una perdita di autorità (7), tant'è che Mussolini in persona dovette ribadire, in prima pagina dalle colonne dal fedelissimo quotidiano "La Sera" pochi giorni dopo l'atterraggio, che lo Stato fascista non era soltanto "un guardiano notturno che si occupava della sicurezza personale dei cittadini..." (8). Eppure, proprio in quelle prime ore dell'alba la polizia segreta fascista aveva lavorato da guardiano notturno, non per la sicurezza dei cittadini, ma per la salvaguardia delle proprie istituzioni. Sfortunatamente, hanno lavorato bene. La caccia ai documenti è un'impresa disperata. In primo luogo, questa ricerca è una lotta contro il tempo; i pochi testimoni che ricordano qualcosa si stanno spegnendo lentamente (e recentemente è deceduto, a 73 anni per un cancro al pancreas, il soldato italiano che collaborò con i servizi segreti inglesi nello studio delle foto di foo-fighters). Ancor più drammatica la ricerca di memoriali di membri del Gabinetto RS/33. Non è noto se Mussolini abbia mai parlato della commissione UFO ai suoi più stretti collaboratori o alle persone che gli furono vicine negli ultimi istanti di vita. La logica lo escluderebbe; in ogni caso, lo scorrere inclemente del tempo non ci favorisce: l'estate scorsa si è spento monsignor Salvatore Capula, per sessant'anni parroco della Maddalena a Cagliari, la persona che raccolse le ultime confessioni del Duce (9) e dal quale avrebbe avuto in custodia certi misteriosi diari, la cui esistenza continuò peraltro a negare. Ed è morto a Brescia, nel '96, forse l'unico partigiano che potesse saperne qualcosa, il professor Aldo Gamba di Gargnano (BS), che dopo la Liberazione fu responsabile della polizia militare per il Nord Italia. I giornalisti arrivavano a Gargnano da tutto il mondo per intervistarlo sulle casse segrete che Mussolini cercò di trarre in salvo prima della fucilazione. E Gamba rispondeva: "Non dirò niente a nessuno sull'impiego e sulla fine di quelle casse". Ma quando era assieme agli amici toccava spesso l'argomento. "Il 29 aprile del '45", diceva, "in qualità di capo della polizia militare feci sequestrare una delle casse con l'archivio segreto di Mussolini e la consegnai regolarmente alle autorità del nascente Stato Repubblicano". Fu forse grazie a ciò che fu possibile scoprire - come abbiamo già scritto nel numero di marzo di "UFO notiziario" - che la Repubblica Sociale Italiana aveva un suo RS (di cui parla lo scettico Marcello Coppetti nel volume "UFO arma segreta"). "C'erano altre quattro casse contenenti atti e scritture della segretaria Mussolini", confessava Gamba. "Due furono affondate nel lago di Garda. Per ottenere una sicura e rapida immersione, erano state zavorrate da grosse pietre. Le altre due, il 18 aprile a Gargnano, furono caricate su un camioncino con altro materiale della segreteria. Lo stesso giorno, di pomeriggio, anche Mussolini abbandonò Gargnano. Le due casse vennero abbandonate nella prefettura di Milano, ove si svolse l'ultimo breve Consiglio dei ministri. Il 29 aprile riuscii a far recuperare anche una di queste due casse. La seconda era sparita. Un giallo. Qualcosa era stato presumibilmente prelevato dal segretario particolare del Duce (10)". "Ma", informa lo storico Federico Pelizzari, "bisogna anche tenere presente che la sera del 26 aprile il Comitato di Liberazione Nazionale aveva occupato la prefettura milanese di Corso Monforte, dove il 27 si era insediato Riccardo Lombardi, prefetto della Liberazione. Con lui arrivarono partigiani, patrioti improvvisati e guardie di finanza, che avranno rovistato nelle casse zincate aperte (11)". Le attuali veline del Gabinetto RS/33 finirono così nelle mani di un partigiano? "Abbandonati sul pavimento", continua Pelizzari, "furono trovati documenti di Mussolini degli anni '21, '25, '27, '36, '40. Dell'altra cassa neppure l'ombra. Aldo Gamba supponeva che il materiale fosse finito nelle mani dei servizi segreti americani o sovietici". É forse casuale che dopo la guerra proprio americani e russi iniziarono a costruite velivoli discoidali (l'Avro-car statunitense, il Galonska russo)? "Infine", conclude Pelizzari, "la cassa che era stata recuperata scomparve durante il trasferimento verso Roma. Ma non conteneva tuttavia rivelazioni storiche dirompenti, solo un pot-pourri di atti pubblici, di relazioni sui Consigli dei ministri, documenti su biografie fasciste...". Il 13 agosto scorso è morto anche Franco Campetti, l'artigiano che aveva ricevuto l'ordine dai fascisti di costruire le celebri casse. Fu lui che, nel 1993, smentì pubblicamente che le casse ritrovate nei fondali del lago di Gargnano (aperte con grande enfasi alla presenza dell'on. Alessandra Mussolini) fossero quelle contenenti i documenti più segreti del Duce (12). Tali casse non vanno confuse con l'oro di Dongo, che secondo il settimanale elvetico "L'Hebdo" sarebbero state nascoste non lontano dal lago di Ginevra, e non sarebbero invece finite nelle mani dei partigiani che fucilarono il Duce (13). Le casse di Dongo contenevano l'oro sottratto dai fascisti alla popolazione, e dovevano servire per la nascita di un piccolo feudo mussoliniano in Svizzera, in Spagna o in America; le casse di Gargnano custodivano invece i dossier top secret del Fascio. Facile dunque che vi fossero anche i files UFO (ma sul come Mister X abbia potuto mettere le mani sui carteggi originali ho una mia teoria assai precisa, che spero presto di avvalorare...). Quanto sopra riportato è ciò che ci dice la cronaca. Da fonti ufficiali non vi è modo di avere risposta alcuna (sebbene i files fascisti dovrebbero essere custoditi alla Farnesina); non è questa una novità, peraltro: ad esempio i carteggi fra Winston Churchill e Mussolini sono stati cercato invano a Palazzo Chigi e non vi è traccia del loro passaggio negli archivi riservati della Presidenza del Consiglio all'epoca dei governi de Gasperi (14). Nulla si sa anche dal fronte partigiano. Del Gabinetto RS/33 non vi è traccia negli archivi dell'Associazione Nazionale Resistenza Partigiana (15) e la Fondazione Marconi di Bologna neanche risponde. Qualche altro documento segreto sarà sfuggito alla censura? Mistero. Casa Feltrinelli, la villa di Gargnano da cui Mussolini governò la Repubblica Sociale e ove potrebbero essere stati occultati altri documenti, è stata improvvisamente acquistata da un magnate, guarda caso americano... (16). Relativamente più semplice è stato indagare sui membri del Gabinetto RS/33. Ne sono emerse convinzioni folli! Nel 1973 nella sala della Caxton Hall di Londra l'astronomo scozzese Duncan Lunan presentava ai colleghi un diagramma di echi radio (LDE) captati nel 1928 dal professor C. Stoermer in Norvegia. Gli echi erano, secondo Lunan (e secondo l'astronomo Bracewell, che li aveva studiati nel 1960) delle radiofrequenze terrestri che erano state captate dagli alieni e reinviate sulla Terra con una serie precisa di pause ("ritardi") a mo' di messaggio intelligente, un po' come nel film "Contact". Secondo Lunan gli echi erano stati rispediti ritardati sulla Terra da una sonda extraterrestre partita tredicimila anni fa da Epsilon di Boote. Al di là della bontà di queste conclusioni, ciò che mi ha molto meravigliato è stato scoprire che Marconi - capo del Gabinetto RS/33 e convinto assertore dell'esistenza di comunicazioni aliene - fosse assolutamente al corrente dell'esistenza di questi radiomessaggi! Ciò spiegherebbe perché proprio lui sarebbe stato incaricato di guidare il Gabinetto RS/33; e spiegherebbe perché assieme ad un altro membro del team fascista, Giancarlo Vallauri, studiasse il radar per intercettare gli intrusi dallo spazio (17)! E si chiarirebbe il ruolo del progettista Gaetano Arturo Crocco, altro membro del Gabinetto RS/33, il primo in Italia a studiare, sin dal 1906, l'autorotazione - mediante eliche - dei velivoli. Chi meglio di lui poteva capire il funzionamento di un disco volante? Di lui il giornalista aeronautico Cesare Falessi, che fu suo grande amico, mi confermò l'improvvisa fissazione per i viaggi nello spazio. Tale affermazione è documentata anche dallo studioso Franco Fiorio: "Il grande scienziato e pioniere astronautico italiano Crocco ha dimostrato fin dal 1950 come, mediante uno sfruttamento più efficiente dell'energia di fusione nucleare, il raggiungimento di velocità quasi-luce sia possibile e come ciò consenta di varcare, entro i limiti di tempo della vita umana, i confini del nostro sistema solare fino a distanze equivalenti a 34 anni luce, contenenti circa 480 stelle fisse della classe del nostro sole, ciascuna delle quali rappresenta un sistema solare indipendente comprendente molti pianeti di svariate caratteristiche (18)".
Quanto a Marconi, citò gli echi di Stoermer in uno scritto inviato alla Reale Accademia d'Italia (di cui fecero in seguito parte i membri del Gabinetto RS/33) e letto a Trento il 7 settembre 1930. "Nel 1928", dichiarò il fisico, "il prof. Stoermer di Oslo annunziò di aver potuto confermare delle osservazioni fatte dall'ing. Hals, riguardo all'esistenza di radio-echi ricevuti parecchi secondi dopo la trasmissione di ciascun segnale. Dato che la velocità delle onde elettriche è di circa 300.000 km al secondo, è necessario supporre che le onde causanti l'eco percorrano in certi casi centinaia di migliaia di chilometri. Infatti, nel corso di una conferenza tenuta ad Edimburgo nel febbraio di questo anno, il prof. Stoermer espresse il dubbio che alcune onde adoperate nelle varie trasmissioni, fossero riflesse dall'orbita della luna (19)". Guarda caso, proprio Crocco insisteva in quegli che si dovesse colonizzare il nostro satellite. Il Majestic 12 fascista era convinto che vi fosse qualcun altro sulla Luna?

Note:

1. "Zic" del 6-9-40. Cfr anche E. Varalli - Sesto Calende porto di cielo, Gruppo Lavoratori Siai Marchetti, Varese 1979.
2. AA.VV - Ali a Varese, Provincia di Varese, Varese-Milano 1997.
3. "Il cambio della guardia alla Federazione" in "La Sera" 26-6-33. "Il nuovo Segretario Federale di Milano" ne "Il Sole" 25-6-33. "Il saluto del nuovo Segretario Federale" ne "Il Sole" 28-6-33.
4. "Convocazioni di zone" in "La Sera" 17-6-33 p.4.
5. "Raduni fascisti nel Comasco" in "La Sera" 23-6-33 p.2.
6. "Improvvisa visita di Sua Maestà la Regina" ne "Il Sole" 19-6-33.
7. Qualcosa di analogo accadde anche in occasione dei sorvoli UFO di Venezia e Mestre nel '36. Dopo che un sigaro volante e due dischi vennero invano inseguiti da un caccia la rivista "Il Politecnico", che evidentemente ne era al corrente, prese ad insistere sulla necessità dei rifugi antiaerei.
8. "La Sera" del 17-6-33.
9. "Morto monsignor Capula" in "Giorno" 25-7-00.
10. "Vi racconto che fine hanno fatto le casse del Duce", di F.Pelizzari in "Giorno" 22-8-00.
11. Id.
12. "Il falegname che nascose i segreti del Duce" in "Giorno" 17-8-00.
13. "Mussolini, in Svizzera l'oro di Dongo?" in "Giornale di Bergamo" 1-9-00.
14 "Carteggio Churchill-Mussolini: a Palazzo Chigi non c'è", in "Giorno" 29-7-00.
15. Comunicazione personale dell'ANRP all'autore in data 23-6-00.
16. "Stelle e strisce nella villa del Duce" in "Corriere della sera" 7-7-00.
17. A.Mondini - Storia della tecnica. L'epoca contemporanea, Editrice Torinese,Torino1980.
18. F. Fiorio - L'aviazione moderna e il suo futuro spaziale, Vallardi Milano 1967.
19. Scritti di Guglielmo Marconi, a cura della R. Accademia d'Italia, Roma 1941.

Fra le tante leggende urbane veicolate dalla stampa in questi mesi, quella che del Gabinetto RS/33 fece parte un noto massone italiano, che ha lasciato ai suoi adepti carteggi contenenti alfabeti extraterrestri. ma è noto che i fascisti combattessero in tutti i modi la Massoneria (cfr. S.Bertoldi - Camicia nera, Rizzoli, Milano 1994); mai e poi mai un massone dichiarato avrebbe potuto far parte del Gabinetto RS/33. Un particolare ringraziamento va al collega Antonio Manzoni del CUN Lecco, per il suo coinvolgimento nella perizia dei files fascisti, ed ai giornalisti Dario Angelibusi della Provincia di Lecco e Gabriele Moroni, per il grande aiuto fornito nell'opera di divulgazione del materiale fascista.

Alfredo Lissoni

 

QUELLO CHE SI DOVREBBE SAPERE SULL'ELEMENTO 115
di Francesco Casadei, CUN Taranto.

L'elemento 115 di Bob Lazar NON E' quello che potrebbe essere sintetizzato presumibilmente tra poco tempo nei grandi laboratori di ricerca internazionale. In realtà è un suo isotopo "esotico" incredibilmente molto più pesante, ed è presumibile che non verrà sintetizzato sulla Terra per parecchi anni ancora.

Son passati più di dieci anni da quando Bob Lazar raccontò la sua incredibile storia. Agli scettici, questa poteva sembrava null'altro che un ben confezionato pezzo di finction, completo di tutti gli ingredienti necessari per apparire "scientificamente" fondato. E' in effetti non so perché nessuno lo abbia ancora fatto ma la storia di Lazar, senza neanche modificare troppe cose, potrebbe essere facilmente tradotta in un eccellente film. La trama tra l'altro non avrebbe bisogno nemmeno di appartenere al genere della fantascienza, ma potrebbe benissimo rientrare nel novero di quei film con sfondo scientificamente altamente credibile, imperniati sulla vicenda di un cittadino-scienziato coinvolto senza averlo chiesto nelle attività dei laboratori supersegreti di una grande potenza. Il pezzo forte del film avrebbe potuto essere lo sconcerto che questa persona avrebbe provato nello scoprire che il mondo è effettivamente molto diverso da come lui lo aveva sempre creduto, e che perciò per tutta la vita fino a quel momento lui era stato vittima di un colossale raggiro come d'altronde il resto del mondo, tra cui noi. Certo che con un regista molto bravo sarebbe stato un successone. E poi, ve la immaginate la scena dove il protagonista si trova per la prima volta davanti ad una macchina non fabbricata da esseri umani? Vi immaginate il suo genuino stupore e la sua incredibile eccitazione nel poter esaminare da vicino una cosa fatta da mani non umane, per essere usata da mani non umane, da una cultura che non è la nostra, e che magari è completamente diversa dalla nostra, anche mettendo da parte l'enorme divario scientifico e tecnologico? E che dire poi della scena di quella in cui assiste al test di volo? Chi di noi non sarebbe disposto a tutto pur di trovarsi in una situazione simile?

Bene, da quando Lazar andò al pubblico sono accadute molte cose e molte di quelle informazioni che lui aveva rilasciato in televisione si sono andate rivelate corrette. Ad esempio nel 1994 è stato pubblicato sulla rivista scientifica "Classical and Quantum Gravity" un lavoro dal titolo "The Warp Drive: Hyper-fast Travel Within General Relativity". In questo lavoro il Dr. Miguel Alcubierre descriveva con grande rigore scientifico il metodo che teoricamente avrebbe consentito ad un'astronave di spostarsi tra le stelle a velocità incredibili al punto che persino i fotoni avrebbero potuto considerarsi al pari delle lumache. Il tutto veniva giustificato nell'ambito dello stesso formalismo della teoria della relatività generale di Einstein.

In pratica il trucco consisteva nel creare una bolla di spazio-tempo curvo intorno ad un'astronave, ma non mi soffermerò sui dettagli perché questa è un'altra storia, che merito uno spazio a sé. Faccio soltanto notare che da allora molta altra gente ha lavorato sulla stessa questione, e che di questo argomento si parla da parecchio tempo ormai anche su alcuni siti Internet della NASA. La cosa, infine è andata agli occhi del grande pubblico con il numero di Gennaio 2000 (simbolico, no?) della rivista Scientific American, a cui è seguita la produzione italiana sul numero di Marzo 2000 di Le Scienze. Molti non hanno mancato di osservare, anche ovviamente sulla rivista che avete in mano, che il principio di propulsione basato sulla bolla spazio-temporale confermava in pratica cose che Lazar aveva già detto prima di Alcubierre e aveva anche illustrato a colori sul suo sito Internet. Allo stesso tempo, meraviglia delle meraviglie, sullo stesso numero di Gennaio di Scientific American, e quindi anche sul numero di Marzo di Le Scienze in Italia, compariva l'articolo sull'Isola di Stabilità che è stata finalmente trovata nel "mare" degli elementi transuranici. E il pensiero di tutti è andato di nuovo a Lazar, che aveva anche dichiarato che il combustibile del fantascientifoco reattore nucleare che forniva una quantità enorme di energia al disco volante alieno allo studio del quale lui lavorava, l'oramai leggendario elemento 115, era un transuranico stabile. Ci siamo tutti chiesti: possibile che sia stato solo un caso la contemporanea comparsa di questi due articoli proprio sul numero di Gennaio 2000 di Scientific American che proprio per la sua data di pubblicazione rivestiva in un certo senso il carattere "simbolico" di apertura di una nuova era? Non ci è dato, purtroppo, di conoscere la risposta a questa domanda. Tuttavia sento che è importante in questa fase far conoscere qual è la situazione reale per quel che riguarda questo "santo Graal" degli ufologi. Dal tempo in cui Lazar fece le sue rivelazioni, l'attenzione degli ufologi veniva frequentemente rivolta ai progressi fatti dai vari laboratori mondiali come Berkeley, Darmstadt e Dubna nel campo della sintesi degli elementi oltre l'uranio. Dopo la notizia della sintesi dell'elemento 114 nel Dicembre 1999 a Dubna, oramai si pensava vicino il momento in cui sarebbe stata annunciata la sintesi del 115, e confermata definitivamente la sostanza delle affermazioni di Lazar. Ritengo tuttavia che nella realtà le cose potrebbero non andare esattamente così. Permettetemi un momento di darvi alcune informazioni di base prima di entrare nel vivo dell'argomento. Quello che distingue un elemento da un altro nella tavola periodica è praticamente il numero dei protoni contenuti nel nucleo: così l'idrogeno è il primo di tutti (1 solo protone), mentre l'uranio si trova al posto 92 (92 protoni).

Elementi con oltre 92 protoni non si trovano sulla Terra e devono essere prodotti artificialmente. Poiché questi elementi stanno sulla tavola periodica dopo l'uranio, si chiamano tutti...transuranici. Oltre ai protoni, nei nuclei degli atomi ci sono anche i neutroni, ma mentre i protoni sono carichi elettricamente, i neutroni non lo sono; sono appunto...neutri.


COSA È UN ISOTOPO?

Prendiamo un atomo di Carbonio. Questo ha sempre 6 protoni, e in genere ha anche 6 neutroni; ma non sempre ha 6 neutroni. C'è una piccola percentuale di atomi di carbonio che hanno meno di 6 neutroni o più di 6 neutroni. I più conosciuti sono quelli che hanno 7 oppure 8 neutroni. Sotto ogni punto di vista questi sono sempre atomi di carbonio esattamente come gli altri. Possono formare anche loro l'anidride carbonica, il metano o qualunque altro composto di questo elemento; soltanto sono un poco più pesanti perché hanno 1 o 2 protoni in più. Ma in ogni caso occupano sempre il posto numero 6 della tavola periodica (perché il posto dipende solo dal numero dei protoni). I fisici dicono che tutti gli atomi che occupano lo stesso posto nella tavola periodica si chiamano isotopi (e infatti in greco isotopo significa stesso posto). In particolare il carbonio con 6 neutroni si chiama carbonio 12, metre gli atoòi di carbonio con sette e otto neutroni si cjiamano rispettivamente carbonio 13 e carbonio 14. I numeri 12,13,14 sono evidentemente la somma dei protini più i neutroni. Come si può vedere abbiamo definito in poche parole cos'è un isotopo, senza usare troppi termini tecnici; spero che i lettori me ne saranno grati.

Ultime note: mentre come detto le proprietà chimiche sono le stesse per tutti gli isotopi di uno stesso elemento,così non è per le proprietà nucleari: ad esempio, il carbonio 12 è stabile, mentre il carbonio 14 è radiottivo, cioè instabile! Nella tavola periodica questo è un fatto abbastanza comune. Il variare del numero dei neutroni,(non importa se in più o in meno) può dare luogo ad isotopi instabili o a isotopi radiottivi. E inoltre l'affermazione che faccio qui sotto è molto importante per capire l'enormità di quelloche dirò nel seguito a proposito del 115 di Lazar: in genere gli isotopi di un certo elemento sono pochi e si differenziano solo per pochissimi neutroni in più o in meno che in genere si posssono contare sulla punta delle dita. Se sapete un po' di Inglese e volete entrare nel mondo degli elemnti, e sapere un mucchio di cose interranti non solo sulla loro stabilità e su tutti i loro isotopi , ma anche sulla loro storia, su che aspetto ha, etc, vi consiglio di andare a vedere il sito: http//www.webelements.com/webelements/scholar/index.html.

L'ISOLA DI STABILITÀ

Allora veniamo al punto: Cos'è questa storia dell'isola di stabilità di cui si parla su Scientific American? Diciamo subito che fino ad ora non è stato sintetizzato sulla Terra un solo atomo, dico uno solo, di un elemento transuranico che sia stabile. Gelo tra l'Uditorio... ma allora ? niente paura:

Oganessian e colleghi (gli autori dell'articolo pubblicato su Le Scienze) sono sicuri di avere trovato l'Isola di Stabilità perché hanno ottenuto un isotopo dell'elemento 114 dalla vita lunghissima...ben 30 secondi. Ma allora se vive solo 30 secondi non è stabile! E' infatti io che avevo detto? Dovete sapere che, teoricamente, l'isotopo stabile del 114, quello che da parecchie decine di anni faceva immaginare ai fisici che ci fosse l'Isola di stabilità, a un totale di 298 tra protoni e neutroni. Quindi il suo nucleo contiene 114 protoni e 184 neutroni. Oganessian e colleghi hanno sintetizzato soltanto l'isotopo 289, quindi l'isotopo che ha 9 neutroni in meno di quanto sarebbe necessario. Questo, come già detto, ha una vita media di circa 30 secondi. La cosa grossa è che un isotopo del 114 con 2 neutroni in meno, il 287, anch'esso sintetizzato a Dubna, aveva vita media di 5 secondi, mentre il 285 (4 neutroni in meno), che era stato sintetizzato nel 1999 negli esperimenti di Nivov, Gregorich e colleghi a Berkeley (www.ibl.gov/Science-Articles/ Archive/elements-116-118.html ) aveva una vita media di soli 0,58 millisecondi [Phys. Rev. Lett. 83, 1104 (1999)]. 4 neutroni in più avevano allora fatto aumentare la vita media dell'elemento 114 di più di 10.000 volte! E mancano ancora altri 9 neutroni!

Si presuppone pertanto che aumentando i neutroni la vita media si allunghi a dismisura fino ad ottenere la totale stabilità. Un fatto analogo e forse ancora più spettacolare nei numeri è accaduto anche per l'elemento 112. Questi risultati hanno convinto tutti che: la stabilità è a portata di mano, ma a patto di riuscire infilare più neutroni in quei benedetti nuclei.

(Ricordatevi questa affermazione perché è molto importante nel seguito). Pertanto l'isotopo 298 dell'elemento 114 sarà stabile con certezza quasi assoluta.

Perdonatemi se vi sto a riempire la testa di numeri e paroloni, tuttavia ho scoperto che nell'Ufologia è molto importante conoscere un po' di Fisica. Nel mio caso addirittura, dopo aver avuto un incontro ravvicinato del 1° tipo con un UFO qualche anno fa, è d'obbligo cercare d'applicare la Fisica per spiegare cose che so con certezza che esisitono, per averle viste. Magari sbaglierò e la nostra fisica è ancora lontanissima anche dai concetti più semplici utilizzati dagli ET, tuttavia io credo che noi abbiamo già le conoscenze di base per capire molte cose, e perciò quello che vorrei sinceramente è stimolare una discussione che porit a ridurre le molte zone in ombra.

Ho avuto in questi anni dopo l'IR 1 molte interazioni con varie persone sull'argomento, e devo dire che i più scettici sono stati i non scienziati. In effetti gli scettici più accaniti erano le persone con meno conoscenze scientifiche, quelle per intenderci, che per credere a qualche cosa hanno bisogna che glielo dica il Prof. Zichichi alla televisione.

Mi piacerebbe parlare un giorno di quello che si può ipotizzare oggi sul principio della propulsione degli UFO partendo dalla fisica conosciuta, per far vedere a tutti in maniera scioccante che perfino George Adamski sapeva particolari intorno alla propulsione di un disco volante che in realtà non avrebbe dovuto sapere, sia per via della sua personale cultura di base, sia per il periodo storici in cui viveva.

L'ELEMENTO 115 STABILE

Dopo aver letto la notizia della sintesi dell'isotopo 289 dell'elemento 114, mi sono subito detto: allora l'elemento 115 stabile dovrebbe essere all'incirca l'isotopo 300 o 301 (cioè un protone più 1 o 2 neutroni in più dell'isotopo 298 teoricamente stabile del 114). Possibile che arrivati a questo punto la materia atomica consenta una "svolta" così straordinaria, sempre secondo quanto diceva Lazar? Forse siamo vicini ad un salto gigantesco della nostra fisica? Stiamo per sintetizzare l'elemento fondamentale per avere il volo interstellare? Mi è venuta subito la curiosità di vedere il suo sito (www.boblazar.com) quale isotopo del 115 usavano gli ET. E qui ho avuto la sorpresa: non era riportato l'isotopo. Guardate la tabella più sotto, che riporta gli stessi dati forniti da Lazar: la voce "peso atomico" che è quella importante per avere un'idea abbastanza precisa dell'isotopo, semplicemente non c'è. Dopo un primo attimo di smarrimento ho notato tuttavia che venivano dati gli elementi per calcolarlo, nelle voci densità e volume atomico.

(*) il 115 non è ancora stato ufficialmente sintetizzato: la data indicata da Lazar si riferisce alla scoperta di questo elemento durante la retroingegnerizzazione del reattore nucleare di un disco volante.

Senza che vi stia a fare tutti i conti si può da questi dati calcolare il peso dell'atomo 115 di Lazar in termini di unità di massa atomica, e cioè di neutroni e protoni contenuti. Il risultato non è 300 o giù di lì, ma...420!!! Che vuol dire questo? Che il nucleo peso l'equivalente di ben 120 neutroni in più di quanto ci si aspetterebbe.

Non vorrei per ora stare a commentare o fare dietrologie sul significato di questo punto. Mi interessa tuttavia stimolare delle discussioni: perciò mi limiterò a mettere luce soltanto alcuni punti rilevanti che sicuramente sono utili per ogni discussione successiva.

Prima di tutto: Lazar si è sbagliato?

La mia opinione è no. Il peso atomico è un dato molto importante ed è sicuramente uno dei primi numeri che sono stati calcolati. Lui è sicuramente a conoscenza del fatto che questo isotopo del 115 è assolutamente esotico.

Allora perché non lo ha voluto riportare espressamente nella tabella, anche se ha dato lo stesso i parametri per calcolarlo?

Non lo so, ma di certo questo è stato fatto deliberatamente.

Ma perché è così eccezionale il fatto che questo sia l'isotopo 420 dell'elemento 115?

Per capirlo tenete presenti le due affermazione che ho fatto prima:

- in genere gli isotopi di un certo elemento sono pochi e si differenziano solo per pochissimi neutroni in più o in meno, che si possono contare sulla punta delle dita.

- la stabilità è a portata di mano, ma a patto di riuscire infilare più neutroni in quei benedetti nucle. Bene, la prima mette in evidenza che la nostra esperienza accumulata nell'arco del ventesimo secolo con tutti gli elementi finora conosciuti, non contiene in alcuna maniera evidenza di isotopi con un numero enorme di neutroni, e quindi rende rivoluzionarie, se sono vere, queste dichiarazioni di Lazar nel campo della fisica atomica. La seconda mette in evidenza il fatto che noi già abbiamo oggi difficoltà a creare nuclei transuranici con un numero normale di neutroni (perché questi nuclei vengono ottenuti facendo urtare e fondere assieme due nuclei più leggeri, che in proporzione hanno però meno neutroni di quelli pesanti: il risultato è perciò che siamo sempre a corto di neutroni). Quindi riuscire ad ottenere un nucleo con addirittura 120 neutroni in più del normale è aldilà delle possibilità attuali. Probabilmente questi esperimenti di sintesi dovrebbero essere fatti vicino a una sorgente brillante di neutroni, per poter migliorare le cose. In ogni caso, 120 neutroni in più sono tanti e la conclusione è una sola: che siamo ancora veramente molto lonatni dal poter sintetizzare quel tipo di nucleo.

E' plausibile che esista un nucleo simile?

Perché no?

Ed e' plausibile che questo nucleo abbia le proprietà descritte da Lazar?

Perché no? E se fosse un plasma di quark e gluoni stabile? (spero che vi riuscirò a parlare in seguito di questo nuovo stato della materia). In questo caso potrebbe, sotto forte eccitazione nucleare, emettere per emissione stimolata un fascio molto intensa di mesoni carichi con la carica del quanto della forza nucleare forte? Fascio che costituirebbe a tutti gli effetti l'onda della cosidetta "gravità A" di cui parla Lazar? (non si dimentichi che Lazar nella sua parentesi lavorativa a contatto con i dischi volanti aveva lavorato proprio al laboratori mesoni).

Visto che il 115 stabile di Lazar è l'isotopo 420, potrebbe allora accadere che il più normale isotopo 300 (cioè quello che potrebbe essere sintetizzato da qui a poco tempo) NON SIA STABILE?

Certo, potrebbe anche accadere che l'isotopo 300 o 301 dell'elemento 115 NON SIA STABILE! Con gravi conseguenze sull'Ufologia. Tutti superficialmente direbbero che il 115 di Lazar non è stabile e che lui è stato quindi un impostore. Per tale motivo ritengo sia molto importante prendere coscienza di questo fatto dell'isotopo 420.

E cosa accadrebbe invece se anche l'isotopo 300 o 301 del 115 fosse stabile?

Nulla; almeno in un primo momento non accadrebbe nulla. Tutti direbbero che le affermazioni di Lazar sono state confermate definitivamente, anche se da quello che avete letto più sopra capite subito che non sarebbe la verità. I problemi salterebbero fuori dopo molto tempo, una volta sintetizzata una quantità significativa di questo isotopo, quando si scoprirebbe che non ha nessuna delle proprietà attribuitegli da Lazar. Anche in questo caso sarebbe un grosso colpo per l'Ufologia se si arrivasse impreparati a questo momento.

In realtà si capisce adesso che l'affermazione più forte del nostro Bob non è assolutamente, come tutti credono, la stabilità del banale isotopo 300 o 301 dell'elemento 115. Alla luce di quanto abbiamo infatti visto in questo articolo, lui non ha proprio detto nulla relativamente a questo isotopo 300 o 301. Lui ha sempre e soltanto parlato dell'isotopo 420 anche se non lo ha fatto capire mai chiaramente. Pertanto si può dire che la sua affermazione più forte (e pertanto la sua predizione da verificare) è la seguente:

"Possono esistere transuranici stabili con un numero enorme di neutroni nel nuclueo.

Ad esempio può esistere l'isotopo 420, stabile, dell'elemento 115."

In conclusione ora sappiamo che il 115 di Lazar non è l'isotopo che tutti credono, e che potrebbe essere sintetizzato tra poco tempo. In realtà è un oggetto molto più sofisticato, e per comprederne le proprietà in termini di fisica terrestre sono ancora necessari parecchi anni.

Francesco Casadei

 

UN OMBRELLAIO-ASTRONOMO FIORENTINO CONIO' IL TERMINE DISCO VOLANTE
Un "insolito lume" apparso nel 1676 nel cielo della Toscana

Firenze, 11 dicembre

Il termine disco volante fu usato la prima volta nel 1676, quando a Firenze, edito dalla tipografia "Vangelisti e Matini", uscì un opuscolo di piccolo formato (ventidue cm per sedici) intitolato: "Succinta relazione d'un insolito lume apparso per tutta la Toscana e in molti altri luoghi d'Italia la serea del 31 marzo 1676". Fino ad oggi l'uso del termine disco volante si faceva risalire al 24 gennaio 1878. Come scrisse il "Daily News" del 25 gennaio 1878 un cittadino di Denison (Texas), vide un oggetto luminoso e per descriverlo usò la parola "Saucer", cioè piatto o disco. Con questo avvistamento fiorentino del 1676, l'uso del termine disco volante viene anticipato di 202 anni. L'autore della "succinta relazione" è il fiorentino Francesco Barzini, un ombrellaio che poi visse molti anni a Venezia. Era uno strano artigiano che faceva quel mestiere per vivere ma, in realtà, aveva la passione dell'astronomia tanto che scrisse diversi saggi su osserevazioni fatte sia a Firenze che a Venezia. Dagli "scrittori italiani" dell'Ingherami (vol. primo) si apprende che "era detto l'astronomo e filosofo della città serenissima di Firenze". Il termine "saucer", dopo la citazione del Daily News del 1878, venne riproposto dal pilota Kenneth Arnold quando a bordo del suo aereo vide il 24 giugno 1947 un oggetto volante. La segnalazione dell'opuscolo, che purtroppo è andato distrutto nell'alluvione del novembre 1966 di Firenze, si trova nel catalogo n.1 della serie terza (maggio 1961) della libreria "L. Gonnelli e figli" di Firenze, fondata nel 1875. Il compilatore del catalogo vi fece la seguente annotazione: "interessantissimo". Su infinite testimonianze, oltre che su quella dell'autore, si fonda la breve, ma densa relazione. Nell'opuscolo si legge: "La sera del 31 marzo del 1676 è comparso nei cieli toscani un corpo luminosissimo a forma di disco - o sacco di grano, o covone, ma alquanto più rotondo - che in meno tempo di dire un Miserere si vide traghettare dal mare Adriatico al Mediterraneo con uno o più scoppi ..." Aggiunge il compilatore del catalogo: "Può ritenersi essere questa la prima volta, in senso assoluto, che parlando di oggetti volanti non identificati (UFO) si adopera l'espressione disco". Ma le novità non finiscono qui. L'opuscolo, assieme ad un altro, fu venduto infatti, ad un Istituto americano della Florida che ha chiesto di non essere citato, il quale compie studi per la NASA, l'ente spaziale americano. Dal catalogo 105 del maggio 1965 questo istituto comprò due fogli a stampa che erano descritti: "Al padre astronomo delle scuole fiorentine Francesco Valsini su una strana osservazione di un corpo celeste che qualunque siasi non appartiene in verun conto al sistema celeste". L'articolo non è firmato e il ritaglio non mi permette di risalire alla testata. Comunque è di interesse come dire "storico" per l'ufologia benchè dalla descrizione resa potrebbe anche trattarsi di un bolide che si accende e si frantuma con gran rumore.

Davide Ferrara laretecun

 

NON SIAMO SOLI

Se il fenomeno dei dischi volanti esplose mediaticamente nel 1947, anno in cui in America un pilota civile disse di averne visti nove, è in realtà un dato di fatto che gli UFO siano presenti su questo pianeta da tempo immemorabile. In tutto il mondo quadri, incisioni e cronache librarie riportano dell’apparizione di carri volanti sulle principali città del pianeta. Ciò esclude a priori qualsiasi interpretazione convenzionale: miti, burle, allucinazioni,a rmi segrete; e conferma l’ipotesi extraterrestre come una delle più valide spiegazioni per la fenomenologia degli UFO. Una simile risposta, però, inevitabilmente reca con sé mille altri interrogativi. É possibile che gli extraterrestri stiano studiando la Terra già da molti secoli? E che magari abbiano addirittura creato l’uomo? Di quest’idea sono i convinti sostenitori di

una rivoluzionaria branca ricerca, nota come archeologia spaziale. Se ripercorriamo la storia passata con gli occhi aperti, ci imbattiamo in una quantità di prove che indicano che in passato alcuni cosmonauti hanno visitato la Terra. Questa è almeno l’idea dello studioso di mitologia tedesco Rudolf Steinhäuser, che dichiara: "Questi cosmonauti hanno soggiornato sulla Terra, hanno insegnato agli uomini, hanno trasmesso loro conoscenze, li hanno portati con loro e in certi casi si sono mescolati a noi, mentre altre volte ci hanno annientato, come nel caso di Sodoma e Gomorra. Mitologia? No, ci troviamo dinanzi a indicazioni che non sono prove conclusive e che a tutta prima sembrano frutto di un’immaginazione sfrenata, ma poi, dopo una matura riflessione, queste diventano illuminanti". L’idea basilare di quella che è stata ribattezzata anche fantarcheologia e archeologia misteriosa è che nel passato remoto visitatori da altri pianeti siano scesi sulla Terra per portare la civiltà ai nostri barbari

antenati. Questi ultimi, ovviamente privi di qualsiasi cognizione scientifica, scambiarono gli astronauti alieni per divinità a bordo di carri volanti e si prostrarono in adorazione. E quando gli spaziali se ne andarono, i terrestri costruirono idoli e monumenti che ricordavano i "carri degli Dei". "Un fenomeno del genere", ha dichiarato il documentarista tedesco Harald Reinl nel video "Gli extraterrestri torneranno", "si è ripetuto durante la Seconda Guerra Mondiale, quando alcuni piloti americani atterrarono in certe isole del Pacifico, tagliate fuori dal mondo, e costruirono basi di rifornimento e campi di atterraggio avanzati. Alla fine della guerra i soldati se ne andarono, ma gli indios, che erano fermi all’età della pietra e che avevano scambiato gli americani per divinità, costruirono dei feticci di paglia e bambù, sperando di richiamare in questo modo gli dèi con le loro fortezze volanti".

Questo curioso fenomeno antropologico è stato ribattezzato culto dell’aereo o culto cargo e, secondo diversi ufologi, si sarebbe ripetuto infinite volte nella nostra storia passata, al punto che moltissime costruzioni e raffigurazioni sparse per il mondo testimonierebbero il ricordo mitizzato di questi antichissimi incontri ravvicinati. Fra le molte testimonianze presunte di questo tipo, i cultori dell’archeologia spaziale citano un razzo con alettoni inciso sulla pietra tombale del nobile Katsuhara a Matsubase in Giappone, il "trono di Dio" apparso al profeta Ezechiele nel deserto, il carro volante che rapì Elia nel cielo, la strana sagoma di astronauta incisa in una pietra tombale a Palenque in Messico. Sfortunatamente molte di queste testimonianze ben difficilmente possono essere considerate prove di un incontro ravvicinato nel passato. Troppi secoli e troppa fantasia ci separano dai nostri antenati. "Occorre fare pulizia di tutte le false informazioni", ha dichiarato lo studioso rumeno Ion Hobana, uno dei più seri e documentati esperti della materia, "cercando di risalire alle fonti originali. É quello che io ho fatto nel mio libro ‘Enigme pe cerul istoriei’. Ho cominciato con l’eliminare tutti i falsi enigmi, quindi ho cominciato a selezionare e a catalogare le restanti centinaia di avvistamenti UFO nel passato, presenti soprattutto nelle riviste di astronomia del Settecento e dell’Ottocento. Il mio lavoro di pulizia si ferma qui. Una volta puntualizzati i casi più credibili, tocca agli scienziati dare una spiegazione o una risposta definitiva". Fra le testimonianze attendibili, Hobana cita il "diluvio di stelle" che il 1º gennaio 1254 terrorizzò gli abitanti di Soun Albans, nel Middlesex; l’apparizione di due giganteschi scudi volanti sopra Amburgo, il 4 novembre 1697; il fuso volante avvistato in St.James Park, Londra, il 16 dicembre 1742 da un membro della Reale Società di Westminster. Questo tipo di ricerca seria, nato dalle ceneri dell’archeologia spaziale, ha preso il nome di clipeologia, un neologismo tratto dai clipei ardentes, gli scudi infuocati che sorvolavano la Roma imperiale e che vennero descritti nelle cronache di Tito Livio e nel catalogo di Giulio Ossequente. Quest’ultimo studioso, vissuto nel IVº secolo dopo Cristo, ha raccolto centinaia di eventi anomali e 63 apparizioni celesti, che oggi chiameremmo ufologiche, nel "Libro dei prodigi". Vediamo alcuni esempi. "Nel 167 a.C. sopra Lanuvio fu vista una torcia nel cielo; nel 163 a.C. a Capua fu visto il sole la notte, mentre a Fiorini la gente scorse due soli nel cielo; nel 154 a Compsa furono viste in cielo schiere armate; torce volanti comparvero a Preneste e Frosinone nel 137 e 127 a.C.". Molto interessanti sono poi le decine di raffigurazioni medievali e rinascimentali presenti in quadri, arazzi e pale lignee, che mostrano ordigni straordinariamente simili ai moderni dischi volanti. In un arazzo in lana e seta del 1303, ad esempio, si nota un classico UFO in volo sopra la città, alle spalle di tre nobildonne. L’arazzo è attualmente conservato nella Basilica di Notre-Dame a Beaune, in Francia. Un globo infuocato guardato con attenzione da una guardia a cavallo è riprodotto in una Bibbia Urbinate del XVº secolo conservata in Vaticano e globi altrettanto strani, che il senso comune identifica nella "nuvola di Dio", compaiono in due quadri, la "Madonna con Bambino" di Filippino Lippi e la "Annunciazione" di Carlo Crivelli (ma potrebbe trattarsi effettivamente della nube di Dio di cui parla la Bibbia). E infine, in un medaglione dipinto nel Seicento da Charles Le Brun per Luigi XIV di Fiandra si vede un razzo in volo. Sul medaglione c’è una scritta curiosa in latino, splendet et ascendit, splende e sale... Queste raffigurazioni sono presenti in tutte le culture. Gli UFO dell’antichità venivano visti in tutto il mondo. I romani, che erano un popolo guerriero, li chiamavano scudi volanti, i cristiani croci infuocate, i persiani tappeti volanti; i tibetani parlavano di cubi magici chiamati duracapalam e i popoli mesopotamici vedevano gli dei in volo su un paio di gigantesche ali. Venendo a tempi più recenti, Benvenuto Cellini, nell’ottantaquattresimo capitolo della sua autobiografia, descrive minuziosamente la comparsa di una gran trave di fuoco sopra Firenze. Un ordigno pressoché identico venne scorto in Spagna il 19, 20 e 21 febbraio 1465. E nella "Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum" del venerabile Beda, un monaco erudito del VIIº secolo, si racconta di quando, una notte del 664, il monastero di Barkong sul Tamigi venne messo in agitazione da una strana luce scesa dal cielo. Alcune monache che stavano pregando accanto al cimitero scapparono terrorizzate, dopo che dal misterioso disco partì un fascio di luce che le investì in pieno. Lo studio di questa e di molt’altra casistica ha spinto molti studiosi ad affermare non solo che gli UFO ci abbiano visitato sin nei secoli più lontani, ma che addirittura l’uomo sarebbe stato creato dagli extraterrestri. Di questa idea si è detto sicuro, nel 1990, un cattedratico sovietico, il professor Vladimir Shcherback, un bizzarro personaggio convinto che l’uomo di Neanderthal provenisse da Atlantide, che ha dichiarato alla stampa: "Ho studiato l’immagazzinamento delle informazioni genetiche nel nostro organismo e ho scoperto che il nostro DNA si combina in base ad una sequenza vecchia di tre miliardi e mezzo di anni e che per questo anteriore alla comparsa della nostra stessa vita sul pianeta. Dunque, la nostra struttura genetica viene da fuori. In altre parole, l’uomo è stato programmato nello spazio dagli extraterrestri".

laretecun

 

SI RIAPRE IL CASO MARTE
Datazioni rivedibili Di Giuseppe Colamine'

Marte ritorna alla carica, con tutto il fascino del mistero che lo avvolge. Studi recenti, effettuati dall'archeologo di frontiera Graham Hancock, hanno messo in discussione la tesi proposta dalla scienza ufficiale che identificava il pianeta come un corpo desolato, privo di espressioni biologiche da milioni di anni. La nuova ipotesi è a dir poco sconvolgente: la vita su Marte sarebbe cessata intorno al 10000 a.C., quando un bombardamento di meteoriti avrebbe squassato il pianeta, devastandolo totalmente e sviluppando una temperatura tale da far evaporare la sua atmosfera. Il periodo corrisponde all'epoca indicata sulla Terra per la sommersione della mitica Atlantide e la fine dell'ultima Era glaciale. Se le cose stessero davvero così, dovremmo ammettere che in tempi remoti il sistema solare includeva più di un pianeta abitabile, il chè sconvolgerebbe anche le teorie più avanzate che identificano nei sistemi stellari la possibilità che in ognuno vi possa essere un solo pianeta ospitante vita.
La superficie di Marte presenta una serie di caratteristiche, le quali, sommate nella loro complessità, ci delineano il quadro di un mondo ricco di acqua, improvvisamente sconvolto da un evento cataclismatico. L'intero emisfero meridionale è punteggiato di crateri, rispetto a quello settentrionale che ne contiene molti di meno. ciò fa pensare ad una salva di meteoriti che abbiano colpito la superficie in tempi ravvicinati, inducendovi mutamenti catastrofici. Se si fosse trattato di un fenomeno diluito nei millenni, la distribuzione dei crateri sarebbe stata probabilmente più uniforme. E' una tesi che cammina a lume di logica, anche se non basata su prove scientifiche. L'intera superficie è inoltre percorsa da una fitta rete di canali ramificati. Si tratta di venature irregolari, da non confondere con i famosi CANALI rilevati nei tempi passati da Schiaparelli e che comunque sono indicative della presenza di numerosissimi corsi d'acqua che un tempo avvolgevano il pianeta in una vera e propria rete idrica naturale. Forse qualcosa, una bordata di meteoriti, frammenti di un planetoide esploso, uno sciame di comete, colpì il pianeta rosso in uno dei suoi emisferi, fece slittare la crosta, spostando l'asse magnetico, sconvolgendo l'assetto geoclimatico, rallentando il moto di rotazione ed imprimendo al nuovo asse un'oscillazione inerziale che avrebbe da allora in poi creato i presupposti per la formazione di un corpo gelido ed inabitabile. I nostri dati geologici ci inducono a ritenere che fra il 12000 e l'8000-9000 a.C., eventi simili, anche se in scala ridotta, si verificarono anche sulla Terra e portarono ad un parziale rimodellamento della crosta, forse ad uno spostamento dei poli ed alla sommersione di alcune terre fino ad allora emerse. Escludendo interventi distruttivi di matrice intelligente, rimane la tesi del bombardamento ad opera di meteoriti, una porzione, secondo Hancock, di quella ben maggiore che contemporaneamente si abbattè su Marte. Nel sistema solare le scie meteoritiche rappresentano frammenti di pianeti esplosi che compiono ampi movimenti intorno al sole, per rientrare periodicamente nei settori più interni, dove le loro orbite talvolta incrociano quelle dei pianeti. Marte, trovandosi su di un'orbita più esterna a quella Terrestre, avrebbe fatto da scudo e da adsorbente al tempo stesso, attirando su di se la maggior parte dei corpi vaganti ed in questo modo avrebbe salvato la terra da una distruzione totale. La Luna forse fece il resto e sul nostro pianeta l'Umanità se la cavò con un semplice cataclisma, che comunque non cancellò la vita ma diede solo uno stop momentaneo alla civiltà che vi fioriva. Questa tesi si presenta indimostrabile ed al tempo stesso incontestabile. Finchè non saremo in possesso di reperti precisi, ricavabili da un approfondito studio degli strati della crosta Marziana, ogni sostegno o contestazione avrà un valore puramente Accademico. Gli indizi più sospetti tuttavia sono altri. Abbiamo, oltre ai reperti naturali, altri che hanno tutta l'aria di essere manufatti, peraltro incredibilmente somiglianti a reperti archeologici Terrestri LA SFINGE E LE PIRAMIDI MARZIANE
Il caso della cosiddetta "SFINGE DI MARTE" è noto quasi a tutti gli appassionati di ufologia ed astronomia di frontiera. Nel 1976 la sonda Statunitense Viking scattò una serie di fotografie della Piana di Cydonia che sbalordirono i tecnici della NASA. Venne ritratto un rilievo montuoso a contorni ovalari, sul quale erano riconoscibili i tratti di un volto umano che guardava in alto, incorniciati da una sorta di copricapo che si prolungava fino ai lati delle mandibole. Il rilievo proiettava un'ombra triangolare sul suolo e ciò dava la sensazione si trattasse di una struttura abbastanza squadrata, che aveva il suo apice in corrispondenza del mento dell'ipotetico volto. La coincidenza con il volto della sfinge di Giza è singolare, in quanto questa presenta anch'essa un copricapo esteso fin oltre la nuca, tipico degli antichi abitatori della Valle del Nilo ed ha inoltre una mandibola molto pronunciata in avanti. In teoria, la nostra sfinge, messa in posizione supina, con il volto rivolto in alto, sarebbe simile a quella Marziana. Le foto del Viking ritraevano poco distante dalla sfinge, anche un complesso agglomerato di alture che è stato successivamente definito "LA CITTA'". Abbiamo un ampio numero di formazioni squadrate, di cui numerose dai contorni nettamente visibili. Si tratta di rilievi con punte aguzze, lati totalmente levigati, tagliati a picco e margini taglienti. I più importanti fra questi reperti sono la cosiddetta PIRAMIDE, il FORTE ed il THOLUS. La piramide è una struttura a base pentagonale, con facce regolari, lisce, levigate, situata accanto ad un'altra struttura molto complessa, che ricorda vagamente un fortilizio. Quest'ultima ha un contorno a forma di triangolo isoscele ad angoli smussati e presenta sul suo lato minore tre rientranze nelle quali si potrebbero identificare ingressi coperti verso un'ipotetica cavità interna. L'apice è aguzzo ed accanto ad uno dei tre angoli si nota una struttura perfettamente spianata, a contorni ovalari che potrebbe essere accostata ad una piattaforma. Il Tholus è un rilievo a contorni ovalari, notevolmente levigato, quasi a formare una cupola liscia. Esso è formato da una corona esterna, separata tramite una linea abbastanza netta da una cupola centrale. In teoria potremmo paragonarlo ad un tronco di cono sulla cui base superiore è istallata una cupola appiattita. Singolarmente questa forma ricorda quella di un ufo Adamskiano a cosiddetta campana spiovente. Accanto alle formazioni descritte, troviamo la cosiddetta "città'" un agglomerato di rilievi più piccoli, ma tutti con caratteristiche pseudo-piramidali, lati levigati, apici aguzzi e margini taglienti. Non vi è bisogno di essere astronomi o geologi per rendersi conto che simili strutture non possono essere attribuite a fenomeni naturali. La caratteristica predominante nei reperti geologici Marziani è la assoluta irregolarità delle forme che sono sempre curve ed asimmetriche. Un pianeta modellato nella sua morfologia attuale da gigantesche inondazioni, accompagnate da venti turbinosi, non poteva contenere strutture regolari, simili a solidi geometrici, a meno che le suddette non fossero state edificate ad arte, quindi da una matrice non naturale e quando si parla di matrice artificiale, si deve necessariamente intendere una volontà intelligente. Per motivi tecnici, il Viking non venne fatto posare nella piana di Cydonia, bensì in una località desolata, definita Utòpia. La NASA fornì una serie di motivazioni che lasciarono insoddisfatti molti osservatori. Quanto alla sfinge, si parlò di effetto ottico e le piramidi vennero considerate strutture naturali. Il coro delle critiche da parte degli ufologi fu altisonante. Certamente bisogna ammettere che è un po' difficile comunicare al mondo intero di aver scoperto su di un altro pianeta un agglomerato simile al complesso di Giza, peraltro in scala maggiorata, considerando che le dimensioni delle strutture descritte sono assai maggiori delle loro presunte equivalenti in Egitto. Dopo una serie di missioni, non tutte andate a buon fine, nel 1998, la sonda Mars global Surveyor sorvolò nuovamente Cydonia e scattò altre foto di quella che era stata definita la sfinge. La NASA comunicò con enorme compiacimento che le nuove immagini confermavano appieno la tesi del gioco d'ombre. Al posto della sfinge il pubblico vide una struttura appiattita, tormentata da irregolarità che, stando agli esperti, in una particolare condizione di esposizione, potevano essere apparse come tratti di un volto, ma che in realtà erano solo innocenti bizzarrie della natura. Ci eravamo solo fatti suggestionare?
Sembra proprio di no e non si trova a tutt'oggi una spiegazione per l'apparente ingenuità con cui vennero mostrate al Mondo intero delle foto che si sarebbero rivelate altrettanto sospette quanto quelle scattate dal Viking. La nuova sfinge è un rilievo contornato da una cornice con lato rettilineo in corrispondenza della presunta fronte ed un ovale simile a quello di un volto umano per il resto; in pratica essa contorna i lineamenti di un volto allungato, con la sommità del capo coperta. Lungo il contorno ovalare, la cornice sembra estremamente regolare, come se si trattasse di un piano inclinato che circonda un rilievo costruito ad arte. In corrispondenza del cranio la cornice assume l'aspetto di una calotta, delineando i contorni di un copricapo o di una capigliatura. Quanto al presunto volto, i tratti sono irregolari, apparentemente devastati, tuttavia si continua a distinguere un incavo che somiglia decisamente ad una bocca. La zona del naso e degli occhi è sfigurata, sebbene si distinguano le vestigia incavate di strutture che sarebbero sovrapponibili a quelle della vecchia sfinge, qualora essa fosse stata intatta. Cosa pensare? Che il nuovo volto della sfinge sia un artefatto da computer? Che dal 1976 al 1998 QUALCOSA si è abbattuto sulla piana di Cydonia, sfigurando il volto della sfinge? Oppure che la struttura fotografata dal Surveyor non sia la stessa ripresa dal Viking? In questo caso potremmo trovarci di fronte ai resti di un'altra sfinge. Altro che capricci della natura Marziana! GIZA: LA COPIA MINIATURIZZATA DEL COMPLESSO DI CYDONIA Il complesso di Giza sorge in un punto attraversato da un meridiano che attraversa il centro delle terre emerse sul nostro pianeta. Il perimetro di base della piramide di Cheope, diviso per l'altezza, ci da il PI greco che all'epoca degli Egizi non era conosciuto. La lieve curvatura dei lati della stessa piramide è uguale a quella della superficie terrestre. L'altezza della piramide è una frazione esatta della distanza fra la Terra ed il sole. L'allineamento delle piramidi rispetto ai punti cardinali è talmente perfetto da risultare difficile anche ai nostri giorni, nonostante le moderne apparecchiature di cui la scienza dispone. Nel loro insieme le tre piramidi rispecchiano a terra la configurazione delle tre stelle formanti la cintura di Orione che nel 10500 a.C. toccava il punto più basso della sua altezza rispetto all'orizzonte. I cosiddetti pozzi della grande piramide risultano puntati verso 4 stelle (Zeta Orionis, Sigma Draconis, Sirio, Beta Ursae Minor), tutte importanti nella concezione religiosa Egizia. L'insieme di questi dati, sommati ad altri ricavati dalle tecniche ingegneristiche usate dai costruttori del complesso di Giza, hanno indotto numerosi studiosi a ritenere che questi potessero disporre di dati astronomici e matematici incompatibili con il livello tecnologico degli Egizi, oltre ad essere in possesso di gru meccaniche che ai nostri giorni si trovano solo in alcune grandi strutture industriali. Da qui ad ipotizzare che esistesse una matrice aliena nel piano dell'opera il passo è stato breve; tuttavia va ricordato che vi è anche una corrente di pensiero propensa ad attribuire la paternità delle piramidi ad una civiltà umana tecnologicamente avanzata, scomparsa intorno al 10000 a.C. ed identificata con quella che la mitologia ha definito l'Impero di Atlantide. Uno studio complesso e piuttosto tortuoso sulle possibili coincidenze fra le strutture di Cydonia ed analoghe coordinate, numeriche ed astronomiche, ha portato a conclusioni interessanti. Si tratta comunque di dati ancora molto incerti e difficilmente dimostrabili, considerando che le coordinate Marziane sono ovviamente diverse da quelle Terrestri. Va detto in apertura che le dimensioni dei reperti di Cydonia vanno nell'ordine dei chilometri, rispetto a quelle Egizie misurabili nell'ordine degli ettometri e che pertanto il complesso di Giza può essere considerato come una riproduzione in scala ridotta di quello Marziano. Basti tener presente che le dimensioni di base della piramide pentagonale si aggirano intorno a 1500 metri di lato maggiore per 1000 metri di minore.
La distanza fra la sfinge e la grande piramide pentagonale risulta essere un trecentosessantesimo del diametro polare di Marte. Ricordiamo che 360 è il numero base di giorni che formavano l'anno dei Maya, al quale andavano aggiunti 5 giorni definiti infausti. Una ricerca eseguita da Adrian Gilbert e Maurice Cotterell ipotizzava che in tempi antecedenti la deglaciazione, l'anno terrestre durasse 360 giorni e che i 5 aggiunti, definiti infausti, fossero ricollegabili all'effetto di uno sbalzamento della Terra stessa dalla sua orbita primitiva, avvenuto proprio in seguito all'evento cataclismatico che provocò la fine dell'Era glaciale, fra il 12000 ed il 9000 a.C. L'angolo formato dal centro geometrico della CITTA' e la piramide pentagonale, avente come vertice la sfinge di Cydonia, è di 19,5 gradi. Si tratta di una cifra tutt'altro che casuale, chiamata costante tetraedrica (t). Esso si ottiene ponendo un tetraedro al centro di una sfera rotante, facendo sì che uno dei suoi vertici tocchi uno dei poli. Gli altri tre vertici della proiezione bidimensionale della figura si troveranno a 19,5 gradi di latitudine rispetto al polo opposto. Nel complesso di Giza troviamo un'interessante analogia con questa configurazione. Prolungando idealmente il lato nord-sud della piramide di Chefren e la sua diagonale, otterremo un angolo pari al doppio di 19,5. Ebbene l'apice della piramide di Micerino si trova esattamente al centro di quest'arco e divide l'angolo suddetto in due metà di 19,5 gradi l'una. Questo fatidico numero lo troviamo anche in America centrale e precisamente a Teotihuacan, la misteriosa città' degli dei, che sorge nei pressi di Città del Messico e contiene le grandi piramidi del Sole e della Luna. Teotihuacan si trova ad una latitudine di 19,5 gradi nord. Nell'antica Grecia il rapporto 1/1,61803398 veniva chiamato PHI o SEZIONE AUREA. Esso era ben noto agli scultori e rappresentava il rapporto ottimale fra due segmenti per ottenere il migliore effetto estetico all'occhio umano. E' ovvio che Leonardo da Vinci si serviva del PHI nella creazione delle sue opere. Fra queste ricordiamo il famoso disegno dell'uomo inscritto in un cerchio; se proviamo a sovrapporlo all'immagine della piramide pentagonale, noteremo che i vertici coincidono perfettamente. Da questo si può ipotizzare che anche la struttura Marziana rispetti nelle sue proporzioni il PHI degli artisti Greci. Fra i reperti fotografati nella piana di Cydonia e quelli archeologici Terrestri esiste, oltre ad una similitudine morfologica, un'analogia di leggi matematiche che sottendono le basi dei principi architettonici. Escludendo la tesi della casualità che appare forzata quando troppi indizi propendono a favore della tesi del manufatto, bisogna ammettere che fra i costruttori del complesso Marziano e gli uomini dell'Era classica esisteva una comunanza di conoscenze matematiche. Tutto ciò appare incompatibile con la tesi che vede Marte, possibile ospitatore di vita in epoche antecedenti la comparsa dell'uomo sulla Terra, poichè non si riesce ad identificare in tratto di unione fra due civiltà così lontane tra loro nell'arco dei tempi. Rimane, per esclusione, la tesi che le due matrici fossero simili e cronologicamente vicine.
ARCHITETTI VAGANTI NELLO SPAZIO Pensare che gli Egizi del terzo millennio a.C. fossero in grado di volare nello spazio e costruire per motivi ignoti monumenti assai più imponenti di quelli che avrebbero teoricamente edificato in casa loro, non è solo fantascientifico, ma fondamentalmente illogico. Allo stesso modo, ritenere che la civiltà Atlantidea si desse da fare per viaggiare nello spazio e costruire i monumenti di Cydonia, appare strano se si considera che la Sfinge di Giza, la cui datazione viene da molti attribuita al 10500 a.C., corrispondente alla fine dell'Era Atlantidea, è poco più di una pulce rispetto alla sua sorella di Cydonia. Resta quindi da pensare che gli architetti di Cydonia fossero dei Marziani e il cataclisma che annientò il loro pianeta li colse impreparati, ma che comunque alcuni riuscirono a fuggire, riparando sulla Terra ed ispirando una civiltà che ereditasse il loro stile: quella umana a cui noi stessi apparteniamo. Dunque non era una favola quella dei Dei Marziani; davvero la Terra è oggetto da millenni di mire da parte degli abitanti del pianeta rosso? Volendo pensare che i sopravvissuti di Marte ripararono tutti sulla Terra, dobbiamo comunque ammettere che una migrazione di profughi scampati alla distruzione del loro Mondo, avvenuta 10000 anni prima di Cristo non poteva passare inosservata nemmeno ai Terrestri del neolitico ed oltretutto, pensare che sia l'Uomo il vero ospite di questo pianeta, venuto qui dopo aver abbandonato Marte, non è coerente con il corso storico. Una specie tecnologicamente evoluta, migrata sulla Terra 12000 anni fa, non avrebbe avuto motivo di avviare uno stile di vita quasi primitivo, dimenticando non solo le sue origini, ma anche le potenzialità tecnologiche a cui era giunta nel corso dell'evoluzione. Ancora una volta il buon senso ci porta verso una soluzione diversa. Che Marte sia stato sconvolto nel suo assetto ecologico 12000 anni fa o milioni di anni fa, a questo punto è poco importante. La comunanza di simbologie fra i reperti di Cydonia e quelli di Giza indica che QUALCUNO fu l'artefice di entrambe i progetti. Non è detto che una specie aliena, una volta giunta nel sistema solare, si interessasse solo alla Terra in virtù delle sue condizioni climatiche. Gli alieni non sono barbari alla ricerca del BEL PAESE; questo non mi stancherò di ripeterlo ad altri ricercatori che vedono nella presenza aliena solo una minaccia per la nostra specie. Ci troviamo di fronte ad intelligenze altamente progredite, le quali non hanno bisogno dell'habitat terrestre per sopravvivere. L'esplorazione che portò all'edificazione dei megaliti marziani dovette svolgersi su tutto il sistema planetario orbitante intorno al sole e le costruzioni di Cydonia forse rappresentavano una delle basi operative dei visitatori. Sono state avanzate molte ipotesi alternative sulla funzione delle piramidi; fra queste troneggia quella che identifica in esse dei giganteschi radiofari, capaci di captare segnali radio, amplificarli, utilizzarli come fonte di energia ed al tempo stesso di emettere segnali di risposta che guidassero altri astronauti lungo le loro rotte siderali. Le piramidi di Giza avrebbero potuto rappresentare solo una maglia di un complesso, includente altri radiofari, disposti a reticolo nel sistema solare, fino a formare un fitto sistema di coordinate. Forse Marte rappresentava un punto cruciale del sistema, per questo le sue installazioni erano più estese e complicate. Esseri intelligenti provenienti dagli spazi interstellari avrebbero potuto creare queste enormi opere architettoniche, non solo per il gusto di edificare, ma anche e fondamentalmente obbedendo a precise esigenze funzionali. La comunanza di simboli numerici ci illustra le leggi matematiche di questi esseri, leggi che l'Uomo ha ereditato, forse apprendendole dagli alieni stessi, mascherati nei panni di creature divine. Quanto alla sfinge ed alle sue fattezze umane, possiamo credere che i visitatori non fossero così diversi dall'Uomo ed abbiano pensato di lasciare un'immagine del loro aspetto, esattamente come noi oggi facciamo, inviando nello spazio sonde contenenti l'immagine della coppia uomo-donna. In sintesi potremmo trovarci di fronte ad un'opera multifunzionale, destinata a creare un sistema interplanetario di segnali ed al tempo stesso a comunicare a chi l'avesse osservata la natura dei suoi creatori. N.B. La Sezione Campana del Centro Ufologico Nazionale ha avviato un'indagine sui reperti della Piana di Cydonia e sul loro possibile significato. Chiunque sia interessato a fornire un proprio contributo, esprimendo opinioni, proponendo tesi o fornendo ulteriori informazioni sul caso, può contattare l'autore del presente articolo, scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica: colamine@tiscalinet.it.

Spazio: il mistero delle sonde Pioneer. Chi le spinge lontane?
di Richard Stenger, CNN

SPAZIO (CNN) -- Una forza sconosciuta che sembra spingere una paio di sonde spaziali lontane dai propri obiettivi, ha lasciato gli astronomi alle prese con un oscuro mistero, che sembra sfidare le comuni leggi della fisica. Le navicelle spaziali Pioneer 10 e il Pioneer 11, che per decenni hanno viaggiato tranquillamente in direzioni opposte del sistema solare, hanno coperto uno spazio significativamente inferiore a quanto avrebbero dovuto, secondo i calcoli degli astronomi. Un team di ricercatori della Nasa - l'agenzia spaziale americana - ha tentato sistematicamente ma senza successo di determinare cosa possa aver decelerato la corsa delle due navicelle della Nasa. "Qualcosa le sta rallentando - ha detto John Anderson, scienziato del Jep Propulsion Laboratory di Pasadena, in California - E non siamo riusciti a scoprirne la causa. La decelerazione è superiore a quanto ci si aspetterebbe dalla gravità newtoniana". La resistenza viene da una forza misteriosa Dall'epoca del lancio, all'inizio degli anni '70, le sonde hanno di gran lunga superato il pianeta Giove. Ma gli astronomi sono stati in grado di misurare con gran precisione le traiettorie e le distanze della coppia di sonde. Dopo aver notato che il Pioneer 10 era inaspettatamente rimasto indietro nel suo viaggio spaziale lontano dal sole, però, gli scienziati hanno supposto che un oggetto sconosciuto possa aver avuto un'influenza sulla sonda. Ma hanno dovuto ricredersi quando si sono accorti che una forza misteriosa si stava comportando alla stessa maniera anche nei confronti del Pioneer 11, che si trovava dall'altra parte del sistema solare. "E' la stessa grandezza e la stessa direzione, diretta cioè verso il sole - ha spiegato Anderson - La forza punta al sole in entrambi i casi". Gli scienziati hanno studiato la variazione Doppler dei segnali radio per calcolare le distanze delle sonde. Dopo un'analisi approfondita, hanno respinto l'idea che la causa della spinta in senso inverso fosse causata da un errore negli strumenti di bordo, dalla perdita di propellenti o da piccole emissioni di calore. Forse la navicella spaziale ha prodotto inavvertitamente una forza sconosciuta che risulta ancora incomprensibile, ha detto Anderson. Forse gli scienziati dovranno riesaminare le premesse fondamentali sulle leggi della fisica. "Nessuno ha ipotizzato una spiegazione convenzionale", ha aggiunto Anderson, secondo cui una delle ragioni possibili è "una modificazione della gravità". Pioneer manda segnali scioccanti Lanciate all'inizio degli anni '70, le Pioneers sono state le prime sonde a esplorare il sistema solare più lontano, sbalordendo il mondo con le loro immagini ravvicinate di pianeti giganti come Giove, Saturno, e dei loro satelliti. Pioneer 10 - che ha da tempo superato l'orbita di Nettuno - lo scorso aprile ha stupito gli astronomi, quando è riuscitaa inviare una trasmissione alla Terra, così come le era stato comandato. Le comunicazioni radio con Pioneer 11, invece, si sono interrotte nel 1995. Gli scienziati non sono riusciti a calcolare gli effetti della gravità su altre sonde che navigano nello spazio lontano, come Voyager I o Voyager 2, perché queste impiegano un sistema diverso di orientamento e propulsione. Anderson e colleghi hanno presentato il proprio lavoro sulla rivista Physical Review D. Le loro scoperte sono disponibili sul sito internet del Los Alamos National Laboratory: http://www.xxx.lanl.gov.

Fausto Segarelli rete CUN

 

OOPART (Out of place artifacts = Oggetti fuori posto)

Meccanismo di Antikitera, cioè una specie di orologio o calcolatore metallico, con tanto di ingranaggi, scoperto al largo dell'omonima isola, a sud del peloponneso (Grecia) datato circa 2000 anni fa

Un'impronta fossile di un piede umano (con tanto di stivale) datato circa 500.000 anni fa scovato nel Minnesota

Un foro perfettamente circolare (probabilmente di una pallottola) su di un cranio di un bisonte (10/12000 anni fa) scoperto in Urss

Teschi di cristallo, lavorati e tagliati alla perfezione (periodo inca, circa 4/5000 anni fa, ma qualcuno sostiene siano più antichi)

Delle sfere in pietra scoperte in Amazzonia, perfettamente levigate e che sembrano la riproduzione del sistema solare

Dischi in alluminio rinvenuti in una tomba Ming (Cina) risalente a circa 2000 anni fa (l'alluminio è stato scoperto a inizio 1900)

Statuetta in terracotta raffigurante un uomo bianco, rinvenuto in una tomba atzeca risalente al 1800 a.c.

Resti di navi (probabilmente vichinghe, ma potrebbero essere anche fenicie) rinvenuti a Terranova, tra Canada e USA

Una vite in Tungsteno trovata all'interno di una roccia (lo ha già dtto Alf) datata non meno di 500000 anni fa

Geroglifici su di una trave sul Tempio di Abidos (Egitto) raffiguranti un elicottero, 2 aerei e un sottomarino (2500 a.c. circa)

Fori da trapanazione presenti nel granito sul sito di Giza (Egitto) datati all'epoca faraonica (o antecedenti) 2500 a.c.

Tomba di Palenque (Messico) in cui è raffigurato un uomo in apparente assetto di volo su di una macchina (4/5000 anni fa)

Resti di rocce fuse a migliaia di gradi (vetrificate) in India, Pakistan e deserto dei Gobi (Mongolia) datate 5/6000 anni fa

 

ALIENI-UMANI: COSÌ DIVERSI MA COSÌ UGUALI
di Andrea Gemmato, Dipartimento scientifico CUN Taranto.

In ogni caso, o quasi, di abduction, o comunque di incontro ravvicinato con una entità extraterrestre, abbiamo avuto da parte del testimone un ritratto più o meno fedele delle entità "rapitrici", con i loro tratti somatici e le loro caratteristiche. Ma volendo andare a ritroso nel tempo prima delle abductions, quando la gente incominciava a parlare di "piatti volanti" e dei relativi occupanti, si troverà anche in questi casi un riscontro di questa vicenda. Comunque sia, la descrizione è sempre stata più o meno simile: una testa, due occhi, un naso, una bocca, due orecchie, insomma con un corpo simmetrico, come il nostro. Questo era comprensibile più di quarant'anni fa, quando, non avendo ancora visto nessuna forma di vita intelligente simile alla nostra, si ipotizzavano questi presunti alieni come esseri quasi uguali a noi sotto il punto di vista evolutivo. Ma adesso, con lo "scoppio" dell'epidemia abduction, abbiamo avuto la conferma di quello che si pensava quarant'anni or sono. Adesso siamo circondati da grigi, rettiloidi, insettoidi, nordici che, qualunque sia il loro aspetto (anche androide, vedi il caso di Pascagoula e molti altri), assumono sempre una fisionomia simmetrica come la nostra, e non ci sogneremmo mai di trovarci un giorno circondati da strane amebe fluorescenti o chissà cosa. Questa immagine, che è ormai entrata a far parte del pensiero comune, ci conduce ad una constatazione di maggior rigore scientifico (come sarebbe più adeguato per noi): e cioè che in qualsiasi luogo questi esseri si siano sviluppati, hanno sempre subito l'effetto di una sorta di "selezione naturale aliena" e che in conseguenza di ciò, si sono evoluti. Andando oltre con il ragionamento, facendo una constatazione logico-deduttiva, possiamo affermare che se queste creature sono davvero superiori a noi da un punto di vista tecnologico-evolutivo (e il se è d'obbligo, senza scartare l'ipotesi ameba), allora anche noi ci stiamo evolvendo secondo uno schema ormai consolidato, e quindi, a meno che non ci sia l'estinzione della razza umana per i motivi ambientali che tutti noi conosciamo, potremo diventare evolutivamente simili a quelli che noi oggi chiamiamo alieni. D'altronde è stato accertato scientificamente che l'uomo, andando avanti con lo sviluppo, nel futuro sarà simile nell'aspetto esteriore ai nostri grigi (volume cranico maggiore, olfatto ridotto sensibilmente ed altro). Forse più semplicemente siamo una delle tante razze presenti nello spazio che seguirà il suo percorso evolutivo come lo hanno già seguito altre razze che sono perciò più evolute rispetto a noi. Quale possa essere poi il rapporto che intercorre tra queste razze e la storia della loro creazione non sono argomenti da poter trattare in questa sede, vista la loro complessità. Per nostra sfortuna, quando si trattano certi argomenti incominciano a essere messi in discussione tutti i dogmi che la scienza ufficiale ci ha propinato fino ad ora, perdendo quella poca certezza di cui oggi andiamo tanto fieri. Già ora rimane ancora un mistero l'evoluzione dell'uomo, che la scienza vuole farci passare per "appurata", la mancanza dell'anello di congiunzione tra l'uomo e la scimmia più evoluta, il nostro misterioso DNA che nasconde sempre nuove sorprese e notizie del passato, DNA che potrebbe, un giorno, farci rendere conto che la nostra storia non è quella che ci hanno fatto credere e che il nostro, è stato un passato poco "umano".

 

SOBOLKO, IL MISTERIOSO "LAGO DELLA PAURA"
Centinaia di uomini e di animali sarebbero scomparsi inghiottiti dalle acque

MOSCA: Mostri sopravvissuti alla preistoria, Ufo, eccessiva immaginazione o più semplicemente un misterioso fenomeno naturale, ma il fatto è che da anni in un piccolo lago della Siberia sudorientale scomparirebbero uomini e animali, a centinaia. Dopo ripetute denunce, si è deciso finalmente di fare qualcosa: una missione di scienziati russi, incaricata dal governo locale della repubblica dei Buriati, terra di sciamani e di leggende, si sta infatti organizzando per compiere una missione in piena regola in agosto per tentare di svelare il segreto del lago Sobolko. I locali lo chiamano ormai "il lago della paura" .Negli ultimi l0 anni sono scomparse senza lasciar traccia centinaia di persone (25, sembra, solo negli ultimi 24 mesi) nonchè almeno 300 cavalli e 500 vacche portate ad abbeverarsi e misteriosamente inghiottite dalle acque profonde del lago. Le autorità del capoluogo di Ulan-Ude hanno cominciato a prendere sul serio le numerose segnalazioni e denunce ed hanno quindi promosso una missione scientifica formata da idrologi, biologi, medici e microbiologi per cercare di capire cosa stia succedendo nel piccolo lago dove di notte brillano strane luci rosate. Le strane luci, secondo gli scienziati, sarebbero dovute all'esistenza di fonti termali oppure ad una frattura della crosta terrestre sul fondo del lago, ma per gli abitanti locali non è così semplice. Aiutati dall'abitudine a convivere con spiriti e forze misteriose della natura, vociferano infatti di Ufo che di notte sorvolerebbero lo specchio lacustre per inabissarsi a grande velocità e senza alcun rumore. "Che stia accadendo qualcosa di strano è certo", dice Viktoria Logovina, giornalista di un quotidiano locale che di recente si è occupato della storia. "È da troppo tempo che si parla di questi fatti per trattarsi di pure invenzioni. Speriamo che la commissione scientifica riesca a darci una risposta" .

Fonte: Il Corriere del Ticino del 10.07.2001

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