Intervista al fisico quantistico Michio Kaku, del City College di New York

Il fisico quantistico Michio Kaku spiega perché l’idea di spostarsi dal nostro universo a un altro non sia solo un sogno.

«La teoria delle stringhe, un’idea di Einstein, mostra quante cose sfuggano alla scienza classica, troppo pronta a dire " è impossibile"».

«Si chiama "Ponte di Einstein-Rosen", il canale attraverso il quale si potrebbe passare da un mondo all’altro. È uno dei tanti sviluppi potenzialmente "strani" e per ora difficilmente comprensibili della fisica quantistica, ma che presto potrebbe portarci a riconsiderare lo spazio-tempo, grazie ai nuovi rivelatori spaziali di onde gravitazionali».


Un viaggio con la macchina del tempo? Non è più fantascienza, è un'ipotesi per ora poco probabile ma non impossibile, per il fisico quantistico Michio Kaku, del "City College" dell'Università di New York, "co-autore" della rivoluzionaria «teoria delle stringhe» o «teoria del tutto». Come tanti suoi colleghi del "CalTech", del "Mit" e di "Princeton", è impegnato su fronti di ricerca che stanno molto al di là della fisica tradizionale. Studia gli universi paralleli e «le undici dimensioni "extra"».

Professor Kaku, lo spazio classico è a tre dimensioni: lunghezza, larghezza e altezza. Possono esisterne altre?

«Le dimensioni "extra" sono una possibilità logica. Nessuna teoria fisica le esclude. La stessa cosa possiamo dire degli universi paralleli».

L'astronomo Ken Croswell attacca gli astrofisici quantistici. «È troppo comoda - dice - la loro posizione: finché non scoprono qualcosa, possono dire ciò che vogliono, e nessuno può dimostrare che hanno torto». Lei come risponde?

«E io replico: non è affatto da escludere che gli universi paralleli vengano dimostrati, in un prossimo futuro. Del resto, anche dei buchi neri abbiamo soltanto prove indirette».

Lei afferma che i buchi neri (stelle collassate, la cui forza di attrazione gravitazionale non lascia sfuggire neanche un raggio di luce) potrebbero essere una porta per passare in un universo diverso dal nostro...

«Dobbiamo considerare, prima di tutto, la crescente potenza degli strumenti di cui la ricerca si sta dotando. Questi mezzi rivoluzionano le nostre conoscenze dell'universo. Quando il satellite "Wmap" (Wilkinson Microwave Anisotropy Probe) ci ha dato una mappa della radiazione generata dal "Big Bang", la rivista "Time" ha scritto: "Abbiamo l'eco della Creazione". Questi strumenti hanno registrato il bagliore che ha riempito l'universo. Quella luce ha percorso più di tredicimila miliardi di chilometri per arrivare sulla Terra».

Occorreranno ben altri strumenti per cambiare l’universo.

«Non possiamo cambiare l’universo, possiamo cambiare le nostre conoscenze, che, come l’universo, sono in continua evoluzione.
I veri strumenti del futuro, i poderosi rivelatori spaziali di onde gravitazionali, ci aiuteranno a verificare la teoria delle stringhe e ad arrivare a "leggere nella mente di Dio" come diceva Einstein. La teoria delle stringhe non è stata ancora verificata ma è oggetto di decine di migliaia di articoli scientifici».

Può spiegarcela? È la "teoria del tutto" che Einstein aveva cercato invano?

«Una stringa è come una corda di violino, ma cento miliardi di miliardi di volte più piccola di un protone. Non è fatta di atomi, perché sono le stringhe gli elementi indivisibili alla base di tutta la materia. La stringa vibra e, a secondo della risonanza, abbiamo una particolare particella. La teoria dovrebbe incorporare la meccanica quantistica e la relatività generale, includendo e spiegando tutte le leggi della natura».

Si dice che gli universi paralleli siano figli di Einstein. Ma perché, per più di mezzo secolo, la scienza non si è occupata né di universi paralleli né di passaggi da un universo all'altro?

«Le equazioni di Einstein sono un "lievito" che farà ancora crescere la conoscenza. Da tanti decenni gli studiosi si sono accorti che, dentro le intuizioni einsteiniane, ci sono non pochi sviluppi potenzialmente "strani" (per la fisica classica). Ora molti fisici si rendono conto che, all'interno di ogni buco nero che collassa, possono trovarsi i "semi" di un nuovo universo. Si chiama "Ponte di Einstein-Rosen", il canale attraverso il quale si potrebbe passare da un universo all'altro. E ne avranno bisogno le generazioni del futuro remoto».

Perché?

«Fra miliardi di anni, ci accorgeremo che è una vera fortuna che il nostro universo sia uno dei tanti creati, come bolle nell'oceano dell'"iperspazio". Perché il nostro universo in espansione sarà diventato spaventosamente gelido. E la nostra civiltà, per sopravvivere, dovrà trasferirsi in un nuovo universo, giovane e caldo, oppure farsi traghettare in un passato dalle temperature certamente più dolci. Si potrebbe condensare tutta l'informazione intelligente del nostro universo e "riportarla" nel "Ponte di Einstein-Rosen", per depositarla in un'altra dimora. Questi anni di studi d'avanguardia sono magnifici per la fisica».

Quali traumi comporterà la migrazione in un universo parallelo?

«Beh, non dimentichiamo che il nostro pianeta è "il più grande pranzo gratis che ci sia stato offerto", e che incoscientemente stiamo distruggendo».

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