Il Cielo stellato

 

Indroduzione

Il cielo è diviso in 88 zone, note come costellazioni, che servono per localizzare la posizione degli oggetti sulla volta celeste. Normalmente fra le singole stelle di una costellazione non esiste alcun legame fisico: anche se vengono osservate nella stessa direzione, in realtà tali stelle si trovano a distanze molto differenti da noi.

Le costellazioni si presentano con forme e dimensioni nettamente diverse La costellazione più estesa, Hydra (il serpente marino), si presenta come una figura lunga e sinuosa che ricopre un'area celeste 19 volte maggiore di quella della Croce del sud, Crux, la costellazione più piccola. Alcune costellazioni, per esempio Orion, sono formate da stelle luminose che tracciano un disegno facilmente riconoscibile, mentre altre sono deboli e difficili da identificare.

La tradizione di suddividere il cielo in costellazioni risale a migliaia di anni fa, quando i popoli antichi assegnarono a certi disegni tracciati dalle stelle i nomi delle loro divinità, dei loro eroi o di animali favolosi. Con poche eccezioni, tali disegni presentano una scarsissima somiglianza con i personaggi e gli animali che dovrebbero rappresentare; le connessioni sono simboliche piuttosto che letterali.

I greci antichi stabilirono un insieme di 48 costellazioni comprendendo le 12 dello zodiaco, che vengono attraversate dal Sole annualmente nel suo cammino in cielo (la traiettoria del Sole è nota come eclittica). Diverse altre costellazioni vennero aggiunte in tempi successivi.

I primi cartografi del cielo disegnarono le figure delle costellazioni in modo arbitrario, poiché non esisteva una forma ben stabilita per ognuna, e neppure un elenco delle costellazioni accettato da tutti. Ogni cartografo era libero di inventare ed introdurre nuove costellazioni, e di correggere o di omettere le invenzioni altrui. Spesso le figure delle costellazioni venivano a sovrapporsi l'una all'altra e talvolta la medesima stella veniva assegnata a due costellazioni contigue.

Questa situazione confusa durò fino al 1930, quando l'Unione Astronomica Internazionale, l'ente che governa l'astronomia, adottò la lista di 88 costellazioni oggi in uso, e stabilì i confini esatti di ognuna. Non esiste una ragione particolare che giustifichi perché le costellazioni siano 88, o perché debbano avere la forma che hanno. Diversamente dai paesi della Terra, i nomi ed i confini delle costellazioni non cambieranno verosimilmente fino a quando il lento, costante movimento delle stelle, detto moto proprio, renderà irriconoscibili le forme delle costellazioni attuali, fra migliaia di anni.

Splendore delle stelle

Lo splendore delle stelle viene espresso mediante la magnitudine (abbreviazione mag.) Questo sistema venne introdotto dall'astronomo greco Ipparco nel secondo secolo a.C. Egli suddivise le stelle in sei classi di splendore, dalle più luminose (prima magnitudine) alle più deboli visibili a occhio nudo (sesta magnitudine). Ai nostri giorni lo splendore stellare viene misurato fino al centesimo di magnitudine da strumenti sensibili detti fotometri. Una differenza di cinque magnitudini viene attualmente definita come esattamente uguale ad una differenza di splendore di 100 volte; perciò, a ogni variazione di una magnitudine corrisponde una variazione di splendore pari alla radice quinta di 100, che vale approssimativamente 2,5. La tabella sotto mostra la differenza di splendore che corrisponde ad una data differenza di magnitudine. Alle stelle più splendenti per oltre 2,5 volte quelle di mag. 1 vengono assegnate magnitudini negative (segno meno); per esempio Sirio, la stella più luminosa del cielo, ha magnitudine –1.46. Alle stelle più deboli della mag. 6 vengono assegnate magnitudini positive progressivamente più grandi. Gli oggetti più deboli visibili con i telescopi dal suolo hanno magnitudini di circa 24.

La magnitudine degli oggetti diffusi, come gli ammassi stellari, nebulose, galassie e comete è più difficile da quantificare rispetto a quella di una stella. Lo splendore di un oggetto diffuso viene espresso normalmente come se tutta la sua luce fosse concentrata in un punto, simile ad una stella.

Pertanto una galassia di mag. 9 ha la stessa luminosità di una stella di mag. 9 osservata "fuori fuoco", la cui luce è sparsa su un'area uguale a quella della galassia. Il modo migliore per stimare lo splendore degli oggetti diffusi consiste nel confrontarli con l'immagine sfocata volutamente di una stella di magnitudine conosciuta.

Corrispondenza tra differenza di magnitudine e differenza di splendore

Differenza di magnitudine

Differenza di splendore

0,5 1,6
1,0 2,5
1,5 4,0
2,0 6,3
2,5 10
3,0 16
3,5 25
4,0 40
5,0 100
6,0 250
7,5 1000
10,0 10000
12,5 100000
15,0 1000000

 

I nomi delle stelle

Esistono parecchi sistemi diversi per identificare le stelle e di conseguenza una medesima stella può essere indicata in più modi. Molte fra le stelle più splendenti hanno un nome proprio di origine araba, greca o latina; Altair, Sirius e Regulus sono esempi dei tre casi. Un altro sistema comunemente usato consiste nell'indicare le stelle più brillanti di una stessa costellazione con una lettera greca; tale sistema è stato introdotto nel 1603 dal cartografo tedesco del cielo Johann Bayer, cosicché le lettere greche applicate alle stelle sono conosciute come lettere di Bayer. Per esempio, Sirius è conosciuta anche come Alfa Canis Majoris, e ciò significa che è la stella Alfa nella costellazione Canis Majoris (si noti che viene usata la forma genitiva per il nome della costellazione quando si fa riferimento ad una stella con la sua lettera di Bayer). Le stelle che non possono essere indicate in uno dei modi suddetti possono esserlo con un numero, chiamato numero di Flamsteed (per esempio 19 Lyncis), perché il sistema è stato introdotto in un catalogo compilato dal primo Astronomo Reale inglese John Flamsteed (1646-1719). Le stelle più deboli sono elencate con il numero loro assegnato in ognuno dei diversi cataloghi stellari.

Diversi astronomi hanno compilato anche liste specifiche per tipi particolari di stelle, come stelle doppie, stelle vicine, nane bianche e tali cataloghi forniscono un'ulteriore sorgente per la nomenclatura. Le stelle variabili hanno una nomenclatura tutta particolare. Quelle che non rientrano in uno dei sistemi sopraccitati sono indicate con una o due lettere romane (per esempio: W Virginis, RR Lyrae); quando tutte le combinazioni di lettere possibili sono state usate, le stelle variabili in una costellazione vengono indicate con la lettera V ed un numero, per esempio V 1500 Cygni.

Oggetti come gli ammassi stellari, le nebulose e le galassie hanno propri sistemi di nomenclatura: quelli più comuni sono i numeri M e NGC. I numeri M derivano da un catalogo comprendente più di 100 ammassi e oggetti nebulari compilato nel diciottesimo secolo dall'astronomo francese Charles Messier. I numeri NGC sono quelli del New General Catalogue of Nebulae and Clusters of Stars, pubblicato nel 1888 dall'astronomo danese J.L.E. Dreyer. Due supplementi al NGC, chiamati Index Catalogues, vennero stampati nel 1895 e nel 1908; gli oggetti elencati in questi si indicano con i numeri IC. Alcuni oggetti hanno sia un numero M sia quello NGC.

Tipi di stelle

Le stelle sono globi di gas incandescente, simili al Sole, ma tanto lontane da apparire soltanto come dei punti luminosi anche con i più grandi telescopi. Tuttavia, analizzando la luce stellare, gli astronomi sono pervenuti a stabilire che le stelle presentano una vasta gamma di dimensioni, temperature, colori e luminosità. Le stelle più grandi, dette opportunamente giganti e supergiganti, hanno un diametro centinaia di volte più grande di quello del Sole, cosicché potrebbero contenere l'orbita della Terra se venissero poste dove si trova il nostro Sole. Le stelle di tali enormi dimensioni sono in uno stadio evolutivo più avanzato del Sole, che a sua volta si gonfierà diventando una gigante rossa verso la fine della sua esistenza. Le supergiganti differiscono dalle giganti ordinarie perché hanno una massa maggiore. All'altra estremità della scala dimensionale si trovano le nane rosse, che hanno un diametro pari a circa un decimo di quello del sole; si tratta di stelle che sono nate con una massa molto inferiore di quella solare. Più notevoli di tutte sono poi le superdense nane bianche, che hanno la massa del Sole compressa in una sfera con le dimensioni della Terra. Si ritiene siano costituite dal nucleo centrale di una precedente gigante rossa spogliato dagli strati esterni di gas rarefatto, che la stella avrebbe disperso nello spazio.

I colori delle stelle

Non tutte le stelle sono bianche come sembra al primo sguardo. Un'analisi più attenta rivela che le stelle presentano un'ampia gamma di colori, dall'arancio cupo attraverso il giallo fino al bianco-azzurro. Il colore di una stella dipende dalla sua temperatura superficiale, con le più fredde che appaiono più rosse e quelle più calde più azzurre. Pertanto il colore di una stella è un indice della sua natura fisica. Le stelle dai colori più spiccati sono le giganti rosse come Betelgeuse in Orion, Aldebaran in Taurus e Antares in Scorpius. Il colore stellare appare più evidente al binocolo o con i telescopi rispetto all'occhio nudo. Particolarmente affascinanti sono le stelle doppie nelle quali i colori appaiono contrastanti.

Distanze stellari

parallasse.jpg (14015 byte) Le distanze di stelle e galassie vengono misurate normalmente in anni luce (abbreviato a.l.), o in parsec; l'anno luce è la distanza percorsa in un anno da un raggio luminoso, che si propaga alla velocità di 300'000 km al secondo. Un a.l. equivale a 9'500 miliardi di km.

Le distanze delle stelle più vicine possono essere misurate direttamente in base alla tecnica della parallasse, che richiede la misura precisa della posizione di una stella, rispetto al fondo del cielo, osservata da punti diametralmente opposti dell'orbita terrestre. Uno spostamento della posizione stellare vista dai due punti (sui due lati del Sole, a sei mesi di distanza) rivela la distanza della stella, e le stelle a noi più vicine denotano i valori più grandi di variazione parallattica. Una stella che si trovasse alla distanza di 3,26 a.l. mostrerebbe una parallasse di un secondo d'arco; perciò la distanza di 3,26 a.l. è conosciuta come un parsec (abbreviazione per parallasse di un secondo). In pratica, nessuna stella è così vicina; la più prossima a noi, Alfa Centauri, ha una parallasse di 0,76 secondi d'arco, cioè una distanza di 4,3 a.l.

Al di là di circa 100 a.l. le parallassi stellari sono troppo piccole per essere accuratamente misurate con i telescopi dal suolo. Gli astronomi ricorrono pertanto ad un metodo indiretto che comporta la stima della luminosità della stella in base alle caratteristiche del suo spettro; in questo modo gli astronomi possono spingere le misure a grande distanza, in dipendenza dallo splendore della stella. Questo metodo è soggetto ad errori notevoli, ma è la sola tecnica disponibile per stabilire la distanza dalla maggior parte delle stelle.

Stelle variabili

Alcune stelle non presentano uno splendore costante, ma variano in periodi che possono essere di ore, di settimane o anche di anni. Lo splendore di una stella viariabile può essere stimato per confronto con stelle vicine che non cambiano di luminosità.

La causa più comune per la variazione è l'effettiva pulsazione in grandezza della stella, conseguente a una sua instabilità. Una classe famosa di variabili pulsanti è quella delle Cefeidi, così chiamate dal loro prototipo, Delta Cephei. Si tratta di stelle supergiganti gialle che pulsano regolarmente ogni pochi giorni o settimane. La loro importanza per gli astronomi dipende dal fatto che il loro periodo di pulsazione è direttamente correlato con la loro luminosità: le Cefeidi più luminose pulsano in un periodo più lungo. Ne segue che, misurando il periodo di pulsazione di una Cefeide, si può stabilire accuratamente la sua luminosità e, confrontando la luminosità con lo splendore visibile da Terra, si ricava la distanza. Le Cefeidi sono perciò uno strumento importante per calibrare le distanze nell'universo.

Benché importanti, le Cefeidi sono relativamente rare. Il tipo più abbondante di stelle variabili è in effetti quello delle giganti e supergiganti rosse, che presentano virtualmente tutte qualche forma di variabilità dovuta a pulsazioni in grandezza, senza tuttavia avere la rigida periodicità delle Cefeidi; un esempio famoso di gigante rossa variabile è Omicron Ceti, nota popolarmente come Mira. Alcune stelle variabili rosse, come la supergigante Betelgeuse, non hanno una periodicità riconoscibile.

Un tipo completamente diverso di stelle variabili è costituito dalle binarie a eclisse. Si tratta di due stelle in orbita reciproca fra loro, una delle quali vista da Terra passa periodicamente davanti all'altra. Ogni eclisse di una stella da parte dell'altra provoca una diminuzione della luce totale da noi ricevuta.

La più famosa binaria a eclisse è Algol, nota anche come Beta Persei. Le più spettacolari di tutte sono però le variabili eruttive, che subiscono improvvisi e spesso enormi cambiamenti di emissione luminosa, in particolare nel caso di novae e supernovae. Si pensa che una nova sia una stella doppia stretta, in cui uno dei membri è una nana bianca; gas emessi dal compagno cadono sulla nana bianca, dove si incendiano in forma esplosiva, provocando un aumento temporaneo della luce stellare di migliaia di volte. Nell'esplosione di una nova la stella non viene distrutta; alcune novae sono state viste esplodere più di una volta, e forse tutte le novae possono essere ricorrenti. Frequentemente queste stelle vengono scoperte da astronomi dilettanti.

Ancora più spettacolari delle novae normali sono le supernovae, cataclismi celesti che annunciano la morte di una stella massiccia. In una supernova la stella conclude la sua vita scagliando particelle nello spazio e brillando temporaneamente luminosa quanto migliardi di stelle normali. Dov'è esplosa una supernova si può vedere il residuo stellare che si allontana nello spazio, come nella Crab Nebula del Toro e nella Nebulosa Velo del Cigno. Per diventare una supernova, una stella deve avere una massa parecchio più grandel del nostro Sole. L'ultima supernova interna alla nostra Galassia è stata vista nel 1604, e da tempo siamo in attesa di un'altra.

Stelle doppie e multiple

stelladoppiaottica.jpg (7253 byte) Quando vengono esaminate con i telescopi si trova che molte stelle non sono singole, come sembrano ad occhio nudo, ma sono accompagnate da uno o più compagni. In alcuni casi le stelle non sono realmente collegate, ma giacciono per caso sulla medesima linea visuale; in questo caso si parla di doppia ottica. Ma nella gran maggioranza dei casi le stelle sono legate dalla gravità e orbitano ognuna intorno all'altra, in un periodo che dipende dalla reciproca distanza. Una coppia di stelle unite in questo modo si dice sistema binario; talvolta intere famiglie di tre o più stelle possono essere intercollegate per gravità, e si diranno stelle multiple. La separazione apparente di due stelle in una doppia viene misurata in secondi d'arco. Ci sono 60 secondi (") in un minuto (') di arco, e 60 minuti di arco in un grado (° ), cosicché un secondo d'arco misura 1/3600 di grado. Il diametro apparente della Luna è circa 30 minuti d'arco, o mezzo grado. Le doppie più larghe (quelle con separazioni di parecchi secondi d'arco o più) possono venire scisse nei piccoli telescopi o anche con i binocoli, ma se le componenti di una stella doppia sono ravvicinate, è necessaria un'apertura maggiore del telescopio per separarle. La stabilità dell'aria, detta seeing, è pure determinante per riuscire a separare le doppie strette. stelladoppiafisica.jpg (5218 byte)

Ammassi stellari

Talvolta le stelle si raggruppano in ammassi, che si presentano in due tipi principali: ammassi aperti e globulari. Gli ammassi aperti sono quelli meno densamente stipati, fra i due tipi; in genere hanno forma irregolare e contengono qualcosa come molte migliaia di stelle relativamente giovani; si trovano nei bracci a spirale della nostra Galassia. Esempi famosi sono gli ammassi delle Pleiadi (Pleiades) e delle Iadi (Hyades) in Taurus e il doppio ammasso in Perseus. Spesso gli ammassi aperti coprono mezzo grado di cielo o più, cioè sono uguali o maggiori del diametro apparente della Luna piena.

Gli ammassi globulari sono aggregazioni dense, sferiche che possono contenere centinaia di migliaia di stelle. Sono distribuiti in un alone intorno alla nostra Galassia, e quindi sono normalmente molto più lontani da noi degli ammassi aperti; in generale appaiono più piccoli ed è molto più difficile risolverli in stelle singole. Al contrario degli ammassi aperti, quelli globulari contengono molte fra le stelle più vecchie conosciute. Esempi famosi sono Omega Centauri, 47 Tucanae e M13 in Ercole.

Nebulose

Le nebulose sono nubi di gas e polvere nello spazio; alcune risplendono lucide, altre invece sono oscure. Nelle nebulose brillanti gas e polvere sono illuminati dalle stelle immerse in esse. Esempi famosi di nebulose lucide sono quella in Orion e la nebulosa Tarantola (nel Dorado). Viceversa, le nebulose oscure risultano visibili soltanto perché nascondono la luce emessa dagli oggetti dietro ad esse. Una ben nota nebulosa oscura è il Sacco di Carbone in Crux (la Croce del sud), che nasconde parte dei campi stellari della Via Lattea in quella regione. Alcune nebulose oscure si vedono come silhouette contro nebulose brillanti.

Nebulose planetarie

Le nebulose planetarie sono nubi di gas scagliate nello spazio da una stella centrale, simile al Sole, al termine della sua vita. Il loro nome è ingannevole, poiché non hanno nulla a che fare con i pianeti reali. Il nome venne assegnato, piuttosto, perché il loro aspetto ricorda spesso il disco di un pianeta visto attraverso un piccolo telescopio.

Via Lattea

Tutte le stelle visibili a occhio nudo fanno parte di un enorme sistema di almeno 100 miliardi di stelle, noto come Galassia (la nostra Galassia si scrive con la maiuscola per distinguerla dalle altre galassie). Le stelle più vicine a noi nella Galassia sono disperse più o meno casualmente nel cielo e disegnano le costellazioni. Le più distanti si ammassano in una debole fascia luminosa visibile attraverso il cielo nelle notti serene; questa è la Via Lattea. Talvolta Via Lattea si usa come sinonimo per la nostra Galassia. La nostra Galassia ha la forma di una spirale, con la maggior parte di stelle e nebulose concentrate nei bracci curvi che si allargano verso l'esterno da un nucleo centrale rigonfio. Ha un diametro di circa 100'000 a.l. ed il Sole si trova a 30'000 a.l. dal suo centro, che è localizzato per noi nella direzione della costellazione del Sagittario, una regione nella quale i campi stellari della Via Lattea sono particolarmente densi. Tutta la Galassia è in rotazione ed il nostro Sole impiega circa 250 milioni di anni per completare un'orbita intorno al suo centro.

Galassie

Le galassie sono distribuite nello spazio fino alla massima distanza che i più grandi telescopi possono indagare. Ognuna di esse è un aggregato di milioni o miliardi di stelle legate insieme dalla reciproca attrazione di gravità. Le galassie vengono classificate in base al loro aspetto, che presenta due forme principali: spirale ed ellittica. Le galassie spirali vengono suddivise in normali e barrate. La nostra Via Lattea è una spirale normale, come Andromeda, la famosa vicina, quasi gemella della nostra. La maggior parte delle galassie raggiungibili con i telescopi dei dilettanti sono spirali normali, con un nucleo centrale da quale si curvano i bracci verso l'esterno.

Le spirali barrate si differenziano perché hanno una sbarra diritta di stelle attraverso il centro; i bracci spiraliformi si staccano dalle estremità di tale sbarra. Rispetto a noi, le galassie spirali sono orientate sotto angoli differenti, e ciò determina il loro diverso aspetto al telescopio. Per esempio, una spirale vista frontalmente appare circolare al telescopio, mentre una visibile di profilo assomiglia ad un sigaro.

Le dimensioni delle galassie ellittiche presentano un'ampia distribuzione, dalle più massicce alla più piccole fra tutte le galassie. Il contorno è ellittico e non hanno bracci a spirale.

Esistono anche poche galassie di forma irregolare. Fra queste le due Nubi di Magellano, che sono galassie satelliti della Via Lattea, benché si intravveda una traccia di spirale nella Grande Nube di Magellano. Poiché le galassie sono deboli e diffuse, si possono vedere meglio con basso ingrandimento per aumentare il contrasto rispetto al fondo del cielo.

Posizioni e moti stellari

Sulla sfera celeste, gli equivalenti di longitudine e latitudine sono l'ascensione retta (A.R.) e la declinazione (dec.). L'ascensione retta si conta a partire dal punto in cui il Sole, nella sua traiettoria annua in cielo (l'eclittica), interseca l'equatore celeste, andando verso nord. Questo punto, detto equinozio vernale, è l'equivalente celeste del meridiano di Greenwich sulla Terra. L'ascensione retta si misura in direzione est dal punto vernale, attraverso tutto il cielo, in ore, da 0 a 24. Ogni ora di ascensione retta viene divisa in 60 minuti, e ogni minuto in 60 secondi.

La declinazione si misura in gradi nord e sud, sui meridiani celesti, da 0 gradi all'equatore a +90 gradi al polo nord celeste e –90 gradi al polo sud celeste. I poli celesti si trovano esattamente sopra i poli della Terra, e l'equatore celeste è visibile allo zenit dall'equatore terrestre. La posizione di una stella o di un qualsiasi altro oggetto celeste può essere dunque precisata in termini di ascensione retta e declinazione, esattamente come si fa con le coordinate di un punto sulla Terra.

I cartografi del cielo, però, devono affrontare due problemi che non riguardano i loro colleghi della Terra. Anzitutto, ogni stella si muove in modo lentissimo rispetto alle vicine; in secondo luogo, l'intero reticolo di coordinate si sposta a causa di un'oscillazione della Terra nello spazio. I movimenti delle stelle vengono definiti i loro moti propri. Con poche eccezioni, per esempio la stella di Barnard, i moti propri stellari sono così piccoli da risultare non percepibili nel corso della vita di un uomo se non mediante misure precise. Durante molte migliaia di anni questi moti agiranno in modo che, alla fine, le forme attuali delle costellazioni risulteranno completamente modificate, e le stelle appariranno sperdute nelle costellazioni vicine. Gli astronomi dovranno rivedere, un giorno, l'attuale nomenclatura di stelle e costellazioni.

L'oscillazione della Terra sul suo asse, detta precessione, determina lo spostamento del punto in cui l'eclittica interseca l'equatore celeste, un moto che si compie attraverso tutto il cielo in 26'000 anni. Perciò, le coordinate di ogni punto in cielo cambiano gradatamente, e si è soliti indicare le coordinate degli oggetti celesti rispetto ad una certa data di riferimento.

Pianeti

Nel cielo notturno, oltre alle stelle fisse si possono vedere anche i pianeti del nostro sistema solare. I pianeti brillano riflettendo la luce del Sole. Il pianeta più brillante, Venere, supera per splendore qualunque stella. Lo si vede frequentemente sorgere prima del Sole nelle luci dell'alba, e allora viene detto popolarmente la stella del mattino, oppure tramontare nel crepuscolo serale, e allora viene chiamato la stella della sera. Un piccolo telescopio rivelerà che Venere non è una stella, perché ci mostra un disco che presenta fasi diverse (simili a quelle della Luna) mentre orbita intorno al Sole. Il secondo pianeta per brillantezza è Giove, che al massimo di splendore può anch'esso eclissare qualsiasi stella. A differenza di Venere, che rimane sempre vicino al Sole, Giove può essere visto in ogni parte del cielo. Anche un binocolo consente di vedere le sue quattro lune più luminose (Io, Europa, Ganimede, Callisto) che gli girano intorno incessantemente, cambiando posizione da una notte all'altra.

Anche Marte e Saturno possono mettersi ben in evidenza nel cielo notturno. Marte si nota per il suo spiccato colore rosso, ma è deludente per i telescopi amatoriali a causa delle piccole dimensioni. Saturno, al contrario, è forse lo spettacolo telescopico più bello di tutti, essendo circondato da una serie di anelli, composti da palle di neve che gli orbitano intorno come uno sciame di minuscole lune. Mercurio è un oggetto sfuggente, mai abbastanza lontano dal Sole per essere facilmente visibile, e Urano, Nettuno e Plutone sono distanti e deboli.

Meteore

Talvolta si vede una brillante traccia luminosa dardeggiare attraverso il cielo, per non più di un secondo; si tratta di una meteora, popolarmente nota come stella cadente. Le meteore non hanno niente a che fare con le stelle; si tratta in realtà di grani di polvere che bruciano per attrito quando penetrano a grande velocità nell'atmosfera superiore della Terra. Noi non vediamo il grano di polvere, ma piuttosto la traccia di gas caldo che esso produce, bruciando completamente ad un'altezza di circa 100 km.

Qualche meteora si può vedere ogni sera senza binocolo in una qualunque notte serena; queste apparizioni casuali sono conosciute come meteore sporadiche. Ma parecchie volte ogni anno la Terra attraversa sciami di polvere interplanetaria, che provocano una pioggia o uno sciame di meteore. I membri di uno sciame sembrano tutti giungere da una piccola zona celeste, detta radiante. Lo sciame prende il nome dalla costellazione in cui si trova il radiante, per esempio le Geminidi sembrano irradiarsi da Gemini. Un'eccezione è costituita dalle Quadrantidi, che si irradiano da una zona celeste occupata un tempo da Quadrans Muralis, una costellazione defunta, o meglio oggi assorbita come barte del Bootes. Una pioggia di meteore può persistere per giorni o anche per settimane quando la Terra attraversa lo sciame di polveri, ma normalmente il picco di attività è limitato a una notte particolare.

Nel caso delle piogge più ricche, come le Perseidi in agosto, si possono vedere decine di meteore all'ora. Talvolta le meteore esplodono lungo la traiettoria, diventando abbastanza splendenti per proiettare ombre. Alcune meteore lasciano una coda che svanisce lentamente. Il numero di meteore in uno sciame viene espresso mediante la frequenza oraria zenitale (in sigla ZHR, da Zenithal Hourly Rate); si tratta del numero di meteore che un osservatore dovrebbe vedere ogni ora se il radiante fosse esattamente sopra di lui sulla verticale: in pratica ciò avviene raramente e quindi il numero effettivo di meteore viste sarà minore di ZHR. Inoltre, se le condizioni non sono perfette, il numero di meteore viste risulterà ancora ridotto. I principali sciami di meteore sono elencati nella tabella seguente.

Sciami di meteore annuali

Sciame

Data del massimo

ZHR

Quadrantidi 3-4 gennaio 100
Liridi 21-22 aprile 12
Eta Aquaridi 5-6 maggio 40
Delta Aquaridi 28-29 luglio 20
Perseidi 12 agosto 60
Orionidi 21 ottobre 20
Tauridi 3 novembre 12
Leonidi 17-18 novembre 10
Geminidi 13-14 dicembre 60

 

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