Quando gli alieni erano di casa
Fonte: Giuseppe Colaminè, medico chirurgo e Psicoterapeuta, membro del CUN
Il problema legato ad interferenze, presenze, interventi e manipolazioni da parte di
creature intelligenti provenienti da habitat non identificati, comunque al di fuori
dell'orbita Terrestre, rappresenta un aspetto antico nella storia del nostro pianeta,
affrontato in modi diversi negli scritti storici, nelle mitologie di svariati popoli,
nella tradizione esoterica, nonché nelle Dottrine religiose. Miti dell'America
Precolombiana ci descrivono esseri "superiori", dotati di poteri apparentemente
paranormali, discesi dal cielo a bordo di velivoli, venuti ad interagire con le
popolazioni locali, alle quali lasciarono insegnamenti etici, nozioni scientifiche e
profezie a lunga scadenza.
Il mito di Viracocha degli Incas si affianca a quello di Quetzalcoatl per Maya e Aztechi,
sconfitto dal "Dio" Tezcatilpoca, promotore di sacrifici umani insieme allo
spietato Chac Mol.Una leggenda quasi parallela è quella di Osiride in Egitto, ucciso dal
dio delle tenebre Seth, poi vendicato dal figlio Horus che avrebbe originato la stirpe dei
Faraoni.
Osiride regnò in quell'epoca definita primo tempo o "Zep Tepi", accostabile
all'età dell'Oro della tradizione Classica; dopo la sua morte fisica ascese al Duat, il
regno dei morti, la cui collocazione spaziale viene allusa nell'architettura delle
piramidi di Giza fra le stelle della Cintura di Orione e precisamente su Zeta Orionis o Al
Nitak. Interessante a questo proposito è la strana figura che mostra la stella suddetta
come circondata da tre linee ellittiche in cui alcuni studiosi hanno voluto leggere la
mappa di un sistema stellare circondato da tre orbite planetarie, di cui la terza
corrisponderebbe ad una sorta di gemello della Terra.Un interessante riscontro a tale
ipotesi ci perviene indirettamente dal mito Sumero di Gilgamesh, il quale intraprende un
viaggio verso il mondo dei morti dove vive Unapishtim, suo antenato scampato al grande
diluvio. Il viaggio di Gilgamesh ha tutte le caratteristiche di un'impresa spaziale, a
bordo di un velivolo ogivale fornito dagli "dei" che avrebbero abitato in una
sorta di "area protetta". Durante il volo Gilgamesh vede la Terra e la descrive
esattamente come essa appare vista da quota orbitale. Il pianeta da raggiungere però è
lontano, tanto che la Terra si rimpicciolisce fino a scomparire alla visuale dell'uomo il
quale cade in preda al panico. Una interessante serie di tavolette di epoca Assira
raffigurano Gilgamesh durante il suo viaggio e fra queste vi è quella che mostra l'eroe,
insieme all'amico Enkidu, all'interno del comparto inferiore di una struttura a forma di
cono tronco; entrambi gli uomini sono avvolti da formazioni tubulari flessibili.La storia
mitica dei viaggi spaziali include una casistica assai maggiore di quanto si possa
immaginare. In Messico, all'interno della piramide di Palenque,
sul sarcofago del sovrano Pacal, si trova una lastra raffigurante in bassorilievo un uomo
seduto all'interno dello spaccato di una struttura straordinariamente simile ad una
capsula spaziale.Ci troviamo di fronte ad una rete fitta di coincidenze di aspetti e
contenuti fra popolazioni diverse e lontane che non possono essere attribuite al caso,
neanche in base ad un calcolo matematico di probabilità e che fanno seriamente pensare
che l'Uomo abbia avuto in passato contatti con "esseri" particolarmente
progrediti sul piano tecnologico, dai quali avrebbe tratto insegnamenti che
successivamente sono stati tramandati ai nostri giorni sotto forma di miti.
Come sostiene Graham Hancock, studioso di Archeologia di fama mondiale, il mito
rappresenta l'unica via sicura per tramandare nel corso di millenni nozioni storiche e
scientifiche, preservandole da critiche ed aggiornamenti dettati dal variare delle mode,
proprio per il suo aspetto fiabesco che lo rende inappetibile ai critici ed agli analisti
della storia. Il limite fra mito e religione rappresenta un argomento scabroso in quanto
turba l'edificio dogmatico di molte dottrine tuttora diffuse nel mondo, tuttavia ritengo
che non vi sia alcunchè di offensivo nel voler leggere in una chiave diversa alcuni passi
degli scritti sacri.La Divinità in cui chiunque ha diritto di credere non perde valore ed
essenza se Le si attribuisce la creazione di svariate forme di vita nell'universo ed ancor
meno se si ammette che queste interagiscano tra loro.
Nel libro della Genesi si legge che prima del Grande diluvio la Terra era abitata dai
"Giganti" e che i "figli degli dei" si accoppiarono con le figlie
degli uomini, originando una nuova razza. Da un punto di vista strettamente dogmatico
appare contraddittorio il fatto che sulla Bibbia, opera principale del monoteismo
occidentale, si parli di figli degli dei e di giganti. Oltretutto il nostro attuale buon
senso ci porta ad escludere che esistano più divinità, spesso in contrasto fra loro e
dotate di comportamenti capricciosi, troppo vicini a quelli umani. Ci è molto più facile
ammettere che dei, giganti ed altre creature mitiche del passato fossero in realtà esseri
particolarmente evoluti sul piano scientifico e che la loro tecnologia apparisse
prodigiosa agli uomini dei millenni pre-Cristiani. Questa suggestione avrebbe potuto
facilmente originare un grossolano equivoco, portando a considerare divinità esseri che
si avvalevano di strutture che forse oggi sono pane quotidiano per l'uomo.
IL DILUVIO E ATLANTIDE
D'altro canto la mitologia Sumerica parla chiaramente di uomini superiori venuti da un
altro pianeta, i "Nefilim" ("caduti dal cielo" in lingua originale), i
quali avrebbero avviato uno sfruttamento su larga scala delle risorse petrolifere e
minerarie dell'area compresa fra il Medio Oriente e l'Africa Orientale. L'uomo sarebbe
anche frutto di una sorta di manipolazione genetica effettuata da questi visitatori
extraterrestri sugli ominidi che all'epoca abitavano il pianeta, con il fine di servirsene
come manovalanza autosufficiente per i lavori di estrazione mineraria.
L'ipotesi non appare allettante ma la dovizia di particolari con cui vengono descritte le
opere dei Nefilim, rende difficile escludere che la tecnologia descritta fosse solo frutto
di una fantasia tanto geniale quanto profetica degli scrittori del tempo .
Il sorprendente parallelismo fra la mitologia Mesopotamica ed i contenuti Biblici deriva
dal fatto che gli Ebrei discesero proprio da un ceppo Sumerico (si tramanda che Abramo
fosse nativo di Ur, la capitale del regno dei Sumeri). Tuttavia anche spostandosi su altre
latitudini è facile trovare contenuti mitologici comuni, fra questi la storia del Grande
diluvio.
Il cataclisma che probabilmente interessò l'intero pianeta viene oggi ricollegato alla
fine dell'ultima era glaciale, avvenuta nei millenni fra il 12000 ed il 9000 a.C. In
quell'occasione si verificarono eventi di grande portata che sconvolsero l'assetto
geologico planetario e fra questi terremoti ed inondazioni che provocarono una sorta di
genocidio in seno alla specie umana.
Del Diluvio si parla ampiamente nella mitologia Precolombiana, quando ad esempio viene
citato il soggiorno degli dei all'interno della piramide del Sole a Teotihuacan, in attesa
che terminasse il grande cataclisma. L'esplorazione della piramide ha evidenziato la
presenza di strutture stagne e di strati protettivi anti-radioattivi.
Esiste in Perù, fra le rovine della mitica città di Tiahuanaco una struttura piramidale
denominata "Accapana", termine che nell'antica lingua locale indica "la
morte portata dall'acqua". Buona parte delle mitologie antiche hanno riferimenti di
contenuto simile riguardo il Diluvio.La datazione fra il 12000 ed il 9000 a.C. ci
riconduce al mistero della Sfinge di Giza, sulla cui superficie sono state rinvenute
erosioni alluvionali risalenti al 10500 a.C. Allo stesso periodo viene fatta risalire la
scomparsa di Atlantide, mitico continente descritto da Platone, situato fra l'Europa e
l'Africa da un lato e l'America dall'altro. Atlantide si sarebbe inabissata dopo una
disastrosa guerra che vide i suoi abitanti clamorosamente sconfitti nel tentativo di
impadronirsi del bacino del Mediterraneo. Alcuni studiosi ritengono che le civiltà Maya e
Azteca, così come quella Egizia, vennero fondate dagli Atlantidi scampati
all'inabissamento della loro terra.In questo scenario apocalittico, costellato di
alluvioni, terremoti, eruzioni vulcaniche, guerre non ben precisate fra nazioni in lotta
tra loro , troneggia l'intervento continuo delle divinità, quasi investite di un compito
di "protezione civile" nei riguardi di fasce elìtarie della popolazione.Noè
mette in salvo il meglio del patrimonio faunistico locale all'interno di una struttura che
sta a cavallo fra un "conteiner" stagno ed un sommergibile; intanto altre Arche
sono in giro in mezzo ai flutti, ognuna costruita su suggerimento di un dio a favore dei
suoi prediletti. In India gli esseri celesti organizzano una vera e propria operazione di
recupero utilizzando le loro macchine volanti ("Vimana"). Di queste viene
descritta la struttura e specificato il numero di posti disponibili all'interno.In questo
caso l'intervento "alieno" ci appare palese, a meno di non voler ammettere che
nei millenni pre-Cristiani esistesse un'elìte numericamente minoritaria rispetto al resto
della popolazione, ma tecnologicamente avanzata fino ad un livello forse superiore a
quello attuale. Volendo avvalorare quest'ultima ipotesi dovremmo chiederci che fine hanno
fatto questi nostri simili e se non siano proprio i loro discendenti i piloti dei
numerosissimi UFO che ai nostri giorni popolano i cieli del pianeta.
LA GUIDA OCCULTA DEGLI ET
Il problema ufologico va inteso non tanto nel senso di una ricerca avventurosa di
astronavi extraterrestri, guidate da creature bizzarre in esplorazione, con finalità
potenzialmente inquietanti rispetto all'umanità, piuttosto come la rivalutazione di un
fenomeno che da millenni segna in maniera occulta il cammino della nostra
storia.L'interferenza non terrestre potrebbe aver impresso spinte cruciali agli
avvenimenti mondiali , dall'epoca preistorica ai nostri giorni e buona parte della cultura
umana, dei miti, delle religioni, dell'etica derivata dall'intero patrimonio esperienziale
collettivo, potrebbe avere nella presenza aliena un motore silenzioso del quale l'uomo
moderno deve indispensabilmente prendere coscienza.Volendoci ad esempio ricollegare al
problema delle Abductions, abbondantemente trattato dall'ufologia moderna, dobbiamo
necessariamente considerare la possibilità che "rapimenti" di esseri umani,
manipolazioni genetiche, induzione di comportamenti specifici e di acquisizione di
potenzialità avanzate rispetto al livello evolutivo medio, siano state già messe in atto
da tempi lontani. I miti di Osiride, Horus, Gilgamesh, Quetzalcoatl, Viracocha e di
quanti, umani, semidivini o ritenuti francamente soprannaturali, potrebbero essere nati
dall'interagire fra individui iperevoluti di origine non Terrestre e gli abitanti del
nostro pianeta e che da tali interazioni siano derivate spinte decisive all'evoluzione
storica, culturale ed etica del genere umano.In altre parole non ci troveremmo di fronte a
qualcosa di nuovo quando parliamo di ibridazione, di impianti alieni all'interno degli
organismi umani, di "patti infami" fra extraterrestri e governi di svariate
nazioni, ma solo di fronte alla trasformazione del mito che dalla sua forma crittata passa
in una non ancora palese ma comunque più discostata dal fiabesco proprio in virtù delle
nostre capacità interpretative che si stanno evolvendo.
Ibridazione fu il programma dei Nefilim che avrebbe portato all'evoluzione degli ominidi;
ibridazione fu quella messa in atto dagli dei dell'Olimpo, quando, accoppiandosi con
creature umane, generarono una moltitudine di eroi che avrebbero gettato le basi della
storia antica. Ibridazione fu l'opera dei figli degli dei citati nella Genesi. Patti più
o meno infami furono quelli fra Osiride e gli Egizi, fra Tezcatilpoca, Chac mol ed i Maya,
fra Afrodite ed i Troiani, fra Atena e gli Achei.
Il tributo che l'uomo dovette pagare a simili alleanze fu di dolore, di sangue e come
sempre, masse di innocenti morirono per la volontà di pochi, ma forse anche quest'ultima
fu la messa in atto di una regia occulta, che attuava un programma complesso e discutibile
sotto il piano etico, ma che probabilmente perseguiva delle finalità a lungo termine che
a tutt'oggi non ci sono chiare.
La volontà vera dell'Assoluto in questa specie di "balletto" multimillenario
non è leggibile in maniera diretta ma solo ricavabile dalla risultante di una serie
svariata di avvenimenti che comunque mostrano un fine comune: l'evoluzione.
Ci siamo evoluti attraverso un susseguirsi di avvenimenti drammatici, talvolta
catastrofici e apocalittici, ma siamo arrivati ai nostri giorni almeno a formulare una
nuova ipotesi di interpretazione di questa nostra storia bizzarra. Nessuna delle nostre
acquisizioni è nata in un clima sereno, tutte sono figlie del dolore, della macerazione
che ci ha spinto prepotentemente a cercare, a guardare, a leggere e rileggere per capire.
In un clima idilliaco non saremmo stati in grado di fare un passo, laddove il disagio non
avesse creato la necessità e così il disagio non ci ha lasciati per un attimo ed oggi
siamo arrivati, anche se goffamente, a volare nello spazio.
VERSO UNA META INCERTA
A questo punto il mito incomincia a trasformarsi, gli enigmi si fanno più pressanti,
l'inquietudine collettiva aumenta, il disagio etico, sociale, psicologico, sembra farsi
insostenibile e molti si chiedono se per caso non siamo prossimi alla fine della nostra
storia.
Credo che si possa fare un'ipotesi più ottimistica, anche se ugualmente inquietante, ma
comunque costruttiva: siamo ad un giro di boa, ad un punto critico, ad un confine che
separa due ere diverse e viviamo il disagio di chi ha superato l'età infantile ma non ha
ancora guadagnato lo stile di vita adulto. La scoperta dell'energia nucleare, la teoria
della relatività, la meccanica quantistica, il salto nello spazio, rappresentano i segni
della nostra adolescenza. Stiamo entrando nella dimensione da cui provengono quegli dei
che abbiamo creduto mitici e che invece oggi ci appaiono possibili ed il nostro buon senso
razionale prova quasi vergogna nel dare ai personaggi di una fiaba dignità di creature
reali. I prossimi decenni ci avvicineranno ad altri pianeti ed allora si porrà il
problema di costruire nuovi nuclei di civiltà su mondi esterni alla Terra. Prima di
avviare una simile opera dovremo ovviamente acquisire padronanza di una realtà vasta come
quella spaziale e ciò non può prescindere dalla conoscenza delle altre forme di vita
intelligente che vi si muovono da tempo e con maggiore disinvoltura, le stesse forme di
vita che probabilmente hanno sottoposto l'umanità ad una catarsi millenaria proprio per
prepararla a questo obbiettivo. In quest'ottica saremo costretti a rivedere la maggior
parte dei nostri modi di pensare, ad abbandonare il sogno fantascientifico dell'uomo
padrone dello spazio, che si fa strada in una sorta di colonizzazione cosmica, vincendo
guerre eroiche con civiltà aliene gelide e superevolute, facendo leva solo sulla sua
proverbiale inventiva. Saremo anche costretti a riconsiderare le nostre acquisizioni sugli
aspetti più inquietanti dell'ufologia, come quello delle Abductions, chiedendoci se
l'obbiettivo finale non sia davvero la nostra trasformazione in una specie più versatile,
allineata ad una sorta di standard interraziale e quindi alleggerita delle sue prerogative
esclusivamente Terrestri, quando la Terra non dovesse più essere il nostro unico habitat.
Questo mutamento dovrebbe avvenire gradualmente, ma non tanto da evitarci quel disagio di
trasformazione che già adesso proviamo. C'è anche da aspettarsi che l'umanità debba
affrontare momenti oggettivamente drammatici, sia sul piano politico che su quello
ambientale. Una riforma di pensiero è indispensabile a questo punto, prima di trovarci
spaesati in una cornice che ai nostri occhi adattati a modelli di giudizio obsoleti, ci
apparirebbe come la materializzazione di un incubo e che invece potrebbe essere solo la
concretizzazione di un progetto millenario crittato tra le righe del mito.
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