Si riapre il caso Marte
Datazioni rivedibili
Di Giuseppe Colamine'
Marte ritorna alla carica, con tutto il fascino del mistero che lo avvolge. Studi recenti,
effettuati dall'archeologo di frontiera Graham Hancock, hanno messo in discussione la tesi
proposta dalla scienza ufficiale che identificava il pianeta come un corpo desolato, privo
di espressioni biologiche da milioni di anni.
La nuova ipotesi è a dir poco sconvolgente: la vita su Marte sarebbe cessata intorno al
10000 a.C., quando un bombardamento di meteoriti avrebbe squassato il pianeta,
devastandolo totalmente e sviluppando una temperatura tale da far evaporare la sua
atmosfera. Il periodo corrisponde all'epoca indicata sulla Terra per la sommersione della
mitica Atlantide e la fine dell'ultima Era glaciale. Se le cose stessero davvero così,
dovremmo ammettere che in tempi remoti il sistema solare includeva più di un pianeta
abitabile, il chè sconvolgerebbe anche le teorie più avanzate che identificano nei
sistemi stellari la possibilità che in ognuno vi possa essere
un solo pianeta ospitante vita.
La superficie di Marte presenta una serie di caratteristiche, le quali, sommate nella loro
complessità, ci delineano il quadro di un mondo ricco di acqua, improvvisamente sconvolto
da un evento cataclismatico. L'intero emisfero meridionale è punteggiato di crateri,
rispetto a quello settentrionale che ne contiene molti di meno. ciò fa pensare ad una
salva di meteoriti che abbiano colpito la superficie in tempi ravvicinati, inducendovi
mutamenti catastrofici. Se si fosse trattato di un fenomeno diluito nei millenni, la
distribuzione dei crateri sarebbe stata probabilmente più uniforme. E' una tesi che
cammina a lume di logica, anche se non basata su prove scientifiche.
L'intera superficie è inoltre percorsa da una fitta rete di canali ramificati. Si tratta
di venature irregolari, da non confondere con i famosi CANALI rilevati nei tempi passati
da Schiaparelli e che comunque sono indicative della presenza di numerosissimi corsi
d'acqua che un tempo avvolgevano il pianeta in una vera e propria rete idrica naturale.
Forse qualcosa, una bordata di meteoriti, frammenti di un planetoide esploso, uno sciame
di comete, colpì il pianeta rosso in uno dei suoi emisferi, fece slittare la crosta,
spostando l'asse magnetico, sconvolgendo l'asssetto geoclimatico, rallentando il moto di
rotazione ed imprimendo al nuovo asse un'oscillazione inerziale che avrebbe da allora in
poi creato i presupposti per la formazione di un corpo gelido ed inabitabile.
I nostri dati geologici ci inducono a ritenere che fra il 12000 e l'8000-9000 a.C., eventi
simili, anche se in scala ridotta, si verificarono anche sulla Terra e portarono ad un
parziale rimodellamento della crosta, forse ad uno spostamento dei poli ed alla
sommersione di alcune terre fino ad allora emerse. Escludendo interventi distruttivi di
matrice intelligente, rimane la tesi del bombardamento ad opera di meteoriti, una
porzione, secondo Hancock, di quella ben maggiore che contemporaneamente si abbattè su
Marte.
Nel sistema solare le scie meteoritiche rappresentano frammenti di pianeti esplosi che
compiono ampi movimenti intorno al sole, per rientrare periodicamente nei settori più
interni, dove le loro orbite talvolta incrociano quelle dei pianeti. Marte, trovandosi su
di un'orbita più esterna a quella Terrestre, avrebbe fatto da scudo e da adsorbente al
tempo stesso, attirando su di se la maggior parte dei corpi vaganti ed in questo modo
avrebbe salvato la terra da una distruzione totale. La Luna forse fece il resto e sul
nostro pianeta l'Umanità se la cavò con un semplice cataclisma, che comunque non
cancellò la vita ma diede solo uno stop momentaneo alla civiltà che vi fioriva.
Questa tesi si presenta indimostrabile ed al tempo stesso incontestabile. Finchè non
saremo in possesso di reperti precisi, ricavabili da un approfondito studio degli strati
della crosta Marziana, ogni sostegno o contestazione avrà un valore puramente Accademico.
Gli indizi più sospetti tuttavia sono altri. Abbiamo, oltre ai reperti naturali, altri
che hanno tutta l'aria di essere manufatti, peraltro incredibilmente somiglianti a reperti
archeologici Terrestri
LA SFINGE E LE PIRAMIDI MARZIANE
Il caso della cosiddetta "SFINGE DI MARTE" è noto quasi a tutti gli
appassionati di ufologia ed astronomia di frontiera. Nel 1976 la sonda Statunitense Viking
scattò una serie di fotografie della Piana di Cydonia che sbalordirono i tecnici della
NASA. Venne ritratto un rilievo montuoso a contorni ovalari, sul quale erano riconoscibili
i tratti di un volto umanoche guardava in alto, incorniciati da una sorta di copricapo che
si prolungava fino ai lati delle mandibole. Il rilievo proiettava un'ombra triangolare sul
suolo e ciò dava la sensazione si trattasse di una struttura abbastanza squadrata, che
aveva il suo apice in corrispondenza del mento dell'ipotetico volto. La coincidenza con il
volto della sfinge di Giza è singolare, in quanto questa presenta anch'essa un copricapo
esteso fin oltre la nuca, tipico degli antichi abitatori della Valle del Nilo ed ha
inoltre una mandibola molto pronunciata in avanti. In teoria, la nostra sfinge, messa in
posizione supina, von il volto rivolto in alto, sarebbe simile a quella Marziana.
Le foto del Viking ritraevano poco distante dalla sfinge, anche un complesso agglomerato
di alture che è stato successivamente definito "LA CITTA'".
Abbiamo un ampio numero di formazioni squadrate, di cui numerose dai contorni nettamente
visibili. Si tratta di rilievi con punte aguzze, lati totalmente levigati, tagliati a
picco e margini taglienti.
I più importanti fra questi reperti sono la cosiddetta PIRAMIDE, il FORTE ed il THOLUS.
La piramide è una struttura a base pentagonale, con facce regolari, lisce, levigate,
situata accanto ad un'altra struttura molto complessa, che ricorda vagamente un
fortilizio. Quest'ultima ha un contorno a forma di triangolo isoscele ad angoli smussati e
presenta sul suo lato minore tre rientranze nelle quali si potrebbero identificare
ingressi coperti verso un'ipotetica cavità interna. L'apice è aguzzo ed accanto ad uno
dei tre angoli si nota una struttura perfettamente spianata, a contorni ovalari che
potrebbe essere accostata ad una piattaforma.
Il Tholus è un rilievo a contorni ovalari, notevolmente levigato, quasi a formare una
cupola liscia. Esso è formato da una corona esterna, separata tramite una linea
abbastanza netta da una cupola centrale. In teoria potremmo paragonarlo ad un tronco di
cono sulla cui base superiore è istallata una cupola appiattita. Singolarmente questa
forma ricorda quella di un ufo Adamskiano a cosiddetta campana spiovente.
Accanto alle formazioni descritte, troviamo la cosiddetta "citta'" un
agglomerato di rilievi più piccoli, ma tutti con caratteristiche pseudo-piramidali, lati
levigati, apici aguzzi e margini taglienti. Non vi è bisogno di essere astronomi o
geologi per rendersi conto che simili strutture non possono essere attribuite a fenomeni
naturali. La caratteristica predominante nei reperti geologici Marziani è la assoluta
irregolarità delle forme che sono sempre curve ed asimmetriche. Un pianeta modellato
nella sua morfologia attuale da gigantesche inondazioni, accompagnate da venti turbinosi,
non poteva contenere strutture regolari, simili a solidi geometrici, a meno che le
suddette non fossero state edificate ad arte, quindi da una matrice non naturale e quando
si parla di matrice artificiale, si deve necessariamente intendere una volontà
intelligente.
Per motivi tecnici, il Viking non venne fatto posare nella piana di Cydonia, bensì in una
località desolata, definita Utòpia. La NASA fornì una serie di motivazioni che
lasciarono insoddisfatti molti osservatori. Quanto alla sfinge, si parlò di effetto
ottico e le piramidi vennero considerate strutture naturali. Il coro delle critiche da
parte degli ufologi fu altisonante. Certamente bisogna ammettere che è un po' difficile
comunicare al mondo intero di aver scoperto su di un altro pianeta un agglomerato simile
al complesso di Giza, peraltro in scala maggiorata, considerando che le dimensioni delle
strutture descritte sono assai maggiori delle loro presunte equivalenti in Egitto.
Dopo una serie di missioni, non tutte andate a buon fine, nel 1998, la sonda Mars global
Surveyor sorvolò nuovamente Cydonia e scattò altre foto di quella che era stata definita
la sfinge. La NASA comunicò con enorme compiacimento che le nuove immagini confermavano
appieno la tesi del gioco d'ombre. Al posto della sfinge il pubblico vide una struttura
appiattita, tormentata da irregolarità che, stando agli esperti, in una particolare
condizione di esposizione, potevano essere apparse come tratti di un volto, ma che in
realtà erano solo innocenti bizzarrie della natura.
Ci eravamo solo fatti suggestionare?
Sembra proprio di no e non si trova a tutt'oggi una spiegazione per l'apparente ingenuità
con cui vennero mostrate al Mondo intero delle foto che si sarebbero rivelate altrettanto
sospette quanto quelle scattate dal Viking.
La nuova sfinge è un rilievo contornato da una cornice con lato rettilineo in
corrispondenza della presunta fronte ed un ovale simile a quello di un volto umano per il
resto; in pratica essa contorna i lineamenti di un volto allungato, con la sommità del
capo coperta. Lungo il contorno ovalare, la cornice sembra estremamente regolare, come se
si trattasse di un piano inclinato che circonda un rilievo costruito ad arte. In
corrispondenza del cranio la cornice assume l'aspetto di una calotta, delineando i
contorni di un copricapo o di una capigliatura. Quanto al presunto volto, i tratti sono
irregolari, apparentemente devastati, tuttavia si continua a distinguere un incavo che
somiglia decisamente ad una bocca. La zona del naso e degli occhi è sfigurata, sebbene si
distinguano le vestigia incavate di strutture che sarebbero sovrapponibili a quelle della
vecchia sfinge, qualora essa fosse stata intatta.
Cosa pensare? Che il nuovo volto della sfinge sia un artefatto da computer? Che dal 1976
al 1998 QUALCOSA si è abbattuto sulla piana di Cydonia, sfigurando il volto della sfinge?
Oppure che la struttura fotografata dal Surveyor non sia la stessa ripresa dal Viking? In
questo caso potremmo trovarci di fronte ai resti di un'altra sfinge. Altro che capricci
della natura Marziana!
GIZA: LA COPIA MINIATURIZZATA DEL COMPLESSO DI CYDONIA
Il complesso di Giza sorge in un punto attraversato da un meridiano che attraversa il
centro delle terre emerse sul nostro pianeta. Il perimetro di base della piramide di
Cheope, diviso per l'altezza, ci da il PI greco che all'epoca degli Egizi non era
conosciuto. La lieve curvatura dei lati della stessa piramide è uguale a quella della
superficie terrestre. L'altezza della piramide è una frazione esatta della distanza fra
la Terra ed il sole. L'allineamento delle piramidi rispetto ai punti cardinali è talmente
perfetto da risultare difficile anche ai nostri giorni, nonostante le moderne
apparecchiature di cui la scienza dispone. Nel loro insieme le tre piramidi rispecchiano a
terra la configurazione delle tre stelle formanti la cintura di Orione che nel 10500 a.C.
toccava il punto più basso della sua altezza rispetto all'orizzonte. I cosiddetti pozzi
della grande piramide risultano puntati verso 4 stelle (Zeta Orionis, Sigma Draconis,
Sirio, Beta Ursae Minor), tutte importanti nella concezione religiosa Egizia. L'insieme di
questi dati, sommati ad altri ricavati dalle tecniche ingegneristiche usate dai
costruttori del complesso di Giza, hanno indotto numerosi studiosi a ritenere che questi
potessero disporre di dati astronomici e matematici incompatibili con il livello
tecnologico degli Egizi, oltre ad essere in possesso di gru meccaniche che ai nostri
giorni si trovano solo in alcune grandi strutture industriali. Da quì ad ipotizzare che
esistesse una matrice aliena nel piano dell'opera il passo è stato breve; tuttavia va
ricordato che vi è anche una corrente di pensiero propensa ad attribuire la paternità
delle piramidi ad una civiltà umana tecnologicamente avanzata, scomparsa intorno al 10000
a.C. ed identificata con quella che la mitologia ha definito l'Impero di Atlantide.
Uno studio complesso e piuttosto tortuoso sulle possibili coincidenze fra le strutture di
Cydonia ed analoghe coordinate, numeriche ed astronomiche, ha portato a conclusioni
interessanti. Si tratta comunque di dati ancora molto incerti e difficilmente
dimostrabili, considerando che le coordinate Marziane sono ovviamente diverse da quelle
Terrestri.
Va detto in apertura che le dimensioni dei reperti di Cydonia vanno nell'ordine dei
chilometri, rispetto a quelle Egizie misurabili nell'ordine degli ettometri e che pertanto
il complesso di Giza può essere considerato come una riproduzione in scala ridotta di
quello Marziano. Basti tener presente che le dimensioni di base della piramide pentagonale
si aggirano intorno a 1500 metri di lato maggiore per 1000 metri di minore.
La distanza fra la sfinge e la grande piramide pentagonale sisulta essere un
trecentosessantesimo del diametro polare di Marte. Ricordiamo che 360 è il numero base di
giorni che formavano l'anno dei Maya, al quale andavano aggiunti 5 giorni definiti
infausti. Una ricerca eseguita da Adrian Gilbert e Maurice Cotterell ipotizzava che in
tempi antercedenti la deglaciazione, l'anno terrestre durasse 360 giorni e che i 5
aggiunti, definiti infausti, fossero ricollegabili all'effetto di uno sbalzamento della
Terra stessa dalla sua orbita primitiva, avvenuto proprio in seguito all'evento
cataclismatico che provocò la fine dell'Era glaciale, fra il 12000 ed il 9000 a.C.
L'angolo formato dal centro geometrico della CITTA' e la piramide pentagonale, avente come
vertice la sfinge di Cydonia, è di 19,5 gradi. Si tratta di una cifra tutt'altro che
casuale, chiamata costante tetraedrica (t). Esso si ottiene ponendo un tetraedro al centro
di una sfera rotante, facendo sì che uno dei suoi vertici tocchi uno dei poli. Gli altri
tre vertici della proiezione bidimensionale della figura si troveranno a 19,5 gradi di
latitudine rispetto al polo opposto. Nel complesso di Giza troviamo un'interessante
analogia con questa configurazione. Prolungando idealmente il lato nord-sud della piramide
di Chefren e la sua diagonale, otterremo un angolo pari al doppio di 19,5. Ebbene l'apice
della piramide di Micerino si trova esattamente al centro di quest'arco e divide l'angolo
suddetto in due metà di 19,5 gradi l'una.
Questo fatidico numero lo troviamo anche in America centrale e precisamente a Teotihuacan,
la misteriosa citta' degli dei, che sorge nei pressi di Città del Messico e contiene le
grandi piramidi del Sole e della Luna. Teotihuacan si trova ad una latitudine di 19,5
gradi nord.
Nell'antica Grecia il rapporto 1/1,61803398 veniva chiamato PHI o SEZIONE AUREA. Esso era
ben noto agli scultori e rappresentava il rapporto ottimale fra due segmenti per ottenere
il migliore effetto estetico all'occhio umano.
E' ovvio che Leonardo da Vinci si serviva del PHI nella creazione delle sue opere. Fra
queste ricordiamo il famoso disegno dell'uomo inscritto in un cerchio; se proviamo a
sovrapporlo all'immagine della piramide pentagonale, noteremo che i vertici coincidono
perfettamente. Da questo si può ipotizzare che anche la struttura Marziana rispetti nelle
sue proporzioni il PHI degli artisti Greci.
Fra i reperti fotografati nella piana di Cydonia e quelli archeologici Terrestri esiste,
oltre ad una similitudine morfologica, un'analogia di leggi matematiche che sottendono le
basi dei principi architettonici. Escludendo la tesi della casualità che appare forzata
quando troppi indizi propendono a favore della tesi del manufatto, bisogna ammettere che
fra i costruttori del complesso Marziano e gli uomini dell'Era classica esisteva una
comunanza di conoscenze matematiche. Tutto ciò appare incompatibile con la tesi che vede
Marte, possibile ospitatore di vita in epoche antecedenti la comparsa dell'uomo sulla
Terra, poichè non si riesce ad identificare in tratto di unione fra due civiltà così
lontane tra loro nell'arco dei tempi.
Rimane, per esclusione, la tesi che le due matrici fossero simili e cronologicamente
vicine.
ARCHITETTI VAGANTI NELLO SPAZIO
Pensare che gli Egizi del terzo millennio a.C. fossero in grado di volare nello spazio e
costruire per motivi ignoti monumenti assai più imponenti di quelli che avrebbero
teoricamente edificato in casa loro, non è solo fantascientifico, ma fondamentalmente
illogico.
Allo stesso modo, ritenere che la civiltà Atlantidea si desse da fare per viaggiare nello
spazio e costruire i monumenti di Cydonia, appare strano se si considera che la Sfinge di
Giza, la cui datazione viene da molti asttribuita al 10500 a.C., corrispondente alla fine
dell'Era Atlantidea, è poco più di una pulce rispetto alla sua sorella di Cydonia.
Resta quindi da pensare che gli architetti di Cydonia fossero dei Marziani e il cataclisma
che annientò il loro pianeta li colse impreparati, ma che comunque alcuni riuscirono a
fuggire, riparando sulla Terra ed ispirando una civiltà che ereditasse il loro stile:
quella umana a cui noi stessi apparteniamo.
Dunque non era una favola quella dei dei Marziani; davvero la Terra è oggetto da millenni
di mire da parte degli abitanti del pianeta rosso?
Volendo pensare che i sopravvissuti di Marte ripararono tutti sulla Terra, dobbiamo
comunque ammettere che una migrazione di profughi scampati alla distruzione del loro
Mondo, avvenuta 10000 anni prima di Cristo non poteva passare inosservata nemmeno ai
Terrestri del neolitico ed oltretutto, pensare che sia l'Uomo il vero ospite di questo
pianeta, venuto quì dopo aver abbandonato Marte, non è coerente con il corso storico.
Una specie tecnologicamente evoluta, migrata sulla Terra 12000 anni fa, non avrebbe avuto
motivo di avviare uno stile di vita quasi primitivo, dimenticando non solo le sue origini,
ma anche le potenzialità tecnologiche a cui era giunta nel corso dell'evoluzione. Ancora
una volta il buon senso ci porta verso una soluzione diversa.
Che Marte sia stato sconvolto nel suo assetto ecologico 12000 anni fa o milioni di anni
fa, a questo punto è poco importante. La comunanza di simbologie fra i reperti di Cydonia
e quelli di Giza indica che QUALCUNO fu l'artefice di entrambe i progetti. Non è detto
che una specie aliena, una volta giunta nel sistema solare, si interessasse solo alla
Terra in virtù delle sue condizioni climatiche. Gli alieni non sono barbari alla ricerca
del BEL PAESE; questo non mi stancherò di ripeterlo ad altri ricercatori che vedono nella
presenza aliena solo una minaccia per la nostra specie.
Ci troviamo di fronte ad intelligenze altamente progredite, le quali non hanno bisogno
dell'habitat terrestre per sopravvivere.
L'esplorazione che portò all'edificazione dei megaliti marziani dovette svolgersi su
tutto il sistema planetario orbitante intorno al sole e le costruzioni di Cydonia forse
rappresentavano una delle basi operative dei visitatori.
Sono state avanzate molte ipotesi alternative sulla funzione delle piramidi; fra queste
troneggia quella che identifica in esse dei giganteschi radiofari, capaci di captare
segnali radio, amplificarli, utilizzarli come fonte di energia ed al tempo stesso di
emettere segnali di risposta che guidassero altri astronauti lungo le loro rotte siderali.
Le piramidi di Giza avrebbero potuto rappresentare solo una maglia di un complesso,
includente altri radiofari, disposti a reticolo nel sistema solare, fino a formare un
fitto sistema di coordinate. Forse Marte rappresentava un punto cruciale del sistema, per
questo le sue istallazioni erano più estese e complicate. Esseri intelligenti provenienti
dagli spazi interstellari avrebbero potuto creare queste enormi opere architettoniche, non
solo per il gusto di edificare, ma anche e fondamentalmente obbedendo a precise esigenze
funzionali. La comunanza di simboli numerici ci illustra le leggi matematiche di questi
esseri, leggi che l'Uomo ha ereditato, forse apprendendole dagli alieni stessi, mascherati
nei panni di creature divine.
Quanto alla sfinge ed alle sue fattezze umane, possiamo credere che i visitatori non
fossero così diversi dall'Uomo ed abbiano pensato di lasciare un'immagine del loro
aspetto, esattamente come noi oggi facciamo, inviando nello spazio sonde contenenti
l'immagine della coppia uomo-donna.
In sintesi potremmo trovarci di fronte ad un'opera multifunzionale, destinata a creare un
sistema interplanetario di segnali ed al tempo stesso a comunicare a chi l'avesse
osservata la natura dei suoi creatori.
N.B. La Sezione Campana del Centro Ufologico Nazionale ha avviato un'indagine sui reperti
della Piana di Cydonia e sul loro possibile significato. Chiunque sia interessato a
fornire un proprio contributo, esprimendo opinioni, proponendo tesi o fornendo ulteriori
informazioni sul caso, può contattare l'autore del presente articolo, scrivendo al
seguente indirizzo di posta elettronica: colamine@tiscalinet.it.
La Rete 313 - aperiodico telematico realizzato in proprio senza fine di
lucro dalla Segreteria Generale del CUN
Torna agli speciali
CUSI - Centro Ufologico della Svizzera Italiana