La Sfinge di Marte

Dopo che le sonde americane Viking 1 e 2 raggiunsero la superficie di Marte il 20 luglio ed il 4 settembre 1976, gli archivi fotografici della NASA si arricchirono di oltre 60.000 fotografie inviate alla Terra. Fra queste due, in particolare, hanno destato scalpore fra gli ufologi. Nella zona di Cydonia Mensa, nella piana di Acidalia, fra le rocce sembra di vedere traccia di alcuni manufatti. Sembrano delle rovine: una cittadella, una fortezza, una serie di piramidi, ma soprattutto, chiaro ed inequivocabile, il volto di una sfinge!

La struttura inquadrata dal Viking in due diverse occasioni, e con luce differente, e' lunga un chilometro e mezzo e ricorda decisamente un volto umano. Ha un copricapo di tipo egizio sulla testa, occhi profondi, naso sporgente e, secondo alcuni, la bocca sorridente. A quindici chilometri da quella testa gigantesca compaiono delle insolite formazioni rocciose che sembrano disegnare una fortezza triangolare e ben sei piramidi a quattro e cinque lati, perfettamente definite ed apparentemente orientate come quelle dell'Egitto. "Non possiamo escludere che mezzo milione di anni fa qualcuno abbia costruito su Marte un osservatorio piazzato accanto ad una delle piramidi: la sfinge segnava appunto il traguardo del sole nascente", ha dichiarato Richard Hoagland, un naturalista ex collaboratore della NASA, autore del volume 'Monuments of Mars'. "Effettivamente una delle strutture, dopo il trattamento che ha rimosso le ombre e le impurita' nelle foto – ha confermato, pur restando scettico, l'astronomo francese Emmanuel Davoust - sembra ricordare proprio un viso dai tratti umani".

Ma una simile notizia, che a regola avrebbe dovuto scatenare un finimondo scientifico, e' passata misteriosamente in secondo piano. Nei pochi articoli di giornale pubblicati all'epoca gli scienziati della NASA liquidavano l'intiera faccenda come un gioco di luci ed ombre. E le foto finivano dimenticate negli archivi dell'ente spaziale americano. E li' rimanevano sino al 1980, quando due esperti in computer della NASA, Vincent Di Pietro e Gregory Molenaar, le rintracciavano. Il confronto fra le due immagini, secondo Di Pietro, dimostrava inequivocabilmente che la faccia di sfinge non era un effetto ottico ma la rappresentazione di una struttura monumentale e simmetrica, che non poteva essere opera della natura. In pratica, si avrebbe a che fare con il ritratto in rilievo di una faccia umana contro lo sfondo del paesaggio marziano.

Da quel momento diversi ricercatori, alcuni dei quali provenienti dagli ambienti NASA, e molti ufologi si sono gettati sulla notizia. E sui giornali di tutto il mondo sono state pubblicate le notizie piu' fantasiose. Secondo lo scrittore viennese Walter Hain la sfinge di Cydonia sarebbe l'esatta replica del volto della Sindone. Hain, oltre a riscontrare un'affinita' fonetica fra Cydonia e Sindone, ritiene di scorgere sulla fronte del marziano i fori della corona di spine di Cristo! Altri entusiasti hanno riconosciuto nel volto alieno le fattezze di Kennedy o di Elvis Presley e persino Hoagland, trascinato dall'euforia, e' arrivato ad ideare una complessa e tortuosa 'geometria tetraedica marziana', in base alla quale si ricaverebbero delle costanti matematiche e degli orientamenti (di 19,5 e 60 gradi) di particolare significato.

Il culmine dell'entusiasmo lo si e' raggiunto quando Molenaar e Di Pietro hanno scoperto altre due facce di sfingi nella regione marziana di Utopia. Una di queste era identica al volto di Cydonia, salvo un danno al naso molto simile a quello che si riscontra nella sfinge di Giza in Egitto; l'altra, lunga due chilometri e mezzo e larga due, era piu' a sud della precedente. Ancora, all'altezza del polo sud marziano venivano identificate una serie di rovine ciclopiche che ricordavano una citta' incas. Secondo Hoagland ci sarebbero molte similitudini (invero discutibili) fra le piramidi marziane e quelle egiziane, per forma, misure ed orientamento. Non per niente Il Cairo, in arabo, significa Marte. L'idea che un'antica e forse perduta civilta' abbia colonizzato Marte, per poi emigrare nell'antico Egitto, come nel film Stargate, ha preso particolarmente corpo agli inizi degli anni Ottanta. Queste voci fantasiose erano diventate cosi' insistenti, anche in Italia, che, nel febbraio del 1985, la nota astronoma triestina Margherita Hack scendeva in campo per liquidare la faccenda sulle pagine del prestigioso Corriere della sera. "Queste storie di UFO, oroscopi, piramidi marziane e venusiane e fantasmi - scriveva - si ripetono continuamente. Forse anche queste credenze, paure e superstizioni seguono una loro orbita con un afelio e un perielio intorno alla debole stella della nostra ragione". Dimenticata per alcuni anni, la sfinge di Marte tornava prepotentemente alla ribalta negli anni Novanta. Il 25 settembre 1992 dalla base di Cape Canaveral partiva la sonda Mars Observer. Questo prodigio della tecnologia, costato ben 511 milioni di dollari, aveva come obbiettivo la ripresa fotografica del pianeta rosso, con strumenti che permettevano una definizione cinquanta volte superiore ai Viking. Alle fine di agosto la sonda avrebbe dovuto cominciare ad inviare a Terra le prime foto, comprese quelle della zona di Cydonia. Ma improvvisamente giorno 20, poco prima di iniziare l'ultima fase di avvicinamento al pianeta, l'Observer interrompeva ogni contatto e non rispondeva piu' ai comandi inviati da Terra. Poco dopo si sarebbe scoperto che la sonda era esplosa prima di entrare nell'orbita marziana. Quattro giorni dopo sulle telescriventi dei giornali di tutto il mondo compariva questa notizia: "L'improvvisa perdita della sonda, per cause ancora sconosciute, ha sollevato le proteste di un gruppo di scienziati, che hanno accusato la NASA di aver sabotato il Mars Observer per impedire una sconvolgente rivelazione: la presenza su Marte dei reperti di una civilta' extraterrestre. Il gruppo, guidato dall'ex funzionario NASA Richard Hoagland e denominato Mars Mission, afferma di avere scoperto, analizzando le foto del Viking, delle costruzioni nella regione di Cydonia, e precisamente due strutture a forma di volto, che ricordano le sfingi egiziane, una fortezza ed una cittadella disposte a pentagono. Il gruppo chiede da anni di rendere pubbliche tutte le immagini raccolte dai satelliti Viking e di analizzare in modo piu' approfondito i reperti di Cydonia". Una richiesta mai soddisfatta dalla NASA. Durante un'affollata conferenza stampa della Mars Mission uno dei suoi membri, l'astronomo Tom Van Flandern della Yale University, si domandava perche' mai Marte fosse stato trascurato per un periodo assai lungo di tempo dopo quelle sensazionali scoperte, e cosa si vedesse nelle fotografie rimaste top secret nei cassetti del nostro ente spaziale.

Rincaravano la dose altri prestigiosi aderenti alla Mars Mission: Errol Torun, cartografo della Defense Mapping Agency, David Webb, membro della commissione spaziale di Clinton, ma soprattutto Mark Carlotto, specialista in analisi computerizzate di immagini siderali. Proprio quest'ultimo ha realizzato diverse elaborazioni delle strutture cydoniane, concludendone che non si tratta di giochi di luce ma che siavrebbe veramente a che fare con manufatti creati da una cultura intelligente. "C'e' una precisa volonta' di insabbiare queste informazioni - ha dichiarato Richard Hoagland - e ne e' una prova il black out dell'Observer. Nel 1992 avevo tenuto una relazione alle Nazioni Unite illustrando dettagliatamente le molte anomalie sia di Marte che di altri pianeti. Per l'occasione avevo chiesto pubblicamente al governo che si facesse piu' luce su questi fatti e che non venissero piu' criptate le immagini trasmesse dalle sonde NASA. E proprio grazie alle nostre pressioni la NASA aveva modificato la traiettoria dell'Observer perche' fotografasse la zona di Cydonia. Ma evidentemente questo non e' piaciuto a qualcuno, che ha deciso di sabotare la missione". La replica della NASA a queste accuse e' stata secca e lapidaria: "Oddities", sciocchezze, spazzatura. Un atteggiamento comprensibile, visto che le prime dicerie e supposizioni sul boicottaggio delle sonde marziane risalgono agli anni Sessanta. E mentre la stampa scandalistica creava la leggenda di un triangolo delle Bermude sul pianeta rosso, il 26 luglio 1976 diversi giornali pubblicavano una foto sfuocata trasmessa dal Viking in cui si vedevano, sul suolo marziano, "delle lettere gigantesche e dei numeri, come se qualcuno volesse comunicare con noi...". I simboli in questione erano, con molta fantasia, una B, una G e un 2, vicini ad un oggetto che ricordava una grossa utilitaria che gli scienziati di Pasadena chiamarono scherzosamente la Volkswagen. "Si tratta semplicemente di fenomeni di ombre provocati dalla struttura irregolare delle rocce", commentava un portavoce della NASA, lo scienziato Alan Binder. Ma inutilmente. Negli anni Ottanta cominciavano a circolare delle foto palesemente contraffatte che mostravano alcune statue greche del dio Marte adagiate sulla superficie del pianeta e tuttora negli Stati Uniti e' in vendita una videocassetta intitolata Alternativa Tre, che racconta, come un documentario, di un presunto sbarco segreto russo-americano su Marte nel 1962. Scopo della missione sarebbe stata la costruzione di una cittadella capace di ospitare un numero ristretto di persone (scienziati, politici e militari) scampati alla morte del nostro pianeta a causa dell'effetto serra. Il documentario, una burla televisiva organizzata nel 1977 dalla tv inglese Anglia, ha infiammato gli animi dei cultori del mistero al punto che, nonostante la smentita dell’emittente, da allora circolano in Inghilterra e America libri che presentano come vera l'intiera storia e persino costosissime copie pirata del programma, in videocassetta. Quanto alla sfinge marziana, cosi' si e' espresso il giornalista italiano Giovanni caprara, responsabile della sezione astronomica del Corriere della Sera: "La perdita della sonda per Marte e' stata una grandissima delusione, non imputabile certo ad alcun boicottaggio. Si e' scoperto cosa e' successo. Si e' trattato di un fatto di estrema banalita'. Tutto e' dipeso da un difetto del sistema di propulsione, il guasto di una valvola che non era stata collaudata e che ha cominciato a perdere gas durante il viaggio verso Marte. Al momento dell'accensione del motore principale la sonda, satura di gas, e' esplosa. Quanto alla sfinge marziana, non ho un'opinione, ma solo una sensazione ricavata dall'esame delle foto che ci sono arrivate attraverso le sonde. Ritengo che ci voglia molta fantasia per affermare con certezza, come taluni fanno, che si tratti di un manufatto prodotto dall'azione intelligente di qualche essere. Indubbiamente l'uomo ha bisogno di fuggire nell'irrazionale e la sfinge soddisfa questa esigenza. Ma se vogliamo essere pragmatici, non occorre molto per smantellare delle convinzioni che sono legittime se personali, un po' meno quando si vuole convincere la gente a tutti i costi. Basta guardare con molta umilta' la successione di immagini sulle quali la presunta sfinge compare con una illuminazione diversa per rendersi conto che si tratta di un'illusione ottica, un'illusione tanto bella quanto irreale...".

Al di la' delle leggende, una primitiva forma di vita puo' essere effettivamente esistita sul pianeta rosso. Ne e' convinto l'informatico Giovanni Greatti che a Brugherio di Milano, in via Manin 50, gestisce l'archivio computerizzato Mars Net Search. "La sfinge su Marte e' effettivamente inquietante, e le strutture potrebbero indurre a pensare che qualcuno nel passato abbia visitato la zona. Ma non esistono delle prove sicure. La moderna bioastronomia ci conferma comunque che, migliaia di anni fa, i marziani forse avrebbero potuto viverci. Il pianeta rosso era molto piu' ospitale di adesso, il clima era caldo umido e acqua e atmosfera non mancavano. Queste preziose informazioni sono state ricavate dallo studio di una meteorite marziana, la Allan Hills 84001, caduta sull'Antartico oltre dodicimila anni fa. Le analisi di questa pietra hanno rilevato la presenza di azoto, ammoniaca e biossido di carbonio. E' solo un’ipotesi, ma il quadro d'insieme, secondo lo scienziato Arthur Clarke, dimostra che almeno in via teorica migliaia di anni fa degli esseri umani avrebbero potuto vivere su Marte in condizioni per nulla disagevoli".

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