Le capacità d'astrazione,
così come quelle di simbolizzazione non sono date una volta
per tutte, anch'esse fanno parte di un quadro
evolutivo.
Nel presente testo sono riportati 3
differenti contributi del sottoscritto, relativi all'importanza
dell'astrazione, della simbolizzazione e delle sue realizzazioni
concrete per le attività, e nelle attività,
aritmetiche. A un testo piuttosto teorico seguono due proposte di
lavoro.
Tutto ciò deve essere considerato
alla stregua di riflessioni che, sicuramente, andrebbero elaborate
più approfonditamente.
1) DEFICIT DI SIMBOLIZZAZIONE E OPERATIVITÀ NUMERICA
I concetti matematici derivano
evidentemente, come anche Piaget ci insegna, non tanto dal materiale
impiegato, quanto dall'apprezzamento del significato delle operazioni
realizzate.
Anche se la percezione facilita o ostacola
l'acquisizione, non é la figurazione stessa e solamente essa
che favorisce lo sviluppo - che nel caso affermativo ci permetterebbe
un insegnamento basato unicamente su dati percettivi. E' la
comprensione dell'operazione effettuata che é strumentale allo
sviluppo cognitivo, operatorio e quindi logico-matematico.
I concetti logici precedono quelli
matematici: si perviene a questi manipolando oggetti. Ma non é
dall'oggetto che estrapoliamo il concetto. E' dalla manipolazione o
meglio dalla trasformazione/manipolazione degli oggetti che lo
estrapoliamo. Ciò vuol per esempio dire che per una
classificazione realizzeremo vari gruppi con oggetti differenti,
però con una uguaglianza tra le quantità, o tramite una
corrispondenza termine a termine.
Primo passo da affrontare e superare nel
"lavoro aritmetico" è quindi l'acquisizione di un corretto
concetto di numero.
un cerchio vizioso
L'aspetto percettivo, o il contenuto su
quale il soggetto lavora, non é comunque inutile. Anzi esso
può aiutare e facilitare (ma vedremo che lo può anche
complicare quando le modificazioni non sono agite dal soggetto)un
compito previsto. L'utilizzazione di un tipo di materiale che
presenta una particolare raffigurazione può aiutare a
rappresentare i numeri.
Se, in effetti, le prime collezioni effettuate
dal bambino sono figurali, cioè tendono a riproporre schemi,
oggetti, immagini a lui familiari, ciò non é senza
significato; il bambino ha sempre bisogno di questa
familiarità. La crea quando é lui il soggetto, ne
abbisogna quando é agito (e come le prime collezioni figurali
così abbiamo delle prime rappresentazioni soggettive
Ö).
Addirittura per alcuni bambini si ha
l'impressione che non si possa mai superare la fase di una
corrispondenza diretta univoca tra una quantità e una sua
rappresentazione.
Così, ad esempio, l'idea di decina viene
sempre a destrutturarsi perché una operazione su di essa (del
tipo 14 + 7) implicando una ricostruzione percettiva e/o
manipolatoria di due decine e 3 unità, frantuma la percezione
preventiva di due quantità che possono essere continuamente
raffigurate in modi differenti. Tutto succede come se, ogni volta per
questi bambini, una raffigurazione debba essere "La raffigurazione
tipo". E' un problema di identità: cosa é quella cosa
che continuamente può essere rappresentata in altre maniere e
mai cambia?
Fissandosi su un' idea statica di una
rappresentazione elettiva del numero questi bambini non possono mai
cogliere le sue continue variazioni e modificazioni (ad es. 7 =
2+2+2+1 = 3+2+2 = EEE + EE. + ecc Ö E' terribile.
Due sono gli spetti "deficitari".
In primo luogo, ma non necessariamente in primo
tempo, questi bambini lavorano sulle percezioni e non sul concetto.
Il numero é reificato in una scrittura e il bambino considera
che la scrittura é il numero.
In secondo luogo vediamo che questi bambini
difficilmente riescono a modificare le proprie configurazioni
perché per loro cambia ,in qualche maniera, l'identità
stessa del materiale e della sua configurazione (ad es. una
cosiddetta classe figurale).
Allora si potrebbe dire: certo, succede
così perché questi bambini lavorano solo su dati
percettivi e fino a che lavoreranno su dati percettivi non potranno
accedere a una conoscenza realmente operatoria del numero. Tutto
ciò é vero, ma rischiamo di correre su un filo vizioso
fino a che non riusciremo a dare una lettura di tali
difficoltà anche come un blocco relativo alla costruzione di
immagini mentali.
La fissazione su una configurazione tipo
interferisce con la trasformazione del reale:
ï perché impedisce la costruzione
di permanenze che non siano percettive (e qui abbiamo a che fare con
le capacità d'astrazione);
ï perché "costruita" una immagine
dell'oggetto (materiale), vale a dire data una identità a un
oggetto questa non può più essere modificata. Nel caso
contrario, se l'immagine dell'oggetto (che potremmo chiamare
pseudo-identità) é modificata, é la stessa
identità dell'oggetto a frantumarsi;
ï ogni nuova configurazione cozza con le
precedenti, e con la configurazione tipo, ogni qualvolta queste
rammentate.
In assenza di permanenza il ricordo stesso
dell'azione effettuata cade e con esso quindi ogni confronto
retroattivo.
Così si spiega la lentezza
esasperante di questi bambini. O perché imparano pochi calcoli
a memoria e devono calcolare tutto uno a uno. O perché quando
totalmente sfiduciati rispondono a caso. Devono sempre riuscire a
familiarizzarsi un materiale che sfugge continuamente e che assume
sempre nuove "facce", riconducendolo a collezioni
figurali.
Ma si spiega anche l'incapacità profonda
a riflettere sulle proprie operazioni, nel descrivere le proprie
operazioni, il proprio modo di funzionare, ecc Ö La
metacognizione é praticamente assente, e come potrebbe essere
altrimenti se mancano immagini mentali? La riflessione non é
mai effettuata su una regola ma solo su ogni singolo item (ad esempio
il bambino non sa estrapolare delle regolarità fra calcoli
simili).
E' vero che l'assenza di operatività
é da imputarsi a deficit dell'organizzazione logica, ma un
bambino non può costruire nulla sino a che é costretto
a basarsi solo sulle apparenze percettive. La boucle est
bouclée Ö
il problema a sapere
Attraverso il periodo senso-motorio nasce la
rappresentazione. La crescita é un lungo processo, le
condotte, nuove!, che si manifestano e si sviluppano sono:
l'imitazione differita, il gioco simbolico, il disegno, l'immagine
mentale. Esse sono tutte forme del pensiero simbolico e riposano
sull'imitazione (in termini piagetiani).
Nell'analisi dei deficit bisogna quindi
insistere e vegliare su quale dei singoli processi di formazione
delle differenti forme del pensiero semiotico si presentano delle
difficoltà. La distinzione é necessaria in quanto
possono insorgere significati di differente natura per la spiegazione
della genesi dei deficit di cui sarà questione (distinguere
quello che é operatorio da quello che é figurativo -
osservarne i legami e scoprire quali componenti operatorie risiedono
nella figurazione e viceversa - , ma anche distinguere quello che
é cognitivo e razionale da quello che é dinamico e
affettivo).
E' probabilmente a questo livello che dobbiamo
muoverci.
Le nozioni logiche possono evidentemente
soffrire dell'esistenza di un deficit a livello della costituzione
delle prime significazioni e dei deficit d'evocazione
(anticipazione). In questo caso bisogna vedere se le relazioni tra
significato e significante si elaborano normalmente (ipotesi: queste
non si elaborano perché, qualche da parte, c'é un
deficit nella funzione simbolica!).
In caso affermativo possiamo avere un quadro
dove le difficoltà sul piano simbolico si manifestano nelle
attività costruttive: provando delle grandi difficoltà
a evocare lo svolgimento d'un insieme di trasformazioni il bambino
può provare a sormontare le proprie difficoltà
d'anticipazione col mezzo di manipolazioni eccessive e non sempre
adeguate. Ad esempio l'iterazione, non di unità, ma di micro
quantità 2+2+2+2+1 eccÖ in calcolo tipo 28 +
37).
Rimangono aperte molte questioni:
ï le difficoltà rappresentative, o
della cosiddetta funzione simbolica sono da ricercare a livello
d'immagine mentale, non tanto imitatrice, quanto in anticipazione e
evocazione? Quindi nella possibilità di archiviazione delle
immagini e dei risultati di operazioni a corto e a lungo termine e
nella conseguente capacità riproduttrice delle esperienze
vissute? oppure é già deficitaria l'immagine imitatrice
(la copia)? Capire da dove deriva una difficoltà così
elettiva, vale a dire interrogare il piano della simbolizzazione, del
suo sviluppo e delle sue patologie, permette di sviluppare un
intervento che permette anche una crescita logica?;
ï valutare i legami tra capacità
d'astrazione e rappresentazione; tra sviluppo delle capacità
rappresentative e capacità d'astrazione e la loro
inter-relazione;
checchè ne sia Ö queste righe vogliono portare l'attenzione sulla simbolizzazione, sull'astrazione e l'astrazione, come capacità da costruire. Troppe volte non ci avvediano delle rappresentazioni spontanee e delle contraddizioni che nascono tra queste e le attivite attività logiche che richiediamo ai bambini. Scopo di queste righe é riportare un poco l'attenzione su questo passaggio cruciale. Dovremmo essere molto più attenti alla nostra lettura delle rappresentazioni dei bambini.
2) "CODICE SEGRETO": prima attività
L'attività parte dalla constatazione
seguente: se per scrivere le parole ci sono le lettere, per scrivere
i numeri ci sono le cifre.
1) Questa prima condizione non é
assolutamente evidente per i bambini. Già di solito non sanno
distinguere numeri da cifre, come non conoscono nemmeno probabilmente
i significati corrispondenti.
Per i bambini la differenza fra lettera e
parola é più chiara, anche se non sanno usare
correttamente le terminologie corrispondenti, perché la parola
fa capo a un significato. La composizione di più segni grafici
(lettere) dà un preciso significante, con un significato. E'
proprio questa relazione diretta che manca al numero.
2) Se é vero che il numero "15" deve
rimandare a una sua raffigurazione interiore, così come la
parola "cane" rimanda alla sua immagine, la prima é una
relazione più astratta e che psicologicamente parlando non fa
parte di un piano esperienziale. Quando diciamo "15", il bambino
quali esperienze ha per dargli una immagine decontestualizzata da una
sua esperienza, ma generalizzabile in nuove contestualizzazioni?
Questa difficoltà non é così presente nel
linguaggio.
Ci situiamo dunque sul piano delle
rappresentazioni, della loro costruzione, del loro accesso. Di una
relazione oggettuale. Che relazione ho io con il cane, il gatto,
l'elefantino, il n° 15, ecc Ö
3) Le rappresentazioni del numero rischiano
allora di avvicinare, nel tentativo del bambino di ricostruire una
familiarità, delle configurazioni o delle raffigurazioni
esclusive: ogni numero avrà una simbologia nuova Ö in una
sorta di reificazione.
4) Il sistema numerico, in base 10, con il suo
sistema di notazione é una conquista relativamente recente
nella storia della matematica.
Questo sistema e la sua scoperta di solito
vengono esercitati in maniere diverse nel tentativo di farne scoprire
le regole al bambino. Ciò che viene meno esercitato é
la sua traduzione simbolica.
E' attraverso questa traduzione simbolica si
pongono al bambino inaspettati ostacoli e contraddizioni interne,
rispetto le proprie ipotesi e rispetto la propria teoria della
numerazione.
L'esercizio consiste nella creazione di un codice numerico segreto, in base 10, che permetta la compilazione di schede di calcolo (segrete). L'esercizio comincia con l'invenzione di un sistema di notazione e si conclude con la compilazione di schede di calcolo per i compagni. All'inizio si chiede dunque al bambino di inventare dei nuovi simboli. La durata dell'itinerario non é prevedibile. Dipende dalle capacità logiche, dalle strategie e i ritmi d'apprendimento del bambino.
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Qui a lato vediamo una realizzazione di un bambino di 4a classe elementare. (Detto per inciso, questa attività é proponibile molto precocemente, visto e considerato che il suo interesse non deve essere rivolto forzatamente a un a corretta soluzione, ma alla sua euristica!) Osservazioni Considerazioni. |
3) IL TRASLOCO (LE ISOLE): seconda attività
premessa
Questa del "trasloco" é una fra le
varie proposte che il sottoscritto vorrebbe denominare "I problemi
del LEGO"Ö
L'idea che percorre "Il trasloco" é
quella di creare una serie di problemi che soddisfino le condizioni
seguenti:
1) mettere in gioco motivazioni forti,
attraverso l'uso di materiali seducenti;
2) prima che essere matematici devono essere
logici, nel senso che possano mettere in gioco ragionamenti di tipo
qualitativo prima delle regolazioni aritmetiche;
3) favorire una elaborazione anticipatoria
(della soluzione), attraverso una fase di elaborazione e
rappresentazione antecedenti alla manipolazione (al passaggio
all'atto), dunque volentieri devono realizzarsi a livello della loro
rappresentazione o simbolizzazione grafica;
4) permettere l'elaborazione del problema
eliminando la coazione a eseguire immediatamente una
operazione.
E' notorio che alcuni bambini, specie quelli seguiti dal SSP, sovente si bloccano, dopo lo scacco della prima strategia, o al primo tentativo di soluzione costruito. Oltre a una evidente incapacità di gestione dello scacco, c'è l'incapacità di gestione dell'ansia nell'elaborazione di soluzioni. Come mai devono dare la prima soluzione che gli passa per la mente? Come leggere invece quel procedere per tentativi che viene sanzionato negativamente dalla fretta di giungere alla fine? E' fondamentale dare tempo per permettere l'evoluzione di una strategia, di modificarla, affinarla, ecc. senza pretendere immediatamente una risposta conclusiva.
introduzione (un po' di teoria Ö)
La situazione detta "Les îles"
é stata proposta e studiata da J. Piaget nelle sue ricerche
sulla genesi delle conoscenze geometriche del bambino. In essa sono
valutati i concetti quali: la partizione e la quantità
metrica. Essa concerne inoltre la conservazione, la geometria
metrica, la misura, il concetto di unità e il
volume.
Ecco in breve di cosa si tratta (tratto da:
Centre pour la recherche et l'innovation dans l'eseignement,
Inventaires piagetiens, Les expériences de Jean Piaget, Paris,
OCDE, 1977).
"L'expérimentateur présente a l'enfant un plot modèle 3x3x4 cm. (3x3=base), un grand carton bleu (= lac ou mer) sur lequel sont collées des surfaces (= îles) de bases différentes: 2x2 cm., 2x3 cm., lx2 cm., lxl cm., ou 3x4cm. Un certain nombre de cubes de lcm3. L'expérimentateur demande à l'enfant de construire, sur une autre île (2x2 ou 2x3...) une nouvelle maison ou il y ait exactement "autant de place" que dans le modèle. Il explique la notion "autant de place"; qu'on peut construire seulement sur le terrain de l'île sans déborder sur l'eau. Il laisse les constructions successives à la disposition de l'enfant. L'enfant, éventuellement avec l'aide de l'experi.mentateur, reconstitue le plot modèle (36 cm3). Puis, avec les mêmes plots, l'expérimentateur effectue de nouvelles constructions de bases différentes. Il demande chaque fois s'il y a la même chose, plus ou moins de place dans la maison qu'il vient de construire que dans la précédente et si l'on peut refaire avec les plots une maison pareille au modèle".
Stadi di sviluppo:
"Niveau 1 (jusqu'à 4-5 ans).
Les techniques sont inaccessibles a l'enfant.
Niveau 2 (5-7 ans). L'enfant
évalue deux volumes en fonction d'un point de vue
unidimensionnel: en général, c'est la hauteur qui
prime. Sur n'importe quelle base, l'enfant construit, pour
égaler le volume modèle, une maison de même
hauteur que le modèle.
Reconstruction d'un volume modèle:
L'enfant couvre le modèle de petits plots.
Niveau 3 (5-7 ans). Sur des bases plus
étroites, l'enfant construit légèrement plus de
2 ou 3 cubes-unités.
Reconstruction d'un volume: L'enfant
procède par approximation successives.
Comparaison entre volumes: L'enfant commence a
mettre en relation les rapports dimensionnels, Cella-là est
grosse, Celle-la est longue" ... "c'est plus mince et plus large",
etc.
Niveau 4 (7-8 ans). L'enfant met en
relation deux dimensions et ajuste progressivement la
troisiémme en procédant par multiplication logique.
Reconstruction d'un volume: L'enfant reconstruit correctement la
hauteur et la largeur, il ajuste progressivement la
profondeur.
Comparaison entre volumes: Ou bien l'enfant
utilise une commune mesure qualitative (simple transitivité
sans iteration de l'unité) ou bien il procède par
déplacement mental (compensation par multiplications
logiques).
Niveau 5 (7-10 ans ) . Début de
mesure: Ou bien l'enfant décompose et recompose la maison au
moyen des cubes-unités; ou bien il conçoit le volume
comme une addition de surfaces. (Il réussit seulement quand il
s'agit de doubler une dimension)).
Reconstruction d'un volume: L'enfant
reconstruit la maison au moyen de plots
équivalents.
Conduite residuelle: Il construit encore des
volumes par enveloppement.
Niveau 6 (11-12 ans). Pour
déterminer 1e volume, l'enfant multiplie soit hauteur x
profondeur x une des surfaces latérales; soit hauteur x
largeur x surface de dessus.
Niveau 7 (10-13 ans). L'enfant met en
relation le volume intérieur avec ses frontières, le
passage entre les deux étant assure par une multiplication
mathématique".
Il volume prima é logico, poi diventa
matematico.
La nozione di volume studiata, benché
sia parallela, dal punto di visto geometrico alla nozione di
superficie, corrisponde più direttamente alla struttura fisica
degli oggetti.
Si distinguono 2 tipi di invarianti: la
conservazione della quantità ma anche la conservazione del
volume fisico, in quanto posto occupato. La conservazione della
quantità é di natura qualitativa e non implica che la
materia non cambiata si contrai o si dilati. I bambini che la
conservano non necessariamente credono che il volume resti invariato
(esso, considerano questi bambini, può dilatarsi o contrarsi).
Contrariamente la conservazione del volume, in quanto posto occupato,
suppone la messa in relazione dell'oggetto con quelli che lo
circondano. Quindi la costruzione d'un continuo spaziale reso metrico
tramite una rete moltiplicativa tridimensionale .
In questa prova si possono osservare molte
cose:
ï come il bambino organizza il suo piano
di lavoro (se é a suo agio nel modificare le proprie strategie
oppure no);
ï tenuto conto della sua età, se il
bambino fa esercizio di mobilità mentale (oppure no, nel senso
che da più tipi di risposte o rimane fissato a una risposta
rigida);
ï quando la fatica ha il sopravvento (sino
a quando il bambino porta avanti la prova o dimissiona dal
compito);
ï quanto supporto concreto necessita
(nelle sue previsioni deve manipolare materiale, oppure può
elaborare prima mentalmente delle soluzioni).
Se le modificazioni delle strategie vengono
puntualmente registrate, assistiamo a una progressiva regolazione di
"progetti" consecutivi, correlativamente di
rappresentazioni.
E' certo che le implicazioni pedagogiche sono
moltissime.
1) la situazione concreta proposta: il trasloco
Non si tratta di ripetere esattamente la stessa esperienza delle isole. Piuttosto con il materiale LEGO o DUPLO vogliamo creare una situazione che permetta, data la sua familiarità, una evoluzione di proposte o strategie, che dal logico, o qualitativo, possa arrivare a strategie matematiche, o quantitative.
La situazione é stata proposta in terza elementare, i bambini di questa età possono riuscire nell'impresa generalmente solo attraverso aggiustamenti progressivi.
Al bambino, o alla classe viene presentato il problema con la consegna seguente:
Il trasloco.
Facciamo finta di essere su di un
isola. Su questa isola
c'è un casone un po' vecchio. Cosa
succede? Si deve aiutare
gli abitanti del casone a costruire una casa nuova, sull'isola
nera. Fate attenzione
però. La nuova casa deve avere lo stesso numero di
appartamenti della vecchia casa; non deve essere più piccola e
nemmeno più grande. Ci
devono stare tutti gli abitanti che devono ricevere la stessa cosa di
spazio. Allora secondo te
come sarà alta la nuova casa? Scrivi
le tue scoperte e poi consegnami i tuoi risultati.
Il materiale é composto da 280
elementi DUPLO di 4 colori da 2X4 suddivisi equamente.
Due cartoni sul quale sono riprodotte le
"isole". La casa base é alta sei
piani ed ha la base composta da 8 elementi, per un totale quindi di
48 pezzi.
Il bambino non può assolutamente
smontarla, può manipolarla a suo piacimento.
La prima parte dell'esercizio
consiste nell'anticipazione. Il bambino deve descrivere le sue
strategie: "come faccio a scoprire il risultato?", "cosa posso fare
per scoprirlo?", "quanti piani é alta la casa?", in breve deve
descrivere le sue scoperte. Il tempo minimo di elaborazione deve
essere di una settimana, con momenti successivi di redazione delle
proprie ipotesi. Solo così permettiamo delle evoluzioni
spontanee e una fase di progettazione e aggiustamenti soggettivi
nell'elaborazione delle strategie.
La seconda parte é manipolatoria.
Il bambino può avere accesso allo scatolone del materiale e
provare a costruire le case secondo le sue idee.
Nella terza parte il bambino
proverà a realizzare le case contrassegnate con i numeri 3, 4
e 5 sul 2° disegno con le basi corrispondenti all'indicazione.
Questa fase non prevede più anticipazioni e può essere
anche svolta in gruppo d'argomentazione.
2) gli elementi in gioco nella situazione proposta
Gli elementi cognitivi messi in gioco sono
molti. Questo indipendentemente dal fatto che il gruppo di bambini
trovi la soluzione esatta (ma non é questo il solo e
principale scopo degli apprendimenti).
Vediamo rapidamente di cosa si tratta, senza
entrare analiticamente in merito.
L'esercizio mette in relazione singolarmente
o cumulativamente gli elementi seguenti:
ï la capacità algoritmiche additive
e moltiplicative, calcolo per unità iterate, additivo o
moltiplicativo;
ï la capacità di rappresentazione e
simbolizzazione;
ï le strutture
logico-elementari;
ï le strutture
logico-aritmetiche;
ï la padronanza dello spazio;
ï la capacità di progettare (e
verificare) delle strategie;
ï la capacità d'anticipazione, in
una corrispondenza tra effetti anticipati e valutazione delle
probabilità di riuscita ("é giusta la mia idea",
"é probabile ciò che immagino", "può essere
veramente così"?);
ï la capacità di modificare la
strategia;
ecc Ö
Il passaggio alla seconda parte, quella manipolatoria, deve essere temporalmente differita per permettere tempo sufficiente alla mentalizzazione. Altrimenti, il passaggio all'atto arrischia di annientare ogni tipo di progettazione e ragionamento. Queste sono sicuramente alcune delle caratteristiche dei bambini deboli: rinunciare alla riflessione, verificare immediatamente l'ipotesi pensata, il bloccarsi davanti alla mancata conferma della propria idea. L'insicurezza della gestione mentale, propria dei modi secondari di funzionamento (l'ansia di non sapere, di non potere sapere come fare, eccÖ) sono altrettanti aspetti che frenano la "progettazione". Tanto vale, allora, bloccare formalmente questa variabile, dando tempo. Solo così permettiamo di uscire dalla percezione dell'immediatezza, del tutto e subito, della velocità di risposta e di acquisizione, che i bambini deboli hanno rispetto il compito o rispetto i loro compagni più maturi. Ma pure, naturalmente, se parliamo di anticipazione e di verifica delle proprie ipotesi dobbiamo dare tempo per farlo, indipendentemente dalle singole difficoltà. Allora diamo spazio e diamo tempo a questa insicurezza!
Questo é fondamentale, come fondamentale sarà la verifica delle ipotesi tramite la manipolazione reale della situazione. In genere i bambini di questa età difficilmente troveranno una soluzione. Ma questo non é lo scopo. La troveranno magari però se messi in gruppo e interagendo argomentando sulle proprie ipotesi. In particolare la moltiplicazione delle situazioni proposte (vedi il 2° disegno) mette in gioco strategie contraddittorie e la ricerca di una procedura unitaria, valevole per ogni "blocco". Questo, ripeto, senza portare realmente alla soluzione.
Una realizzazione pratica
Vediamo alcune elaborazioni
Come sarà alto? Sarà alto il doppio, perché la casetta ha 6 piani su ogni piano ci sono 2 pezzi di lego che non ci stanno nell'isola nera, si restringe di un pezzo e ci sta.
11 x 2= 22 ho fatto questo calcolo per vedere quanto é alta la casa di stessi appartamenti e questo é tutto.
Più stretto però più alto. Una riga via e poi é uguale.
L'isola nera é più piccola e basta misurare la parte verticale (immaginando di spezzarla) finché ci sta dentro.
Il muro che hai spezzato lo metti sopra e allora ci sono 8 piani. Ho contato i cubetti in verticale e orizzontale. E visto che l'isola nera é più stretta la casa deve essere più alta. la casa ha 6X8 = 48 appartamenti.
L'isola nera é più piccola devi fare il doppio. 6x8= 48 piani.
La casa sarà alta 6 piani, 11 cm e 1 millilitro.
L'altezza é alta 8 pezzi.
Ho misurato sull'isola più piccola e avanzava di due pezzi, e allora ho capito da lì che doveva essere 8 piani. per me allora dovrà essere alta di un piano più dell'altra.
Bisogna aggiungere 15 cubetti sopra.
Deve essere alta 7 piani. Ho contato due piani di sotto e poi quelli sopra. 5+2= 7
Ecco alcuni modi di procedere:
1) riformulazione oggettiva o soggettivata del
problema, senza nessuna elaborazione;
2) elaborazioni di soluzioni con proposte
logiche o compensatorie;
3) tentativi aritmetici;
4) riuscite aritmetiche;
ciò che colpisce, in taluni casi,
é l'assenza di controllo sulle proprie rappresentazioni. La
risposta: "é alta 48 piani" nell'enormità del suo
errore, dovrebbe, a nostro modo di vedere, rendere immediata la
correzione (eppure non sempre e così).
La confusione tra numero di appartamenti e
altezza é pure frequente. Ciò può essere logico
tenendo conto che per scoprire l'altezza i bambini devono scoprire il
numero di appartamenti.
Nelle regolazioni, tra progetto o
rappresentazione e realizzazione concreta della casa
osserviamo:
ï costruzioni senza previsioni;
ï costruzioni con controlli successivi (ed
eventuali modifiche delle previsioni);
ï costruzioni con controllo finale (in
questo gruppo non ci sono solo riuscite aritmetiche. Questi sono
bambini che constatano l'errore commesso solo alla fine e di solito
non riescono a trovare altre soluzioni o devono ricominciare sempre
da capo);
ï previsioni indipendenti dalle scoperte
fatte (ad esempio indipendente dalla scoperta che ogni piano ha un
numero fisso invariabile di cubetti. Ci sono bambini che pur
scoprendone il numero non sanno calcolarne il totale);
ï nel controllo aritmetico scopriamo la
conta iterata, additiva o moltiplicativa (chi conta i cubetti
utilizzati ricorrendo al multiplo del piano, ad es. 4 - 8 - 12 - ecc
Ö);
ï la gestione delle contraddizioni tra
previsione e realizzazione;
ï i blocchi (mentali, affettivi) quando
l'ipotesi non viene confermata (bambini fragili che di fronte
l'evidenza non sanno che altro fare);
ï ecc Ö
L'interesse del bambino per questo tipo di
situazione é molto forte. Ma anche l'interesse del docente non
é da meno. Se utilizzata clinicamente può portare
moltissimo. A questo proposito un protocollo o un video
illustrerebbero molto bene il tutto.
In seguito Ö si può sempre
modificare la situazione (complicandone le condizioni). Mantenendo la
consegna e dimensione del "blocco casa" originale, invece di
consegnare i cubetti di 2 X4 consegneremo cubetti dal valore 2 X 2
oppure 2 X 3!
Giovanni Galli, lic. psi,
psicologo FSP, operatore SSPLocarno,
settembre 1996
Bibliografia essenziale
B. Mari. Barth, L'apprentissage de
l'abstraction, méthodes pour une meilleure réussite de
l'école, Paris, Retz, 1987
C. Bastien, Schèmes et
stratégies dans l'action cognitive de l'enfant, Paris,
PUF, 1987
Centre pour la recherche et l'innovation dans
l'eseignement, Inventaires piagetiens, Les expériences de
Jean Piaget, Paris, OCDE, 1977
J. Piaget, B. Inhelder, A. Szeminska, La
géometrie spontanée de l'enfant, Paris. P.U.F.
1948.
J.Piaget. B. Inhelder, La genèse des
structures logiques élémentaires,
Neuchâtel-Paris, Delachaux et Niestlé, 1980
|
indirizzo dell'autore
Giovanni Galli, psicologo FSP, ASPEA, psico-pedagogista,
email: ggalli@ticino.edu