Questo articolo é apparso ne "I Diritti del lavoro", n° 11 - 19 novembre 2003,
giornale del Sindacato dei servizi pubblici (SSP/VPOD) mail: vpod.ticino@ticino.com


Riconoscere l'esistenza e i problemi dei ragazzi plusdotati

Premessa
La plusdotazione (PD) non dovrebbe essere oggetto di sfruttamento politico, bensì soggetto di ricerca e di approfondimenti scientifici.
La conferenza cantonale dei genitori (CCG) non si discosta da altri tentativi di strumentalizzare il tema della PD a scuola.
Come documento sui principi scolastici educativi e gli obiettivi pedagogici generali, il documento della CCG è ineccepibile e lo sottoscrivo. Come documento sulla PD è fallace e lo cestino.
Nei suoi contenuti si allinea alle solite obiezioni. In verità il tema della PD (od alto potenziale cognitivo) é ai più sconosciuto. Si tende a negarne l’esistenza ma in verità non la si conosce; ci si dice disposti a parlarne, ma in verità si oppongono argomenti ideologici …
In questo il documento non ha nessuna colpa. E’ solo testimone di un’opinione corrente e diffusa.


In generale …
Questo documento è difensivo. Giustamente direi io. Con i tempi che corrono il rischio di vedere erose le risorse già scarse sono reali (lo viviamo ad ogni nuovo piano finanziario del Cantone). Vuole difendere i principi dell’integrazione e della differenziazione dei programmi nella scuola ticinese, perché questi principi si rivelano essere un arricchimento per tutti. Ciò è un bene.
Ma proprio questa necessità difensiva lo porta a disconoscere la realtà. Nella sua declamata e ideologica lettura dei benefici dell’integrazione di allievi origine, ceto, livello, ecc … il primo difetto del documento é confondere gli obiettivi e i desideri con i fatti.
Ebbene questi fatti ci dicono:

 

  • il 15% dei quindicenni hanno gravi difficoltà nella lettura;
  • il 14,7% di allievi sono seguiti dai servizi di sostegno;
  • altri allievi ricorrono massicciamente alle lezioni private di ricupero per restare a galla nelle medie (vedi il recente articolo in AREA, 40, 3-10-2003,);
  • un numero imprecisato termina la scolarità per raggiunti limiti di età, senza aver terminato le scuole medie;

Ebbene queste ragazze e ragazzi non vedono soddisfatti i principi d’integrazione!
“L’adesione incondizionata al principio d’integrazione di tutti con pari dignità, diritti e opportunità” è purtroppo per loro una chimera. Anzi, quei principi vengono proprio realizzati (si fa per dire) sulla loro pelle. E a loro vanno aggiunti i plusdotati (PD).


Il secondo difetto sta nella confusione che il documento fa tra obiettivi generali della scuola e pratiche pedagogiche. L’integrazione é, in primo luogo, un obiettivo, non una didattica. Semmai c’è (o non c’è) una didattica che organizza e struttura l’integrazione!
In verità la scuola fatica a gestire le differenze. L’integrazione di queste non si fa così come per incanto, al solo fatto di parlarne e di avvicinare ragazzi di origini disparate.


Un concetto di falso egualitarismo sembra poi permeare quelle righe e rende tabù parlare di PD.
In verità viviamo in un regime dove questo “egualitarismo” impedisce di conoscere ed accettare realmente le differenze degli allievi (di tutti gli allievi!).
Il paradosso in atto è questo: l’uguaglianza dei diritti crea un appiattimento delle differenze.


Altro che sfondo “integratore”; siamo nel regno della reificazione: dalle differenze ai disadattamenti.
L’arricchimento é tale quando i docenti vivono condizioni di lavoro che gli permettano di effettivamente sviluppare programmi in tal senso. Noi sappiamo invece che i docenti si barcamenano come possono fra aumento degli allievi, dissoluzione dei legami sociali e parentali, aumento degli oneri, problemi di comportamento, esigenze formative crescenti, riduzione delle risorse, aggiornamenti … e chi più ne ha più ne metta.


Confondere giustizia sociale con dotazione intellettuale sembra essere una prerogativa del pensiero solidale.
Eppure la plusdotazione è equamente ripartita in ogni ambito sociale. Non è affare dei bimbi ricchi. Essa non diventa però una opportunità per i soggetti di classi basse. Per loro le opportunità di avere libri, stimoli cognitivi e culturali sono decisamenti scarsi. Eccola la giustizia …


Sullo specifico
Per quanto riguarda invece lo specifico dei bambini PD il documento sembra ignorare troppe cose. Non dice nulla a loro proposito ed anzi è ricco di errori (pregiudizi?).
“La CCG auspica che ogni alunno possa ricevere un insegnamento conforme alle finalità della scuola nel rispetto della sua personalità”. In verità è proprio quanto nega ai ragazzi PD, negando loro soluzioni mirate.
La scuola qui fallisce e alla grande, ignara di sofferenze che avrebbe potuto lenire. Posso affermare senza il minimo timore che oggi i PD non vedono soddisfatti quei principi. La scuola, sovente, non è una opportunità per il bimbo ad alto potenziale, né sul piano cognitivo, né sul piano sociale.


L’adesione incondizionata al “principio d’integrazione di tutti gli allievi con pari dignità, diritti e opportunità, evitando privilegi discriminanti” è di buon auspicio, come é salutare l’invito a “vigilare affinché non si creino delle discriminazioni”.
Se ci si richiama a quel diritto, allora che valga per tutti, perché un allievo PD vive una discriminazione. Quella di non vedersi riconosciuto come tale; e poi quella di non ricevere un insegnamento valido. Tutti gli allievi ne ricevono uno, per il fatto di trovarsi in una situazione di apprendimento. Questo non è il caso di ragazzi che sono due, vedi tre anni più in avanti di quanto gli si propone loro.
La loro condizione non é una “opportunità”: né per sé, né per gli altri.


Il documento è poi pretestuoso quando ritiene che salto di classe e scolarizzazione precoce sono misure settoriali e limitate. Limitate a cosa, e per chi? Dove si sono documentati? Tutta la letteratura scientifica sottolinea come queste proposte, là dove attuate, hanno aiutato i ragazzi favorendone ottimi sviluppi in ambito cognitivo e - udite udite - sociale.


Opportunità
Per una allieva, diciamo di 14 anni, che padroneggia alla perfezione la lingua italiana, il francese e il tedesco quale opportunità riceve a seguire un insegnamento come da copione (programma)? Oppure per un bimbo che ha imparato a leggere a 4 anni, che agilmente calcola a mente entro e oltre il centinaio è un’opportunità frequentare la prima elementare? Assistendo alle loro difficoltà di socializzazione non lo posso certo affermare.
E’ questa la loro prima patologica condizione.


Il primo passo per aiutare allievi ad alto potenziale è quello di sapere di cosa si parla e di sapere individuare questa popolazione. Il primo errore è quello di credere che sono i migliori a scuola. La maggior parte dei PD restano inosservati. In Francia fino al 50% ha bocciato una classe!

Per concludere
I discorsi sul rispetto delle pari opportunità male mascherano una opposizione preconcetta.
La democratizzazione degli studi si attua con precise scelte, che devono essere conseguenti negli investimenti, nell’organizzazione e nella strutturazione delle scuole. E ciò a partire dalle scuole dell’infanzia. Prese di posizione come quella della CCG servono (?) certamente alla difesa della scuola pubblica. Dimostrano però di non potere analizzare la scuola nella sua realtà. Così si interessano alla politica della democratizzazione (sostanziale, non formale) degli studi?


Per chi volesse saperne di più sulla PD può prendere contatto con il sottoscritto, oppure richiedere informazioni presso “Tanti Talenti”, associazione che riunisce genitori e amici dei bambini plusdotati (via Cittadella 7 CH 6600 Locarno
Tel 091 7523904 email: tantitalenti@hotmail.com)

Giovanni Galli, psicologo, psicopedagogista, operatore SSP