La differenziazione in matematica: alcuni elementi per una riflessione

casi clinici 2

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Ho scritto queste noterelle al fine di lanciare qualche spunto di discussione riguardante l'applicazione della differenziazione in matematica.
Rispetto gli anni passati ho constatato un cambio notevole nell'utilizzazione dei materiali, vissuta con gli allievi utenti SSP.
In particolare si é accentuata la tendenza a dedicare sempre più tempo alla esercitazione di strumenti (tecnica calcolo, misure, ecc … vale a dire a colorare il più possibile) a discapito di un lavoro più metacognitivo e di un lavoro sul bambino.
Le osservazioni seguenti non si riferiscono a situazioni particolari, sono da considerarsi nell'insieme.

Punto di riferimento di queste note é il testo "Il progetto di lavoro nella differenziazione matematica", che rimane punto di partenza e base per ogni appunto qui riportato. Vale forse la pena riprenderlo.
In quel testo, cercando di mettere in evidenza l'interesse del classatore e, rilevandone alcuni pregi e possibili utilizzazioni, avevo sollevato alcuni quesiti.
In particolare oggi vorrei riprendere:
• la tendenza coattiva a colorare,
• la "lettura" longitudinale e trasversale delle schede,
• la scelta della scheda,
• la semaforizzazione;
questioni metodologiche che riguardano la metacognizione.
Altrettante questioni che, per ragioni oggettive varie, non sono più state assunte e elaborate dal sottoscritto.

Provo a sollevare le mie osservazioni sotto forma di domande.
1) siamo caduti negli "errori" descritti nel documento citato, il sottoscritto é riuscito a scansarli con i suoi allievi? Oppure siamo caduti in quella temuta coazione a colorare?
2 ) dove, come e quando é stato affrontata una lettura più metacognitiva del materiale? In particolare: attraverso una "lettura" longitudinale e trasversale delle schede; oppure riprendendo la maniera in cui il bambino opera le sue scelte, che può essere la questione di come il bambino si rappresenta una data conoscenza, o gruppo di conoscenze richieste da una scheda (di qualsiasi livello); oppure evitando l'eccessiva fragmentazione delle conoscenze; oppure attuando la "semaforizzazione"?
3) le attività di scoperta hanno ricevuto troppa poca attenzione? in ogni caso, per esse, é stato messo a disposizione troppo poco tempo?

Queste domande nascono dalle constatazioni seguenti:
• in generale, della riuscita é rilevata la colorazione: il confronto regolare operato dal bambino rispetto agli altri, confrontando quantitativamente la propria e altrui colorazione, dimostra l'insufficiente chiarezza degli obiettivi perseguiti, la sua idea principale di riuscita é legata a un concetto vorrei dire di tipo skinneriano;
• la spinta a colorare é troppo forte rispetto altri obiettivi cognitivi e metacognitivi. In generale rimane troppo poco tempo per operare dei confronti fra schede di livello o contenuto differenti. L'apprendimento procede troppo a compartimenti stagni, in generale mancano dei confronti interni;
• il progetto di lavoro, anche per ragioni temporali d'elaborazione, diventa principalmente un elenco di attività da svolgere e di desiderata, senza però potere esplicitare le scelte e costruirne una giustificazione;
• in generale manca la funzionalità, il percorso é effettuato individualmente senza scambi e scelte d'approccio pratiche (problemi pratici che portano alla scelta di un contenuto);
• il tempo a disposizione é sempre troppo poco, regolarmente si pone materialmente il problema di colorare;
• la pratica degli argomenti bloccati deve essere ripresa assieme alla semaforizzazione e alla definizione di profili di padronanza individuali;
• in genere non viene posto il problema della definizione dei tempi d'apprendimento del progetto di lavoro e quindi della sua attuazione autonoma. Un progetto di lavoro ha validità se porta il bambino a lavorare da solo al suo ritmo, senza dovere sempre rincorrere i migliori. Se il bambino fosse in grado di operare autonomamente delle scelte e lavorare in conseguenza, l'operatore SSP potrebbe, molto probabilmente, preoccuparsi maggiormente della fragmentazione delle conoscenze, dei confronti fra contenuti, della semaforizzazione, delle rappresentazioni … e di altri aspetti meno esecutivi della conoscenza, e della soggettività del bambino.

Il materiale di differenziazione deve servire principalmente alla valutazione dell'autonomia, al lavoro autonomo o alla costruzione dell'autonomia?
In fondo, il progetto di lavoro ha come minimo due funzioni:
• la prima, pratica, deve portare alla elaborazione di scelte di lavoro e alla colorazione di schede principali o di preparazione. Questa parte non dovrebbe più occupare troppo tempo. Si pone allora il problema dell'apprendimento della pratica del piano di lavoro e dei tempi della sua esercitazione e applicazione autonoma;
• la seconda deve portare alla elaborazione di tutti quei concetti e aspetti metacognitivi già descritti nel primo documento "Il progetto di lavoro nella differenziazione matematica" e che per ragioni varie sono state dimenticate.
Limitare l'operato SSP alla prima può portare a rinforzare le pratiche spontanee dei bambini di tipo fondamentalmente fragmentatorio, che non tesse relazioni, che valuta le singole conoscenze come autonome le une alle altre, ecc…
In qualche modo e in qualche luogo, in fondo ho l'impressione che l'aspetto tecnico-esecutivo abbia avuto il sopravvento su quello più cognitivo; e che il classatore di matematica, sempre in qualche modo e in qualche luogo, sia diventato più un fine che un mezzo.

 

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indirizzo dell'autore
Giovanni Galli, psicologo, psico-pedagogista,
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ggalli@ticino.edu