CALICANTO, appunti di antropologia e etnografia dell'educazione e della dominazione |
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Diversi sono i livelli o le sfaccettature della segregazione.
In questo ambito preferisco utilizzare il termine al plurale:
segregazioni. Perché? Siccome essa é stata bandita in
alcune delle sue forme razziali la sua esistenza nefasta sembrerebbe
finita o infine moribonda. Eppure molte sono le sue manifestazioni,
altrettanto nefaste e necrofile
Propongo di sorvolare assieme i sentieri che dal carcere, portano
agli slum, alle inurbazioni delle periferie, al pensiero ad essi
associato, all'educazione, che converrebbe infine chiamarla con il
suo vero nome: dis-educazione dunque.
Quali sono le ipotesi di fondo che mi muovono allora verso l'idea
delle segregazioni in un ambito disciplinare, quando già la
segregazione é la nefasta costruzione di spazi d'esclusione
sociale, materiale, culturale e fisica nella quale sono soggiogati e
costretti innumerevoli cittadini del mondo?
Prigionia, carcerazione, detenzione, reclusione, isolamento,
cattività, ecco alcuni fra i primi sinonimi italiani pensati
della parola segregazione. Tutti parlano di corporeità, di
fisicità,
la prima immagine é proprio quella: di
mura che costringono, una immagine della materialità, di
fisicità, che costringono il corpo, ancor prima della mente,
in uno spazio di azione coatta.
Sono questi i luoghi classici della punizione e della esclusione resa
fisica. Gli spazi giudiziari, per intenderci che hanno creato una
materia giuridica tesa alla punizione del cattivo
Da questa prima immagine di segregazione carceraria ne
raggiungiamo una seconda: gli spazi della segregazione sociale,
mascherata sotto una veste d'apartheid o economica
solo per
accorgerci che i confini, le mura per intenderci, del carcere vengono
oggi allargate a dismisura.
Sono questi gli spazi della povertà: locale o estera, degli
slum o dei ghetti, della periferia o dell'occidente, le sue vittime
hanno tutte come denominatore quello di essere le vittime sacrificali
all'idea della competizione, della razionalizzazione e della
globalizzazione economica neo-liberista, neo-capitalista,
nuovo-colionalista.
E qui ritroviamo i muri della separazione resi irreversibili. Gli
esempi che indicano un crescere sempre maggiore della reclusione
fisica non mancano. Mega-carceri che rinchiudono milioni di
cittadini.
Già vediamo il muro - da oceano a oceano - che separa USA e
Messico, come pure scopriamo l'esistenza di intere città sotto
sorveglianza video. Quartieri per ricchi, rinchiusi in un recinto che
li isola dai paria, sorvegliati tele-video da forze di sicurezza
private, ecc
Ecco allora già due determinazioni sul piano della materialità, economica, sociale, culturale, due maniere di separare e quindi di non indagare i principi del privilegio.
E ancora
da quelle segregazioni rammentate ne raggiungiamo
una terza: quella del pensiero segregante (Vandana Shiva).
Il pensiero non é forse un altro luogo di separazione? Causa,
sintomo, o effetto di quelle?
Non ha lui stesso mura che lo scindono, che lo frantumano e lo
costringono in paradigmi talvolta dominanti quanto nefasti (vedi il
neo-liberismo applicato).
Non ha lui stesso costretto in spazi coatti cittadini rei soltanto di
non avere avuto la fortuna di trovarsi fra i beneficiari del dominio
neo-liberista?
Non si presenta in una veste neo-scientista ogni qualvolta tende a
imporre e impone modelli globalizzanti nella gestione delle relazioni
umane, sociali, oltre che economiche?
Non si presenta lui stesso sotto vesti monoculturali, d'imposizione
di modelli globalizzanti a discapito dei saperi e delle
comunità locali? (v. Vandana Shiva, Monocolture della mente.
Biodiversità, biotecnologia e agricoltura
«scientifica», Boringhieri 1995.
L'esclusione dalla formazione (diritto allo studio e alla informazione gratuite e differenziata) é la quarta forma di segregazione che possiamo repertoriare. Oggi é per esempio importante rilevare il tasso d'abbonati internet per zona geografica. Quanta Africa, quanta Asia sono ancora sprovviste non sol altro che del telefono?
Vediamo allora come la segregazioni del pensiero vengono ad aggiungersi a quelle materiali, sociali.
Due sistemi
Due sono allora i sistemi che vorrei qui indagare:
Allora come riprendere questo termine - segregazione - per entrare
in un universo epistemico, evolutivo, che concerne lo sviluppo
"scientifico"; tanto nelle sue forme di pensiero (unilineare,
monoparadigmatico, non ecologico e non sistemico
), quanto pure
dei contenuti, le Weltanschaung consapevoli o meno, popolari che da
esso o con esso derivano verso una sempre maggiore desertificazione
dei rapporti sociali; verso una frammentazione progressiva delle
alternative locali risucchiate nell'abisso dei modelli
monoculturali?
Ad esempio: le risposte pre-confezionate sono imposte dagli organismi
mondiali di controllo, FMI, OMC, GATT, Casa Bianca, ecc
Questi
tumori maligni, vengono oggi a porsi come organismi creatori di
"consenso" ancor prima invece di mostrasi per quel che sono:
strumenti del dominio. (L'immagine biologica tiene: il tumore si
sviluppa all'interno di un corpo a partire da una sua cellula che si
modifica, di modo che il tumore cresce senza essere riconosciuto
quale nemico dal corpo; per questo può svilupparsi.
L'estraneità al corpo non é riconosciuta ed il corpo ne
viene intaccato. Oggi un tumore non più riconosciuto dalla
sinistra é il tumore della competitività
)
Monoculture della mente dunque
(cfr. Vandana
Shiva).
Riflettere sulle forme del pensiero e sui contenuti implica
osservarne l'evoluzione, la crescita, lo sviluppo. Uno specchio tra
insegnamento/educazione ed evoluzione mette in luce come si preparano
i futuri cittadini a nemmeno più ricordare che delle
alternative al modello egemone già esistevano! In
verità la globalizzazione arreca con sé l'oblio e la
rimozione del proprio passato. Essa non arriva su un terreno vuoto.
Arriva sconvolgendo decenni di convivenza sociale, di pratiche
comunitarie, frantumando e pauperizzando sempre più i tessuti
socio-economici e culturali pre esistenti.
Quale universo disciplinare educativo allora presenta un fondo di
prassi che porta a costruire steccati, a segregare il pensiero
(scientifico e pure emotivo) in un artificio di pseudo-discipline o
para-discipline che invece di essere intelligenti nel loro creare
domande sono pedanti quanto nefaste nel loro allenare alla
ripetizione di risposte pre-costitutite. Invece di essere
liberatorie, emancipatrici, condannano il soggetto (epistemico o in
carne ed ossa) all'apatia, alla dipendenza, alla deriva
da questo nucleo
Da questo nucleo le osservazioni sulla pedagogia reale, le sue
evoluzioni, si possono dipartire a raggiera. Da un piano strettamente
epistemico, via via sino a raggiungere altri innumerevoli terreni
Eduardo Galeano, nel suo ultimo saggio "Patas Arriba", Siglo
Veintiuno, Madrid (traduzione italiana, A testa in giù. La
scuola del mondo alla rovescia, Sperling e Kupfer) ce ne dà
molte significative illustrazioni.
Eccone una centrale, mi pare, per quanto riguarda la pedagogia reale
della quotidianità.
"La pubblicità ordina di consumare e l'economia lo proibisce.
Gli ordini del consumo, obbligatori per tutti, ma impossibili per la
maggioranza, si traducono in inviti al delitto. Sulle contraddizioni
del nostro tempo insegnano più le pagine di cronaca nera dei
giornali che quelle d'informazione politica ed economica.
Questo mondo, che invita tutti al banchetto e chiude a tanti la porta
sul naso, é, allo stesso tempo, livellatore e disuguale:
livellatore nelle idee e nei costumi che propone e disuguale nelle
opportunità che offre" (Galeano E. op. cit. pag. 23).
infine
C'é un filo diretto che collega le differenti sfaccettature
delle 4 segregazioni rammentate: le sue vittime. Le vittime della
globalizzazione: che siano i bambini, gli adulti, i vecchi, uomini o
donne.
Ecco questo il senso del mio desiderio: é in questo ambito che
desidero repertoriare quelle pratiche "scientifiche" ed educative che
producono, giustificano, intrattengono, coltivano, seducono e
copulano con i sogni di dominazione.
Giovanni Galli
Locarno, gennaio 2000
Bibliografia:
AAVV, Il pensiero eccentrico, Milano, Volontà, XLVI, 5/1992, 1
Allport Gordon W., La natura del pregiudizio, Firenze, La nuova Italia, 1973
Ariès Philippe, L'enfant et la vie familiale sous l'ancien régime, Paris, Plon 1960
Bocchi Gianluca, Ceruti Mauro (a cura di), La sfida della complessità, Milano Feltrinelli 1985
Capra Fritjof, Steindl-Rast David, L'universo come dimora. Conversazioni tra scienza e spiritualità, Milano, Feltrinelli, 1993
Ceruti Mauro, La danza che crea. Evoluzione e cognizione nell'epistemologia genetica, Milano, Feltrinelli, 1989
Foucault Michel, Surveiller et punir. Naissance de la prison, Gallimard, 1975
Galeano Eduardo, Patas Arriba, Siglo Veintiuno, Madrid,
1998
(trad it., A testa in giù. La scuola del mondo alla
rovescia, Milano, Sperling & Kupfer, 1999)
Galli Giovanni, Perché il realismo ha il sopravvento, Locarno, Calicanto n° 0, www.ticino.edu/usr/ggalli , 1999
Galli Giovanni (a cura di), Intrecci, sentieri, nodi , Locarno, AOSSP, 1997
Morin Edgar, La méthode, Paris, Seuil, 1977
Morin Edgar, Introduzione al pensiero complesso, Milano, Sperling & Kupfer, 1993
Salvatori Giorgio, Il Cerchio Sacro dei Sioux, Firenze, Vallecchi, 1991
Shiva Vandana, Monocultures of the Mind. Perspectives on
Biodiversity and Biotechnology, London, Zed Books, 1993,
(trad it., Monocolture della mente: Biodiversità,
biotecnologia e agricoltura «scientifica», Torino,
Boringhieri, 1995)
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