Secondo uno
studio, l’eutanasia e l’aiuto al suicidio vengono applicati a 7 malati
terminali su 10 nella Svizzera tedesca.
Vista la diffusione di
questa pratica, molto elevata rispetto ad altri paesi europei, il parlamento
vuole imporre regolamentazioni legali.
È il primo studio che
prende in esame la frequenza con cui vengono praticate le varie forme di
eutanasia in 6 paesi europei: Svizzera (regioni di lingua tedesca), Belgio
(Fiandre), Danimarca, Olanda, Italia (4 regioni del nord) e Svezia.
Dall’inchiesta risulta che
l’eutanasia è proporzionalmente più frequente in Svizzera, in particolare
l'”eutanasia passiva” e il “suicidio assistito”. Sette malati terminali su
dieci ricorrono infatti ad una forma o all'altra di eutanasia.
La ricerca comparativa, i
cui primi risultati sono pubblicati dalla rivista di medicina «The Lancet»,
è stata promossa nell'ambito di un progetto dell'Unione europea. In Svizzera
è stata realizzata dall'Istituto di medicina preventiva e sociale e da
quello di medicina legale dell'Università di Zurigo.
60'000 casi
all’anno
Nella Svizzera tedesca lo
studio ha preso in esame un campione di 3350 decessi registrati nel 2001 e
per i quali i medici curanti hanno fornito informazioni attraverso
questionari anonimi.
Un terzo di tutti i decessi
riguardava morti inaspettate senza rilevanza per lo studio. I rimanenti due
terzi concernevano invece malati in fase terminale.
Nell’ambito di quest’ultima
categoria, in ben sette casi su dieci i medici hanno dichiarato di aver
preso decisioni che hanno influito sulla morte dei pazienti.
Una quota che va
considerata “sorprendentemente alta”, secondo Georg Bosshard dell'Istituto
di medicina legale zurighese.
Estrapolando i dati dello
studio, complessivamente vi sarebbero ogni anno circa 60'000 decessi dovuti
ad una forma o l’altra di eutanasia in Svizzera.
Caso
speciale
svizzero
Per la ricercatrice Karin
Faisst, la Svizzera rappresenta addirittura un “Sonderfall” (caso
eccezionale) per quanto concerne l’aiuto al suicidio.
La diffusione di questa
forma di eutanasia, che corrisponde in Svizzera al 4% dei casi totali, è
legata tra l’altro alla presenza di organizzazioni, come Exit e Dignitas,
attive nell’assistere i malati terminali.
La Svizzera figura in prima
posizione anche per quanto concerne l’eutanasia passiva (interruzione delle
terapie destinate a prolungare la vita), mentre rientra invece nella media
per quanto riguarda i casi di eutanasia attiva.
In proporzione al totale
dei decessi, in Svizzera la percentuale di decisioni mediche che implicavano
una forma di eutanasia si è attestata al 52 per cento. Si tratta del dato
più alto fra i Paesi che hanno preso parte allo studio.
Seguono l'Olanda (42 % ), la Danimarca (40
%), il Belgio (38 %) e la Svezia
(36 per cento), mentre l'Italia è il paese con la minor frequenza di casi di
eutanasia (23 %).
In seguito al costante
aumento di questa pratica in Svizzera, il Consiglio degli Stati ha chiesto
questa settimana al governo di avviare una procedura per regolamentare
legalmente la questione dell’eutanasia.
Le autorità hanno chiuso
gli occhi negli ultimi anni sul dilagare del fenomeno: in virtù delle
disposizioni attuali di legge, l'eutanasia attiva e l'assistenza al suicidio
sarebbero spesso punibili, anche se è stata la vittima a farne richiesta.
(informazioni tratte da
www.swissinfo.ch e relative agenzie)
Le diverse forme di eutanasia e il suo
disciplinamento giuridico
Eutanasia attiva diretta
Omicidio mirato a ridurre le sofferenze
di un’altra persona. Il medico o un terzo somministra intenzionalmente al
paziente un’iniezione che conduce direttamente alla morte.
Questa forma di eutanasia è attualmente passibile di pena ai sensi
dell’articolo 111 (omicidio intenzionale), articolo 114 (omicidio su
richiesta) o articolo 113 (omicidio passionale) CP.
Eutanasia attiva indiretta
Impiego di mezzi (ad es. morfina) per
alleviare le sofferenze, i quali possono tuttavia – come effetto
secondario – abbreviare la vita. Si accetta la possibilità che essi
possano abbreviare la vita.
Questo genere di eutanasia non è regolato esplicitamente dal Codice penale
vigente, esso è tuttavia consentito in linea di massima. Anche le
direttive sull’eutanasia dell’Accademia svizzera delle scienze mediche
(Direttive-ASSM) considerano ammissibile questo genere di eutanasia.
Eutanasia passiva
Rinuncia ad avviare o sospensione di
terapie di sostentamento vitale (esempio: viene staccato il respiratore a
ossigeno).
Anche questa forma di eutanasia non è regolata esplicitamente dalla legge,
è tuttavia considerata ammissibile. Le Direttive-ASSM ne forniscono una
pertinente definizione.
Assistenza al suicidio (detto anche aiuto
al suicidio)
Soltanto chi "per motivi egoistici" aiuta
una persona al suicidio (ad es. procurandogli una sostanza letale), è
punito secondo l’articolo 115 CP con una pena detentiva sino a cinque anni
o con una pena pecuniaria.
Nel caso dell’aiuto al suicidio si tratta di procurare la sostanza letale
al paziente che auspica suicidarsi. Quest’ultimo poi la ingerisce senza
l’aiuto di terzi.
Organizzazioni come EXIT prestano assistenza al suicidio nell’ambito di
questa legge. Esse non sono punibili fintanto che non è possibile
rimproverare loro motivi egoistici.
Secondo le Direttive-ASSM l’aiuto al suicidio non è un "aspetto
dell’attività medica".
Misure curative medico-palliative
La medicina e le cure palliative
comprendono trattamenti medici, cure del corpo, ma anche assistenza
psicologica, sociale e spirituale del paziente nonché dei suoi congiunti.
Queste misure possono migliorare sensibilmente la qualità di vita di
malati gravi e di morenti e, quindi, evitare che sorgano desideri di
morte.
Testo tratto da un rapporto
dell'Ufficio
federale di giustizia, visionabile sul sito seguente
http://www.ejpd.admin.ch/
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