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Raduno I.H.C. - Winter NiusGrup Day - Arsiero (Veneto)

09 gennaio 2005

VFR 2005

Arsiero - Cogollo del Cengio - Mte Cengio - Cogollo del Cengio - Arsiero

Testo di "Muz"

 Foto "Muz" "Roy Batty" "Meteora" "Mao" "SunDemon" "Checco"


Racconto di "Muz" postato in 4 parti su it.hobby.cicloturismo

- L'allenamento - 10.01.2005

- La cena dei veleni - 10.01.2005

- La salita - 14.01.2005

- The Downhill - 17.01.2005

 

 

..:: parte prima ::..

L'ALLENAMENTO

 

Finalmente ho partecipato anche io al VFR Day! Valter Fraccaro Racing, noto Buffone e Comunista del Cazzo, (come lo definì l'accomodante Jan Ullrich del niusgrup stradista), mi invita da almeno tre anni e questa volta gli ho detto di sì. In amore, talvolta insistere paga!

UN DURO ALLENAMENTO
Solo che Walter non ha il mio metro di giudizio. Lui ha una bici da strada che usa al posto dell'aereo quando deve coprire lunghe distanze, io peso più di cento kg e l'ultima salita a pedali l'ho fatta al Funky Day di settembre: è chiaro che una gita organizzata da lui mi ucciderebbe. Devo allenarmi, e duramente, per poter essere all'altezza.
Il mercoledì prima dell'evento, così, accetto l'invito di un amico, Korbish, a girare a Montevecchia.
Lui è stato ibernato a metà anni Novanta e si è risvegliato nel 2004.
All'epoca, come tutti, praticava il cross country atletico con bici senza sospensioni, manubri bassi e stretti e freni cantilever. È il tizio in giacca a vento che compare nella Gallery di Tutto Mtb di questo mese, nella foto in doppia pagina, scattata nel lontano 1988. Dopo dieci anni di pausa, eccolo che torna alla mtb, trovando un mondo nuovo: sospensioni, manubrioni, pantaloni larghi. In cerca d'una bici, s'imbatte in me che gli dico che tramite Tutto Mtb c'è l'affare di una Frw con 130 mm di corsa e sospensioni Manitou SPV a mille euro: una bella enduro da 13 kg, ottima per divertirsi in discesa nei giri pedalati.
La guarda schifato: la downhill, dice, non gli interessa.

QUATTRO CONCESSIONI
Eccolo così acquistare una Decathlon 8.1, una front in alluminio molto classica. La compra di taglia grande, come si usava quindici anni fa. Quattro le concessioni ai tempi moderni: forcella ammortizzata, manubrio alto e largo, freni a disco e sgancio rapido del tubo reggisella.
A questo punto è pronto per pedalare, ma non trova compagni di merende. Io son sempre impegnato con le moto, mio fratello ha la fidanzata a Firenze, altri non ce ne sono eccetto un suo collega che gira solo ed esclusivamente a Montevecchia, su un percorso più o meno fisso e cronometrandosi sulla salita del Cancellone.
Cronometrandosi!

MONTEVECCHIA FOR EVER
Korbish, così, dalla fine dell'estate ad oggi non ha fatto altro che seguire questo amico su e giù per un percorso fisso di Montevecchia, iniziando col fare il Cancellone in 25 minuti e abbassando il tempo, in pochi mesi, a 13. Non ha mai pedalato altrove!
Il giorno prima della Befana sto a Milano a fare una minchia, così lui mi propone un giro in bici ed è l'allenamento di cui ho bisogno per poter fare tutto il VFR Day in fuorisella, a 1600 metri di vam. Dato che non pedalo dal Funky Day e che il mio ferro si trova a Tortona a casa di Roy Batty, gli propongo di girare laggiù. No, andiamo a Montevecchia, risponde Korbish. Ma se ci vai sempre, gli dico, dai, cambia un po'.
No, risponde, cambierò a primavera, devo riprendere confidenza, è giusto fare e rifare lo stesso percorso in modo che divenga familiare.
Kaiser, è una sindrome da cross countrista puro, ma assecondo questa sua mania. Gli dico Ok. Inizio a entrare nel Gorgo del Cross Country.

MISSAGLIA
A Montevecchia non pedalo dal 1995 e ho il terrore di trovarla cementificata, invece è tale e quale. È un angolino di Toscana in mezzo alla Brianza, un collinone alto 150m sulla Val Padana, a forma di balena, stretto e lungo, parallelo all'equatore e con una vallata centrale, la Val Curone, popolata solo da qualche cascina, quasi sempre adibita ad agriturismo. Sui crinali, invece, ci sono ville faraoniche e persino cipressi.
Qui si svolgono feroci gare di cross country, dalla Maratona della Brianza al Campionato d'Inverno e i ciclisti che la frequentano sono violentatori delle pedivelle, scalatori, adoratori del Dio Cardio, cattivissimi dalle gambe depilate.
Come partiamo da Missaglia il Korbish, che è molto simpatico e dalla parlata flemmatica, attacca a pedalare sciolto chiacchierando, ma parla da solo perché la strada è in leggera salita e mi ha già staccato di cinquecento metri. Per fortuna che la Valle Santa Croce, dal fondo della quale inizia la salita del Cancellone, è in leggera discesa, così si può viaggiare appaiati. Gli racconto di quando ero un vero ciclista, che il Cancellone lo faceva senza mai mettere piede a terra, anche se alla Maratona della Brianza si faceva tutto a piedi a causa dei duemila iscritti che finivano per accatastarsi uno sull'altro nei pochi punti tecnici.
Qual è il tuo record?, mi domanda Korbish a bruciapelo. Ma de che, domando basito. Ed è qui che scopro la terribile verità, ovvero che ha intenzione di spararsi a manetta la salita perché intende cronometrarsi.
Cronometrarsi!

IL CANCELLONE
Questa salita è una mulattiera sterrata a tornanti che supera un dislivello di appena 150 metri e ha una pendenza costante, a pelle sul 10 per cento. Fondo ghiaioso, con qualche ostacolo a renderla pepata: radici, gradinetti, placche rocciose viscide, canalette di scolo dell'acqua, nulla di difficile. Quando ero allenato, uno strappo simile lo facevo a manetta, ma ora che peso quasi 110 kg e pedalo a ogni morte di papa si tratta di un ostacolo non da poco. E questo amico mio lo vuole fare a cronometro!
Vorrei dirgli: Ok, vai, io vengo su con calma, ma dalla mia bocca esce la frase OK, MI CRONOMETRO ANCHE IO, VEDIAMO SE CI METTO MENO DI VENTI MINUTI.
Vorrebbe dire imporsi una vam di 450 metri su terreno non scorrevole: per il Muz del Duemila, è troppo. Pantani faceva i 1860 m all'ora, sappiatelo.

NEL GORGO DEL CROSS COUNTRY
Parto a manetta, alla mia manetta, mentre Koorb sparisce alla vista. Mi illudo che, dopo dieci anni, il Cancellone sia stato spianato e asfaltato, e siccome nei primi due tornanti la strada è larga e scorrevole, riesco a crederci. Quando si stringe e compaiono i primi, piccoli ostacoli, il mio cuore sta già pompando all'eccesso con sinistri scricchiolii nella cassa toracica. Penso a quegli obesi che non fanno mai sport tranne una volta ogni tanto in cui si sottopongono a sforzi brutali e muoiono d'infarto: la mia categoria. Sì, sto morendo d'infarto, ma perché lo faccio? Non posso vincere, Koorb è troppo avanti, ma ho garantita la medaglia d'argento, anche se mi dovessi fermare a dormire: siamo in due! Poi, non è una gara, che cazzo mi frega di salire a palla? E invece continuo a mulinare quel 22x32 alla ridicola andatura di quattro km orari, nell'assurda speranza che un vigile mi fermi per eccesso di velocità. Praticamente, il cervello dice alle gambe di smetterla, ma queste se ne fregano e oltretutto la bici, pur se assettata male per le salite (busto troppo eretto), grazie alla sospensione posteriore ha più trazione delle xc che usavo allora: niente piede a terra, che tutto sommato sarebbe una manna per respirare.
Insomma, concludo in 17 minuti, tre meno del previsto, 530 m di vam, anche se è un dato che non significa niente perché a me interessa più fare a gasolio i 1800 m di uno Stelvio che a manetta i 150 di un Cancellone.
Korbish è un pelo contrariato: 13 minuti e spiccioli, 20 secondi sopra il record. È pericoloso entrare in questi gorghi, perché in ogni uscita hai l'ossessione di fare meglio della volta prima: se ce la fai muori d'infarto, se non ce la fai ti incazzi, ti frustri e non riesci più a scoparti la partner. Un disastro.
Non sono mai entrato in questi tunnel di droga, ed ecco che lo faccio a 38 anni, in piena fase di scazzo ciclistico, è assurdo. Se mai mi toccherà rifare il Cancellone, l'unica sarà imporsi di farlo in oltre venti minuti, per disintossicarmi. E meno male che avevo puntato ai venti minuti: la felicità è imporsi dei limiti bassi. Se uno, nella vita, punta a diventare Presidente e praticare il bombing con Nodesho, non sarà mai felice.

LA VERDE BRIANZA
Il resto della gita va bene perché da lì in poi non sono più previste prove speciali cronometrate, ma tutto il bucolico di cui la Val Curone è capace, una specie di Toscana con le Grigne innevate a vista. Solo che qua la gente sembra sempre incazzata. C'è un contadino che lavora di fianco alla sterrata, lo salutiamo, risponde quasi con rancore, chissà perché in Brianza i contadini mi fanno sentire sempre in colpa, come se stessi calpestando il loro campo anche se sono sulla sterrata di fianco, rovinando sette anni di raccolti e divertendomi mentre loro si spaccano la schiena. In altre regioni d'Italia c'è ben altro rapporto con i lavoratori della terra.

IL VERDE CICLISTA
Non va poi molto meglio con gli altri ciclisti. Purtroppo, il giro fisso di Korbish finisce sulla strada asfaltata della chiesa di Montevecchia, con strappi troppo ripidi per i miei gusti e un tetro cartello che promette, e mantiene, il 19%. C'è un signore in cappotto e cappello da sci, su una bici verde, che se la sta facendo a piedi: lo capisco, come lo capisco. Io mi ostino a farla in sella al limite dell'apoplessi e supero il tizio sorridendogli, come a un compagno di sventure. Con voce incolore, da ragioniere brianzolo, il tipo mi dice, serissimo: Io vado su a piedi perché tanto vado veloce come te, ma faccio meno fatica.
Cazzo, ma a me che me ne frega??? Ci sono ciclisti così idioti da mettersi in competizione persino quando salgono a piedi perché non ce la fanno più?
E giù a spiegare, giustificare. Ma vai a cagare, fesso.
Sull'ultimo strappo, il fesso in cappotto sale in sella e si spara un en danseuse da medio rapporto, ribaltandoci il casco da quanto ci passa veloci. Non saluta, e vince la Gara dei Poveri.
Ma l'allenamento è fatto: ora posso partire per il VFR Day con una forma fisica impeccabile.

 

..:: parte seconda ::..

LA CENA DEI VELENI


IL KASTORO
Milano: tre scalatori puri si accomodano nel Kastoro. Sono Meteora, meglio noto come l'Aquila dello Stelvio, Ciolla, o Aviogetto del Fedaia e Muz, il Lupo dell'Agnello. Tre ragazzi in tutto, ma faremmo meglio a dire sei gambe da paura. Il Kastoro è un elegante motorhome che un secolo fa faceva la sua porca figura, mentre oggi ha un'aria un filo depressa. Però è un motorhome, cioè un salotto a rotelle. Il suo motorone a gasolio lo scaglia, in Val Padana, alla meteoritica velocità di 90 orari ma, purtroppo, questa sera c'è nebbia e quindi è meglio limitarsi a 90 orari.
Il motore è piazzato direttamente in salotto e fa un casino allucinante. È stato messo lì acciocché il pilota possa rendersi conto se funziona.
Meteora accende la radio: potrebbero esserci i Popul Vuh in pieno delirio, Cocciante incazzato, la benedizione del Papa, i Kismet nel pieno della forma o l'orribile salsa-merengue di Ciolla che non cambierebbe nulla: il motore copre tutto. Per chiacchierare, occorre il megafono. Comunque, in appena quattro ore siamo ad Arsiero, paesone di fondovalle schiacciato tra gli altipiani di Lavarone e Asiago.

LA CENA DEI VELENI
WF2 - Walter, organizzatore e inventore del WNGDDio mio, sono convinto di partecipare a una cena con veri amici, tutta baci e abbracci, invece è la Fiera dell’Odio.
Tanto per cominciare, non vedo fuseaux rossi con dentro le Chiappe del Secolo: Nodesho non c’è, tanto valeva che stessi a casa. Non sono certo venuto al VFR Day per vedere le vostre facce da bigoli! Anzi, neanche la faccia di Nodesho mi interessa, è da un’altra parte che quel figlio di puttana mi fa ululare.
Poi, Mao mi si pianta davanti con sfrontatezza e mi dice che su Tutto Mtb, nella rubrica della posta, ho maltrattato un tizio che invece andava trattato bene, Dio solo sa perché, oppure ignorato che tanto ai lettori non frega niente di niente. Mentre sono lì a difendere la mia teoria, arriva Sun Demon e mi dice che non solo scrivo stronzate su Tutto, ma anche su Fuori, perché è inutile che frigno che la moto totale non esiste più, perché esiste ed è la mitica XT600, ovvero una moto fuoriproduzione da anni, vecchia di impostazione e decisamente sovrappeso. Ora, questo è un niusgrup di bici e non di moto, ma è come se in un lontano futuro la produzione mondiale di mtb comprendesse solo rigidone da xc pesanti nove chili o bestie da downhill da venticinque chili: in mezzo, nulla. Allora, io scriverei che questa cosa è grave e che voglio una trail, e Sun Demon mi sgriderebbe spiegandomi che basta comprare una vecchia K2 arancione per essere felici.
A questo punto, però, mi viene lo sguaraus delle ventidue e trenta e vado in bagno a renderlo inservibile, ma quando torno vedo che intorno alla mia seggiola ci sono quattro o cinque persone che si malmenano verbalmente. In pratica, da una parte c’è Sun Demon che afferma che la Dabomb è La Bici e che tutte le altre sono identiche - stessi tubi, stessa lavorazione, stesso sbattimento progettuale - ma che costano di più solo perchè chi le fa è un bastardo; dall’altra parte, gente che non è d’accordo. E lo sapete perché? Perché su una tavolata da trenta persone, la metà cavalca Mountain Cycle da migliaia di euro e le Dabomb le usano per pulirsi le chiappe al posto della carta igienica. Solo contro tutti, Sun Demon risponde con sprezzo e disprezzo, mandandoli a fare in culo.
Solo un volto esprime serenità e superiorità a queste meschinità, ed è quello di Denetor, incorniciato da lunghi boccoli neri degni del miglior Botticelli. Lo indico a Meteora: Guarda, c’è Gesù Cristo.
Come ho ragione. L’indomani, farà il Miracolo.

ARRIVA ULLRICH
Ma la Sera dei Veleni non finisce qui, perché io mi sono appena comprato una fotocamera reflex digitale e voglio fare lo sborone estraendola e scattando di qua e di là. Ma la digitale è una fregatura: come fai la foto, hai sempre un corvo nero posato sulla spalla che ti guarda il display e si mette a urlare che hai fatto una foto di merda. Il peggiore è Roy Batty, che ogni volta che compro un qualcosa di fotografico me lo strappa di mano, lo seziona, ci scatta qualche foto e dice che ho comprato una merda. Così, urla che l’autofocus fa schifo, poi scatta a raffica tremila foto e ogni volta dice: Che schifo di foto, questa macchina fa schifo. Io rosico, mi mordo le labbra a sangue. Lo sapevo che non dovevo comprare quella fotocamera, Roy ha sempre ragione!!! Inoltre, tremila foto col flash ti ciucciano la batteria e domani mi troverò in riserva, per colpa del Roy nazionale.
Usciamo a prendere una boccata d’aria ma ci va tutto in sguaraus perché inghiottiamo aria congelata, che siamo sottozero. Ed è a questo punto che arriva Jan Ullrich del sito stradista, chiaramente preoccupato da un raduno di Buffoni e Comunisti del Cazzo e quindi desideroso di spararci con una Luger. Arriva in incongito, su una BMW bianca con scritte cubitali PADANIA e REPUBBLICA DEL NORD e una specie di monumento equestre sul tetto, una roba che gli impedisce di aprire il tettuccio ma non fa nulla che tanto siamo underzero. Jan vorrebbe fare una strage, ma nota che Meteora e Ciolla hanno un cavalletto da fotografo e capisce che contro quell’arma neanche Berlusconi la spunterebbe. Resta chiuso in auto, così noi facciamo un poco di foto a quel delirio a motore ma come scatto la mia mi ritrovo Abete appollaiato sulla spalla, che si mette a urlare: Che foto di merda! Avete visto? Muz ha la macchina più costosa ma fa le foto peggiori!
Lo urla a circa settanta persone, mentre io sanguino sempre più dalle labbra.

IL BAR INCUBUUS
A questo punto, si va a cercare un bar e troviamo un buco fumoso appestato dai peggiori tamarri che la Pianura Veneta possa concepire. Tizi con scarpe a punta e capelli gellati oltre il muro del suono, con rasature tattiche, codini a boccoli, robe indescrivibili che fanno passare in secondo piano l’acconciatura da paggio di Pixel. Ed è ovvio che in questa marmellata di disastri umani troviamo comunque delle ragazze che ci arrapano, perché siamo fatti così. Ci accaniamo su una mora volgarissima, che dapprima definiamo come bella ma volgare, poi bella e basta. Ha su jeans stretti a mostrare le Nodeshe, camicetta Strappamistrappami, capelli tinti di tutto, faccia da sfrontatella. Poi arriva l’unica tipa quasi fine della combriccola, è una cantate Elisa in versione migliorata e di pelo rosso: siamo lì a guardarla golosi che questa tizia esce dal locale tirando a Meteora una occhiata con sorriso che se io fossi in lui non dormirei la notte. Che poi è quello che succede: dentro il Kastoro io che russo, fuori dei turbominchia che tentano di fare le sgomme in piazza alle tre di notte. E l’indomani, magicamente, saranno decine di biciclette a fare le sgumme su quella piazza.
 

 

..:: parte terza ::..

LA SALITA


È il mattino radioso della domenica ad accogliere Meteora, Mao, Ciolla, Pedro e me dentro al Kastoro con le rispettive ragazze: ieri, al bar, abbiamo raccattato cinque fanciulle e dentro quel camper, che è piccolo, abbiamo dovuto fare dei numeri da circo per praticare lo stantuffing senza urtarci a vicenda, o mandare in malora l'antico motorhone.
Ciolla e Meteora lavoravano in batteria, fianco a fianco, sulla dinette, compressi come un mazzo di asparagi. Mao e Pedro han cercato di amoreggiare sul lettone pensile, ma questo mi è cascato sulla schiena e io, crollando sulla mia damigella, l'ho ammazzata e per non andare in bianco ho dovuto farmi il Ciolla.

LE METEORE
Adesso, ore otto, la realtà è completamente diversa. Sul piazzale di Arsiero ci sono tre gradi sotto lo zero e una banda di fanatici del cross country aspetta solo che il Kastoro si svegli. Fuori ci sono campionesse mondiali udace o olimpionici del canottaggio, dentro cinque cazzoni pieni di sonno. I cinque escono e vanno a fare colazione in un bar, ma a Meteora scappa la pipì e quindi va in avanscoperta a cercare una pista da minging. Arriva un'auto dall'Estremo Oriente, dentro c'è Mamma Downhill col marito. Anche lei ha la vescica a spinnaker, quindi va in bagno ma entra in quello dei maschi e trova Meteora davanti allo specchio, che si rimira la cappella.
Oh, scusami, dice lei imporporandosi le gote, non sapevo che...
Non finisce. Lo sguardo le cade sulla Cosa. Suo marito le ha sempre negato una simile vista.
Hai un problema?, le domanda Meteora, con i dred in tiro.
No, balbetta Mamma Dh, è che solo ora capisco a cosa devi il tuo nome. Si riferisce alle Meteore greche, i pinnacoli di roccia alti centinaia di metri.
Nel frattempo, arriva RuPa, partito all’alba dal Cantone Ticino (un sobborgo di Cabiate). Volevo che caricasse mio fratello Bibi, ma questo voleva svegliarsi alle dieci.

L'ETICA DEL CROSS COUNTRY
Accade un fatto. Dalle rilevazioni satellitari, evinciamo che stiamo partendo da Arsiero City, 350 m di quota, mentre la salita per il Cengio attacca a Cogollo, circa 100 m più a valle. Io sono ateo, ma di cattolico m'è rimasto il concetto della ricompensa: bisogna meritarsele, le cose. Godi in discesa solo se prima hai fatto la salita.
Una lunga e dura salita. Poi, tutta discesa fino al Kastoro, una scivolata interminabile verso la felicità. In tutto questo ragionamento, non esiste che qualcuno mi appiccichi una salita alla fine di detta discesa. Cento metri di dislivello non sono un cazzo prima della discesa, sono invece una purga staliniana dopo (non per caso: essendo un Comunista del Cazzo, VFR è esperto in dette purghe). Sei stanco e appagato, non è etico rimettersi a pompare come su una galera romana, al tramonto, con le auto che strombazzano e il sudore che torna a colare copioso. Però, ci sono casi in cui, purtroppo, ciò è inevitabile.
Ma non questo. Io lo dico con semplicità: trasferiamoci col Kastoro fino a Cogollo, ci mettiamo cinque minuti e siamo posto!
Purtroppo, questa frase viene intercettata dalle orecchie di tre stronzi, stronzi veri, che si scandalizzano.
Le loro risposte rimbomberanno nella mia testa vuota per tutta la giornata, soprattutto in quei gratuitissimi 100 m di dislivello fatti al ritorno.
Mao: È molto meglio farci il trasferimento da Arsiero in sella, così affrontiamo la salita belli caldi.
Vfr: Ma cosa vuoi che siano cento metri di dislivello da fare al ritorno?
Meteora: Se andassimo col Kastoro, faremmo la figura degli asociali.
Le risposte a questi tre bastardi sono banali. Solo Mao può pensare di scaldarsi facendo una discesa di qualche km a tre gradi sotto zero.
Solo Vfr può considerare un'inezia un ritorno in salita, perché lui fa più km in bici in un anno che io in moto. Infine, Meteora. Che in salita si perderà e verrà abbandonato a lungo dagli amici verso i quali non voleva comparire asociale.
Tutta la gita, perciò, inizia sotto un auspicio nefasto. Mi sento come uno che sa che lavorerà otto ore, verrà pagato e a quel punto, coi soldi in tasca e la voglia di andare da Miss Fossette a prendere l'aperitivo, subirà l'ordine di fare mezz'ora di straordinario gratis.

METEORA SOFFRE
Due ore dopo il nostro risveglio, appare chiaro che i tre cazzoni del Kastoro hanno una propensione allo scazzo, al lassismo e al jet-lagging allucinante. Tutti sono pronti e battono i denti, tranne Meteora che al centro della piazza ha sparpagliato di tutto. La sua bici è a pancia in su e senza ruote e diciotto persone sono intorno al suo capezzale, a consulta di non ho capito quale male. La sua Bergman Alice, rovesciata e senza ruote, è identica alle Twin Towers prima del disastro e adesso Arsiero assomiglia come a una goccia d'acqua a New York. Diciotto turisti americani, in visita a Piovene Rocchette, vedono da lontano la nuova silhouette di Arsiero e cadono in ginocchio, in deliquio.
Zaino, casco ed effetti personali di Meteora giacciono per terra, sparpagliati in un raggio di trecento metri. La cosa pazzesca è che tra le migliaia di oggetti appoggiati sull'asfalto c'è anche la sua favolosa reflex digitale, completa di obiettivo. Sta lì, alla mercè dei passanti, come se ancora Meteora non stesse soffrendo il furto dell'attrezzatura subito ad agosto.
Non potrebbe reggere un secondo furto, poveretto. Gli verrebbe un colpo. E io potrei fotografarlo, questo colpo.
Eccomi così acchiappare furtivo quel gioiello digitale e infilarlo nel Kastoro, sotto la mia giacca. Ed ecco che dopo qualche minuto Meteora si dirige verso lo zaino e sente un vuoto nel cuore, le gambe iniziano a tremare, lo stomaco gli duole e gli sfinteri si rilasciano.
Inizia a scorreggiare senza controllo mentre, con voce da capretto, o da minorenne malato, chiede a tutti se hanno visto la sua Nikon.
Scatto la foto. Il nostro idolo viene con il capo girato, tipico di chi lo agita qua e là come uno struzzo. Ha la bocca socchiusa di chi è squassato da una spasmodica angoscia interiore e l'occhio che non sa più dove guardare, di chi è stato di nuovo fregato dalla vita.
Fatta la foto, gli ho svelato l'arcano. Ma non si è messo mica a ridere!

START!
Il cazzeggio della Meteora prosegue a oltranza, che adesso deve pure riprendersi dallo spavento. Nella piazza, come al solito, c'è qualche pirla che dileggia la mia vecchia bici e dice che devo cambiarla, così, perché gira a lui. Ma perché vi accanite contro la mia bici? L'avete vista, quella di Pixel??? C’è pure chi mi dice di cambiare forcella. La Marzocchi Z1 Drop Off a molla ed olio, 130mm di escursione, utilizzata dai Frorider per farci cose turche, adesso fa storcere il naso ai fighetti.
Nel frattempo, Meteora continua a sparpagliare cose in giro. In seguito, alla rivista JET LAG: A WAY OF LIFE confesserà che l’atmosfera, di sereno e gioviale scazzo, si è improvvisamente incupita e decine di Vopos dell’ex-DDR hanno iniziato a rompere i maroni: Presto, presto, andiamo andiamo. Io vengo abbordato da una ragazza simpaticissima con dei pistoni Kamaz al posto dei polpacci, dice che mi conosce, mai vista in vita mia, lei insiste, ma sì: è Kris dei Boschi, conosciuta tre anni fa alla Fiera di Milano, un incontro di soli dieci minuti. E si ricorda di me! Troppo carina, solo che suo marito ha i coglioni girati per tutto questo jet lag e se la prende con lei: Basta ghiacciare, partiamo, come se fosse colpa sua. Questa coppia sprizza sport ad alto livello da tutti i pori, mi dicono che lui era un canottiere mica da ridere, mentre lei pare abbia vinto il mondiale udace. Lui cavalca una stupenda Blur ed è vestito tutto di nero, compreso il bavaglio che gli copre mezza faccia e gli occhiali neri: è Zorro! Termine di solito riferito alla ganza, o forse ex-ganza, di Roy Batty. Certo che se questo Zorro ha fretta, ha cannato completamente compagnia.
Finalmente, partiamo. E iniziamo con quel cazzo di trasferimento a Cogollo, comprensivo pure di salita dato che la Strada Maledetta si cala in una conca. Sono troppo incazzato, oltretutto Vfr fa da scorta all'ultimo che sono io, tanto per cambiare. Terribile. E mi dice: adesso si aggiunge un mio amico che, in bici, ha fatto la Castelfranco-Caponord-Castelfranco, oltre novemila km.

POLEMICA
Solitamente io apprezzo queste compagnie, perché anni fa anche io mi dilettavo in lunghe traversate europee (ma di 2.000 km, non 9.000!!!), ma sono maldisposto per la nota questione dei Cento Gratis. Oltretutto, questo suo amico si presenta con la specialissima da strada e con noi divide solo un pezzettino della salita, prima di proseguire la sua sgambata di allenamento, suppongo verso il Piemonte.
Lui non ha mtb, spiega Vfr, perché la comprerà quando sarà vecchio.
Lo dice con orgoglio, io invece mi risento. Tra me e Vfr c'è da tempo un pelo di polemica su questi diversi modi di intendere la fatica in bici.
Mi piacerebbe che lui possedesse una mtb, anziché farsela prestare una volta all'anno per il VFR Day, così potrei vederlo anche in altre gite. Suppongo che lui pensi altrettanto, ma al contrario: io su una bella Pinarello con su lo Shimano Ultegra. Certo, ammetto che un anno fa lui venne alla Fiera di Milano e io mi rifiutai di vederlo, ma stavo andando a dormire dopo una notte in piedi e in quel momento avevo i colpi di sonno, ero esasperato, scusami ancora Vfr. La polemica si basa sul fatto che lui attualmente preferisce coprire le maggiori distanze possibili e quindi mtb, sterrati e bagagli sono out.
Io gli rispondo: meglio la qualità della quantità! Se so che devo pedalare otto ore, preferisco farlo per sentieri e sterrati che su asfalto, pace se faccio metà km. Lui ovviamente non è d'accordo, conosce stradine asfaltate deliziose quanto le sterrate. Ok, ma visto che fai seicento uscite in un anno, non puoi dedicarne otto, ma buone, alla mtb? Perché io mi diverto, col Buffone.

TRE FUORICLASSE
Io sono, in assoluto, il più forte in salita dato che mercoledì mi sono allenato a Montevecchia. Tutti mi temono ma, tra lo stupore generale, di fatto appena iniziamo a salire finisco nelle ultime posizioni. Com'è possibile? Gli è che ho castrato la mia performance riempiendo lo zaino con un litro e mezzo litro d'acqua, la reflex e persino la videocamera.
Per la maglia nera, la lotta è aperta a tre persone ed è incredibile constatare come tutte e tre provengano dalla pancia del Kastoro.
Io, come già detto, ho lo zaino pesante che mi fa passare dal primo all’ultimo posto.
Ciolla è più veloce in senso istantaneo, ma promette di avere meno resistenza. Ok, mi fido, ci vediamo su.
Meteora, invece, passa davanti al Bar Meteora e ne resta turbato. Ma come, dice, mi conoscono anche qua? Sì, dice il proprietario, uscendo dal locale con un grembiule legato in vita, io ti amo da quando il Pesce mi ha parlato di te.
Colpito da ciò, Meteora perde il treno. Con lui, il Pazzo di Lucca e Mao.
Risultato: il peloton è in fuga, i tre sbagliano strada e puntano verso la Versilia e in mezzo quattro samaritani si fermano ad aspettare. Sono Vfr, Muz, Ciolla e DenteDor. L’attesa è interminabile e io-Muz faccio una domanda: perché io e Ciolla, ovvero i più lenti, dobbiamo aspettare, che tanto quei tre ci raggiungeranno?
Detto fatto, partiamo e resistiamo la bellezza di sei tornanti, ma la salita ne conta seimila e così il nostro vantaggio si rivela irrisorio.
Dapprima arriva il Pazzo di Lucca: negli ultimi anni ha subito una mutazione estetica non da poco. Giubbotto di pelle anni Sessanta, boccoli biondi, barba Muniz, peccato che di solito rovini il tutto con le calze-bende della Grande Guerra. Questa volta non le indossa, miracolo, è figo anche sui pedali! Poi, arrivano Mao e Meteora, molto più veloci di me e Ciolla. Ma Meteora ammazza la media con le foto.
Io l’ho battuto, il Meteora. Alla 24 ore di Mendrisio di un anno fa, pace al povero Tonijus. Il primo turno gli diedi tre minuti e lo guardai con disprezzo, e gli dissi che io ero un Gasolio-Man che avrebbe fatto lo stesso tempo anche dopo 24 ore, mentre lui lo avrebbe dilatato fino a passare l’ora. Io fui coerente: girai sempre in 23 minuti, e 26 con il carro armato dello Scwizzero. Invece, il rasta-merda ha abbassato il tempo ad ogni tornata, fino a prendere la bici del Gatto e girare in 18 minuti, pazzesco.

CENGIO UPHILL
Ad ogni modo, la salita del Cengio è un bello spettacolo. Bisogna dapprima salire all’Altopiano di Asiago, poi girare a sinistra. Il Cengio fa da sentinella all’altopiano, sullo spigolo occidentale. Per salire dobbiamo scegliere tra la Costo Nuova, classica strada per pizzaioli su Kawasaki Ninja, o la Costo Vecchia, che sembra quella del Colle di Tenda da tanti tornanti che c’ha. Su questa, il traffico è zero, ma è ripida. Scegliamo questa.
Il gruppo, dopo avere mollato Meteora, si ferma ad aspettarlo in preda ai rimorsi, ma lo zoccolo duro dei cross countristi si lamenta: non ha senso usare la bici così. Nel frattempo, io divento l’ultimo, il Capro Espiatorio. Mi sento una Honda Gold Wing col motore di un Ciao.
Poi prendiamo una sterrata, anche lei a seimila tornanti, seguita da una mulattiera rocciosa e quindi da una traccia di ex-trenino. La mulattiera rocciosa ha un dente iniziale che molti tentano di superare in sella. Si tratta dell’occasione di iniziare a usare la videocamera!
Io credo che fare un buon filmino sia più difficile che fare le foto. Non basta filmare tutto quello che succede, se poi la gente si annoia a guardarlo. E i video sono sempre noiosi.
Però credo che una filmata di tentativi di uphill di un gradone roccioso, con un commento al volo e le risate di chi guarda, possa essere interessante: ma la videocamera è nuova e così, da pivello, registro tutto sulla scheda di memoria, praticamente cancellando, a ogni nuovo tentativo, quello precedente.
Eppure, era divertente. Solo uno è riuscito a passare, forse il Pazzo di Lucca. Roy Batty è l’unico che è franato al suolo lungo disteso. Kriss dei Boschi è invece finita su Meteora, che le ha rivolto parole porno.
Zorro, il marito, era a ruota di Kriss e non s’è divertito per niente, ma non cambia nulla perché io quest’uomo l’ho visto incazzato tutto il giorno.
Non credo sia un caso se, all’uscita della Ferrovia, lui, Kris e altri due o tre han mollato tutto per tornare a valle. Abitavano vicini. Ciolla si è posto un quesito: perché, a queste gite, i Fretta-fretta sono sempre quelli che abitano vicino? Mentre chi ha quattro ore di Kastoro davanti se ne sbatte le palle?
Azzardo un’ipotesi. I Fretta-fretta sanno che, essendo la gita vicino a casa e godendo di una condizione fisica invidiabile, per mezzogiorno saranno già di ritorno e quindi potranno fare un sacco di cose. Quelli del Kastoro, invece, son talmente in ritardo da avere un appartamento dentro l’auto, così da poter dormire ovunque il Jet-Lag li costringa ad essere alle cinque del mattino, anziché tra le braccia delle rispettive Lollipop.

ABETE E ALESSIO
Tuttavia, poco prima che i Ff abbandonino, la famigerata coppia Abete-Alessio, quella col padre scalatore che maledice il figlio discesista, si distingue per due cose.
La prima: Abete sulla Ferrovia scende a spingere e, già che c’è, oltre alla sua bici spinge anche me. Non dovrei raccontarlo, ma Paparazzo Meteora ha fotografato il tutto, che vergogna. So che in quel modo ho avuto una vam che non sognavo da secoli.
La seconda: chi ricorda il racconto di Mutante che per alleggerire la sua forca Marzocchi le estirpa i perni dei cantilever e si schianta dopo una scalinata, dato che quelli sono anche perni di un intero sistema?
Ecco, il meccanico di Abete ha fatto altrettanto sulla mitica Intense Uzzi di Alessio. Ciò significa che il piccolo potrebbe prendersi una facciata da un momento all’altro, non tanto in salita, quanto in discesa. E lo sapete tutti, quanto tira quel ragazzo in discesa. L’occhio di Mao si posa su quei due buchi e si dilata dall’orrore; ma, quando lo dice ad Abete, questo non ci crede. Il mio meccanico è il Mago delle Forcelle, afferma spavaldo. Tanto Abete è spavaldo, quanto Mao è lapidario: il tuo meccanico non è un mago. Punto e basta. Milkman, allora, guarda la mia forcella e dice: preleviamo uno dei perni di Muz! No, dice Mao, morirebbe anche lui.
Ciò detto, la banda parte a manetta per la seconda porzione di uphill, lasciando Alessio senza speranza e senza viti. Il Mini-Boy è ancora più serio del ragazzino di Shining: di solito non ride mai, ma ora sembra particolarmente accigliato. Sapete com’è, gli si profilano mille metri di dislivello in salita e zero di discesa!

NEVE!
La seconda parte della salita è innevata. Tutta. Fantastico, anche se la fatica raddoppia. Il fondo è ghiacciato, c’è da farsi male eppure tutti salgono in sella, senza Fantozzare. Si sfila tra gli abeti, con molti gradi sotto lo zero e due signore con cane che chiedono brutalmente a Meteora se possono fare l’amore con lui. La risposta arriva però da Abete, che si intromette e le bacia con la lingua. Io vorrei filmare il tutto, ma la mia videokamaz ha deciso di fare filmini a base 320 anziché 640 e io vorrei sapere come cambiare questo stato di cose che mi costringerà, sul computer, a vedere dei francobolli animati.
Passo un’ora sulla neve a mastricciare tasti, senza ottenere una minchia.
Per quanto riguarda la maglia nera, la lotta è ormai serrata. Nei chilometri finali, io-Ciolla-Meteora-Detonator lottiamo all’ultimo sangue. Spettacolo puro. A me fa male la schiena, Meteora più che altro scatta foto e chiacchiera con Gesù Cristo, Ciolla ha un calo brutale negli ultimi cento metri di dislivello. Ho una fame boia e nulla nello zaino, ma so che a quota 1280 ci sarà un rifugio caldo, pieno di cibo saporito. Ordinerò linguine allo scoglio e coda alla vaccinara e non mi vengano a dire che queste cose non si trovano in un rifugio alpino, che gli ribalto il tavolo. Finalmente il mio altimetro indica 1280 ma, al posto del rifugio, compare una rampa bastarda. Sono davanti agli altri tre, ma ho un calo di entusiamo e mi blocco. Gli altri mi riprendono, ma sono scoppiati. Restiamo lì a cazzeggiare, il nostro è il Frozen Rave Party.
Finalmente, a quota indicata 1330, trovo il rifugio ma stranamente tutti sono fuori, al gelo. Il rifugio è chiuso. CHIUSO.

IL MIRACOLO
Quando il ciclista conclude la Rampa, è felice. Si tratta di una regola del ciclismo che viene a decadere solo nel caso il rifugio sia chiuso.
In quel caso, gli è permesso assumere un atteggiamento più corrucciato di quello di Alessio. Il quale, peraltro, non avrebbe più motivo di essere triste: con molto ingegno, Abete gli ha piazzato due brugole nei fori lasciati liberi dai perni e le ha bloccate con due elastici. Però, adesso Abete sta tentando l’impossibile, cioè suggerire al figlio di mollare la downhill e di tornare su asfalto, scambiandosi pure la bici. Ecco perché Alessio è triste! Anche io soffrirei, a mollare una full per una front.
Ma non c’è cibo e ho fame. Vfr capisce che ci sono dei pirla giunti fin qui senza cibo nello zaino, e mi molla una barretta energetica. La metto in bocca, chiudo gli occhi, penso alla coda alla vaccinara e scoppio in lacrime. Quando apro gli occhi, davanti a me compare il volto di Gesù Cristo che, con voce morbida e rassicurante, mi dice: Non piangere, Muz. Ho fatto il miracolo. Ho moltiplicato il Pane e lo Speck, per te e tutti i tuoi amici!
Dentro il suo zaino, ci sono mille pagnotte ancora calde di forno e duemila fette di speck stagionato mille anni direttamente a Betlemme.
La Paura. Lo speck si scioglie in bocca, è saporito, mi sento in Paradiso, anche se da qualche parte le mie orecchie captano il solito, odioso suono della giornata: Andiamo andiamo. Lo pronuncia un veneto abitante in zona, ne sono sicuro.
Inizia una discesa biblica.

 

..:: parte quarta ::..

THE DOWNHILL


Valter Fraccaro Racing ha disegnato la Gita Perfetta. Salita lunga e gloriosa, discesa epica. Mille metri di dislivello quasi tutti su un sentiero della Grande Guerra strettissimo ed esposto, con tornanti avvitati su se stessi e gallerie. Difficile, molto difficile. Cap d'Ail, a confronto, è il Raccordo Anulare.
Un mio amico ha percorso questa Cengio Downhill in moto, su una Honda XR400, Dio mio quante manovre a braccia deve avere fatto. La parte centrale è la più impegnativa, ma anche la più spettacolare, con guglie di roccia simili alla Meteora di Meteora.
Noi tre del Kastoro affrontiamo la downhill con una tattica perfetta.
Meteora è il più veloce, tra i pochissimi a farla tutta in sella. Non so come faccia, curva senza sosta dove io, che sono tra i più lenti, passo a piedi. Abbiamo così Meteora nella parte bassa dei tornanti, io in quella alta e Ciolla che fa da collegamento diretto, tagliando tutti i tornanti seguendo la linea di massima pendenza. In parole povere, esce di strada e vola giù dal burrone, per fortuna senza farsi nulla.
Abete e Pixel sono quelli che si divertono di meno, il primo per l'ansia verso il figlio, il secondo per le vertigini. Ma anche Pedro e RuPa, che in discesa solitamente sono delle jene, sono infastiditi dall'abisso.

PARTE ALTA
Inizia con Abete che, vedendo che gli altri partono mentre io perdo tempo a mangiare un gigantesco Bacio di Dama a forma di supposta cosmica offerto da Roy, s'illude che mi sia sganciato dagli altri e che intenda scendere a valle su asfalto; e fa leva su questo per convincere Alessio. Ok, non sono Peat, ma le discese belle non me le faccio mancare di certo.
Sicché, con l'angoscia nel cuore (per Alessio) anche Abete si infila giù dal periglioso budello.
Questo inizia con una mulattiera che sarebbe facile se non fosse innevata, con una crosta non troppo giovane su cui le ruote galleggiano per un poco, quindi affondano lanciando il pilota come da una catapulta.
Quando finisce la neve, finisce anche la mulattiera e inizia lui, il Single (ma quando un single-track scopa con una mulattiera, è ancora single?).
Ingresso del single: scivolino ripido e ghiacciato, tornante, rettilineo da un metro, tornante. Si va da chi taglia per i prati, chi tenta i tornanti, chi fa tutto a piedi. Io estraggo la videocamera, ma riprendo solo tentativi sbagliati mentre i Fretta-Fretta, divenuti ormai un centinaio, mi dicono di infilarmi la Sony su per il buco che sapete. Mi volta le spalle persino Meteora, il Mio Amico, compagno di mille soste fotografiche.
Gli dico: Aspetta che ti filmo! Lui dice ok e parte, mentre io ancora cerco il maledetto apparecchio nello zaino. E Meteora, questo figghio di bottana, è l'unico a passare in sella tra quelli che ho visto io! Che i dred ti si trasformino in lombrichi, brutto bastardo.
Resta il fatto che tanto valeva lasciare a valle la videocamera e pure le fotocamere!
Il pezzo seguente è un sentierino stretto che scende nel bosco. I tamarri van giù tagliando il pendio, gli altri stornantano. Io sono felice, qua riesco a fare i tornanti in sella, è divertentissimo. Ma, dopo qualche km di goduria, i tornanti si stringono senza pietà e pochi riescono a farli in sella. Inizia un lunghissimo tratto dove riesco a guidare solo in rettilineo, mentre in curva mi tocca scendere. Ogni volta inciampo nelle pedivelle che girano a vuoto, dopo tre tornanti ne ho già le palle piene! Walter, dico al Buffone, ma questa menata dura a lungo? No, risponde Pinocchio, vedi che già si allarga? Neanche Berlusconi riuscirebbe a raccontare una menzogna simile senza arrossire.

PARTE MEDIA
Tre metri dopo, il pendio finisce inghiottito nelle fauci della gravità e sembra impossibile che un sentiero possa osare avventurarsi giù di lì. I tornanti diventano più stretti delle chiappe di Nodesho quando gliele palpeggio. Si creano tappi come nelle cavalcate in moto, ma quando filmo Meteora dall'alto in un tratto particolarmente aereo e lo vedo curvare come su asfalto, capisco che l'incubo è finito. Riparto, ma per un bel po' incontro solo tornanti stronzi, da fare a piedi. E poi ancora, ancora... Ma Meteora è pazzo? Lo sa cosa sono le vertigini?
Avendo filmato, sono ultimissimo. Riparto e, finalmente, il terreno migliora, riesco a stare in sella anche in un muro a gradini all'uscita di una galleria e in un canalone pieno di pietre dove, però, mi schiaccio Evaristo, il coglione sinistro. La downhill è una faccenda da donne! Qui becco Pixel che se la sta facendo tutta a piedi, ma tutta, anche i rettilinei. È buffo quest'uomo, sulla bicicletta ha montato due porta-aerei al posto dei parafanghi, che oscillano allo stesso ritmo dei capelli da paggio. Credo che sia l'unico ciclista al mondo in grado di pedalare 200km sotto la pioggia e andare a un rinfresco a Buckingham Palace senza dare l'impressione di essersi cagato addosso.
Soffre di vertigine, e spiega che se non ci fossero i burroni se la farebbe tutta in sella, compresi i tornanti. Gli si allunga il naso peggio che a Vfr. È preoccupato: teme che il buio ci catturi mentre stiamo ancora sospesi sugli abissi. Non ha tutti i torti, ma lo rassicuro: Figurati, Pixel! Come vuoi che possa succedere una cosa simile?
Mi si allunga il naso.

PARTE BASSA
Finiti i burroni, ci ritroviamo in quattro perché Pedro ci ha aspettato, mentre Vfr ha fatto un volo e ha rallentato fino a farsi acchiappare.
E fa unaltro volo subito dopo, un volo strano perché si cappotta e inizia a scivolare a valle come una colata lavica, inerme e perdendo sangue dal setto nasale. A questo punto, va nel pallone e prende il testimone del pedone da Pixel: questo torna in sella, lui si mette a camminare. E fa male, perché adesso siamo nel bosco, senza burroni e con curve più larghe. L'unica che cicco è quella davanti al Gruppo, che è fermo ad aspettare e mi urla che sono una sega.
Mi state sul cazzo tutti, andate via. Mao e Meteora questa parte se la fanno a manetta, prendendosi a spallate.

PURGA FINALE
Ed ecco la fine della discesa. Il sole tramonta, fa freddo, siamo stanchi e io ho il mal di gambe e il culo in fiamme perché ho dimenticato a Milano i super-slipponi con fondello. Ma chissefrega? La gita è finita, andiamo al Bar Meteora a scaldarci con un bel tè!
E invece, come previsto dalla geniale organizzazione, ci aspettano i Cento Gratis, l'orribile e inutile salita finale, per di più con l'illusione sfumata che Mamma Downhill avesse lasciato lì una vettura.
Ci mettiamo come dei pirla a pedalare sullo stradone, in salita, al buio e con le auto che sfrecciano strombazzando. La negazione del ciclismo.
Guardo Meteora con tutto il disprezzo possibile e in salita lo stacco, per poter parlare male di lui all’arrivo. Arrivo nella piazza di Arsiero e trovo il Kastoro che mi dice: Coglioni, se me lo aveste detto sarei venuto a prendervi.
Il Gruppo, travestita la pensilina dell'autobus da capanna di Betlemme, divide fraternamente alcoolici e frittelle. Ma io odio Meteora e faccio un sondaggio: a quanti di voi sta sul cazzo Meteora?
Scopro che sta sul cazzo a tutti, sia per il fatto che per andare a donne gli basta sorridere, sia perché è andato alla Reunion. Anche Tarantola, non presente fisicamente, ha fatto sapere ciò, come avete constatato su questo nius-nius.
Così, al ritorno a casa, all’Uomo dei Dred non rivolgo la parola, né gli pago la benzina.
Non ci vuole molto: col rumore in quella cabina, neanche due innamorati riuscirebbero a comunicare; e poi il mezzo va a gasolio.

 



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album fotografici dell'evento

"SunDemon"

"Mao"
"Meteora" [su www.gurila.org]
"RoyBatty" e "Muz" [+ altimetria]

 

 

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