1. Tappa - Lunedė 18 agosto 2003
Castelfranco Veneto -
Spondigna
Pomeriggio
di domenica di agosto in una caldissima citta' della bassa. Caldo e
silenzio assordante di cicale.
Cortile assolato con mura cadenti e sterpi da un lato e appartamenti nuovi
dall'altro. Un piccoletto con la barbetta alla Carlo V insapona
alacremente una bicicletta arancione appesa ad un palo tramite un apposito
accrocco di ferro. Uno spilungone ritto al suo fianco immobile osserva
incuriosito. Bunuel non avrebbe saputo inventare di meglio.
Piu' tardi in casa la scena e' piu' normale: si preparano gli zaini,
secondo cambio si, secondo cambio no, vada per il si. Tanto pesano solo 4
kili: pero' la bilancia e' scassata, ma lo scopriremo solo al ritorno, per
il momento siamo euforici degli zaini e di noi stessi cosi' leggeri tanto
che rinuncio anche a portare la borsa a manubrio appositamente accattata.
Finalmente arriva il giorno della partenza, lunedė 18. Si parte da
Castelfranco, io e Walter, Franco dovremmo incontrarlo piu' tardi. Col
fresco del mattino si pedala su strade piatte, poi, dopo Bassano, la
Valsugana comincia a mostrare le sue alte pareti di roccia. In leggera
salita abbandoniamo la superstrada e attraversiamo qualche paese sulla
vecchia strada. A Borgo Valsugana le case, la vita e l'aria che si respira
sono gia' di montagna.
Andiamo veloci, sempre sopra i trenta ed anche la discesa nella fossa di
Trento e' veloce.
Le vigne e le mele cominciano a mostrarsi lungo la valle dell'Adige. Ad
Ora avremmo dovuto incontrare Franco ma lui ha preferito salire sulle
Palade, cosi'.
Abbandoniamo la valle dell'Adige per dirigerci verso Caldaro. Una
spruzzata di pioggia ci fa riparare sotto una veranda ristorante: il lago,
le mele, le vigne, i villaggi, le montagne e il cielo. Si pedala su una
stradina, si incontrano i primi cicloturisti. Una madre e un bambino
pedalano forte davanti a noi, il bambino ha 10-12 anni vuole battagliare
per non farsi superare.
Sulla stretta strada del vino solo qualche bici e qualche trattore.
Profumo di mele, milioni di mele, pronte per la raccolta. Non ci sono
banchine ai lati, solo un ciglio erboso, cosi' invento un gioco "apple
catching" consiste nel prendere al volo una mela pedalando a non meno di
trenta orari.
Sembra facile ma non lo e', bisogna puntare da lontano la mela piu'
sporgente e con movimento preciso ed energico afferrarla mantenendo le
ruote della bici sull'asfalto.
Finalmente capisco perche' rubare si dice anche "avere le mani lunghe".
Passiamo per Appiano, Nalles, Lana, poi scartiamo di lato lasciando Merano
sotto di noi.
Un enorme castello che una volta doveva essere il varco per la Val Venosta
e' adesso il posto dopo si fa la birra Forst. Anche noi dobbiamo fermarci
a pagare tributo. Si respira aria austriaca: birra, speck e formaggi e
cameriere bionde vestite di verde con grembiuli di pizzo bianco. Arriva
Franco, si festeggia l'incontro con un'altra birra e altro speck.
Comincia a piovere. Una cameriera ci dice di non partire, di aspettare,
magari un'altra birra. Io e Walter vorremmo ascoltare la voce di questa
sirena, ma Franco va e noi dietro. Chicchi di grandine di un cm o forse
piu' cominciano a cadere su di noi e tutt'intorno. Quando cadono sul casco
e' solo lo spavento del rumore tumturutumtum ma quando cadono sulla
schiena o sulle spalle sono come sassate. Siamo in salita, sulla nostra
destra il guardrail sulla sinistra la parete della montagna e macchine
ferme, si deve andare, ed anche a testa bassa per non rompere gli
occhiali. Franco ne prende diverse anche sulla testa e capisce che il
casco puo' servire. La plastica esterna del caso di Walter sara'
praticamente frantumata.
La salita si fa piu' dolce, si pedala per la campagna e i villaggi dagli
esili campanili slanciati. Ma ecco una lunga fila di macchine si profila
all'orizzonte, diversi km piu' avanti c'e' stato un brutto incidente.
Iniziamo un sorpasso lunghissimo sulla sinistra. Ma il traffico e' intenso
anche nell'altra direzione. Quando c'e' macchina e macchina va bene, anche
quando c'e' macchina e camion si puo' fare, ma quando c'e' camion e camion
bisogna fermarsi!!.
Pedala e pedala si arriva a un bivio e li tra una strada e l'altra si erge
l'albergo Posta di Spondigna, fermo li da secoli ad ospitare i
viaggiatori, sia quelli che prendono la strada di sinistra verso lo
Stelvio, sia quelli che proseguono per l'Austria e la Svizzera, sia quelli
che da quei posti vengono.
Non ci sono cavalli e carrozze, solo macchine, moto e bici ma dentro non
e' molto diverso da allora. Sono esposti i libroni con le liste dei
viandanti dei secoli passati, oggi invece il ragazzone gattosomigliante
registra i dati su computer.
Noi siamo alloggiati su un enorme stanzone all'ultimo piano. La
proprietaria e suo figlio sono subito gentili, si ricordano di Franco che
passa di lė di tanto in tanto. Ma Annamaria e' subito nostra amica e
complice. E' una donna sui cinquanta, ancora molto piacente, una
personalita' bella e aperta. E' una parente dei proprietari e aiuta in
sala. Anche lei si ricorda di Franco!
Una bella doccia e vestiti puliti, una sala cosė antica e bella, cibo
buono e tanto vino, persone subito amiche. Dopo cena festeggiamo il
compleanno di Walter con un'altra birra al bar. Poi quando la cucina e'
vuota e pulita ma ancora calda AnnaMaria ci aiuta a sistemare i vestiti
che abbiamo lavato. Ci promette che ci sara' domattina per la colazione e
cosi' si va a dormire.
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