Protouniverso

La Flotta Stellare ha scoperto molti domini spaziali, dagli universi paralleli alle realtà quantiche. Nel 2370, il personale di Deep Space Nine scopre un universo in miniatura che si sviluppa davanti ai suoi occhi.

Nel corso dei suoi tre secoli di esplorazioni e di ricerca, la Federazione ha scoperto vere e proprie meraviglie e numerosi fenomeni scientifici. Ogni giorno vengono effettuate nuove scoperte che contribuiscono alla crescita del bagaglio di conoscenze umane e umanoide.
Nel 2370, un viaggio di routine all'interno del Quadrante Gamma porta alla scoperta di un nuovo fenomeno: un intero universo nelle prime fasi della sua formazione. Questo prodouniverso, come viene chiamato dal Tenente Comandante Jadzia Dax della stazione federale Deep Space Nine, viene inizialmente identificato come una sacca subspaziale interfasica; la sua esatta natura non può essere rilevata dai sensori della Flotta Stellare. La collisione con la sacca provoca una violenta perdita di stabilità a bordo del piccolo vascello, che ha come conseguenza un calo energetico superiore al 50%, a danno delle gondole di curvatura.

Analisi approfondita

Questo universo è composto da un tipo di massa energetica o "alga subspaziale", che rimane impigliata nelle gondole di curvatura del Runabout Mekong. Non è possibile rimuovere manualmente la massa dallo scafo, e alla fine l'operazione viene eseguita con il teletrasporto del Mekong.

L'universo in una bolla

Disposto in un campo di contenimento, il protouniverso somiglia ad una nube blu vorticante, simile alla Via Lattea osservata da grande distanza. Al computer appare come una "bolla" in uno stato di flusso costante. Se liberato accidentalmente dal campo di contenimento, il protouniverso assume la forma di un fascio di luce blu. Il fenomeno è altamente strutturato, ma non sembra rispondere a nessuna legge della natura o della fisica. Per determinare la sua composizione vengono utilizzate varie tecniche, tra cui predisporre una microsonda gravimetrica per calibrare il suo profilo energetico ed effettuare un'analisi della varianza di fase. Quando il flusso EM può essere finalmente analizzato, rivela elevate concentrazioni di plasma in una massa in rapida espansione, uno schema di crescita molto specifico che il computer riconosce essere quello di un universo.

Una crescita rapida

La massa è sottoposta periodicamente a rapidissime espansioni. Anche la struttura termomdinamica del protouniverso cambia, e questa variazione può essere misurata attraverso un'analisi quantometrica con una risoluzione del flusso energetico impostata a 0.1 microdyne. La scansione ad alta risoluzione rivela una riduzione localizzata dell'entropia del 12% in 15 minuti. Ciò che si può dedurre da quest'ultimo dato ü dalla termodinamica non casuale, considerato anche l'irregolare consumo di energia, è che nell'universo ci sia vita.
E' possibile che all'interno del protouniverso si stiano costituendo forme di vita, forse addirittura intere civiltà. Questo sviluppo potrebbe essere molto diverso da quello di organismi semplici come i batteri, poiché la scala temporale del protouniverso potrebbe non essere in sintonia con quella dell'universo "esterno". Un paio d'ore di "tempo reale" potrebbero essere equivalenti a miliardi di anni sufficienti all'intera evoluzione di numerose specie.
Piuttosto che distruggere il protouniverso, e le forme di vita che si sono evolute al suo interno, prima che la massa in aumento annienti completamente la stazione, l'equipaggio di Deep Space Nine decide di riportarlo nella sua posizione originaria dall'altra parte del tunnel spaziale bajoriano.
Nelle ultime fasi di sviluppo, l'accumulo di energia interferisce con il processo di teletrasporto, dal momento che la varianza di fase confonde i sistemi. Tuttavia il vero problema è l'interazione dei nodi verteron del tunnel spaziale con le fluttuazioni energetiche del protouniverso. La risultante reazione a catena potrebbe essere sufficientemente potente da distruggere un'enorme area di spazio.

Una situazione delicata

Il protouniverso viene comunque teletrasportato a bordo del Runabout Mekong per il ritorno nel Quadrante Gamma. Ogni volta che la nave si trova ad attraversare uno dei nodi verteron all'interno del tunnel spaziale si verifica una perdita in risonanza della massa energetica. Questo disturba il campo di contenimento e rende il protouniverso sempre più instabile, soltanto un volo di precisione all'interno del tunnel spaziale, mai tentato prima, permetterebbe di riportare il protouniverso al sicuro e nella sua posizione originaria.
Non è noto se la Federazione abbia mai scoperto altri protouniversi, ma indubbiamente è stata condotta una ricerca sempre più approfondita e completa sul fenomeno. Dopotutto, il protouniverso ha dimostrato di contenere in potenza le nuove forme di vita e le nuove civiltà che la Flotta Stellare ha il compito di cercare.

Evoluzione rapida e instabile

Il protouniverso viene ritenuto inizialmente una massa di energia interessante, ma di scarso valore. La sua vera natura viene scoperta grazie ad un'attenta analisi del Tenente Comandante Jadzia Dax. Quando le scoperte di Dax vengono rese note in una riunione dell'equipaggio anziano di Deep Space Nine, gli ufficiali si mostrano incuriositi e affascinati.
Il protouniverso rappresenta però un'immediata minaccia per la stazione, poiché si espande ad intervalli di circa cinque ore, ad un tasso di crescita del 300%. Un altro esempio di rapido sviluppo evolutivo, osservato nel Quadrante Alfa, è la creazione del pianeta Genesis mediante il Dispositivo Genesis. Anche in questo caso la rapida evoluzione ha conseguenze violente. Il pianeta Genesis si autodistrugge rapidamente per gli effetti collaterali dell'uso di protomateria instabile, così come la rapida espansione del protouniverso minaccia l'intero Quadrante Alfa.

Dilemma morale

La possibilità dell'esistenza di forme di vita all'interno del protouniverso complica la situazione. L'elevata velocità a cui la massa si sta espandendo ne impedisce la permanenza a bordo di Deep Space Nine. La decisione deve essere presa in fretta, poiché l'elevata velocità di espansione del protouniverso raggiungerà presto un punto in cui le onde d'urto collaterali distruggeranno tutte le strutture circostanti, dislocandole insieme all'universo esterno durante la crescita. La massa potrebbe minacciare addirittura l'intero Quadrante Alfa. Per distruggere il protouniverso è sufficiente racchiuderlo abbastanza a lungo in un campo di forza: la pressione creerà un'onda implosiva provocandone l'autodistruzione. Questa soluzione, comunque, implicherebbe il sacrificio delle forme di vita al suo interno e va quindi contro i principi morali ed etici della Flotta Stellare.

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